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Autore: Hell Storm    22/04/2017    1 recensioni
Da bambina papà mi diceva che dove c'era la luce, c'era la vita, la speranza ... e il pericolo. Solo nel 2077 mi fu ben chiaro il vero significato di quelle parole, quando le bombe caddero e il mondo bruciò. Io e altri miei commilitoni ci salvammo nascondendoci fra le mura della nostra base, ma quando uscimmo alla luce, il nostro mondo non c'era più. Rimasti soli e a guardia di uno dei più grandi tesori prebellici della storia, decidemmo di fondare il primo insediamento della Zona Contaminata. Un faro di speranza in un oceano di morte e buio che avrebbe attirato altri superstiti in cerca di aiuto e di conseguenza anche intere legioni di mostri nati dalle radiazioni e predoni senza scrupoli.
Io sono il sorvegliante Rocket Earp. Noi siamo i fondatori di Beacon City. La Zona Contaminata è il nostro mondo. E questa ... è la nostra storia.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Squadra Vault alla riscossa!

Una squadra. Due Vertibird. Mille pericoli.

 

 

25/12/2077 D.C.

 

Stati Uniti d’America/Commonwealth delle pianure

Oklahoma/Contea di Cimarron/Fort Boise/Pista dell’aereo posto

Ore 18:12

 

36°77’33.22”N 102°52’40.88”O

 

Altro che tre ore e quarantacinque minuti. Issac e Baatar finirono di studiare in sole due ore. I due Vertibird erano stati portati in superficie tramite il montacarichi segreto, sotto mia stretta sorveglianza. Baker non scherzava quando diceva che questo passaggio era ben fortificato. La piattaforma mobile si era fermata in cinque diversi checkpoint, ognuno dei quali con svariati sistemi difensivi che avrebbero reso ardua qualsiasi intrusione.

La parte più bella fu quando i due velivoli arrivarono in superficie. Quando il Blocco si sollevò i soldati nel piazzale rimasero a bocca aperta. I Vertibird facevano la loro bella figura.

Il sole era già calato e la base era illuminata solo dalle luci dei lampioni. La temperatura era poco sotto lo zero e nel piazzale soffiava una leggera ma pungente brezza invernale. Stava anche nevicando e i soffici fiocchi di neve attraversavano lo scudo del RAD-SHIELD senza sciogliersi. Anzi, venivano ripuliti dalle radiazioni. Un ultimo spettacolo unico nel suo genere, prima di gettarsi nell’ignoto.

Ad attenderci, c’erano il colonnello, Spectrum, Wright e diversi soldati della base. Alcuni erano di turno in superficie e il resto aveva voluto assistere al decollo.

Io e la mia squadra avevamo il nostro vecchio equipaggiamento da battaglia. In aggiunta avevamo anche i due nuovi piloti. Le loro erano uniformi da aviatori, con tanto di fondine per pistole da 10mm e berretti regalategli dalla mamma di Nick meno di dieci ore prima.

Prima di salire a bordo, mi avvicinai a Baker per ricevere le ultime indicazioni. Mi accorsi che Spectrum aveva in testa un berretto invernale con i paraorecchie. Cosa se ne faceva di un berretto? Per giunta con i paraorecchie.

-Signore!- Dissi facendo i saluto al colonnello.

-Rocket. Ti abbiamo inviato tutti i dati sulla missione. L’ultima trasmissione del professor Reed proveniva da un’area di sosta vicina al confine. Spectrum verrà con voi per supportarvi nelle operazioni.-

-Che cosa?- Chiesi sconcertata.

-Si, lo so, Doc potrà non essere molto portato per il combattimento, ma è necessaria la sua presenza per l'identificazione della famiglia Reed e il recupero del congegno. E questo gli permetterà anche di raccogliere nuovi dati.-

-Si, ma Spectrum è lo scienziato capo. Se lo perdessimo sarebbe un danno irreparabile.-

-Non si preoccupi sorvegliante Earp. Il mio sistema di orientamento è molto efficiente.- Mi rassicurò lo scienziato.

-Intendo in caso di uno scontro a fuoco. Se un proiettile lo colpisse noi cosa faremmo?-

-Il mio telaio non è più quello di un semplice eyebot, ma uno speciale involucro resistente e al tempo stesso leggero.-

Valutai la cosa, ma capii subito che la decisione era già stata presa. Se Spectrum ci teneva così tanto a venire, all’ora l’avrei accontentato. Speravo solo di non avere la sua morte sulla coscienza.

-Va bene. Altre indicazioni?-

-Se trovate altri superstiti potete riportarli alla base. Assicuratevi solo che non siano piantagrane o pericoli per la comunità. Tutto chiaro?-

-Chiaro?- Sempre sperando che ci fosse ancora qualcuno da salvare li fuori.

-Potete procedere.- Concluse Baker.

Terminata la piccola riunione con Baker, mi riunii alla mia squadra insieme a Spectrum. Baatar e Issac erano già ai comandi dei due Vertibird.

