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Autore: RaElle    20/04/2017    2 recensioni
"Ehi Lus" chiamò in un sussurro Rose, standogli alle spalle per non farsi sentire dagli altri "dopo ci facciamo un giro?"
Scorpius scosse le spalle, acconsentendo. "Prima però ci mangiamo la mia pizza!" esclamò con teatralità. "L'ho impastata io, sarà buonissima!"
"Certo, come no, hai impastato per mezzo minuto" lo derise, beccandosi un sonoro pizzicotto sul fianco dopo aver pronunciato quella menzogna.
Anche se avevano lavorato tutti in coppia, Rose preferiva prendersi tutto il merito di quella creazione. Era parecchio carente per quanto riguardasse la cucina, ma non avrebbe mai pensato che Scorpius Malfoy, il pigro per eccellenza, sarebbe stato capace di creare quel mix perfetto di bontà, per essere un piatto straniero che mai avevano provato.
Cercò così di limitare ogni suono che mostrasse la sua soddisfazione, mentre masticava con fretta tutta quella mozzarella filante. Al suo fianco, Scorpius non perdeva d'occhio la sua faccia, deciso a farle sputare fuori almeno mezzo complimento.
"È insipida" si limitò a dirgli.
Scorpius, che non era assolutamente uno che si offendeva, la spinse giù dalla sua sedia, stizzito, provocandole ovviamente una serie di risate.
[ Storia partecipante al contest "Quel primo, assurdo bacio" indetto da Shanna_GrifthiterinEvil sul forum di Efp ]
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Nome Forum/Efp: RaElle

Tipo di storia/Rating: Het, Rating verde

Fandom scelto/Ship: Harry Potter, Scorpius-Rose

Pacchetto scelto: Italia

Note:NON ho letto The Cursed Child. Altre note importanti, alla fine del testo.



Il fruscio del pesante tessuto nero le sbatacchiava contro le gambe ad ogni passo.
Stare fermi era impossibile, e aveva attirato non poco l'attenzione dei passanti.
I capelli rossi le solleticavano il collo ad ogni gesto, gli occhi blu correvano ed esploravano ogni minimo particolare, mai sazi e sempre più curiosi.
I babbani ridacchiavano in modo garbato alla vista della sua mise: la gonna che le arrivava alle ginocchia, camicia bianca con una cravatta blu e nera, e la parte più strana del suo abbigliamento, il mantello.
Era giugno, il sole batteva forte sulle strade italiane, e mentre il mondo attorno si faceva aria con un ventaglio o un quotidiano usurato, lei quasi non si accorgeva della calura.
Entusiasta non era il termine adatto, perché era fin troppo riduttivo per descrivere quanto i suoi occhi stessero ammirando. Era affascinata, estasiata, assolutamente e irrimediabilmente innamorata di quella città, sì babbana, ma grondante magia da ogni ponte, da ogni canale, da ogni pietra su cui metteva piede.
Rose sorrise, incapace di trattenersi.
Decise di lasciare per dopo la visita del luogo, quando si rese conto che i ragazzi si erano allontanati anche troppo.
Avrebbe dato via la sua bacchetta pur di perdersi in quelle vie, ma non capiva una sola parola di quella lingua lontana come era l'italiano.
Uno dei nuovi progetti del Ministero della Magia, passati a legge subito dopo la caduta di Lord Voldemort, era stato quello di far cooperare e convivere le due comunità.
Babbani e maghi potevano convivere, in pace e serenità, e finché Kingsley Shacklebolt sarebbe stato Ministro, questa cosa sarebbe stata possibile. I ragazzi prossimi ai M.A.G.O. avevano la possibilità e il dovere di entrare a contatto col mondo più puro dei babbani, ed era stato quindi stabilito che ad ogni fine anno, poche settimane prima della consegna dei loro diplomi, loro dovessero lasciare l'Inghilterra.
Era a discrezione dei professori e del preside scegliere il luogo, aspettava al Ministro confermare e dare il proprio consenso, e per finire in bellezza, non restava che prendere un comunissimo ma alquanto rumoroso - per i più - aereo.
Quell'anno, tra le varie papabili città adatte ad una simile iniziativa, era stata sorteggiata l'Italia.
Ed eccoli, studenti del settimo anno della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, persi per le strade di Venezia.

