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Autore: Nene_92    20/04/2017    15 recensioni
[INTERATTIVA - ISCRIZIONI CHIUSE]
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Londra, Giugno 2007.
Sono passati sette anni dalla gara organizzata da Antares che si è tenuta a Villa Black, che serviva per dare un nuovo erede maschio alla famiglia.
Cassiopea e Darius Levenvolde sono ormai sposati da tempo, hanno una figlia di quattro anni e un altro piccolino in arrivo.
Ma una sera, durante una festa organizzata da Cassiopea, un cadavere viene buttato dentro alla piscina, scatenando il panico tra gli ospiti.
E il cadavere, disgraziatamente per la famiglia Levenvolde, è quello di Samuel Larson, cameriere della famiglia da cinque anni.
Chi è stato davvero ad ucciderlo? E perchè? Chi lo sa, magari proprio il vostro OC!
.
(La storia, per chi conoscesse la serie, è vagamente ispirata a Devious Maids - Panni sporchi a Beverly Hills. Per chi non avesse letto "Un erede per i Black" è leggibile anche singolarmente)
Genere: Generale, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La nuova dinastia dei Black'
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5

Ehilà!
Caroline è stata la più votata (anche se di poco), perciò, come promesso, parto da lei.

Anche se immagino che la cosa sarà intuitiva, lo specifico: visto che Cassiopea è nata nel 1981 e molti degli OC sono circa suoi coetanei, se inserisco nella storia scene che si svolsero ad Hogwarts, potrei far comparire anche dei personaggi canon, quindi non sorprendetevi così tanto se li trovate citati in qualche scena.

Buona lettura! ;)



- Caroline Hellen Fisher - 



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Caroline Hellen Fisher, 1 aprile 1980, Corvonero



Marzo 1994, Hogwarts, Sala Grande



"Caroline?"
...
"Caroline?"
...
"Caro?"
...
"TERRA CHIAMA CAROLINE!" 

A quella frase praticamente urlata da Cho Chang, finalmente Caroline rivolse la sua attenzione alla ragazza... peccato che insieme a lei si fossero girati anche metà degli appartenenti al tavolo dei Corvonero, che avevano iniziato a fissare curiosi le due amiche.
E la Fisher, sentendo tutti quegli sguardi addosso, sentì il volto andarle a fuoco.

"Che vuoi?" Domandò imbarazzata dopo un po', mentre una buona parte del tavolo tornava a farsi gli affari propri.
Con la coda dell'occhio, Caroline vide Cassiopea Black e Gillian Greengrass tornare a confabulare a loro volta, sedute qualche posto più in là.
"Ti ho chiamato più volte ma sembravi avere la testa tra le nuvole." Ridacchiò Cho in risposta "Cosa stavi guardando... o forse dovrei dire chi?" Domandò gettando un'occhiata al tavolo dei Serpeverde, dove un certo ragazzo continuava a spalmarsi la marmellata sulla fetta di pane, del tutto inconsapevole dell'attenzione suscitata.

"Nessuno." Borbottò Caroline distogliendo in fretta lo sguardo, finendo però inevitabilmente per arrossire.
"Sì, certo! Chi ci crede!"


-*-*-*-



23 giugno 2007, Londra, Dipartimento Auror, ore 7.30



"... E SI PUO' SAPERE PERCHE' E' ANCORA A PIEDE LIBERO NONOSTANTE TUTTO?"
Davanti alla domanda del suo diretto superiore, Aaron trattenne al pelo uno sbuffo.

Il perchè Darius Levenvolde fosse un uomo libero era sin troppo chiaro, ma non c'era stato verso di far ragionare alcune teste calde del Dipartimento.

"LASCIARE UN TIROCINANTE DA SOLO E' STATO UN ERRORE CHE DA TE NON MI SAREI MAI ASPETTATO MORGAN!" Continuò a sbraitare l'uomo puntandogli un dito contro, incurante del fatto che l'Auror non gli stesse prestando attenzione più di tanto.
E avrebbe continuato a sbraitare, se Aaron, dopo aver evitato per l'ennesima volta di roteare gli occhi con aria esasperata, non avesse deciso di interromperlo.

