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Autore: Heihei    25/04/2017    1 recensioni
TRADUZIONE
La storia è stata scritta da Alfsigesey e pubblicata su fanfiction.net in lingua inglese.
Bethyl post-finale della 4 stagione
"Nulla sarà più facile di nuovo. Scappare da Terminus, sconfiggere una mandria di vaganti, cercare provviste. Ma niente di tutto ciò sarà difficile come innamorarsi e provare a costruire una vita insieme in mezzo a tutto questo."
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Carol Peletier, Daryl Dixon, Un po' tutti
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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AMORE E SPERANZA






Daryl Dixon era ricoperto di sangue. 
Sapeva cacciare, uccidere e scuoiare animali senza sporcarsi neanche un po’ di sangue, ma non riusciva a vendicarsi in modo pulito. Non era la stessa cosa, non era lo stesso modo di uccidere.
Fecero velocemente fuori gli altri due uomini che erano usciti a controllare cosa avesse causato quel grido di morte imminente. Con le gole tagliate e qualche buco in testa, erano due problemi in meno di cui preoccuparsi al momento dell’attacco al campo.
Carol era andata a chiamare i rinforzi. Guardando in faccia la realtà, ne avevano bisogno. Avevano ucciso quattro uomini, ma ce n’era un’altra dozzina.
“Potremmo aspettare un po’”, disse Rosita, con un tono che lasciava intuire che già sapeva che non sarebbe andata comunque così. “Magari ne usciranno altri per controllare cos’è successo ai loro compagni.”
Abraham era il più vicino al confine. Era nascosto nel fango, in modo tale da riuscire ad avere un punto di vista sicuro che affacciasse direttamente sul territorio nemico. Rosita, invece, era esattamente a metà strada tra lui e Daryl, che stava trascinando via i corpi.
“Sta succedendo qualcosa”, esclamò Abraham, senza preoccuparsi di tenere la voce bassa.
Daryl riuscì a sentire le urla di qualcuno. Lasciò cadere a terra il corpo che stava trascinando e si precipitò accanto ad Abraham. Rosita lo seguì, infatti si gettarono nel fango contemporaneamente.
Al campo, le cose stavano decisamente precipitando. Videro un mucchio di persone armate e arrabbiate che stavano cominciando a gridarsi contro. Erano in piedi, molto vicine tra loro, e Daryl conosceva molto bene quel tipo di atteggiamento. Era solo questione di pochi secondi prima che partisse il primo colpo o venisse sferrato il primo pugno. Nel frattempo Beth, seduta per terra, guardava la scena dall’altro lato del campo.
Abraham aveva parlato con urgenza, come se avesse percepito l’ansia che Daryl stava provando, impaziente di salvare la sua ragazzina e chiuderla lì.
“Rosita e io torneremo dal gruppo per...”
Provare a ragionare sul piano si rivelò inutile. Il rumore di un colpo di pistola giunse alle orecchie di Daryl e tutto ciò che riuscì a vedere fu Franco, imponente e furioso, che correva verso Beth.
“BETH!”
Si avvicinò ancora di più al fossato e scivolò sotto al filo spinato. Né Abraham né Rosita riuscirono a fermarlo.
Mentre faceva lo slalom tra le trappole e altre insidie create con gli oggetti più disparati, sicuramente trovati per strada, assistette alla scena impotente, incapace di aiutarla da quella distanza: quando Franco arrivò a pochi metri di distanza da lei, Beth balzò in piedi e gli colpì la faccia con la catena, per poi tirarla di nuovo a sé come se fosse una frusta. L’uomo cadde a terra e si toccò con una mano lo zigomo e il labbro sanguinanti. Nel frattempo, lei tirò la catena dietro di sé per darsi lo slancio e la gettò nuovamente in direzione della sua testa. Lo colpì, ma non riuscì a riprendersela in tempo. Franco afferrò una serie di anelli e la tirò, trascinando Beth nella sua stessa caduta e, toccata terra, la sovrastò.
Daryl sentiva le sue grida mentre si arrampicava. Si era tagliato, aveva diverse punte infilzate nella carne, ma a stento se ne rese conto. La sua concentrazione era tutta rivolta a lei, il suo dolore non contava. Solo dopo aver scavalcato riuscì davvero a realizzare la portata del casino che si era scatenato tra loro. Vennero sparati altri colpi in diversi punti del campo, le persone crollavano a terra come bambole rotte. Superò quella sorta di guerriglia il più velocemente possibile.
Franco era a cavalcioni su di lei, con una mano le teneva il braccio sano bloccato sopra la testa e con l’altra le stringeva il collo.
