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Autore: Hell Storm    22/04/2017    3 recensioni
Da bambina papà mi diceva che dove c'era la luce, c'era la vita, la speranza ... e il pericolo. Solo nel 2077 mi fu ben chiaro il vero significato di quelle parole, quando le bombe caddero e il mondo bruciò. Io e altri miei commilitoni ci salvammo nascondendoci fra le mura della nostra base, ma quando uscimmo alla luce, il nostro mondo non c'era più. Rimasti soli e a guardia di uno dei più grandi tesori prebellici della storia, decidemmo di fondare il primo insediamento della Zona Contaminata. Un faro di speranza in un oceano di morte e buio che avrebbe attirato altri superstiti in cerca di aiuto e di conseguenza anche intere legioni di mostri nati dalle radiazioni e predoni senza scrupoli.
Io sono il sorvegliante Rocket Earp. Noi siamo i fondatori di Beacon City. La Zona Contaminata è il nostro mondo. E questa ... è la nostra storia.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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I Fondatori e l’Orda

Furono loro i primi a cominciare

 

 

25/12/2077 D.C.

 

Stati Uniti d’America/Commonwealth delle pianure

Oklahoma/Contea di Cimarron/Area di sosta Red Oasis/Bunker occupato

Ore 18:50

 

36°30’58.6”N 102°33’10.1”O

 

-Tre a uno che è un fanatico religioso impazzito.- Decretò Bud.

Avevamo appena sentito l’olonastro con la voce di Woden. Chi poteva mai essere quel megalomane?

-Per me un radioamatore nella cantina dei suoi genitori.- Disse sarcasticamente Amelia.

-Un ghoul.- Disse Spectrum.

-Cosa?- Gli chiesi.

-Ho analizzato l’audio e ad una prima analisi posso dirvi che questo Woden è un ghoul. Ne sono sicuro all'ottantatré per cento, ma non posso dirvi chi sia esattamente.-

-Ok, ci portiamo l’olonastro con noi. Ora vediamo di aprire quelle porte.- Dissi estraendo l’olonastro dal terminale.

Importante o meno era meglio portarlo con noi.

-Aspetta Red.- Mi pregò Nick avvicinandosi con la sua rivista di Total Hack in mano. - Fammi provare una cosa.-

Il meccanico pose la sua rivista sulla scrivania e iniziò a trascrivere con la tastiera del terminale un codice stampato all’ultima pagina del mensile di tecnologia.

-E io dissi: Che le porte siano aperte!- Affermò il meccanico cliccando sul tasto di invio.

L’idea di Nick era che le porte si sarebbero dovute aprire, ma a quanto pare doveva aver sbagliato qualcosa. Infatti le porte rimasero chiuse, mentre le luci si spensero.

-NICK?!- Esultammo tutti quanti, compreso il cane che abbaiò.

Il buio non ci andava a genio.

-Scusate, non volevo. Speravo di bypassare i controlli delle serrature, ma a quanto pare ho letto male.- Si scusò Nick.

Premendo nuovamente il tasto di invio le luci tornarono ad accendersi e io potei mostrare che l’applicazione per aprire le porte di sicurezza era già presente. Bastava tornare alla pagina iniziale e scendere a [Comandi porte di sicurezza]. Da lì si arrivava all’interfaccia di controllo delle porte, la quale indicava che lo stato attuale era: chiuso.

L’ultimo passaggio fu premere sulla finestra di [Apri porte]. Una volta premuto invio udimmo lo scatto delle serrature automatiche e sul monitor apparve la scritta: Blocco di sicurezza disattivato. Apertura porte… .

-Spero che almeno tu sappia perdere Nick.-

-Zitta.- Mi rispose imbronciato lui.

I tre soldati si avvicinarono alla porta opposta all’entrata. Amelia la aprii con uno scatto mentre Bud e Tony entrarono con le armi spianate.

-Forse abbiamo trovato un’uscita secondaria. C’è un portellone stagno.- Ci informò Tony.

-Controlliamo l’altra porta prima di andarcene.- Ordinai.

Ad aprire l’ultima porta fummo io e Nick, mentre gli altri rimasero a coprirci. Spalancata la porta trovammo ciò per cui eravamo partiti. Solo che eravamo arrivati troppo tardi.

Il professor Reed giaceva su una sedia con le mani legate dietro la schiena e il volto tumefatto. Lo avevano picchiato così forte da ucciderlo. A confermare la sua identità fu il cartellino identificativo che portava al petto. Non avremmo potuto identificarlo in altro modo dato che il volto, oltre ad essere stato martoriato dai pugni, era stato anche bruciato dalle fiamme nucleari. Il povero Reed si era anche trasformato in un ghoul.

-Oh no, Bret cosa ti hanno fatto?!-

Alla vista del cadavere lo scienziato robot andò in escandescenza.

-Era suo amico?- Chiesi allo scienziato.

Gli ci volle un po per tornare in se.

-Si.- Ammise rassegnato il Dr Spectrum. -Era anche uno dei più grandi uomini con cui io abbia mai lavorato.-

Lasciai al povero Spectrum un attimo in pace e nel frattempo slegammo il professore. Lo adagiammo in disparte vicino alla parete. Stavo per mettermi a cercare il dispositivo, ma d’improvviso il suo orologio da polso si illuminò. Mi allontanai temendo di aver attivato qualcosa di pericoloso.

-Tranquilla … sto accedendo alla memoria di quel aggeggio.- Mi rassicurò Spectrum.

-Cerca un messaggio.- Intuì Nick.