I capelli ancora umidi dopo la doccia le solleticavano la nuca, mentre attraversava la hall dell'albergo diretta alla terrazza dell'ala in cui alloggiavano, certa di trovarci i compagni.
Il loro secondo giorno di viaggio comprendeva una serata a tema, e tra le varie attività disponibili, si era trovata costretta a sorteggiare quella a cui partecipare.
C'era solo l'imbarazzo della scelta.
A qualche passo da lei, mollemente spaparanzati su un divanetto, Albus e Scorpius battibecavano.
"Non farò pizza, te lo puoi scordare. Non ficcherei le mani in un impasto neanche se mi offrissero tutto l'oro della Gringott!" alzò gli occhi al cielo Scorpius, dopo quella che doveva essere la centesima volta che lo ripeteva.
Rose gli arrivò di spalle, e appoggiò il mento sullo schienale del divano, proprio in mezzo ai due, prima di inserirsi nella discussione. "Avete già deciso?"
Albus la guardò e annuì, poco convinto, prima di sventolare un coupon con pigrizia. "Teatro. Stasera daranno uno spettacolo, sembra interessante, e in più non si fa nulla di che" chiarì con lentezza, passandole il foglio.
Credo ancora nell'amore, nonostante abbia i cerotti sul cuore, recitava, sullo sfondo una donna rannicchiata su una sedia a dondolo.
Scorpius sbuffò per l'ennesima volta, facendo il verso all'amico. "Tu invece, hai scelto?" le chiese poi, girandosi completamente nella sua direzione.
Rose sorrise, riconsegnando l'invito al cugino prima di dire che non vedeva l'ora di impastare una pizza.
Albus alzò un sopracciglio, prima di fissare con un ghigno eloquente l'altro ragazzo. Malfoy tossicchiò per celare l'imbarazzo, ritrovando la voce "Uhm, peggio per te. Sarai sola".
"Perché? Tu che fai?"
"Non lo so, ma non farò pizza!" asserì con convinzione.
"Eh? Ma dai, così mi tieni compagnia!" scoppiò lei, ficcandogli una mano tra i lunghi capelli biondi e muovendogli senza sosta la testa.
Scorpius si lasciò andare ad una risata divertita, allontanandole la mano, e muovendo con insistenza la testa in un diniego. "No vuol dire no. Non farò pizza. No. Enne O. Mai".