"Ti faccio presente che contro Darius Levenvolde abbiamo solo qualche prova indiziaria. Inoltre, sua moglie si è presentata con una cauzione pagata e un ordine di rilascio firmata da un giudice." Riassunse brevemente
marcando di volta in volta la voce nei punti salienti, per dimostrare quanto quelle accuse fossero infondate. "Quindi al Dipartimento avrebbe potuto essere presente anche Harry Potter in persona, ma il signor Levenvolde non avrebbe potuto essere comunque trattenuto ulteriormente."
"Lo sappiamo tutti che il giudice Williams è un amico di vecchia data di Antares Black!" Ribattè l'altro.
"Certo, ma questo non toglie che è pur sempre un giudice... a meno che non volessimo andare contro quanto previsto dal nostro stesso sistema giudiziario, ovviamente." Replicò sarcastico Aaron.
Ma l'altro non si arrese. "E come vi è venuto in mente di dire che è stata la cameriera a parlare? Avete rischiato di distruggere un testimone!"
Davanti a quell'ennesima accusa, Aaron sbuffò apertamente. "Non sia ridicolo! Nessuno di noi gliel'ha detto!" Controbattè.
"E allora come diavolo ha fatto a saperlo così in fretta?"
"C'è una cosa che evidentemente non hai ancora capito, secondo me: è di Cassiopea Black che stiamo parlando."








23 giugno 2007,
Londra, Cimitero di Highgate, ore 11.30



Un rumore di panche e sedie strisciate a terra riscossero Aaron dal ricordo di quella mattina.
Senza perdere tempo, l'Auror si alzò in piedi per cercare tra la folla la figura di Darius. Trovandola poco più in là, mentre si dirigeva fuori dal cimitero, a braccetto con la moglie.

"DARIUS!" Lo chiamò ad alta voce, per sovrastare il vociare sempre più intenso del gruppo di persone che si stava lentamente allontanando. "ASPETTA!"
Fortunatamente l'uomo lo sentì e si fermò, rivolgendogli anche un piccolo sorriso. Al contrario di Cassy, che non appena si accorse di chi aveva appena attirato l'attenzione di suo marito lo fulminò con lo sguardo.

Per un attimo, Aaron rimase spiazzato da quel gesto.
Di certo non si aspettava benevolenza da Cassiopea, visto che le aveva arrestato Darius davanti agli occhi solo pochi giorni prima. Ma neanche quello sguardo così gelido.
Gli occhi azzurro grigi della donna annunciavano solo tempesta.

"Darius, posso parlarti un attimo?" Domandò comunque, cercando di ignorare lo sguardo insistente della Black che in quel momento gli stava perforando la nuca. "Da solo?" Aggiunse sentendosi sempre più a disagio.
Fortunatamente l'uomo, dopo essersi scambiato uno sguardo con la moglie, acconsentì.

Ma per tutto il tempo della chiacchierata Aaron non potè fare a meno di percepire lo sguardo torvo di Cassiopea su di lui, nonostante si fosse nel frattempo allontanata insieme a Cecilia ed Alexis.







"Cosa voleva Aaron?"

Darius aveva appena raggiunto nuovamente sua moglie quando venne investito da tre voci femminili diverse.
L'uomo inarcò vagamente un sopracciglio, ma non ne fu affatto sorpreso.
In fondo non poteva pensare di passarla liscia avendo di fronte sua moglie, Cecilia e sua cugina.

"Lo sai che non dovresti neanche parlarci, se non hai me al tuo fianco." Lo riprese Alexis stringendo appena gli occhi.
"Sai Alex? Sono un Auror, credo di conoscere molto bene i miei diritti." La prese però in giro lui con un sorrisetto ironico sulle labbra.
"Infatti li conosci talmente bene che ti sei fatto arrestare come un fesso subito." Ironizzò lei in risposta, mentre Cassiopea, dopo averla fulminata con lo sguardo, la zittiva.
"Shhh! Vuoi che lo vengano a sapere proprio tutti?"
"Dopo il casino che hai fatto tu con il giudice Williams, dubito ci sia ancora qualcuno che non lo sappia." Rispose piccata l'avvocato.
"Quel casino è stato fatto per farlo uscire subito! Sarebbe ancora là, se fosse stato per te!"