-Corretto. Se non ricordo male l’orologio dovrebbe possedere altri optional. Termometro, barometro, registratore e altro. Pure una serratura biometrica.-

Come quella del mio Pip-Boy. Gli avrebbero potuto tagliare il braccio, ma evidentemente erano stati previdenti. Avevano voluto tenerlo vivo il più a lungo possibile.

-Trovato qualcosa Doc?- Chiesi.

-Sì, ascoltate.-

L’orologio da polso si illuminò e iniziò a riprodurre l’ultimo messaggio.

-Se mi state ascoltando, vuol dire che io sono morto e che tra di voi c’è la persona a cui dovevo consegnare il “neurone”.- A giudicare dal tono del professore doveva essere già malconcio al momento della registrazione. -Durante il viaggio un’onda d’urto ci ha fatti finire fuori strada. Maggie è morta sul colpo … non ho potuto salvarla cazzo! Zack è svenuto nell’incidente. L’ho portato in braccio per due giorni prima di arrivare in questo posto. Quando siamo arrivati gli altri superstiti ci hanno offerto assistenza, nonostante le nostre condizioni. Eravamo stati bruciati dalle radiazioni. Non so spiegare come mai non siamo morti, ma sono sicuro che qualcuno di mia conoscenza l’avrà già scoperto.-

-Ci puoi scommettere il dottorato.- Esultò Spectrum.

-I problemi sono sorti dopo un mese dalla caduta delle bombe. Ci eravamo organizzati per raggiungere una destinazione della quale solo io ero a conoscenza. Ma poi è arrivata “l’Orda”. Erano una ventina. Alcuni bruciati, altri no. In comune avevano soltanto la follia. Hanno ucciso tutti coloro che non si erano arresi. Mi hanno risparmiato solo perché ero bruciato. Hanno rinchiuso me, le persone che si erano arrese e tutti i bambini nel bunker dei proprietari di questo posto. Non ci hanno messo molto a capire chi ero … e hanno iniziato a chiedermi di collaborare con loro per conto di un certo Woden. Lo credono un salvatore, che li guiderà ad un nuovo Eden. Solo che questo salvatore è più un dittatore. Io ho rifiutato e loro mi hanno pestato. Vogliono la mia piena collaborazione, ma prima che ciò accada sarò già morto. Se capiranno il funzionamento del neurone … il destino dell’America sarà a rischio. Più di quanto non lo sia già. Joel … se mi stai ascoltando … ti prego. Salva Zack! È l’unica cosa che posso l’asciare al mondo. Il neurone ce l’ha lui, ma se i predoni lo troveranno addosso a lui, lo uccideranno. Lo stanno tenendo insieme agli altri nella stanza a fianco. Ti prego salvalo. L’Orda non sa del P1 … ma se lo scopriranno, non perderanno un attimo e lo attaccheranno. Non sottovalutateli. Non sono dei semplici predoni. Salvate Zack, prendete il neurone e informate il tuo amico colonnello! Sento che stanno tornando. Ti prego Joel, fa come ti ho detto e di a Zack che … la mamma e il papà gli vogliono bene. E che Dio sia con voi.-

Il messaggio terminò e l’orologio si sganciò automaticamente dal polso di Reed. Aver ascoltato il messaggio aveva confermato le nostre teorie su ciò che avevamo visto in superficie.

-Questa me la pagheranno cara.-

Spectrum non scherzava. Voleva davvero uccidere i mostri che avevano torturato il povero Reed e massacrato tutti gli altri.

-Presenteremo il conto.- Affermò Bud battendo un colpo sul castello della sua mitragliatrice.

Raccolsi l’orologio di Reed e senza pensarci lo porsi a Spectrum. Lui mi fissò senza dire niente e alla fine andò a volteggiare vicino alla porta delle celle. Il cane stava già annusando qualcosa sotto alla porta. Una traccia.

-Le mie letture indicano delle fonti di calore dietro a questa porta.-

-Ci penso io Doc.- Disse Bud allungando la mano verso la maniglia.

-FERMO!- Urlò Nick.

Bud si bloccò come una statua e tutti noi fissammo il meccanico. Nick stava indicando una strana scatola fissata alla parete nei pressi della porta.

-Wow. Una trappola esplosiva.- Ne dedusse il gigante. -Porca puttana. Non l’avevo vista.-

Nick si avvicinò lentamente alla scatola, la esaminò e staccò semplicemente un paio di fili.

-Fatto.-

-Grazie amico. Ti devo la vita.-

-Tranquillo Bud. L’esplosivo ti avrebbe a malapena graffiato, ma avrebbe comunque fatto male a noi.- Disse il meccanico mostrandoci il plastico della trappola.

L’unico a non aver percepito il pericolo appena scampato era il cane. Lui non sapeva neppure cosa fosse una bomba.

-Doc. Tu non l’avevi vista.- Feci notare.

-Scusatemi. È che … non ero concentrato.-

Anche la rabbia poteva rendere fallibile l’uomo macchina più efficiente al mondo.

L’ultima porta non era blindata. Era una semplice porta di legno che non era stata neppure chiusa. Quando Nick la aprì entrammo tutti quanti con le armi spianate e le torce accese. La prima cosa che scoprimmo fu la puzza di chiuso e di altre sostanze poco gradevoli. La seconda fu la serie di celle e gabbie costruite con dei rottami. Alcune erano vuote, mentre altre no. Quando le illuminammo, le figure rinchiuse al loro interno si nascosero come meglio poterono. C’erano all’incirca venti persone stipate in quello stanzino e ognuna di loro aveva la paura stampata sul volto.