"Ehi, Lus, a questo mondo esiste qualcosa di più pallido di te!" ridacchiò Rose indicando una mozzarella, divertita dall'espressione confusa del ragazzo.
"Hm" fece lui con tono vago "la faccia e le braccia non sono niente, non hai ancora visto come sono senza maglia".
Rose avvertì le guance diventare calde, sentendosi così in diritto di ficcargli una gomitata nello stomaco.
Il sorriso di Scorpius si incrinò leggermente, per ricomporsi subito dopo il colpo, lieto come sempre di provocarla, anche se in quel preciso contesto, era solo una puntualizzazione doverosa. Lui era cadaverico, nel colore e nella vitalità quasi inesistente che lo contraddistingueva.
Si era fatto convincere con due moine a seguirla, punzecchiarla era il minimo che poteva accadere.
"Comunque, quando la smetterai di chiamarmi Lus?"
"Preferisci Plus?"
Una smorfia di sincero orrore gli percorse il volto. "Sarebbe a dire?"
"ScorPlus!" rispose con ovvietà Rose, puntandogli addosso con grazia una forchetta pulita. "Però preferisco Lus".
Malfoy inarcò un sopracciglio. "Beh, se lo dici tu... ora però capisco perché i primi tempi in cui ti sei unita a me e Albus, lui non faceva che chiamarmi con quel nomignolo orripilante. Sei stata tu a coniarlo" e scosse la testa, tra il divertito e lo sconcertato.
Riportò lo sguardo sulla cucina in cui si trovavano, tra circa una quindicina di studenti, e tre cuochi, tutti in attesa che le pizze fossero pronte.
"Ehi Lus" chiamò in un sussurro Rose, standogli alle spalle per non farsi sentire dagli altri "dopo ci facciamo un giro?"
Scorpius scosse le spalle, acconsentendo dal momento che non aveva problemi. "Prima però ci mangiamo la mia pizza!" esclamò con teatralità. "L'ho impastata io, sarà buonissima!"
"Certo, come no, hai impastato per mezzo minuto" lo derise, beccandosi un sonoro pizzicotto sul fianco dopo aver pronunciato quella menzogna.
Le esclamazioni di stupore dei compagni, ognuno con la cravatta coi colori della propria casa, richiamarono la loro attenzione, ognuno concentrato sul ricordarsi quale fosse la pizza di chi.
Rose si era limitata a provare una semplice margherita, e fu facile rintracciarla.
Anche se avevano lavorato tutti in coppia, Rose preferiva prendersi tutto il merito di quella creazione. Era parecchio carente per quanto riguardasse la cucina, ma non avrebbe mai pensato che Scorpius Malfoy, il pigro per eccellenza, sarebbe stato capace di creare quel mix perfetto di bontà, per essere un piatto straniero che mai avevano provato. Da parte sua, invece, si era limitata ad aggiungere gli ingredienti quando lui lo chiedeva, ma aveva fallito pure il tentativo di stendere l'impasto.
Cercò così di limitare ogni suono che mostrasse la sua soddisfazione, mentre masticava con fretta tutta quella mozzarella filante. Al suo fianco, Scorpius non perdeva d'occhio la sua faccia, deciso a farle sputare fuori almeno mezzo complimento.
"È insipida" si limitò a dirgli.
Scorpius, che non era assolutamente uno che si offendeva, la spinse giù dalla sua sedia, stizzito, provocandole ovviamente una serie di risate.
Finirono presto i loro tranci, mangiati nel religioso silenzio del locale, accompagnato dai soli suoni dei loro bocconi, o dallo sporadico tintinnio di una posata contro il piatto, per i pochi che avevano deciso di mantenere il decoro anche per mangiare quell'alimento, invece di divorarlo tenendolo tra le mani.
L'orologio del locale segnava le 20.30, quando Rose e Scorpius se ne andarono, dopo aver ringraziato in un italiano maccheronico i cuochi e i camerieri.
Borsa di traverso sulle spalle, Rose camminava col naso per aria, seguita a poca distanza dal suo silenzioso compagno.
I professori si erano attrezzati a dovere, consegnando a ciascuno studente una mappa, trasformandola per l'occasione: sotto il potere della magia, indicava la strada più breve e sicura per raggiungere l'albergo, ovunque si trovassero; ma in quel preciso contesto, Scorpius l'aveva lasciata nel fondo della sua valigia, certo di non averne bisogno, e Rose era sicura di averla nella sua borsa di perline.
Però erano almeno venti minuti che vi frugava, con il braccio completamente sparito al suo interno, senza ricavarne nulla. "Devo averla lasciata in camera" disse con esasperazione, prima di roteare gli occhi per aria.
Non voleva rientrare, ma erano stranieri in una città che aveva un migliaio di bellissimi vicoli e vie in cui era certa si sarebbero persi.
"Facciamo un giro velocissimo e torniamo, non vuoi?" provò a consolarla Malfoy, stanco del suo continuo rimuginare, ma per niente allettato all'idea. Sentiva i brividi per qualsiasi attività in cui fossero previste l'uso di energia fisica a vuoto. Pigro era la parola che meglio lo descriveva, e a meno che non fossero le lezioni scolastiche o il Quidditch, lui limitava ogni movimento inutile.
Rose annuì, abbandonando il cipiglio negativo che le si era dipinto in volto. "Un giro veloce e torniamo, al massimo qui ci torneremo un altro giorno!"