-Con noi verrà anche Spectrum, ma la disposizione non cambia.- Li informai. -Io, Spectrum e Nick con Issac nel V1. Bud, Tony e Amelia con Baatar nel V2.-

Non ci furono domande, ne conversazioni di altro tipo. Ognuno andò al suo velivolo e iniziammo l’imbarco. Entrammo tutti nelle cabine principali, tramite i portelloni sulle fiancate. Prima di chiudere il nostro, qualcuno si affacciò all’entrata. Era Wright.

-Aspetta Rocket. Quasi dimenticavo di darti questo.- Disse il tenete allungandomi un oggetto contundente.

Era un ripper. L’incrocio tra una motosega e un pugnale da combattimento. Quando i denti di quell’aggeggio incontravano la carne di un uomo lasciavano delle belle cicatrici.

-Un gentile omaggio dello Zio Sam.- Scherzo il tenente. Quel tipo non era un’inflessibile ufficiale come molti pensavano. Bastava solo eseguire gli ordini.

-Grazie Wright. Fa la guardia al forte mentre noi siamo fuori.-

-Quello è compito tuo. Quindi vedi di tornare il prima possibile. Viva si intende.- Augurò il soldato chiudendo il portellone.

-Finalmente sto per iniziare anch’io un grande viaggio. Mi sento come il giovane Bilbo Baggins nel momento in cui decise di partire con Gandalf e la compagnia di Thorin Scudodiquercia per la riconquista della Montagna Solitaria!- Esultò Spectrum tutto eccitato.

-Bilbo chi?- Chiese Nick confuso.

-Montagna Solitaria?- Domandai io.

-Lo Hobbit. Uno dei più grandi racconti di J. R. R. Tolkien.-

-Mai sentito.- Ammise Nick.

-Mi state prendendo in giro? Tolkien ha rivitalizzato il mondo letterario del fantasy e ha dato vita ad interi mondi popolati da cavalieri, elfi, nani, orchi, spiriti e altrettante creature che nessun altro scrittore avrebbe potuto anche solo concepire.-

-Ah, ho capito. Questo tizio era uno degli scrittori alla Hubris Comics.- Gli rispose Nick sedendosi su uno dei sedili in fondo. -Quando torniamo provo a cercare con più attenzione questo Hobbit nella mia collezione di Grognak il Barbaro. Strano che mi sia fuggito fino ad ora.-

Spectrum emise un lungo e malinconico lamento. Sembrava essere rimasto disgustato dalla risposta di Nick.

-Lasciamo perdere profani. Devo solo smaltire i dati blasfemi che mi avete fatto raccogliere negli ultimi due minuti.-

Avevo come la sensazione di aver detto qualcosa di sbagliato, ma l’unica cosa che avevo chiesto era cosa fosse la Montagna Solitaria. Una meta turistica? Una vetta impervia? Bo?

Decisi quindi di lasciarlo a sbollire con Nick in fondo al velivolo. Issac intanto si era seduto sul sedile di comando a destra. Il pilota mi aveva riservato il sedile del copilota, purché non toccassi nulla senza il suo permesso.

Dal nulla udimmo il gracchiare della radio.

-Qui V2, noi siamo pronti. Quando vuoi Rocket.- Era la voce di Baatar.

-Allora pilota. Pronto a volare di nuovo?- Chiesi ad Issac.

Il pilota ghoul non sembrava molto entusiasta. Anzi, sembrava molto scoraggiato e questo gli aveva bloccato la mano sulla manopola di avviamento. Lo shock causato dallo schianto lo aveva traumatizzato a tal punto da renderlo insicuro. Feci ciò che un capo squadra doveva fare.

-Siamo tutti con te Issac.- Affermai prendendogli la mano.

Il ghoul mi guardò dritto negli occhi. Se prima la paura e l’incertezza offuscavano la sua mente, ora il coraggio e la determinazione alimentavano il suo cuore. E senza esercitare alcuna pressione, la mano di Issac premette sulla manopola. Ne seguì il suono del potente flusso di energia generato dal reattore alle nostre spalle. I due rotori ai lati del velivolo iniziarono a girare rivolti verso l’alto. Mi voltai un secondo a guardare gli altri due passeggeri. Nick mi annuì e Spectrum … beh lui inclinò il suo corpo come una testa che annuiva.

-Ok, siamo pronti. Andiamo!- Ordinai usando il microfono della radio.

Il Vertibird si sollevò da terra, seguito dal suo gemello e in breve la squadra Vault era già in volo. A una decina di metri da terra udimmo il rientro dei tre carrelli. Raggiunta la quota di sicurezza, i rotori iniziarono ad inclinarsi lentamente e in breve i due Vertibird raggiunsero la velocità di un normale aereo. Decollo verticale e volo in orizzontale.

-Alla grande!!!- Esultò Nick.

Guardai per un attimo Issac in faccia. A giudicare dal sorriso sul suo viso era come rinato. Superata la paura per il decollo, il nostro asso dell’aviazione aveva fatto il suo ritorno. Avrei voluto godermi il decollo da terra insieme agli altri. Ma certi momenti era meglio viverli.