-Tranquilli. Siamo venuti qui per salvarvi.- Gli rassicurai.

In un primo momento non sembravano molto sicuri. Erano ridotti a degli stracci. C’erano anche quattro anziani e tre bambini. Mi avvicinai alla loro gabbia cercando di apparire meno minacciosa possibile. I due vicini alla porta avranno avuto dai sette ai dieci anni. Il terzo se n’era rimasto in disparte, nell’ombra.

-Ehi, state bene?-

-Tu sei una dei buoni?- Mi chiese quello più piccolo.

-Si. Si io sono una dei buoni. Siamo venuti qui per salvarvi dai cattivi.-

-Da dove venite? Chi siete?- Mi chiese un uomo nella gabbia accanto.

-Siete dell’esercito? Venite da un luogo sicuro?- Continuò una donna anziana.

-Veniamo da … da?-

Non potevo dirgli di Boise e del P1. Il colonnello era stato molto chiaro fin dal giorno di Emersione. Nessuna informazione o dato sensibile doveva essere rivelato in qualsiasi circostanza a qualsiasi soggetto a noi estraneo.

-Noi veniamo da …?-

Guardai i miei compagni ma nessuno di loro sapeva cosa rispondergli. Poi … guardando il faro sull’elmetto di Bud, mi venne l’illuminazione. Letteralmente. Loro avevano bisogno di una casa, di un rifugio, della salvezza, della luce. Avevano bisogno di … di ….

-Beacon City!-

-Che cos’è? Non ne ho mai sentito parlare.-

Uno degli anziani aveva fatto passare la testa tra le sbarre pur di riuscire a vedermi meglio.

-Non è una vera e propria città. É un insediamento per adesso, ma presto diventerà un grande rifugio per tutti i superstiti. Una città di luce in un mondo di tenebre.- Dissi cercando di apparire credibile.

-Ma voi chi siete esattamente?- Mi chiese un’altra donna nella gabbia vicino all’entrata.

-Noi? Noi siamo … i fondatori di Beacon City! Siamo i Fondatori del primo ed ufficiale insediamento nella Zona Contaminata.-

I superstiti rimasero in silenzio ad osservarmi increduli. Forse avevo esagerato con la storia. Ero sul punto di rimangiarmi tutto. Ma poi invece, tutti scoppiarono in un grido di trionfo e mi fecero l’applauso più gratificante che io avessi mai ricevuto. Anche i miei compagni erano rimasti stupiti. Più per la mia capacità di mentire che per altro.

Chi avrebbe mai pensato che da quella mia invenzione, sarebbe nata una leggenda.

-Siete dei militari quindi?- Mi domandò un altro prigioniero.

Guardai meglio l’uomo nella gabbia e vidi che indossava un’uniforme dell’esercito. Gli mancava solo la giacca.

-Ehm … è un’informazione riservata. Tu invece sei un soldato?- Gli chiesi.

-Si signora. Caporale di fanteria Earl Flores. Ero in viaggio con un mio amico durante la Grande Guerra.-

-Quella del diciannovesimo secolo?- Chiese Spectrum.

Già. Quella che avrebbe dovuto mettere fine a tutte le guerre. Come no.

-No. É così che quei mailai chiamano la fine del mondo. La Grande Guerra che ha distrutto tutte le nazioni in meno di un giorno.-

-Forse anche meno.- Fece notare Toni.

-Che fine ha fatto il tuo amico?- Chiesi.

Vedendo incupirsi il volto di Earl, intuii cosa fosse accaduto.

-Durante l’assalto, una granata a frammentazione è finita nella nostra barricata. L'esplosione ci ha colpiti entrambi, solo che io sono svenuto, mentre O’Connell si è beccato tre schegge nel torace.-

-Beh, tranquilli. Ora vi tiriamo fuori. Sergente, MechaNick aprite quelle porte.- Ordinai.

Il gigante d’acciaio aprì una ad una le serrature che gli capitavano a tiro. Anzi, le scardinò con le mani d’acciaio. Nick, entrato nel personaggio del super meccanico, diede una mano a liberare i sopravvissuti aprendo le serrature con le graffette e il cacciavite. Spectrum e il cane restarono fermi a osservare i dintorni. Tony si posizionò di guardia alla porta, mentre io e Amelia controllavamo le condizioni dei prigionieri. A parte i sintomi della malnutrizione e i segni dei maltrattamenti, non erano messi tanto male. Controllai attentamente i due bambini per accertarmi che non avessero subito violenze di alcun tipo. Per fortuna sembravano soltanto sporchi e affamati. Il terzo però era rimasto seduto sul materasso in fondo alla gabbia. Mi avvicinai per vedere se stava bene e fu allora che notai un piccolo particolare di quel ragazzino. Era un ghoul. Simile a Baatar e ad Isaac, solo che giovane. Avrà avuto anche lui dieci anni, ma era difficile capirlo con la pelle bruciata dalle radiazioni.

-Ehi, che ne dici se ce ne andiamo da qui?- Gli chiesi con tono affettuoso.

Lui alzò lentamente la testa mi fissò con i suoi due occhi. Aveva ancora le sclere bianche e le iridi azzurre. E sapeva ancora piangere.

-Dov’è il mio papà?-

Avvertì una brutta sensazione al cuore.

-Sei il figlio del professor Reed?-

Lui annuì. Cavolo, sapevo che sarebbe stata dura, ma speravo di poter evitare di informare un bambino sulla morte di suo padre. Presi un profondo respiro e feci ciò che andava fatto.