"Roooooose" si lamentò Scorpius, per la trecentesima volta. "Ci siamo persi, ammettilo almeno!"
Rose aveva avuto parecchie e varie reazioni. Si era dapprima allarmata, poi aveva iniziato a sudare freddo, si era sentita andare a fuoco quando l'amico glielo aveva rinfacciato per la prima volta, e poi aveva deciso di ammettere la realtà, almeno con sé stessa.
Si erano persi.
Un rintocco lontano li raggiunse, ed entrambi si zittirono, in ansia.
Le strade, così affollate di sera, si erano svuotate col passare dalle ore e il calare del buio. Avevano provato a chiedere informazioni in giro, ma tra persone che non parlavano l'inglese, e il loro lapsus momentaneo che gli aveva fatto scordare il nome dell'hotel, erano tornati al punto di partenza.
Quando l'undicesimo rintocco vibrò nell'aria, vennero nuovamente investiti dal silenzio.
L'unica cosa che udivano erano i loro respiri, e lo scroscio lontano dell'acqua.
"Sono le unidici. Se tuo padre viene a sapere che ti sei persa in questa città a notte fonda, con me per altro, gli viene un infarto" le fece notare Scorpius.
E come fossero diventati amici, i loro genitori non l'avevano mai capito. Ma era semplicemente successo: lui era amico di suo cugino, si ritrovavano spesso a condividere aule, materie, finché Rose non si era inserita di prepotenza tra i due. Era complicato mantenere i rapporti, appartenendo a Case diverse, ma la voglia di entrambi di dare il meglio nelle materie li aveva portati sin troppo spesso a condividere ore e ore trascorse sui libri in biblioteca. Ormai, durava già da qualche anno, ma i genitori continuavano ad avere delle riserve su quel rapporto, anche se cercavano di parlarne il meno possibile in loro presenza.
Rose gli lanciò un'occhiata di traverso. "Non nominare mio padre, Malfoy. Che poi sarebbe la stessa identica reazione di tuo padre, quindi..."
Il discorso cadde nel nulla, mentre continuavano a camminare, nella speranza di ritrovare la via giusta.
Capirono di essere completamente fuori strada quando si ritrovarono nuovamente ai piedi del ponte Rialto, già percorso e superato almeno quattro volte.
"Di nuovo!" sbottò Scorpius.
Rose si limitò a sospirare, con il morale sotto terra. I professori dovevano già essersi accorti della loro assenza, eppure ancora nessuno si era messo sulle loro tracce.
Percorse il ponte, giungendo in cima ad esso.
Scorpius la vide tirare fuori dalla sua borsetta magica un aggeggio strano, mettersi in posa e poi scattare.
"Ma... ti sembra il caso?" le chiese, inarcando un sopracciglio, "ci siamo fottutamente persi, e tu ti fai le foto?"
Rose scosse le spalle, invitandolo invece a raggiungerla.
"Se non le faccio ora, non avrò mai tempo per farle. Credi che ci lasceranno ancora uscire, dopo questa bravata?"
Lui sbuffò, non negando comunque che avesse ragione.
Le andò accanto, avvicinò il proprio volto al suo, e sorrise grottescamente all'obbiettivo.
Rose scattò, attese qualche secondo, e tirò fuori la foto istantanea.
"Beh? Non si muove" le fece notare Scorpius, impossessandosi della fotografia.
"È ovvio, è una Polaroid, un macchinario babbano!" lo corresse con un insopportabile tono da saputella.
"Tutto qui, quindi?" chiese, guardando i loro volti vicini stampati su quel pezzo di carta plastificato.
"Già, tutto qui!" disse, mettendo nella borsetta foto e fotocamera. "Tanto vale aspettare qui, almeno siamo ben in vista, forse i prof ci stanno ancora cercando".
"Credi che siano già arrivati i gufi a casa nostra con questa super notiziona?" le chiese con sarcasmo.
"Spero di no" ribattè Rose, prima di issarsi sulle braccia e sedersi sul cornicione di quel ponte, mentre viaggiava con lo sguardo verso l'acqua che scorreva lenta laggiù.
Scorpius guardò la scena con sguardo vacuo, indeciso tra l'essere preoccupato per lei e una sua eventuale caduta nel fiume sottostante, o spaventarla lui stesso, per far passare la noia. La guardava mentre se ne stava seduta, in silenzio, con le gambe che dondolavano contro il muretto, la testa bassa. I capelli tipicamente rossi le incorniciavano il volto, in quel taglio che conosceva ormai a memoria. Erano anni che Rose li teneva così, partivano corti dietro sulla nuca, ed erano scalati, arrivando ad essere parecchio lunghi davanti.
Le stavano bene.
Scorpius distolse lo sguardo un attimo.
Forse, in quelle vie strambe e piene d'acqua, insieme alla strada, aveva perso anche la ragione.
Prese a mordicchiarsi nervosamente una pellicina, in attesa che quelle sensazioni sparissero come già era successo tante altre volte, ma capì di aver fallito quando raggiunse in poche falcate l'amica, fermandosi tra le sue gambe, due centimetri a separare ora la sua faccia da quella stupita di Rose. Le mani sudate erano corse ad appoggiarsi sulle sue cosce, per sostenersi, il volto che si avvicinava sempre di più a quello ancora sconvolto di Rose, quando un lampo negli occhi della ragazza, e un movimento impercettibile del capo attirarono la sua attenzione.