Attraverso le feritoie della cabina vedemmo lo strato protettivo del RAD-SHIELD avvicinarsi sempre di più. Oltre quel sottile scudo azzurro, ci atteneva un mondo di cenere, radiazioni e … e noi lo attraversammo.

Nel farlo non subimmo danni, ne malfunzionamenti ai sistemi. Lo scudo aveva solo generato una turbolenza appena percepibile. Per il resto, nulla di allarmante.

Ora però, eravamo praticamente nelle tenebre. Le nubi non permettevano alla luce lunare di illuminare il terreno e i riflettori della base non venivano accesi per motivi di sicurezza.

-Tranquilla. Possiamo vedere anche al buoi.- Issac percepì i miei timori. Il pilota attivò gli infrarossi proprio quando stavamo sorvolando Boise City. Se durante Emersione la città mi era sembrata uno scenario lunare, ora la vedevo più come una città fantasma dell’Alaska. Chi sa come doveva essere Anchorage?

Ad ogni modo, eravamo in volo. Il suono dei due rotori era meno fastidioso di quanto pensassi. A tratti riuscivo a vedere il V2 affiancarci, mentre Nick e Spectrum stavano esaminando il contenuto di un grosso zaino tattico. Qualcuno doveva averlo messo a bordo senza che me ne accorgessi.

Io invece continuai a fare compagnia ad Issac e a guardare il panorama. Una lunga, infinita e spettrale distesa desertica irradiata.


 

25/12/2077 D.C.

 

Stati Uniti d’America/Commonwealth delle pianure

Oklahoma/Contea di Cimarron/Area di sosta Red Oasis/A un miglio dall’obbiettivo

Ore 18:24

 

36°30’58.6”N 102°33’10.1”O


 

Per nostra fortuna l’obbiettivo distava a poco più di diciotto miglia dalla base. Lo raggiungemmo in soli quindici minuti. Avremmo fatto anche prima, ma Issac era un pilota esperto. Non voleva portare a velocità massima un velivolo appena modificato. Quindi si tenne sotto i cento nodi.

Durante il viaggio non avevamo visto gran che. Per lo più era tutto deserto e qualche campo. Le piante erano ovviamente morte, ma le forme dei campi erano rimaste ben visibili, come le tessere di un mosaico di morte e desolazione. Qui e la si riuscivano a scorgere ancora alcune case. Alcune sembravano ancora abitabili. Altre o erano bruciate o stavano ancora bruciando.

-V1 a V2. Siamo a un miglio dall’obbiettivo. Tra poco atterriamo e appena sono sbarcati ce ne andiamo. Passo.- Disse Issac alla radio.

-Ricevuto V1. Passo e chiudo.- Concluse Baatar all’altro capo.

Mentre i due Vertibird iniziavano le manovre di atterraggio, io e i miei compagni ci mettemmo in posizione vicino ai portelli per lo sbarco.

Diedi un’ultima occhiata al mio equipaggiamento: pistola, elmetto, maschera antigas, zaino con rifornimenti … tutto a posto. Anche Nick controllò di avere tutto a posto nel suo zaino. Mi accorsi che invece del suo in quel momento aveva sulle spalle lo zaino tattico di prima.

-Hai cambiato zaino?-

-Si. Questo è del reparto scientifico. Tranquilla ci sono anche le nostre cose dentro.-

-Ma perché uno dei loro zaini?-

-Vede sorvegliante Rocket. Ho bisogno di raccogliere dati e uno zaino è il modo migliore per trasportarli.- Spiegò Spectrum.

Avrei preferito essere informata sulla nuova aggiunta, ma quel giorno mi ero arresa alle sorprese.

-Ce ne staremo in volo fino ad una vostra chiamata.- Spiegò Issac. -Silenzio radio continuo. Staremo solo ad ascoltare. Se non riceviamo un vostro messaggio entro un’ora torniamo indietro a prendere i rinforzi.-

-O una squadra di recupero.- Ironizzò Nick.

-Quando avrete finito chiamateci, tornate al punto di atterraggio e accendete un bengala. Arriveremo subito. Tutto chiaro?-

-Ricevuto. Nick, Doc preparatevi.-

Quando udimmo il suono dei tre carrelli, il portellone si apri in automatico e appena toccammo terra, scendemmo tutti e tre. Il velivolo si rialzò in cielo veloce come una saetta e la polvere che le eliche alzarono fu così tanta che per un attimo non fummo più in grado di vedere a un metro di distanza. Il contatore geiger del mio Pip-Boy emise un trillo e io fui tentata di indossare la maschera antigas. Fu l’atterraggio del V2 a liberarci dalla coltre di polvere. Il secondo Vertibird atterrò a venti metri da noi. Anche gli altri scesero in fretta, ma Baatar fu più morbido nelle procedure di decollo. I tre soldati del V2 si riunirono a noi come da programma, mentre i due Vertibird tornavano fra le nuvole in attesa di ordini.