“Non rovinerò mica il tuo bel faccino, puttana!”, gridò, “Ti spezzerò le ossa, ti farò a pezzi e ti lascerò qui a marcire, come uno schifoso cadavere che non può neanche strisciare!”
Appena cominciò a stringere la presa sul collo, Beth mosse di scatto la testa in avanti e gli morse la mano. Affondò i denti nella sua carne con forza e cominciò a rosicchiare.
Franco strappò via la mano dalla sua bocca e la sollevò fino alla testa. Le sue dita si chiusero a pugno nel momento in cui notò Daryl che, raggiungendoli ad ampie falcate, lo spinse con la faccia nel fango, a terra accanto a Beth.
Alcuni uomini, prima di cominciare a darsele di santa ragione, hanno bisogno di qualche minuto per osservarsi. Non fu il caso di Daryl, né tantomeno di Franco. Quest’ultimo, appena il balestriere gli mise le mani addosso, scattò in avanti. Beth si allontanò, lasciando a Daryl lo spazio necessario per afferrargli il braccio e sbatterlo ancora a terra senza problemi. Infatti, non gli diede modo di alzarsi in piedi, i suoi stivali gli calpestarono la testa con un suono agghiacciante. Mentre alcuni suoi denti, macchiati di rosso, cadevano sul terreno, gli diede una ginocchiata in petto, senza rialzarsi. Rimase in quella posizione scaricando tutto il peso su di lui. Dopo altri tre colpi in faccia per ogni pugno, Franco smise di muoversi.
Le lacrime cominciarono a scorrere dagli splendidi occhi di Beth, tracciando delle sottili strisce bianche nella maschera di sangue e sporcizia che aveva in volto. Tremava così tanto che a stento si teneva in piedi. Sembrava che stesse provando a dirgli qualcosa, ma Daryl non sentiva altro che gli spari e il dolore che gli pulsava in petto, salendo fino alla testa. Il suo cuore era ancora infuriato, non riusciva a pensare ad altro se non che fosse arrivato troppo tardi. Aveva fatto del suo meglio, ma non era stato abbastanza. 
Aveva le braccia macchiate di sangue fino ai gomiti e sembrava sul punto di crollare dalla fatica. Aveva fatto tutto quello che poteva per lei, ma non aveva funzionato. I suoi occhi corsero sul moncherino fasciato e sulle altre ferite. Piangendo e tremando, la strinse in un abbraccio.
La guerra si era conclusa velocemente, così com’era iniziata: avevano lasciato cadere le armi a terra e tenevano tutti le mani alzate. I rinforzi erano arrivati giusto in tempo. Carol aveva portato con sé Rick, Tyreese, Michonne, Glenn e Maggie, senza fiato e con le armi puntate sulla gente del campo.
“Siete qui per la ragazza?” Un omaccione con le mani bendate si fece avanti, riferendosi a Beth. “Siete venuti a salvarla?”
“Sì, è così.” Per come li scrutava Rick, era chiaro che non aveva alcuna intenzione di lasciarli vivere, anche se si erano arresi subito.
“Solo alcuni di noi c’entrano con questa storia”, disse Brock con fermezza. “Ve lo dirà lei stessa, noi siamo solo...”
Smise di parlare quando indicò il punto del campo dove Daryl e Beth erano ancora abbracciati. Daryl si staccò da lei, prendendole il viso tra le mani e asciugandole le guance bagnate.
“Io non… non ti ho protetta.”
“Lo hai fatto.” Beth lo baciò con decisione. “Lo hai fatto. Mi hai protetta, mi hai salvata.”
Ma lui scosse la testa con una smorfia di dolore. Abbassò la testa e la nascose nel suo petto, stringendole la vita con entrambe le mani insanguinate.
Per alcuni lunghi secondi, nessun altro parlò. Daryl sentiva gli sguardi di tutto il campo su di loro, ma non se ne curò. Gli importava solo della donna che lo stava stringendo nel tentativo di calmarlo.
Quando decise che era giunto il momento di contenersi, si spostò, urtando accidentalmente la catena che si mosse nel terreno. Afferrandola, se la passò tra le mani anello dopo anello, fino a giungere alla manetta che le incatenava la caviglia.
“Dobbiamo aprire questa dannata cosa”, sibilò. “Dov’è la chiave?”
Scattò in piedi e si voltò verso gli abitanti del campo. “Datemela!”, gridò.
Padre Gabriel si avvicinò a Miranda e allungò la mano, col palmo rivolto verso l’alto. Lei, ringhiando sconfitta, tirò la chiave fuori dalla tasca e la lasciò cadere nella mano del prete. Daryl lo incontrò a metà strada e gliela strappò da mano.