-Papà è con la mamma adesso, in cielo.-

Semplice, diretta e il più delicata possibile.

Il piccolo ghoul crollò. Appoggiò la testa alle sbarre della gabbia e si abbandonò in un sonno profondo. Provai a scrollarlo, ma lo shock doveva averlo traumatizzato a tal punto da farlo arrendere.

-Zack? Zack sono io, il Dr. Spectrum!-

Spectrum si era accorto del ragazzino in ritardo. Non che avrebbe potuto far gran che, ma di sicuro lo avrebbe aiutato.

-Non preoccuparti Doc. Ora è in salvo.- Lo rassicurai io.

Ebbi però qualche problema con la pistola, e portare in braccio il ragazzino mi riuscì difficile. Era la prima volta che ne tenevo uno in braccio.

-Tranquilla, ci penso io.- Si offrì il caporale Flores.

Il soldato prese in braccio il piccolo ghoul, permettendomi di tornare operativa a cento per cento. Una volta tornata a casa avrei dovuto passare un’oretta nella palestra del quartiere residenziale. Tonto per allenare le braccia.

-Ehi, guardate cosa c’è qui.- Nick si era fermato davanti ad un armadietto blindato.

-Aprilo super meccanico!- Gli ordinai.

-Lui è un supereroe?- Mi chiese il ragazzino più grande.

-Si. MechaNick, il super riparatore.- Si vantò Nick.

-E quel signore?- Chiese indicando Bud.

-Io sono Bufalo d’Acciaio. Della tribù dei Navajo.-

-Scusatemi, ma quel eyebot fa da collegamento con la vostra base?- Chiese uno dei prigionieri appena liberati.

-Questa unità è programmata per fornire supporto esclusivamente agli operatori assegnategli.- Disse Spectrum imitando il messaggio preregistrato di un qualsiasi robot.

-E perché indossa un cappello?- Continuò il prigioniero.

Anche gli altri superstiti si stavano ponendo la stessa domanda.

Già. Perché un robot dovrebbe indossare un berretto?

-Per proteggere il suo processore dalle basse temperature.- Gli rispose Tony.

La risposta del soldato però non fu molto esaustiva.

-E questo tenerone? Come si chiama?- Mi chiese il ragazzino più piccolo.

Lui e il fratello maggiore si stavano divertendo ad accarezzare il segugio.

-Lui è … Atom. Se non fosse stato per lui non avremmo trovato il passaggio segreto.- Gli rispose Nick ancora intento ad armeggiare con la serratura.

In effetti, senza l’aiuto del cane … cioè di Atom, forse non saremmo mai riusciti a trovare il rifugio.

Lo scatto della serratura fece finalmente tacere i superstiti. Ancora un paio di domande e di sicuro si sarebbero accorti che la nostra storia era piena di incognite.

Nick spalancò le porte dell’armadietto blindato ed iniziò a saccheggiarlo.

-Che hai trovato?- Chiese Bud.

-Tre scatole di 10mm, una 9mm della polizia, una mina al plasma, quattro batterie a fissione, una rivista di Vivi e Ama!.-

-Niente che non abbiamo già visto?- Lo interruppe Amelia.

-Tre proiettili da 7,62mm, due bombole per lanciafiamme, tre cartucce al plasma e …-

-E cosa?- Gli chiesi.

-Per la miseria. È quello che penso che sia?- Ci chiese mostrandoci un oggetto.

Era simile ad un birillo da bowling metallico, con alla base il simbolo del pericolo nucleare e sulla testa rotonda una linguetta di innesco. Nick aveva trovato una granata nuka. Potente come il proiettile di un Fat Man, ma utilizzabile come una semplice granata.

-Bel colpo MechaNick!- Si complimentò Bud.

-Si, ma non ho trovato il congegno.- Fece notare Nick.

-Dannazione! Qualcuno ha un’idea?!-

Per un attimo mi ero dimenticata del vero obbiettivo della nostra missione.

-Lo abbiamo già trovato Red.- Mi rispose Spectrum.

L’eyebot usò un puntatore laser per indicarmi la scarpa destra del piccolo Zack Reed.

-È nella suola della sua scarpa.-

Guardando più attentamente mi accorsi che la suola della scarpa era molto spessa. Il vecchio trucco del tacco finto da agente segreto colpiva ancora.

-La apriamo?-

-No, non qui. È meglio tenerlo nascosto fino al rientro.-

-Ma sei sicuro che sia là dentro?- Gli chiesi dubbiosa.

-Riesco a vedere i componenti più piccoli del processore nel tuo Pip-Boy. Una delle mie creazioni potrei riconoscerla anche a mille piedi …-

-Ok, ok. Mi fido Doc. Ora però vediamo di sparire. Bufalo d’Acciaio, scorta queste persone all’uscita.-

-Ricevuto!-

I superstiti si misero in fila indiana e seguirono uno ad uno il soldato. Il gruppetto di anziani aveva qualche difficoltà, ma Amelia e Tony gli aiutarono in maniera esemplare. Guardai Nick che se ne andava con lo zaino gonfio e il fucile da caccia pronto all’uso.

-Se ti pesa troppo, fammi sapere Nick.-

-Tranquilla Red. Sono o non sono MechaNick?-

Mi guardai un’ultima volta a torno e mi unii alla coda. Fatti i primi tre passi, inciampai e finii per terra con la faccia rivolta alla grata di scolo della stanza. Ancora prima che potessi rialzarmi, una mano scheletrica mi agguantò il polso e un’altra mi strinse con forza il colletto della mia tuta. Guardai meglio oltre la grata e mi accorsi che a trattenermi era un repellente ghoul ferale. -MORTE!!!- Urlò il mostro.