-Nick, il binocolo.-

Il meccanico traffico con le mani nel suo nuovo zaino. Dalla tasca superiore estrasse un binocolo ad infrarossi. Un paio di mesi fa era un oggetto presente in ogni armeria. Chi sa quanti anni ci sarebbero voluti perché diventasse una sacra reliquia?

Guardai lungo tutto l’orizzonte, cominciando dal lato sinistro del nostro obiettivo, poi facendo un giro su me stessa e finendo col inquadrare perfettamente il motel. Il Red Oasis era affiancato da una stazione di servizio Red Rocket. E anche una bella stazione. Aveva il servizio di pulizia robotica, la copertura per la pioggia sopra le pompe di benzina e forse anche un’officina.

-Che cosa vedi?- Mi chiese Bud.

-Il motel, la stazione di servizio, delle macchine e dei fuochi.-

-Sta bruciando?- Domandò Amelia.

-No, dei focolai. E mi sembra di vedere delle barricate improvvisate.-

Ridai il binocolo a Nick e diedi un’ultima controllata al gruppo. Aspettavano solo un mio ordine.

-Sentite, è meglio non rischiare di cadere tutti in un imboscata. Io e Bud andiamo in avanscoperta, voi copriteci. Se è libero vi facciamo due segni con la torcia. In caso contrario beh … avete capito?-

Mi risposero tutti con un semplice gesto della testa.

-Andiamo Bud.-

Io e il gigante ci incamminammo verso il motel. Continuavo a guardarmi in torno alla ricerca di sentinelle e possibili nascondigli, ma l’unica cosa che trovammo furono cespugli secchi e un copertone eroso dal tempo.

-Rallenta Rocket. Fa andare avanti me che ho l’armatura.- Mi consigliò Bud.

In effetti, se un proiettile lo avesse colpito, non gli avrebbe causato tanti danni. Continuai a correre stando dietro a Bud, ma senza tenere la testa troppo alta.

Arrivati al cemento del parcheggio demmo un’occhiata ai dintorni. Il posto era ridotto a una discarica e nell’aria aleggiava una puzza rancida e di bruciato. Le barricate c’erano, ma nessuno era di guardia.

-La senti questa puzza?- Mi chiese Bud.

-Quale? Quella di bruciato o quella di decomposizione?- Per Bud quegli odori non erano nuovi.

Continuammo a passo lento ma costante verso l’edificio più vicino. La stazione Red Rocket era chiusa a chiave. Bud sfondò la porta con un potente calcio, aprendoci la strada all'edificio. La stazione era suddivisa in due stanze. Il negozio di pezzi da ricambio e sul retro l’officina meccanica. Dopo una rapida e meticolosa perquisizione ci assicurammo che l’edificio fosse libero.

-Chiamo gli altri.- Mi informò Bud.

-Hai la torcia?-

Sul casco dell’armatura si accese per un istante un fanale accecante. Altro che torcia. Mi chiedevo come avesse fatto ad accenderlo senza usare le mani.

Mentre Bud andava a fare i segnali luminosi io mi dedicai ad ispezionare gli scaffali alla ricerca di qualsiasi risorsa possibile. Alla base avevo partecipato ai corsi sulla sopravvivenza e di preparazione alle esplorazioni. Il furto era un crimine e quindi era da evitare, ma se i proprietari era morti tanto valeva approfittarne. L’istruttore ci aveva anche consigliato di barattare beni di primo consumo, oppure di usare la cara vecchia carta della salvezza. Chi mai avrebbe rifiutato di vivere in una struttura militare sicura e confortevole, piuttosto che tenersi qualche attrezzo nel bel mezzo di una landa desolata?

Sfortunatamente, trovai soltanto una chiave inglese e due confezioni di Abraxo. Le presi su comunque. Un giorno avremmo potuto finire il sapone per il bucato.

Gli altri ci raggiunsero in breve tempo. Anche Nick diede un’occhiata agli scaffali. Lui però guardò dove io non avevo pensato. Infilò le mani sotto alla fessura che separava il pavimento dalla base di uno dei portariviste. Ne tirò fuori una scatola di graffette e una rivista di Total Hack impolverata.

-Ricorda Rocket. Il meglio sta sempre in fondo, tra lo sporco.-

-Si Nick, sei un bravo sciacallo.-

Lasciai il meccanico a dare una veloce letta al suo bottino. Spectrum stava utilizzando il suo scanner per esaminare un cestino della spazzatura vuoto. Non volevo interromperlo con le sue ricerche. Gli altri stavano osservando i dintorni dalla vetrata scheggiata del negozio.

-Avete visto? Non c’è neve.- Feci notare agli altri.

Le strade erano coperte da un sottile strato di sabbia, ma di neve non ce nera traccia. Faceva freddo ma non abbastanza da far congelare la pioggia.

-Io non capisco da dove viene questa puzza.- Disse seccato Tony.

