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Autore: Elphie94    20/04/2017    0 recensioni
[Modern!AU] Considerato il più grandioso genio del nuovo secolo, Erik Danton vive recluso, nascondendo al mondo la ragione della sua volontaria segregazione. La sua vita cambia quando vi entra a far parte Meg Giry, una ragazza spavalda e apparentemente senza regole, che diverrà la sua nuova (quanto involuta) allieva. Tra i due non scorre buon sangue, ma nessuno, neanche Erik, può prevedere il futuro...
[Edit 2020: lievi correzioni e modifiche al testo.]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Erik/Il fantasma
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Scena II.
[ Studio medico, confortevole, dai colori autunnali. I due personaggi siedono in un placido silenzio, che la più giovane infrange con un'esclamazione poco signorile. ]

MEG: Che cagata.
DOTTORESSA LAURENT: Meg.
MEG: Non potete capire la frustrazione. Frustrata, sì, ecco come mi fa sentire quel tizio. Non c'è alcuna armonia tra noi.
DOTTORESSA LAURENT: Forse il primo incontro può non essere andato come speravamo, ma non deve essere un punto d'arrivo. Vediamo se le cose cambiano col tempo. Cerca di essere più paziente. È solo l'inizio, Meg.
MEG: È proprio questo che mi preoccupa.



ii.


Le lezioni si susseguono tranquillamente — per modo di dire — per un mese, tre ore a settimana. Erik sa che Meg ha un lavoro difficile, un'arte a cui dedicarsi, ma semplicemente non svolge i compiti a casa. Non vi versa impegno né volontà, e questo è inaccettabile. Sì, il loro non è stato un inizio propizio — lei gli ha dato dello stronzo, lui non si è dimostrato diverso. E lei continua a masticare cicche, vestirsi in quel modo orribile (è come se gli lanciassero dell’acido negli occhi ogni volta che le guarda gli anfibi che ha ai piedi), fumare sigarette in casa sua — hanno avuto un violento battibecco in proposito — e ad essere una irresponsabile ragazzina so–tutto. Quel che Erik non vede è che anche lei lo definirebbe un vecchio so–tutto, e lo fa spesso e volentieri con la sua terapista.
«Non so suonare Chopin. È troppo difficile.»
«Sapresti farlo se ti esercitassi a dovere.»
«Non ho tempo, cazzo.»
«Smettila di imprecare!»
«Ma chi ti credi di essere, per darmi ordini come se nulla fosse, eh?»
E così via. Ogni volta finisce con lei che se ne va sbattendo la porta e rovinando la ghiaia sul viottolo con le ruote rombanti della moto. È una situazione insostenibile.
Nadir, il Daroga, è il solo con cui possa sfogarsi al riguardo.
«Quella mocciosa è terribile. Terribile. Non possiede un briciolo di tatto, né disciplina…»
«Sono certo che di te lei non abbia un'opinione migliore.»
«Oh, questo è sicuro.»
Nadir sorseggia il caffè che Giovanna gli ha preparato — vero caffè italiano — mentre lei passa l'aspirapolvere al piano di sopra. È un bell'uomo, sui cinquantacinque, gli occhi verdi splendenti che contrastano con la carnagione scura e i capelli ingrigiti alle tempie. Affascinante e cordiale come Erik non è mai stato. Ma gli salvato la vita, in passato, quando lui non era che un se stesso deforme e maledetto quanto la sua faccia, e questo in qualche modo li ha legati.
«Tuttavia, nessuno dei due interrompe le lezioni.»
Erik si ferma a riflettere. È vero. Gli è passato per la mente, ma non vi ha dato peso. E in qualche modo, spera che lo stesso valga per Meg.
«É ribelle e impudente, sì» prosegue Nadir con voce placida. «Ma non ti ricorda Christine. E allo stesso tempo te la riporta alla memoria.»
Il nome di lei scagliato così nell'aria come un petardo pronto a esplodere lo fa rabbrividire. «Daroga, non osare mai più pronunciare il suo nome. Lo sai.»
«Erik, devi affrontare la realtà. Lei―»
«Niente, Daroga. Niente. Non parliamone più.»
«Come desideri. Ma sappi che per me stai commettendo un errore.»
Lui scuote il capo. «Non ti pago per essere il mio terapista a tempo perso.»
La ferita che Christine gli ha inferto — col suo amore, la sua bontà — è dolorosa e allo stesso tempo ha il tocco degli angeli. Paragonarla a quella ragazza, la sua nuova allieva indisciplinata e molesta, è una bestemmia.
In realtà sa perché la tiene con sé — Meg, intende. Perché è una sfida, e lui adora le sfide. Perché è rozza, non sa zittirsi quando dovrebbe e lo contrasta in ogni modo possibile, e a lui mancava da troppo tempo la frizione della lotta. Gli ricorda se stesso in un modo che lo spaventa. Si chiede cosa pensi lei di tutto questo.
«Avverto qualcosa in lei, Daroga. Non so spiegarlo.» Non si sfila la maschera per bere il caffè, anche se gli farebbe bene un sorso di quel liquido caldo e amaro. «É spaventata da qualcosa. Se solo sapessi cosa… forse potrei aiutarla.»
«Vuoi?»
Le parole del Daroga rotolano a terra, polverose. Erik non le raccoglie.



Note dell'Autrice: Ed eccoci a un nuovo aggiornamento. Dal prossimo in poi i capitoli saranno più lunghi, non temete. Ora è solo l'inizio. Recensite, vi raccomando! Anche solo per sapere se ci sono errori o qualcosa di simile. Naturalmente, fingiamo che Erik, con tutti i soldi che ha adesso, non possa farsi una plastica facciale in tempi moderni. Fingiamo perché altrimenti non avrebbe senso.

debbythebest: Cara, che bello ritrovarti anche qui! Ci sono somiglianze con la mia precedente fic, come hai notato e come io stessa ho precisato nel capitolo precedente, ma più in là vedrai che la storia prenderà una piega molto diversa. Meg… beh, non cambia mai. XD Spero che quest'aggiornamento ti piaccia. Un bacio <3
   
 
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