Gli altri si erano accorti dell’agguato e il primo ad arrivare in mio soccorso fu Nick. Il meccanico si accorse di non avere alcuna possibilità di sparare al mio aggressore, che si faceva scudo con il mio corpo. Abbandonò il fucile e iniziò a tirarmi dal cinturone. Tony si stava già facendo strada tra i superstiti, i quali non avevano neppure capito cosa stesse accadendo. Il bastardo continuava a tirarmi a sé e io cominciavo a temere che potesse trascinarmi il braccio nel suo antro. Usai la mano libera per cercare qualcosa per liberarmi dell’aggressore. La pistola mi era scivolata lontano e usarla sarebbe stato problematico. Tastai freneticamente il cinturone nella speranza di trovare la mia ultima risorsa e finalmente lo trovai. Il ripper datomi da Wright era stato tutto il tempo a non fare niente. Era il momento di scatenarlo.

Quando premetti il grilletto la catena dentata iniziò a girare come un furia. L’assordante rombo del motore sovrastò tutti gli altri suoni nella stanza. Non persi un secondo a dare il ben servito al mio assalitore. Alzai il braccio intrappolato e con uno scatto gli tagliai la mano sinistra di netto, liberando la mia. Provai a fare lo stesso con l’altra, ma il ferale fu abbastanza furbo da lasciarmi il colletto.

Il ghoul cadde nella pozza di acqua sottostante ululando come una bestia indemoniata. Quell'essere indossava solo le sue mutande sporche, lasciando così in bella mostra il corpo malato e ustionato.

Io mi rialzai all’istante facendomi aiutare dai miei compagni che già stavano tenendo sotto tiro il mostro.

-CHE SCHIFO PORCA PUTTANA!- Urlai frustrata come non mi capitava da anni.

Dopo le rivelazioni di Baker e l’assaultron che mi aveva quasi decapitata, l’agguato del ghoul aveva reso il Natale del duemilasettantasette il peggiore della mia vita.

-Che cavolo di problemi ha quello?- Chiese Amelia tenendo sotto tiro il ghoul.

-È uno di loro.- Ci rispose uno dei superstiti. -L’hanno rinchiuso con noi perché era impazzito anche per i loro limiti. Non pensavamo che fosse ancora li.-

-Voi tutti la pagherete! Lord Woden vi sterminerà tutti. Non siete neppure degni di vivere, specialmente ora che avete mutilato un devoto dell’Orda!- Esultò il ghoul.

-Quel farabutto non è un ferale. È un semplice ghoul.- Fece notare Nick.

-Quando i miei compagni torneranno, informeremo Lord Woden del vostro patetico ed insignificante insediamento. Beacon City brucerà!-

Il verme aveva origliato la nostra presentazione come un piccolo scarafaggio. E come tutti sanno, con gli scarafaggi c’era solo una cosa da fare.

-ABBATTETELO!- Ordinai.

Una pioggia di proiettili passò attraverso i fori della grata. Il ghoul però riuscì a nascondersi nell’angolo più buio della sua tana.

-Cessate il fuoco!-

Controllammo per un’istante la posizione del bersaglio, ma era chiaro che lo avessimo mancato.

-Se Bud riesce a sfondare la grata posso entrare e finire il lavoro.-

-Negativo Tony, non abbiamo tempo. Dobbiamo andarcene prima dell’arrivo dei suoi amici.- Gli ricordai.

-Stai scherzando Red?! Ha sentito tutto!- Fece notare Nick. -Di Beacon e …-

Io gli risposi con un sguardo ironico e al tempo stesso eloquente. Anche se non fosse morto dissanguato, i suoi amici non avrebbero mai potuto risalire ad una città inesistente.

-A già. Vero.- Concluse Nick.

-Ora muoviamoci! Fate attenzione.-

Guardai gli altri allontanarsi in fila indiana lungo il corridoio e diedi un’occhiata veloce agli obbiettivi del mio Pip-Boy. L’ultimo passo per il completamento della missione era l’evacuazione dell’area. Ma prima dovetti salutare il mio spasimante. Tirai una sostanziosa scatarrata nella sua tana e calciai il più lontano possibile la sua mano mozzata.

-Prega che non ti riveda.- Lo avvisai poco prima di andarmene.

Quando arrivai nell’anticamera della prigione il corpo di Reed non c’era più. Al suo posto trovai un mucchio di cenere su cui Spectrum stava fluttuando.

-Che cosa è successo?-

-Ho usato il mio laser per cremare Bret. Un funerale degno degli antichi re.-

Forse in altre circostanze avremmo potuto fare uno sforzo in più e portare il corpo dello scienziato a casa, ma a conti fatti Doc aveva agito nel modo migliore. Portarci dietro la salma sarebbe stato un problema e lasciare Reed nelle mani di quei selvaggi sarebbe stato orribile.

Aspettai che Spectrum desse l’ultimo saluto, ma non lo fece. Volteggiò semplicemente fuori dalla porta senza dire una parola.

Guardai un’ultima volta le ceneri di Reed, gli feci il saluto e me ne andai.

Quando raggiunsi il resto del gruppo nel secondo corridoio della stanza con il terminale, la fila si era bloccata con in testa Bud e in coda io e Nick.

-Ehi la davanti, perché siamo fermi?- Domandai.

-C’è un altro terminale. Datemi un secondo.-

Ci toccò attendere che Bud violasse il terminale.

-Oh, ma guarda chi c’è!- Disse Nick avvicinandosi a me.