A infastidirlo non era l’odore, ma il fatto che la puzza fosse così tanta. La sentivamo perfino attraverso le maschere antigas.

Davanti a noi c’era il parcheggio e l’entrata del motel. Nessuna sentinella o guardia all’entrata. Tutto tranquillo.

-Forza, abbiamo una missione da portare a termine.- Tagliai corto.

Uscimmo tutti insieme dalla porta principale. In testa c’era Bud, con la sua mitragliatrice. A seguire io, Nick, Amelia con la radio, Spectrum e per finire Tony, pronto a coprirci le spalle.

Passammo vicini al tabellone con i prezzi esorbitanti della benzina. Superammo l’area del parcheggio senza alcuna difficoltà. Le sole due auto che trovammo erano a fusione, ma nell’angolo più lontano notai una jeep dell’esercito parcheggiata.

-Avete visto? Forse ci sono dei militari.-

Anche gli altri si accorsero della jeep, ma senza che questa potesse distrarli dalla ricerca dei possibili pericoli.

L'ingresso del motel era un passaggio sovrastato da un arco con l’insegna a led rossi del Red Oasis. Oltrepassata l’entrata arrivammo nel piazzale interno del motel, dove facemmo una macabra scoperta. Quella che prima era la piscina del motel, ora era una nauseabonda fossa comune, colma e stracolma di cadaveri. Un isolotto di cadaveri nel mezzo di uno stagno di sangue. Non sapevamo quante persone ci fossero esattamente in quel groviglio di cadaveri, ma a giudicare dalla larghezza della piscina e dal trampolino di tre metri, dovevano esserci circa settanta cadaveri. Tutti lasciati in mutande e smembrati. Forse anche torturati.

Nick fu abbastanza furbo dal voltarsi. Io invece, non riuscii a togliere lo sguardo dalla testa di una donna che galleggiava vicino al bordo come una boa in mezzo al mare. Ebbi un conato di vomito.

Amelia cercò di aiutarmi, mentre Tony imprecava nei modi più osceni. Bud e Spectrum invece erano rimasti fermi a fissare qualcosa sopra di noi.

-Bud, cosa stai guardando?- Chiesi facendo dei respiri profondi.

Il soldato alzò lentamente il braccio e puntò l’indice verso il cielo. Seguendo la traiettoria del dito, scoprimmo un’altra macabra sorpresa. Appesi alle verande delle camere superiori, figuravano dei totem di spoglie umane. E già … qualcuno aveva preso gambe, braccia, teste e altre componenti organiche per poi legarle insieme e farne degli scacciaincubi il cui effetto era invertito. Il tutto era reso ancora più inquietante dalle luci rosse dei neon. Un vero mattatoio.

-Chi cazzo ha fatto questo schifo? Un serial killer?- Chiese seccato Tony.

-Direi più un clan o una tribù.- Gli rispose l’indiano.

-Tipo gli indiani?-

-No, col cazzo. Gli indiani non hanno mai generato simili orrori. Questa roba appartiene a un gruppo di sadici psicopatici. Comunque il messaggio è chiaro.-

-Cioè?- Chiese intimorito Nick.

-Siamo forti e cattivi. Non ostacolateci. I nostri nemici moriranno. Il vostro destino è già segnato. Mancano i riferimento a una qualche divinità pagana, ma il resto sta tutto ad indicare la loro pericolosità.- Era chiaro che sul tribalismo Bud fosse più preparato di noi.

Restare a fissare quell’orrore non avrebbe di sicuro favorito la riuscita della missione.

-Va bene. Amelia e Tony, controllate il piano terra. Bud e io setacciamo il piano di sopra. Nick e Spectrum, restate di guardia e al riparo. Mi raccomando, state attenti. Muoviamoci!-

Cercando di non scivolare sulle pozzanghere e di inciampare nei resti umani, iniziammo a setacciare le camere sperando di trovare i Reed sani e salvi. Le camere non celavano alcun sacrificio arcano. Erano però tutte in disordine e svaligiate, come se dei saccheggiatori avessero dato un festino a tema sciacallaggio in ogni camera. In alcune non c’era più neppure il rame dell’impianto elettrico, ma dopo aver visto cosa c’era nella piscina, avevo deciso di non abbassare la guardia raccogliendo delle sigarette finite sotto uno dei letti.

-Qui niente.- Urlò Tony dal piano terra.

-Qui neanche il water.- Mi informò Bud dalla stanza accanto.

-Sicuri?-

-Affermativo!- Mi risposero i tre soldati.

O il professore Reed e la sua famiglia erano scappati da quel mattatoio, oppure erano andati a farsi un “tuffo in piscina”. Ci riunimmo tutti davanti alla reception del motel. Un piccolo ufficio a fianco dell’entrata che prima non avevo notato.

-Quindi, che facciamo? Continuiamo a cercarli?- Chiese Nick.

-Si, ma ho come la vaga sensazione che dovremo immergerci in quella piscina per trovarli.- Dissi indicando la piscina.