Dopo aver consegnato la chiave, padre Gabriel affrontò l’ira di Rick, avvicinandosi a lui con entrambe le mani alzate. “Lasciate che prenda i suoi stivali”, disse con cautela, prima di dirigersi verso una tenda.
Rick annuì, dandogli il permesso, ma si girò a guardare Michonne. Recepito il messaggio, la donna estrasse la katana dal fodero e scortò il prete fino alla tenda doveva aveva riposto gli stivali di Beth quando l’avevano legata.
Nel frattempo, chinandosi, Daryl  la liberò da quella manetta.
“Rick...”, mormorò Maggie tra i denti. La sua mano tremava anche se stava facendo il suo meglio per tenerla puntata con fermezza sulle persone.
“Vai”, disse lo sceriffo con un cenno del capo.
Senza abbassare la pistola, Maggie corse verso Daryl e Beth per riabbracciare sua sorella. Padre Gabriel le portò i suoi stivali e Daryl l’aiutò a infilarseli mentre osservava Rick negoziare con la gente di Terminus.
“Potete andare”, disse l’uomo con le mani bendate. “Tutti quelli che avevano a che fare con questa storia stanno per morire, o sono già morti.” Guardò il corpo immobile di Franco, il cui volto era ormai irriconoscibile a causa della violenza che aveva subito. Poi indicò le due donne. Erano livide e avevano le labbra e il collo gonfi. “Loro hanno la febbre.”
“Sono state morse?”, chiese Michonne.
“No”, rispose l’uomo, spostando lo sguardo su Beth. “Hanno… consumato carne infetta.”
Sia Daryl che Maggie avevano un braccio avvolto intorno alla sua vita. Il suo peso era in gran parte appoggiato su di lui, come se non volesse far altro che addormentarsi tra le sue braccia. Trovò la forza per alzare la testa e annuire.
“E’ vero”, disse a bassa voce. “Moriranno.”
Abbastanza scosso e ancora preso a metabolizzare ciò che stava accadendo, Daryl non ebbe il tempo di indietreggiare o imprecare che vennero sparati altri due colpi. Si fece indietro e strinse Beth a sé, che era rimasta altrettanto sorpresa.
In un istante, era finita. I corpi delle donne giacevano a terra, dov’erano caduti, accanto ad altri tre cadaveri di persone che erano rimaste uccise durante la rissa. Maggie e Rick avevano entrambi le pistole alzate. Ognuno aveva sparato alla donna più vicina a sé.
Il resto della gente era costituito da soggetti patetici. Alcuni se ne stavano in ginocchio con le mani a coprirsi le orecchie, altri invece imitavano gli atti di sottomissione di padre Gabriel: mani in alto e occhi imploranti.
“Ok, va bene”, disse il prete. “Ora possiamo discutere razionalmente su quello che avete intenzione di fare?”
Quando cominciarono a darsi spiegazioni e a negoziare, il respiro di Daryl riprese finalmente un ritmo normale. Aveva ancora delle fitte al cuore, il dolore aumentava quasi ad ogni battito, ma in quel momento lei gli era così vicina, stretta contro il suo petto, e si dimenticò di se stesso per pensare al suo di battito cardiaco, abbastanza agitato, ma forte. Era viva-
“Dove sono tutti gli altri?”, mormorò Beth mentre barcollava in punta di piedi per arrivare al suo orecchio.
Daryl si chinò verso di lei, avvicinandosi il più possibile ma cercando comunque di mantenere lo sguardo sui nemici.
“Stanno tutti bene e al sicuro. Tranne Glenn, forse.”
“Forse?”
Si strinse ancora di più a lui, stringendogli la maglietta con l’unica mano che le restava e girando la testa per dare la sua prima vera occhiata a Glenn.
“Oh, no”, balbettò, nascondendo il viso nel suo braccio.
Glenn era ancora in piedi, ma la febbre si era già impossessata di lui. Daryl era certo del motivo che l’aveva spinto a raggiungerli nel vivo della lotta. Maggie non poteva restare indietro mentre gli altri andavano a salvare sua sorella, e lui non poteva lasciarla. Non sembrava debole, ma aveva un brutto colorito ed era inzuppato di sudore proprio come uno dei cadaveri che giacevano a terra. Quando Daryl incontrò il suo sguardo, gli occhi dell’asiatico guizzarono proprio in direzione di quei corpi senza vita.
“Sta lottando. Non è ancora così grave… forse...”