Aveva un’espressione molto felice. Avrei giurato che mi avrebbe abbracciata, ma invece mi superò e continuò ad avanzare nella stanza. Alle mie spalle, nel corridoio dai cui eravamo entrati poco prima, c’era l’ultima cosa che potessimo trovare. Un altro cane.

-Uh, allegria.- Commentai con un pizzico di indifferenza.

Si, lo ammetto. Sono sempre stata una tipa più da gatti.

Quando Nick arrivò a pochi passi dalla bestiola Atom si strusciò sulla mia gamba. Mi chinai e lo accarezzai sulla testa.

-Contento? Ora avrai un nuovo amico.-

Atom però non sembrava molto allegro. Anzi, emise un leggero brontolio mentre fissava il nuovo arrivato. Un brontolio molto simile a un leggero ringhio, che io identificai come: in guardia.

Insospettita dai versi di Atom cercai di mettere a fuoco il secondo cane. A causa della scarsa luce nel corridoio non lo vidi chiaramente, ma ebbi comunque un timore.

-Ehm … Nick?- Provai a chiamarlo. -Nick?!-

-Vieni qui bello, bello AAH!-

Il cane fece uno scatto fulmineo e scaraventò Nick a terra. Nick non riuscì neppure ad accorgersi di cosa fosse successo che l’animale gli azzannò la caviglia. Disarmato e preso alla sprovvista il meccanico colpì come meglio poté l’assalitore. Io e Atom giungemmo in suo soccorso all’istante. Io sparando un colpo a brucia pelo e Atom mordendo sul collo il suo simile. Il cagnaccio mollò finalmente il povero Nick, cercando di divincolarsi dalla presa letale di Atom che gli stava stringendo con forza il collo. Ma con un foro nel fianco e la giugulare lacerata non ebbe neppure il tempo di contrattaccare. Atom lo lasciò in fin di vita e con il sangue colante sul pavimento del bunker. Io però non ero buona come Atom e finii il bastardo con un colpo dritto in testa.

-Bello un corno, cagnaccio CATTIVACCIO!!!- Urlò Nick come una ragazzina isterica.

-State bene! Cos’è quello schifo?- Chiese Tony indicando la carcassa con la canna del fucile d’assalto.

Il cane era ridotto a uno scheletro spelacchiato, con cicatrici e bruciature su tutto il corpo. Gli occhi e il naso erano rossi e incrostati. La coda era stata mozzata e sul collo era presente un rudimentale collare.

-Un cane ferale?- Ipotizzai.

-No. È solo malato. Ho visto i predoni dargli ordini e usarli come segugi.- Ci informò una delle donne superstiti.

-Un momento.- Intervenne Amelia. -Ma se non è un randagio allora …-

Udimmo un suono sordo dal fondo del corridoio d’entrata.

-Ehi, chi c’è la giù?- Grugnì qualcuno in fondo al corridoio. -Sheamus, se ti sei liberato giuro che questa volta ti spariamo e basta.-

-Non avevamo chiuso la porta?- Domandò Tony.

-Sono tornati!- Disse spaventata la donna.

-Tony, coprici. Nick riesci a camminare o ti serve uno stimpak?-

-Oh no, sono in fondo allo zaino.-

I mille modi per riempire uno zaino, di Nick Rodriguez, con lo speciale su dove mettere gli stimpak. Sarebbe stato il titolo perfetto per una guida al suicidio post apocalittico.

-Ok, raggiungiamo il gruppo senza fare altri rumori. Tony, non sparare prima …-

-Eseguo la subroutine di eliminazione!-

Seguì un urlo accompagnato da dei suoni di lotta.

-ALLARME! ALLARME! L’assaultron è impazzito!-

-Alle armi fratelli!-

-Fregati.- Concluse amaramente Tony.

-Al diavolo! Muoviamoci. Aiutatemi a portare Nick.-

Con l’aiuto di Tony e dell’altra donna, riportammo Nick dal gruppo. Uno dei superasti si caricò sulle spalle lo zaino di Nick, mentre io e Tony ripuntammo le armi contro l’entrata.

-Come siamo messi con la porta?- Chiesi.

-La tastiera è danneggiata, ma ci sono quasi!- Mi rispose Bud.

-Dr Spectrum, non può fare qualcosa?-

-Questo catorcio è mezzo guasto! La sua antenna non mi riceve!- Mi informò lo scienziato in fondo al gruppo.

Mentre la paura cominciava a farsi sentire tra i superstiti, nel corridoio d’entrata risuonavano spari, esplosioni e urla di morte. L’assaultron era un abile avversario, ma quanto ancora avrebbe potuto resistere? Cominciai a temere il peggio quando vidi una vampata di fiamme illuminare le profondità del corridoio.

-Merda! Hanno un lanciafiamme!- Fece notare Tony.

-PORTA?!- Chiesi ancor più spaventata.

Si udì lo stridio provocato dal meccanismo e subito dopo percepii sulla schiena l’aria fredda del deserto.

-Fatto! Seguiteci!- Esultò Bud.

Uno ad uno i superstiti uscirono all’aria aperta, ma in tanto i nemici cominciavano a farsi vicini. E quando il corridoio iniziò a riempirsi di torce, le nostre armi sputarono piombo a volontà. La luce più vicina cadde per prima, seguita da altre tre che caddero anch’esse in breve tempo.

I nemici allora rallentarono la loro corsa fino a fermarsi completamente e ritirasi dietro al primo angolo. A giudicare dalle grida dovevano essere più di dieci.

-Che facciamo? Ce ne andiamo?- Mi chiese Tony.