-Il problema è il congegno. Se è finito in quella tomba non è detto che sia ancora funzionante.- Fece notare Amelia.

Mi ero quasi scordata del congegno. Tornare a casa doppiamente a mani vuote sarebbe stato doppiamente umiliante. Per non dire tragico.

-Secondo me se lo sono presi i saccheggiatori, o magari i mostri che hanno concepito questo mattatoio per esseri umani.- Considerò Nick.

-Movimento a ore sei.- Sussurrò Bud. Il soldato puntò la sua gatling in direzione dell’entrata. Le sei canne rotanti iniziarono a girare prima che noi potessimo puntare le nostre.

Intravedemmo un’ombra. Qualcosa di poco più grande di un bambino si stava avvicinando. Quando arrivò sotto la luce dell'insegna capimmo di cosa si trattasse.

Un bel esemplare di pastore tedesco dall’aspetto innocuo.

-Oh ma quanto è bello!- Esultò Nick abbassando il fucile da caccia.

Il meccanico si inginocchio e allungò la mano in direzione del cane. Questo non perse un secondo e si avvicinò a passo svelto al nostro gruppo.

-Nick, sta attento! Potrebbe essere rabbioso o feroce.- Come per prendermi in giro, il cane iniziò a leccare la mano di Nick, il quale a sua volta si divertì ad accarezzare la bestiola.

-Ma che feroce, Rocket? Questo qui è un tenerone.-

-Non vedo nessun altro.- Ci informò Bud. Il visore del suo casco era quello regalatogli dalla madre di Nick. Se quel gioiellino non rilevava altri pericoli nei dintorni, allora significava che il cane era davvero solo.

Anche Tony e Amelia si unirono alla festa. Riempirono il superstite a quattro zampe di coccole e di carezze. Neppure lo scienziato o il gigante d’acciaio riuscirono a fare a meno di strofinare la bestiola.

-Ah ah, ma che bel cucciolo.- Disse Spectrum mentre il cane gli leccava il visore.

-Oh ma dai, ragazzi? È solo un cane.- Non è che odiassi i cani, è solo che vederli comportarsi in quel modo durante una missione mi sembrava infantile.

-Dai sorella, prova a sentire quanto è morbidoso questo peluche vivente.- Mi invito Amelia grattando il cane dietro le orecchie.

-Guardate, mi sta dando la zampa.- Fece notare Spectrum. Il cane gli stava praticamente graffiando il telaio con la zampa anteriore.

-Non ha collare. Possiamo tenerlo?- Mi chiese Nick.

Non ebbi il tempo di rispondergli che il cane scivolò fuori dal gruppo e andò nel bel mezzo del piazzale. Abbaiò un paio di volte e grattò con gli artigli su una piastrella.

-Avete visto?- Ci chiese Spectrum.

L’eyebot stava fissando il cane.

-Cosa Doc?- Gli chiesi speranzosa.

Seguii l’eyebot fino al cane, che si spostò dalla piastrella da bravo cane.

-Una copertura mobile!- Esclamò Spectrum.

Osservai più attentamente la piastrella e mi accorsi che era diversa dalle altre. Aveva un anello di ferro colorato con la stessa tonalità del marmo. Quasi impossibile da vedere. Tirai l’anello e con molta sorpresa, la piastrella venne su come un tappo di bottiglia. Sotto, vi era celato un interruttore. Il mio istinto mi spinse a premerlo senza pensarci. Una grossa placca di marmo a pochi passi da me si spostò. Il marmo nascondeva una scalinata che conduceva nel buio assoluto. Neppure le luci rosse dei neon riuscivano ad arrivare così in fondo.

-Bravo cane.- Dissi accarezzando il nostro nuovo amico sulla testa.

Gli altri non si fecero aspettare. Anzi, con le armi in pugno e le sicure disinserite, si misero in fila dietro di me. Scendemmo lungo le scale con uno schema diverso da quello di prima. In testa c’ero io, poi a seguirmi Tony, Nick con a fianco il cane, Spectrum, Amelia e alla fine Bud. Ero quasi sicura che il peggio lo avevamo lasciato alle spalle.

La struttura non sembrava di fabbricazione militare. I muri erano in cemento, ma le luci erano quelle di una normale abitazione. Forse i proprietari del motel avevano guadagnato abbastanza soldi da potersi permettere un piccolo rifugio sotto la loro proprietà.

Scese le scale arrivammo ad un lungo corridoio, che dopo un paio angoli e un rettilineo di venti metri, ci portò davanti a una grossa porta blindata. Inserito nella parete vicino alla porta, c’era anche il terminale che la comandava. Quando lo attivai, il computer mi pose un piccolo problema. La password di accesso.

-Provo a vedere se riesco ad acherarlo.- Un attimo dopo comparve sul monitor una sequela di dati troppo complessi per me. -Come non detto.-

-Ci penso io, ci penso io.- Disse Spectrum volteggiandomi davanti.