Strinse la presa sulla sua ragazza e lasciò quel pensiero in sospeso. Un movimento notato con la coda dell’occhio lo portò sull’attenti. Beth doveva averlo percepito, perché guardò nella stessa direzione. Dall’altro lato del campo, una cerniera di una tenda si stava aprendo. Poco dopo, una figura minuta spuntò fuori con occhi cauti, controllando che lo spazio attorno a sé fosse libero.
“Le ragazze devono essersi nascoste lì.” Beth si diresse verso la tenda, tenendo stretta la mano insanguinata di Daryl. “Va tutto bene, uscite!”, gridò.
Sembrava così stanca che lui fu momentaneamente colpito dal desiderio di sollevarla e andarsene con lei, per portarla in un qualsiasi posto dove potesse stendersi e dormire, in silenzio e al sicuro. Ma, con amarezza e una dose extra di paura, una vocina dentro di lui gli ricordò che non c’era più nessun posto così nel mondo.
Una dozzina di ragazze uscì fuori da quella tenda. Sembrava che dentro ce ne fossero altre ancora nascoste. Solo quelle più determinate ebbero il coraggio di avvicinarsi e di prendere parte alla discussione che stava animando il campo. Appena si accorsero di loro, tutti tacquero mentre le guardavano avvicinarsi con circospezione al centro dell’accampamento.
“Carol? Ty?”
La sua voce era così bassa e distante che Daryl a malapena la sentì. Era tra quella dozzina di ragazze deboli e spaventate, ma si staccò dal gruppo e cominciò a correre dritta verso Carol e Tyreese.
“Sophie!”
Tyreese la incontrò a metà strada e la strinse tra le braccia, sollevandola da terra. Per quello che Daryl poté ricordare, Carol lasciò cadere la sua pistola, nonostante la situazione fosse ancora potenzialmente pericolosa. Era a terra, in ginocchio, esterrefatta e incapace di dire una parola, quando Sophie si staccò da Tyreese e corse ad abbracciare anche lei.
“Manca qualcuno?” Rick esaminò il campo con la pistola ancora alzata, nel caso in cui altre Termiti uscissero fuori dalle tende per iniziare un’altra battaglia.
“Siamo… uh. Sembra che manchino ancora quattro dei nostri uomini”, disse padre Gabriel.
“No, non mancano”, ringhiò Daryl, scostandosi da Beth quanto bastava per sollevare entrambe le mani macchiate di rosso e mostrarle a tutti.
Il prete alzò le sopracciglia e guardò a terra, limitandosi ad annuire e a dire con tranquillità: “Allora sì. Siamo tutti, a parte un paio di donne nascoste nella tenda. Spero che tu capisca perché non escono.”
“E io spero che tu capisca se perlustriamo il campo prima di andarcene”, rispose lo sceriffo.
“Rick, ti prego, possiamo portarla fuori di qui?”
Maggie sembrava sconvolta. Il suo bel viso era gonfio ed esausto per il pianto, ma teneva ancora la pistola alzata, era ancora pronta ad uccidere se fosse stata chiamata a farlo.
“Glenn e Maggie, portate Daryl e Beth dagli altri”, disse Rick con un cenno della testa. “Noi resteremo qui a risolvere la questione.”
La gente del campo era sconcertata ed erano decimati. Escludendo le ragazze intimorite che si erano nascoste nella tenda, erano rimasti solo altri sei uomini che sembravano non aver subito alcun danno. Per il resto, c’erano corpi sparsi ovunque da cui avevano già preso le armi. Rick, Michonne, Tyreese, Carol, Abraham e Rosita erano pronti per fronteggiare qualsiasi situazione.
In generale, Daryl pensava di essere diventato abbastanza bravo a capire quello a cui pensava Rick e cosa avesse intenzione di fare, ma quel giorno, dopo tutto quello che aveva fatto e temuto, si sentiva particolarmente esausto e dolorante. Non riuscì a capire se Rick fosse ancora sospettoso o no. Se avesse ucciso chiunque gli avesse puntato una pistola contro, che ne sarebbe stato delle ragazze?
Scosse la testa e si voltò per andarsene dal campo. Rick non era crudele, si sarebbe assicurato che qualcuno si prendesse cura di loro. Daryl aveva una sola ragazza di cui preoccuparsi in quel momento.
“Vieni.”
Sollevò Beth con entrambe le braccia non appena Glenn e Maggie si affiancarono a loro. Con sua grande sorpresa, lei ridacchiò.
“Ho ancora entrambi i piedi, sai?”
“Non importa, resterai qui.”
“Mmmh, aggiustami il braccio.”
Beth si sporse per dargli un bacio sulla guancia e gli regalò quel sorriso che gli era mancato così tanto e che, per un terribile momento, pensava di aver perso.
   
 
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