-Si, ma prima vorrei bloccare questi folli.-

-Potresti usare il V.A.T.S. per colpire il serbatoio del loro lanciafiamme.- Mi consigliò il soldato.

-No, troppo distante e troppo corazzato. E non credo che lo metteranno davanti a tutti.-

-E la Nuka?-

-Nuka?-

-La granata!-

Una scossa attraversò il mio cervello. La risposta stava a pochi metri da me. Con una breve corsetta raggiunsi lo zaino di Nick. L’uomo che lo stava trasportando ebbe la cortesia di attendere nonostante l’agognata libertà fosse così vicina.

Frugai nello zaino senza neppure aprirlo completamente. La mia mano sfiorò qualche scatola e un contenitore. Poi mi accorsi che la granata era appesa ai lacci esterni dello zaino, e dopo averla strappata dalla tela, facendo particolare attenzione alla linguetta, feci segno ad Amelia di aiutare l’uomo con lo zaino. Tornata indietro tenendo la testa bassa, vidi che Tony si era barricato dietro al tavolo del terminale dopo averlo rovesciato.

-Coprimi!- Ordinai uscendo allo scoperto per raggiungere la porta dell’entrata.

Il soldato sparò una serie di brevi raffiche che andarono a colpire il fondo del corridoio. Ma dall’altra parte qualcuno rispose a sua volta. Due proiettili mi sfiorarono la testa, costringendomi a gettarmi a terra. Raggiunsi la porta strisciando come un serpente e una volta arrivata mi accorsi di essere carica di adrenalina.

-Stiamo venendo a prendervi vermi ignobili!- Urlò qualcuno in fondo al corridoio.

-Vi scuoieremo uno ad uno.- Aggiunse una voce femminile.

Seguì un coro di risate tutt’altro che angeliche.

Io però ero stanca di tutte quelle minacce. Tirai la linguetta e attivai il timer della granata.

-CI VEDIAMO ALL’INFERNO PREDONI!!!- Urlai imitando l’attore di un film d’azione un istante prima di lanciare la granata.

Feci un lancio come non ne facevo dai tempi delle medie. La granata fece una bassa ma lunga parabola, superò la soglia della porta blindata aperta da Spectrum, rimbalzò due volte sul pavimento, per poi rotolare fino al muro in fondo al corridoio. Mentre gli inconsapevoli predoni ponderavano un piano di attacco, la granata era già arrivata a destinazione e io me la stavo svignando a gambe levate.

-CORRIII!!!- Urlai a Tony.

Il soldato non se lo fece ripetere. Fece dietro front e scattò anche lui verso l’uscita. Arrivati a metà strada la granata non era ancora esplosa.

-Sei sicura di averla innescata?!- Mi chiese Tony attaccato alle mie chiappe.

BOOM.

Il lampo provocato dalla micro fissione nucleare fu abbastanza potente da illuminare il salone e l’uscita. A preoccuparmi però fu ciò che ne segui. L’intera struttura venne scossa brutalmente dall’onda d’urto sprigionatasi nell’ambiente ristretto del bunker. La forza della pressione incanalatasi nel corridoio, fu tale da catapultare me e Tony fino all’uscita. Caddi dritta nella sabbia del deserto, seguita da una fiammata incandescente e ricca di raggi gamma.

Non ci volle molto prima che le fiamme svanissero. Il buio della notte aveva preso il loro posto e il mio Pip-Boy stava lentamente smettendo di ticchettare. Il livello di radiazioni disperse nell’aria si azzerò, ma al nostro ritorno una doccia di decontaminazione e una bella dose di RadAway avrebbero fatto solo bene.

Quando mi risollevai i miei compagni e gli altri superstiti erano già arrivati in nostro soccorso. Sembravano meravigliati dalla mia performance nel combattimento. E dal fumo che usciva dalla parte posteriore della mia tuta cotta dall’intenso calore.

-Quella si che era un’esplosione!-

-Ora siamo in salvo.-

-Come potremmo mai ringraziarvi?!-

I superstiti ci stavano già considerando come dei salvatori, ma ancora non erano fuori pericolo.

-Calma. Prima di festeggiare dobbiamo portarvi via di qui. Amelia, chiama …-

-Già fatto Rocket.- Mi rispose Amelia.

-Bene. Seguiteci!-

Con me e Bud in testa e gli altri a coprire le retrovie portammo il gruppo verso il punto di recupero. Non era facile camminare a passo svelto in piena notte e senza l’uso di torce, ma il Red Oasis si era trasformato in un enorme punto di riferimento. La granata doveva aver generato degli incendi che già stavano divampando. Una vendetta più che gratificante per tutte le vittime di quel mattatoio.

Arrivammo al punto di raccolta come da programma. Beh forse a qualche decina di metri dal punto esatto. Amelia tirò fuori dalla tasca del suo zaino un dei bengala. La sua luce rossa mi permise di guardare meglio i presenti. Per la maggior parte erano tutti in attesa del recupero. Uno degli anziani aveva il fiatone e un altro cercava di proteggere la moglie dal freddo vento del deserto. I due bambini erano spaventati, ma il buon Atom gli faceva forza standogli vicino. Il piccolo Zack stava ancora in braccio al caporale Flores. Gli altri avevano formato un perimetro difensivo per proteggere il gruppo, ad eccezione di Nick che si reggeva in piedi con l’aiuto del fucile.

Non dovemmo neppure aspettare un minuto dall’accensione del bengala, che iniziammo ad udire il suono dei vertibird.

-Vi vediamo.- Disse Baatar alla radio.