L’eyebot andò a posizionarsi davanti al terminale, ed emettendo i soliti rumori elettronici. Come per magia, il terminale emise il suono dell’accettazione e aprì la porta blindata.

-Una bazzecola.- Scherzò lo scienziato.

-Niente male Doc, niente male.- Mi complimentai.

Mentre mi complimentavo con Spectrum, alle mie spalle continuavo a sentire un suono di ingranaggi. Pensavo che si trattasse solo degli ingranaggi della porta, ma invece.

-Attacco il bersaglio!- Disse qualcuno dietro di me. La voce non era quella di una persona. Era quella di un … di un … assaultron?!

Non ebbi neppure il tempo di attivare il V.A.T.S.. Vidi soltanto a rallentatore il volto di Tony impallidire. Io chiusi gli occhi e l’ultima cosa che sentii, fu il suono di due lame che si sfregavano a vicenda, vicino al mio collo.

Ciò che ne seguì ... fu un miracolo.

Aprii gli occhi e lentamente mi voltai. Il robot da guerra era equipaggiato con due lame dentate al posto delle mani. Lame che, fino a poco fa, si erano incrociate a pochi centimetri dal mio collo. Le lame avrebbero dovuto tornare dritte, in parallelo tra loro due. Questa mossa da spadaccino, mi avrebbe dovuto tagliare la testa di netto. Ma così non fu. L’assaultron si era bloccato come una statua nel bel mezzo del suo attacco.

-Cazzo.- Mi uscì dalla bocca come l’alito di un fantasma.

-Ce l’ho.- Disse Spectrum al mio fianco.

Io arretrai di qualche passo, nel modo più lento possibile e cercando di non causare la benché minima vibrazione. Anche gli altri erano rimasti sbigottiti. Escluso il cane. Lui non aveva ben capito cosa sarebbe potuto accadere

-Ce l’hai … sotto controllo?- Chiesi allo scienziato.

-Se ha un’antenna, una batteria e un processore … lo posso controllare.-

-Controllarlo quanto?- Chiese Nick mentre teneva sotto tiro il robot con il suo fucile da caccia.

Il robot bipede si mise sull’attenti e fece il saluto. Una cosa per la quale non era stato neppure programmato.

-Fino in fondo.- Rispose con fermezza lo scienziato.

Poi il robot svanì nel nulla. La cosa spaventò tutti, tanto da farci puntare le armi a destra e manca nel tentativo di ritrovarlo.

-Dove è finito? Doc?- Chiesi.

-Non preoccupatevi. È il suo sistema stealth.- Mi rispose Nick.

-Cioè?-

-Gli assaultron dominatori sono dotati di un congegno Stealth Boy. Sapete, quell’affare che piega la luce e ti rende invisibile. Sono entrambi di fabbricazione RobCo.- Il meccanico la sapeva lunga.

-Tranquilli. Ora è dei nostri.- Disse Spectrum fluttuando lungo il corridoio. -L’ho mandato in perlustrazione.-

Dopo essermi presa un momento per riprendermi, anzi per riprenderci, ricominciammo a camminare. Arrivammo tutti quanti in un grosso stanzone, buio pesto. Accesi la torcia del mio Pip-Boy. La luce mi avrebbe reso visibile agli occhi di chiunque, ma per lo meno avrei visto dove stavo andando.

-Spectrum? Vedi qualcosa?- Chiesi allo scienziato.

-Tranquilli. Ne io ne l’assaultron abbiamo trovato pericoli, ma credo che dovreste accendere le luci.-

Avvicinai il Pip-Boy alla parete. A sinistra dell’entrata trovai un porta interruttori casalingo con quattro interruttori che attivai. Le luci si accesero e nella sala trovammo … il bottino dei pirati.

-Ho un de ja vu!- Scherzò Amelia.

Ciò che trovammo non era di certo lo stesso del magazzino speciale, ma era comunque roba di valore.

Lampadine, trementina, benzina, nastro adesivo, fibra, ottica, stecche di sigarette e una cassaforte. Trovammo anche un terminale lì a fianco e altre due porte blindate. Una nella parete di sinistra e l’altra in quella opposta all’entrata. Forse il terminale vicino alla cassaforte poteva aprirle.

-Secondo me il congegno è nella cassaforte.- Dedusse Amelia.

-A questa ci pensa MechaNick .- Affermò Nick.

Il super meccanico si inginocchio vicino alla serratura della cassaforte e iniziò ad armeggiare con una graffetta per capelli e un cacciavite.

-Io provo con il terminale.- Dissi andando alla scrivania con il computer.

-Dai Rocket, non è una serratura difficile.- Contestò Nick.

-Voglio vedere se ci sono delle informazioni o dei registri. Tu intanto divertiti con i tuoi giochi.-

Mentre gli altri saccheggiavano la stanza e Nick cambiava la graffetta appena spezzatasi nello serratura, io accesi il terminale. Sul monitor comparve la schermata iniziale con la solita scritta: Benvenuto alle RobCo Industries (TM).