"State dando spettacolo." Le interruppe a quel punto Cecilia, impedendo ad Alexis di ribattere e troncando così sul nascere la discussione, ricevendo un'occhiata di ringraziamento da Darius in risposta.

In fondo era risaputo che Cassiopea e Alexis non riuscissero a sopportarsi.
Che poi avessero fatto fronte comune per tirarlo fuori da quella brutta vicenda era tutta un'altra storia.

"Che tu sia un Auror o no, non mi sembra proprio che tu stia prendendo questa storia seriamente!" Sibilò Alexis prima di stringere la borsa forte al petto. "Quindi, quando ti sarà tornata la voglia di non finire ad Azkaban fammi un fischio." Decretò prima di girare i tacchi e andarsene.

"Alex!" Provò a richiamarla l'uomo.
Ma la cugina lo ignorò, aumentando il passo e sparendo dietro la curva.

"Mi dispiace ammetterlo
ma Alexis ha ragione." Commentò Cassiopea a quel punto, voltandosi verso di lui "Tu non stai prendendo questa storia seriamente!"
"Ehy ma quella statua a forma di angelo è nuova? Non l'avevo mai vista!" Svicolò Cecilia allontanandosi dai due con la prima scusa che riuscì a trovare.
Ma i coniugi a malapena se ne accorsero.

"Scusa tanto Cassy se non mi comporto come vorresti tu, ma sai sono un tantino spiazzato anch'io, visto che non mi è mai capitato di essere accusato di omicidio!" Ribattè l'uomo alterandosi leggermente, mentre la ragazza incrociava le braccia al petto in risposta.
"Nessuno ti sta chiedendo di comportarti in maniera perfetta!" Sbraitò agitando le braccia "Ma se un Auror chiede di parlarti, almeno in questo frangente portati dietro un avvocato!"
"Ma era solo Aaron!" Replicò Darius "E' un mio collega! E' stato il primo a dirmi di portarmi dietro Alexis, quando è servito!" Provò a farla ragionare.
"Aaron era un tuo collega." Rispose però Cassy agitando l'indice nella sua direzione "Adesso è solo l'uomo che ti ha fatto arrestare... la capisci la differenza?" Vedendo però che Darius tardava a risponderle, la ragazza continuò "E comunque non hai ancora risposto: cosa voleva?"
"Ho delle ferie arretrate. Mi ha suggerito di prenderle tutte e farmi un mese di vacanza, in attesa che si calmino le acque." Rispose lui. "Contenta adesso?"
"Ah... E tu cosa farai?" Domandò Cassy a quel punto calmandosi di colpo, spiazzandolo completamente.

Era quasi sicuro che avrebbe iniziato a fargli il terzo grado sul perchè Aaron avesse preferito dirglielo in privato.

"Credi che io abbia davvero una scelta?" Domandò ironico "E' chiaro che, volente o nolente, dovrò seguire il suggerimento." Ammise sbuffando.
Al contrario di Cassiopea, il cui volto fu illuminato da un sorriso enorme. "In questo caso... tutto è bene quel che finisce bene." Disse avanzando verso di lui per riprenderlo a braccetto, allegra come non la vedeva da un bel po'.

Darius rimase qualche minuto a lambicarsi su cosa avesse potuto provocare quel repentino cambio di umore. Poi la risposta gli arrivò all'improvviso.
"Cassy... il tuo improvviso buonumore non è causato dal motivo per cui abbiamo litigato prima della festa... vero?"
Anche prima della risposta della ragazza però, l'uomo capì di avere fatto centro.
Il sorriso di sua moglie infatti si allargò solo di più.
"Oh caro, perchè dovrei nascondertelo? Certo che sì!" Trillò allegra "E a proposito di quel litigio" Aggiunse tornando ad avere di colpo un'espressione cupa "non l'ho dimenticato... l'ho solo rimandato."

"Maledizione a Grindelwald!"