Scorpius sentì nitidamente le guance andare a fuoco nel giro di un secondo. "Cazzo, 'fanculo Rose!" urlò, deluso e offeso insieme, mentre scattava indietro come scottato, la mano ficcata con stizza tra i capelli.
Il volto rigido della ragazza non si scompose minimamente all'insulto, e le gambe avevano cessato ogni loro movimento.
Non respirava, non emetteva suoni, il più insignificante capello non si muoveva più, e tutto in lei gridava rigidità.
Scorpius le tornò davanti, e appoggiò una mano sulle gambe cementificate. Al tatto erano fredde, lontane dal calore che solo poco prima emanavano; le passò una mano tra i capelli, ma avrebbe potuto accarezzare un muro e avere lo stesso effetto. Gli occhi non si muovevano, e questo lo portò a sospirare come e più di prima, esasperato come poche volte, la mano che si chiudeva a pugno contro la sua gamba.
"L'hai voluto tu!" borbottò tra i denti, saggiandole le labbra pietrificate con dita curiose.
Aveva chiuso gli occhi, quando le sue labbra avevano cozzato contro quelle fredde di Rose.
Forse, nei mesi precedenti, aveva immaginato più volte di affondarci i suoi denti, in quelle labbra che si burlavano troppo spesso di lui, e la reazione sarebbe stata un'ovvia risata, bassa, roca, subito scalzata via mentre il bacio veniva ricambiato, a volte con passione, altre con dolcezza.
Così se l'era figurato, in quelle dieci, cento e mille altre volte, ma quelle che stava carrezzando con la sua lingua erano labbra immobili, dure, senza vita.
Non poteva vedere quali fossero le sue reazioni, ma sapeva con certezza assoluta che lo stesse insultando, sentendosi privata della sua libertà e della sua indipendenza; l'avrebbe spintonato via, gli avrebbe urlato contro, o sarebbe arrossita? Avrebbe ricambiato subito? Lo avrebbe maledetto per aver rovinato la loro amicizia, o sarebbe stato semplicemente rifiutato?
Staccò le labbra dalle sue con un sospiro lungo, stanco, per appoggiare la fronte contro quella immobile di Rose.
Tanto, per quello che valeva, il danno era stato fatto.
Scorpius riaprì gli occhi, e si allontanò di nuovo di scatto, ficcandosi con rabbia le mani dentro le tasche dei jeans, avvertendo comunque alle sue spalle un movimento leggero.
"Baci da far schifo!" lo rimbeccò Rose, prima di ficcargli un calcio nel culo, facendogli perdere l'equilibrio almeno per un attimo.
Scorpius si portò entrambe le mani a coprirsi gli occhi, spostandole sui capelli e tirandoli indietro con particolare foga, prima di rivolgerle nuovamente lo sguardo. "Non ti sopporto quando ti auto infliggi l'incantesimo petrificus totalus! Solo perché sei-"
"... una corvonero non devo tirarmela a questo modo e bla bla bla" continuò lei al posto suo, gesticolando freneticamente con le mani e lo sguardo annoiato rivolto al cielo. Quella frase l'aveva ormai imparata a memoria dai vari battibecchi che avevano già avuto in precedenza, specie quando riguardavano la sua capacità di pietrificarsi e tornare alla forma normale con un solo battito di ciglia. Solo lei poteva.
"Scusa, ma eri troppo vicino".
"E grazie tante!" fece con piccato sarcasmo Scorpius, indignato nel profondo. "Sul serio, sei irritante quando lo fai. Almeno avvisa!"
"Tu mi avevi per caso avvisata?"
"No, di solito non si fa quando ci si bacia, soprattutto se è la prima volta! Ho baciato una statua!" sputò fuori con disgusto, senza nascondere il rossore che gli aveva colorato le guance solitamente pallide.
"E io ho reagito di conseguenza" fece Rose, nessuna intonazione particolare della voce. "Io mi farò perdonare questa piccola svista, quando tu imparerai a baciare come si deve" aggiunse poi, nascondendo l'imbarazzo dietro una facciata di ostinata determinazione. Stava ammettendo di voler riprovare? "E succederà solo se mi porterai a fare un giro in gondola".
Scorpius sbuffò affranto, pronto a ribattere a tono alla sua quasi minaccia, quando una voce roca alle loro spalle non fece quasi venire un infarto a entrambi. Si erano talmente estraniati da dimenticarsi di essere all'aperto, sotto gli occhi di chiunque. "Voi due!" sibilò il professor Paciock, le mani sui fianchi e uno sguardo stanco ma deciso sul volto magro. "Seguitemi. Ora".

Non ci furono comunque alcune possibilità di salire su una gondola...



#Mi sono presa una piccola libertà: non so se sia possibile praticare magie su sé stessi, non credo, men che meno per simili incantesimi, però mi piaceva l'idea di Rose che veniva pietrificata proprio durante il bacio. E visto che sono solo in due, è lei che si auto-pietrifica e assiste al bacio come fosse uno spettatore estraneo, senza prenderne attivamente parte.


   
 
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