I due velivoli atterrarono a una trentina di metri da noi, con i portelloni già aperti e i motori sempre accesi.

-A bordo!-

Ci dividemmo in due gruppetti suddivisi abbastanza equamente. Dieci persone, tra cui i quattro anziani, entrarono uno alla volta nel V2 dai portelloni della stiva e le altre undici fecero lo stesso con il V1. I primi ad entrare furono i bambini. Seguirono poi gli adulti e per finire noi. Quando Nick iniziò a salire sulla scaletta per la cabina principale qualcosa lo blocco. Aveva visto una cosa strana passare appena sopra il vertibird. Un fascio. Un …

-RAGGIO LASER!- Urlò Tony.

Ci accucciammo tutti a terra, Nick compreso. Da qualche parte a sud, verso il motel ormai in fiamme, qualcuno ci stava sparando. Per nostra fortuna quegli idioti stavano usando delle torce per illuminarsi la strada. Fu come sparare alle sagome del poligono. Aprimmo tutti quanti il fuco sui nemici. Qualcuno dei loro proiettili riusci a colpire la fusoliera del vertibird, ma senza neppure scheggiarla.

Guardando attentamente i fasci rossi che ci passavano a diversi metri di distanza capii che il tizio con l’arma ad energia avrà avuto tra le mani una pistola laser mal funzionante. Nulla che non potessimo gestire.

La cosa si fece strana quando vedemmo i predoni assaltarci con mazze improvvisaste e altre armi di fortuna. Non perché fra di loro c’erano anche donne. Più che altro perché non si arrendevano. Continuavano arrivare urlando come degli scalmanati e inneggiando alla nostra morte. Rallentavano nei pressi del bengala, poi quando si accorgevano che li non c’era più nessuno, tornavano alla carica. Sempre che non fossero già morti.

Sparammo tutti la nostra buona dose di piombo, ma alla fine furono di sicuro Nick e Bud i veri killer. Uno con un fucile di precisione e l’altro con una sputa piombo da settecentocinquanta proiettili al minuto. Tony e Amelia riuscirono ad eliminarne diversi, mentre io con la mia 10mm riuscì soltanto a farne secchi due o tre. Pure il Dr Spectrum si dilettò con il suo piccolo laser, trasformando tre di quegli esaltati in mucchi di cenere. Normalmente gli eyebot erano equipaggiati con una canna laser poco più potente di una semplice pistola laser. Ma il nostro Spectrum si era fatto montare un cannoncino laser agli ioni. Un colpo un morto. E io che temevo che si facesse ammazzare come niente.

Quando tutte le luci si spensero e le urla cessarono entrammo anche noi nel velivolo. Aiutammo Nick a salire la scaletta e mi accertai che anche gli altri tornassero al V2 senza intoppi. Fui l’ultima a lasciare il campo di battaglia, con alle spalle una moltitudine di cadaveri e davanti la comoda e sicura cabina del vertibird. Chiusi il portellone e il velivolo decollò.

Avrei voluto sedermi, ma con più di dieci persone nella stessa cabina i posti migliori erano già stati presi. Per fortuna il mio amato sedile da copilota era ancora … no neppure quello era rimasto libero. Zack, il piccolo ghoul, sedeva a fianco di Isaac. Si era anche svegliato. Stava guardando incuriosito Isaac manovrare il vertibird. Lui al contrario si sentiva incuriosito nel vedere un piccolo ghoul li al suo fianco.

Mi guardai un attimo in giro cercando di trovarmi un posto a sedere. C’erano i bambini con Atom, Nick incasinato a cercare uno stimpak nel suo zaino, Spectrum che volteggiava vicino al soffitto senza fare niente.

Mi sedetti sul pavimento facendomi cullare dalle vibrazioni provocate dalle turbolenze e assaporando l’aria calda del riscaldamento. L’ultima cosa che feci prima di addormentarmi fu dare una veloce letta ai dati della missione nel Pip-Boy. Il processore di informazioni aveva analizzato tutto durante la missione. L’ambiente, i nemici, me.

L’unica cosa che però mi interessava era il resoconto della missione.

-Missione compiuta.-

 

Il buco era ancora intatto e le fiamme non lo avevano raggiunto. Sheamus se la stava ridendo al pensiero che tutti i suoi compagni fossero morti mentre lui fosse rimasto vivo. Anche se aveva perso la mano, non poteva far a meno di pensare al roseo futuro che lo attendeva.

Gli sarebbe bastato aspettare che un altra squadra arrivasse da Oklahoma City per il cambio, e quando questo sarebbe accaduto, lo avrebbero portato al cospetto di Lord Woden in persona a riferire dell’accaduto. Era sicuro che il suo padrone lo avrebbe ricompensato a dovere. Doveva solo sopravvivere all’amputazione che già si stava miracolosamente rimarginando, urlare come un matto per farsi sentire tra le macerie del bunker e informare Lord Woden.

Per questo si stava già preparando. Con un vecchio chiodo arrugginito trovato sul fondo dello scolo iniziò ad incidersi sulla pelle bruciata le parti chiave di ciò che aveva sentito: INSEDIAMENTO, BEACON, MECHANICK, FONDATORI.

Ma un promemoria in particolare preferì inciderselo con più forza, fino a tagliarsi le carni. Il nome della sgualdrina eretica dai capelli rossi e vestita di blu che non solo si era opposta alla sua purificazione e a quella degli altri indegni, ma che per giunta gli aveva mozzato la mano.

-ROCKET! ROCKET!! ROCKET!!!-

   
 
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