-*-*-*-



Dicembre 1994, Hogwarts



"La quantità di acqua versata in una vasca raddoppia ogni giorno. Al ventottesimo giorno la vasca è piena. Quanti giorni servirebbero per riempire mezza vasca?"

Nonostante la soluzione all'indovinello proposto dal Corvo fosse molto semplice, Caroline non riuscì proprio a trovare la soluzione.
In effetti, non l'aveva neanche ascoltato davvero.

La sua testa era da tutt'altra parte quel giorno.


Ancora non riusciva a crederci: Samuel Larson, l'intrigante Serpeverde per il quale aveva una cotta stratosferica più o meno da quando aveva messo piede ad Hogwarts, le aveva chiesto di farle da dama al Ballo del Ceppo!
Per qualche secondo non aveva risposto, troppo spiazzata dalla domanda.
Ma poi, vincendo la secchezza alla gola che l'aveva improvvisamente colta, gli aveva risposto positivamente.

Era tutto il pomeriggio che non pensava ad altro.
Le sembrava di toccare il cielo con un dito.



-*-*-*-



23 Giugno 2007, Londra, Villa Black Levenvolde



Con un debole pop, Cecilia si materializzò direttamente nel Salone principale della Villa, nel quale trovò sia Lyra che Candice.
Non appena la vide, la bambina le rivolse un sorriso luminosissimo.
"Zia! Sei tornata!" Esclamò allegramente, alzandosi in piedi e correndole incontro. "Ma dove sono mamma e papà?" Domandò poi curiosa, guardandosi attorno, mentre a sua volta, dopo essersi alzata in piedi, anche Candice la salutava con un rispettoso "Salve Signora Evans."
Vedendo che la delusione si stava facendo strada sul viso della bambina, Cecilia si affrettò ad assicurarla. "Torneranno presto vedrai, erano con me giusto cinque minuti fa." Le disse prendendola in braccio.
"E Candice" Aggiunse girando la testa nella direzione della cameriera. "Per favore... la signora Evans è mia suocera... siamo più o meno coetanee, dammi del tu e chiamami Cecilia. Oppure Sil, come fanno tutti. Se no mi fai sentire vecchia." Le disse rivolgendole una strizzata d'occhio e vedendo in risposta le spalle della ragazza rilassarsi immediatamente.
"D'accordo sign... ehm... Cecilia." Le rispose Candice prima sorridendo e poi scoppiando immediatamente a ridere, trascinando l'ex Tassorosso con sè.
"Dunque... cosa stavate facendo prima che vi interrompessi?" Domandò a quel punto la Weiss, sedendosi sul divano e trascinando la nipote con sè.
"Un gioco nuovo! Me lo ha insegnato Candy! Guarda!" Trillò allegramente Lyra prendendo le mani della zia per metterle in posizione, iniziando a spiegarle le regole con il suo tipico linguaggio infantile.

Dopo pochi minuti però, il gioco era già stato dimenticato: un gatto era entrato nel salone e Lyra era saltata giù dal divano per rincorrerlo.
E Cecilia ne approfittò per cercare di conoscere quella nuova cameriera, della quale tutti sapevano così poco.

"Candice?" Domandò alla ragazza, che nel frattempo si era messa in un angolo a lucidare dell'argenteria.
"Sì?" Domandò l'americana, alzando lo sguardo e lasciando momentaneamente perdere le posate. "Ha bisogno di qualcosa?"
"Ti ho già detto di darmi del tu!" La riprese scherzosamente "In ogni caso, lascia perdere le posate. Io avrei voglia di un bel the freddo alla pesca... tu no?"
"Vuoi che vada a preparartelo?" Chiese a quel punto Candice.
"Solo se lo prendi anche tu." Rispose la tassorosso gentilmente. "Ma può essere anche qualcosa di diverso, se preferisci. Basta che ci sia del ghiaccio."
"D'accordo." Replicò l'americana smettendo a quel punto di occuparsi del tutto delle posate. "Oggi direi che per oggi preparerò davvero del the alla pesca. Ma magari, se ti fermi per molto tempo in Inghilterra, posso farti assaggiare la Coca Cola." Propose.