A già, forse voi non lo saprete, ma prima delle bombe, la maggior parte dei terminali negli Statti Uniti, era di fabbricazione RobCo. Erano pochi quelli delle altre aziende. Quelli del colosso tecnologico erano affidabili e con il sistema operativo unificato già inserito. Questo garantiva agli utenti un più facile utilizzo delle apparecchiature.

Restava solo un piccolo ostacolo per accedervi. Il terminale era protetto da una password. Un po come quello di prima, ma nulla di troppo complicato. Avevo quattro tentavi e una serie di parole tra cui scegliere. Dovevo scegliere quella giusta, altrimenti il terminale si sarebbe bloccato.

-Proviamo con … baseball.-

Sulla parte bassa a destra del monitor comparve:

>BASEBALL

>Accesso negato.

>Affinità=3

Tradotto, significava che baseball non era giusta e che la vera password aveva tre lettere in comune con quella da me selezionata. Dovevo riprovare.

-Ricordati che la password potrebbe essere stata modificata dai maniaci.- Mi fece notare Tony.

-Mi sa che hai ragione.- Dovevo pensare come un maniaco assassino. -Vediamo … albero, bandiera, palla.-

Riprovai con l’unica che mi sembrava fattibile. Supremazia. Digitata la password, il terminale emise un il bip di approvazione, la schermata delle password svanì e al suo posto comparve la lista dei registri con in basso la scritta:

>Password accettata.

-Finito!- Esultammo io e Nick contemporaneamente.

Guardai alla mia sinistra e vidi che il portello della cassaforte era spalancato. Il caro Nick aveva un sorrisetto sulla faccia che sfoggiava nei momenti più vittoriosi.

-Non sai vincere Rodriguez. E comunque ora ho accesso ai registri.-

-E tu non sai perdere.- Controbatte Nick.

-Dimmi piuttosto cosa c’è là dentro.-

-Vediamo.- Il meccanico iniziò a saccheggiare la cassaforte. -Tre orologi d’oro, un orsacchiotto, due bottiglie di whisky, una Nuka Cola Victory e TRENTAMILA DOLLARI!-

-Cosa?!- Chiese stupefatto Tony.

-Guarda!- Il meccanico ci mostrò tre mazzette da diecimila dollari neanche scartate. -Con questi mi comprerei una macchina nuova.-

-Una Corvega Atomic V-8 nuova di zecca.- Gli consigliò Tony.

-Io il set di proiettori olografici per l’ufficio che non mi sono mai ricordato di ordinare.- Disse Spectrum.

-Io me ne andrei a Reno e me li giocherei al casinò.- Continuò Bud.

-Hey hey! Non siamo all'asilo, siamo in missione, quindi vediamo di rimanere concentrati.- Gli rimproverai io.

Mentre Nick raccoglieva il suo bottino, io iniziai a leggere i registri del terminale.

-La prima annotazione risale ad alcune settimane fa.- Lessi per gli altri. -Sembra che uno dei predoni abbia scritto tutto. Hanno occupato il motel, ucciso o rapito tutti i presenti e installato un radiofaro sul canale di emergenza per attirare i superstiti nella trappola.-

Mi tornò in mente la radio del mio Pip-Boy. Usai le manopole per selezionare la sua schermata. L'unica trasmissione disponibile era quella del Red Oasis. La selezionai e iniziammo a sentire il messaggio ripetuto di un uomo.

-A chiunque sia là fuori e abbia bisogno di aiuto. Qui al Red Oasis possiamo offrirvi cure, cibo e protezione. Raggiungeteci al più presto e noi vi aiuteremo.- Poi il messaggio ricominciò da capo.

-Bastardi.- Commentò Bud.

Sentire quelle stronzate una volta soltanto era più che sufficiente. Spensi la radio e tornai a leggere i registri.

-Nella seconda parla di un certo Woden. Sembra che questo tizio gli abbia ordinato di darsi all’anarchia e sterminare gli “indegni”.-

-Indegni?- Mi chiese Nick.

-Non so cosa intenda questo maniaco per indegni, ma di sicuro non deve avere tutte le rotelle apposto. Aspettata, c’è un olonastro.-

Selezionai l’applicazione del lettore di olonastri. L’olonastro caricato si chiamava: La Voce Del Signore. Premetti play e ciò che udimmo fu pura follia.

-Fuoco e radiazioni. Radiazioni e morte. Morte e noi.- Era la voce rauca di un uomo ma il tono sembrava quello di uno stregone malvagio. -Dalle ceneri della nostra Sodoma … noi siamo risorti. Ora abbiamo la possibilità di ricostruire un mondo perfetto, puro e senza peccati. Ma con noi sono sopravvissuti anche molti infedeli. Fratelli americani, unitevi alla mia Orda. Raggiungete Oklahoma City e bruciate tutto ciò che le fiamme del giudizio non hanno purificato. Una volta che sarete giunti a destinazione, il vostro futuro avrà inizio.-

La registrazione terminò e noi restammo a fissare il monitor cercando di capire contro chi ci fossimo messi.

   
 
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