"Ehm... la cosa che?"



-*-*-*-


Natale 1996


Caroline, rannicchiata in posizione fetale sul letto della sua camera, non riusciva a smettere di piangere.

"Tesoro, me lo vuoi dire che cos'hai?" Domandò sua madre dopo aver bussato leggermente alla porta.
Dal momento che la figlia le rispose solo con l'ennesimo singhiozzo, Annie Fisher entrò nella stanza e si accomodò sul letto accanto alla figlia, che immediatamente nascose la faccia sotto al cuscino.
"Hai litigato con Samuel?" Tirò ad indovinare la donna.

Anche se non aveva mai approvato la relazione della figlia con il ragazzo - quel Serpeverde non l'aveva mai convinta del tutto - aveva tenuto le sue perplessità abbastanza per sè: in fondo Caroline aveva diritto a farsi le proprie esperienze... e passando circa nove mesi all'anno ad Hogwarts sarebbe anche stato difficile, per lei, impedirle di frequentare qualcuno.

"In un certo senso." Replicò la figlia, emergendo finalmente da sotto il cuscino e tamponandosi le lacrime con il lembo della maglietta, mentre altri singhiozzi traditori le sfuggivano dalla bocca.
"E come mai?" Domandò la donna, allungando una mano per accarezzarle la guancia.
A quella domanda, il pianto della ragazza si intensificò.

Ci provò davvero, ad aprire la bocca per dirglielo.
Ma si sentì mancare subito l'aria, scoppiando subito dopo in singhiozzi incontrollati.

"Ti ha lasciata?" Domandò ancora la donna.
A quella domanda diretta, Caroline iniziò a boccheggiare, sentendosi mancare completamente il fiato.
"Ss... sì..." Riuscì a balbettare alla fine "Dopo c... dopo che... gli ho de... detto... incinta!"

Pronunciare la "parola magica" fu alquanto liberatorio per Caroline. Sentì un enorme peso che le veniva sollevato di colpo dal petto.
Sapeva perfettamente che sua madre non sarebbe stata contenta della cosa.
Ma anche che non l'avrebbe mai e poi mai lasciata sola.

"Gli ho detto di essere incinta... " Ripetè con un filo di voce "E lui... mi ha detto che... non gli interessa... e di... abortire."



-*-*-*-



23 Giugno 2007, Londra, Dipartimento Auror



"Grazie a Merlino!" Esclamò Elliott massaggiandosi vigorosamente i polsi che gli erano appena stati liberati, mentre Eleanor lo fissava con la testa leggermente inclinata, non sapendo neanche lei se sbuffare infastidita oppure se guardare la scena con divertimento.

Alle spalle del paparazzo infatti, con le braccia incrociate e l'aria torva, si trovava suo fratello Isaiah, a lei meglio noto come il Giudice Florence.
Accorso per l'ennesima volta a prendere le difese del fratello minore.

"Grazie a Merlino?
Grazie a Merlino?" Gli sbraitò infatti addosso, mentre una vena della tempia gli pulsava pericolosamente. "Non mi sembra di aver visto Merlino intervenire, per tirarti fuori dai guai!"
"Rilassati bro!" Fu però la risposta dell'uomo, insieme ad un sorriso rilassatissimo "E' solo un modo di dire! E abbiamo anche un pubblico." Gli ricordò facendo un cenno con la testa in direzione di Eleanor, che continuava a guardarli con le braccia incrociate, appoggiata ad un angolo del muro della stanza.
"Bene, qui abbiamo finito. La ringrazio per la sua gentilezza, Signorina Parker." Commentò Isaiah, cercando di ignorare la battuta del fratello.
"Si figuri signor Florence. Spero che questo genere di incontri non accada di nuovo così presto." Replicò l'Auror, allungando la mano per stringergliela.
"Ma per favore! Se non mi vedete almeno una volta a settimana mi contattate via camino per sapere se non sono ancora stato preso dalla Mafia Russa!" Fu invece il commento sarcastico di Elliott.

Mentre il volto del giudice diventava di una interessante sfumatura color cremisi a causa della sfacciataggine del fratello, Eleanor si ritrovò a pensare che alla fine dei conti era andata bene così.
Che, in un certo senso, doveva quasi un favore ad Elliott Florence.

Facendosi arrestare infatti, lei era dovuta rimanere al Dipartimento per fargli da balia, in attesa che il fotografo fosse rilasciato.
In caso contrario, Aaron avrebbe fatto di tutto per farla andare con lui ed Aysha al funerale di Samuel Larson.

L'ultimo posto sulla terra dove lei sarebbe voluta essere in quel momento.






"Elliott... ma con tutti i personaggi importanti che ci sono in giro per Londra oggi, proprio ad un alto funzionario francese dovevi andare a fare quelle domande?"
"Perchè, qualcun altro ti sarebbe andato meglio?"





Sentendo la discussione in corso, sia Aysha che Melisandre si zittirono di colpo.

Erano entrambe chiuse dentro all'Ufficio personale di Aysha, dove Melisandre si era direttamente materializzata.

Ma quello che stavano facendo non era esattamente previsto dalle regole del Dipartimento Auror e non si sapeva mai chi potesse essere in ascolto.

Fu solo quando Aysha capì a chi appartenevano le due voci, che le due ripresero a parlare tranquillamente.

"Quello che non capisco Lissa" Comunicò l'Auror perplessa "E' per quale motivo tu non abbia accettato il caso che ti ha offerto Alexis Buldstrode, visto che tanto stai comunque indagando per conto tuo. Almeno saresti stata pagata!" Cercò di farla ragionare.
"Perchè quella lì non mi piace." Commentò l'investigatrice con una scrollata di spalle "E mi ha trattato in un modo così supponente che non lavorerei per lei neanche se fossi ridotta alla fame." Continuò a sfogarsi.
"Ma..." Provò a replicare Aysha, prima di venire interrotta.
"E se poi trovassi delle prove sulla colpevolezza di Darius Levenvolde? Dovrei distruggerle immagino, lavorando per lei! Io non lavoro in questo modo! E voglio essere libera di indagare a 360°." Spiegò Melisandre.
"Però non mi sembra che tu ne abbia trovate, per adesso." Commentò l'Auror.
"E' proprio per questo che sono qui!" Rispose la rossa tirando fuori un piccolo cd e dandolo in mano alla ragazza "Questo è quello che ho registrato appostandomi fuori alla casa del professor Snow. Mi hai detto che c'era qualcosa che non ti aveva convinto, in lui... e probabilmente hai ragione." Spiegò
"In che senso?" Indagò Aysha.
"Nella conversazione che ho ascoltato, Myles Snow dice di essere stato in prigione in passato, ma io non sono riuscita a trovare nulla su di lui, negli archivi." La aggiornò "Magari i vostri database sono più completi dei miei..."
"Ne dubito..." Borbottò l'Auror in risposta.
"... ma vi consiglio di aprire formalmente le indagini sul professor Snow."


-*-*-*-


24 Giugno 2007, Londra, Casa Snow



"Ecco fatto signora Snow!" Comunicò allegramente Julia, togliendo la piccola ampolla di vetro dal braccio destro della donna.

Con fare esperto, puntò la bacchetta contro al sangue contenuto nell'ampolla di vetro e ne estrasse una goccia, che fece finire direttamente sul foglio di pergamena. Poi borbottò uno incantesimo.
Immediatamente la goccia si tramutò in inchiostro, che redasse righe su righe di diagnosi, finchè sul foglio non vennero scritte le esatte analisi del sangue di Catleen Snow.

Appena il processo di scrittura fu terminato, Julia prese il foglio in mano per leggerlo, mentre Myles e Cat la fissavano in attesa.

Vedendo le espressioni ansiose dei due, Julia rivolse loro un piccolo sorriso. "Non vi preoccupate, le analisi del sangue sono perfettamente nella norma."
Un piccolo sospiro di sollievo uscì dalle bocche di entrambi a quelle parole.
"Lei ha semplicemente avuto un piccolo mancamento signora. E' più che normale direi, date le sue condizioni." Continuò a spiegare Julia, sempre sorridendo.
"Le mie... le mie condizioni?" Domandò perplessa Cat, assumendo un'espressione confusa, specchio di quella del marito. "In che senso?"
"Non capisco." Le fece eco Myles, perplesso quanto lei.
"Lei è incinta, signora." Rispose Julia.

Per qualche secondo, un silenzio attonito si propagò per la stanza.

"Come scusi?" Riuscì alla fine a domandare Myles, appoggiando il braccio destro sulle spalle della moglie. "E' proprio sicura di ciò che dice?"
La medimaga, che tutto si aspettava forchè quella reazione, gettò ai coniugi un'occhiata perplessa. "Signori, faccio questo mestiere da più di cinque anni. Sono più che sicura di ciò che dico." Replicò. "C'è qualche problema? Perchè se non volete portare avanti la gravidanza, esistono me..."
"NO!" Esclamarono in coro i due, bloccando così quella frase sul nascere.
"No!" Ripetè Cat con tono di voce più calmo. "E' solo che... siamo sorpresi. Anni fa ho... avuto un incidente. E in seguito ad esso i medimaghi mi hanno comunicato che... ero diventata sterile."


-*-*-*-


Luglio 2001, Londra, Diagon Alley



"Caroline! Ay Merlin! Proprio tu eres!"
Riconoscendo immediatamente quell'inconfondibile accento spagnolo, Caroline si voltò verso Catalina Lopez.

Non che si conoscessero così bene, visto che ad Hogwarts erano appartenute a case diverse, tuttavia erano sempre andate d'accordo.

"Cata!" Esclamò così andandole incontro, trascinando per mano sua figlia Isobel. "Come stai?"
"Mucho bien! Y tu?" Rispose allegramente l'ex Grifondoro, trascinando a sua volta un passeggino contenente un bambino. "Non te vedevo da anni!"
"Sono tornata a Londra da poco." Rispose Caroline "Da neanche un mese in effetti." Specificò sorridendo.
"E donde sei estata in todo questo tiempo?" Domandò a quel punto Catalina, alquanto curiosa.
"I miei genitori avevano capito in anticipo ciò che stava per succedere... intendo la Guerra" Spiegò l'avvocatessa "E quindi, prima che scoppiasse ci siamo trasferiti in Italia. Lì ho completato i miei studi e..."
"CAROLINE!" Li interruppe una voce maschile molto profonda.
"Sono qui!" Rispose lei voltandosi e agitando il braccio destro, sul cui anulare - Catalina lo notò solo in quel momento - splendeva una fede d'oro.

"Catalina Lopez ti presento
mio marito Drake Logan. E lei è nostra figlia Isobel."




-*-*-*-


23 giugno 2007, Villa Northman



"Ti stai tormentando le mani."

Lysbeth alzò di scatto la testa a quelle parole.
Accorgendosi così che Amelie aveva ragione: lei si stava tormentando le mani.
Immediatamente, quasi in un riflesso automatico, smise di farlo, portandosele dietro alla schiena per non tornare a farlo sovrappensiero. "Mi scusi."
"Se ti tormenti le mani, significa che c'è qualcosa che non va." Decretò Amelie, portandosi alla bocca il bicchiere di champagne che la cameriera le aveva appena portato e bevendone un lungo sorso. "E io non voglio che nella mia casa ci siano dei problemi. Quindi, di qualsiasi cosa si tratti, vedi di risolverlo in fretta."

A quell'odine, Lysbeth strabuzzò appena gli occhi. Ma poi cambiò idea.
In fondo glielo aveva appena ordinato lei, di risolvere in fretta.

"In realtà il mio non è un vero problema." Comunicò sorridendo amabilmente. "Mi stavo semplicemente domandando una cosa su di lei e se fosse il caso di chiedergliela o meno... sempre se non sono troppo indiscreta ovviamente." Comunicò pacata.
"Domanda dunque." La invitò Amelie "Ma prima riempimi il bicchiere." Le ordinò. "Devo essere davvero annoiata, se mi metto a dare ascolto anche alle domestiche." Borbottò tra sè e sè, ma in un tono che Lysbeth riuscì a sentire comunque benissimo.

Obbedendo immediatamente alla richiesta, la violinista si sedette sul bordo del divano, riempiendo il bicchiere di champagne fino all'orlo.
"Ecco... mi stavo chiedendo... come mai ha partecipato al funerale del Signor Larson?"

"Tutto qui?" Decretò Amelie dopo aver tranguggiato l'intero bicchiere.
"E io che mi aspettavo chissà cosa! In ogni caso... Samuel Larson, prima di essere assunto dai Levenvolde, ha lavorato come maggiordomo per me e per mio fratello Hakon per due anni. Non lo trovi ironico?" Aggiunse ripensandoci e iniziando a fissarla insistentemente.

"Sembra che io sia destinata a scambiarmi i camerieri con i Levenvolde!"



-*-*-*-


24 Giugno 2007, Casa di Theophile Larson



Sylvia spalancò gli occhi di colpo e si guardò attorno confusa per qualche secondo, prima di riconoscere attorno a sè la familiare camera da letto di Theo.
Per pochi secondi si chiese cosa l'avesse svegliata così all'improvviso, ma appena le note di una canzone familiare le giunsero alle orecchie capì.

"... jingle all the way!
Oh, what fun it is to ride in a one...".


E sbuffò divertita rintanandosi sotto al leggero lenzuolo: solo Theo era in grado di cantare canzoni natalizie a fine giugno.
In effetti quella era proprio una caratteristica peculiare del ragazzo: canticchiare canzoni fuori contesto sempre e comunque.
Ma la vera predilizione ce l'aveva per quelle natalizie. Le conosceva praticamente tutte a memoria.
E in quel momento ne stava canticchiando una mentre si faceva la doccia, ben sapendo quanto quella cosa le desse fastidio.

Guardandosi attorno, Sylvia individuò una maglietta del ragazzo e allungò un braccio per prenderla e mettersi così qualcosa addosso per recarsi in cucina.
Dopo tutto quel movimento le era venuta una gran fame.

"Vado a preparare qualcosa da mangiare, vuoi qualcosa anche tu amore?" Gli domandò dopo aver bussato alla porta del bagno, interrompendo così a metà quella ridicola canzoncina.
Pochi secondi dopo, la testa di Theo, completamente fradicia, sbucò dalla porta. "Perchè, senza cameriera sei in grado di cucinare?" La prese in giro.
"Spiritoso!" Commentò lei dandogli una leggera spintarella.

Per tutta risposta, Theo la afferrò per trascinarla contro il suo petto. Poi la baciò.

Era in quei momenti che Sylvia si sentiva davvero felice.
E al contempo incavolata col mondo.
Soprattutto con il fato, che l'aveva fatta nascere con il cognome Burke.



-*-*-*-




23 Giugno 2007, Cimitero di Highgate


Erano passate diverse ore dalla fine del funerale e ormai tutti i partecipanti alla cerimonia funebre se n'erano andati via.
L'unica ad essere ancora presente era proprio lei, Caroline Fisher.
Aveva ingannato il tempo passengiando per l'immenso cortile del cimitero, ripensando alla tormentata storia che aveva avuto con quel ragazzo.

Samuel Larson, il suo primo amore.


Dopo che le aveva detto di abortire, lei non aveva avuto più contatti di alcun genere con lui.
Se n'era semplicemente andata, seguendo i genitori lontano dall'Inghilterra.

E quando era tornata lì, lo aveva fatto da sposata.
Suo marito Drake era, in tutto e per tutto, il padre di Isobel.

Non Samuel Larson.
Drake Logan.

Senza che neanche se ne fosse accorta, i suoi piedi la riportarono per l'ennesima volta davanti a quella tomba bianca, al cui interno erano contenute le spoglie del primo uomo che aveva amato.
Caroline allungò la mano destra, sfiorando così la pietra bianca.

"Ce l'ho avuta con te per così tanto tempo, per averci abbandonato." Mormorò alla lastra "Ma ormai sei morto. E' tempo di andare avanti. Per tutti."


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Ecco a voi il televoto! (risposte per MP entro il 25/04)

- Sylvia Burke
- Catalina Lopez
- Candice Shuterland


  
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