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Autore: MadLucy    26/04/2017    0 recensioni
{MPREG | Light/L | minilong | fluffangst | what if | pregnant!L}
«Non è uno scherzo» obiettò L con calma. «Non si tratta nemmeno di una conseguenza così imprevedibile, dato che io e Light abbiamo avuto un rapporto sessuale. Almeno adesso sai di cosa sto parlando, vero?»
Light osservò con incredulità e orrore la nuova carta comparsa sul tavolo. "L'ha fatto apposta. L'ha fatto apposta. L'ha fatto apposta."
Questo giustificava tutto. L'assurdo comportamento di quella notte, il rivelarlo davanti a Misa... prima che Light potesse ordinarle di dissotterrare il quaderno e ricordare il vero nome di L. L'aveva fatto per fargli perdere la collaborazione del secondo Kira. Poi sopraggiunse le negazione, e si chiese stralunato come potesse una persona sana di mente concepire un piano così malato. Dove diavolo era disposto ad arrivare pur di arrestarlo?
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito | Coppie: L/Light
Note: What if? | Avvertimenti: Mpreg
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Questo capitolo si colloca più o meno nell'episodio 18 -quello in cui Light e L vengono ammanettati.

I.

«Ti dispiace?»
Una volta allontanatisi dalle scrivanie, faticavano a recuperare il ritmo della discussione. Arrancavano tra educati silenzi e osservazioni pulite, poco impegnative. Erano i primi a svegliarsi e gli ultimi ad andare a dormire. Si erano accordati per cedere al sonno sempre troppo tardi. Light non aveva fatto parola sui letti uniti. Forse sarebbe sembrato più strano il farlo notare che il lasciar correre. Di solito rispettavano gli spazi dei pensieri dell'altro e non strumentalizzavano il pretesto della vicinanza forzata per imporre il fastidio della propria solitudine. Light pensava all'università, agli esami, al ritardo che s'ingigantiva. L pensava ai laghi -come i mari, ma immobili, inculcati nel loro buco. Pieni di acqua grigiastra, che non cadeva dal cielo. Si nascondeva nella terra. 
La verità è che l'ambiguità di quella tregua li frastornava. Se ne stavano dietro le loro trincee in attesa di capire se era più guerra o più pace.
«Ti dà fastidio? È per il caldo.» L parlava disgiunto dal suono stesso della sua voce, gli occhi affacciati altrove, su un piano dove altre linee si intersecavano. 
Light scosse la testa, arricciò il labbro inferiore a scoppio ritardato. «No, in realtà no. Fai come vuoi.»
L si era sfilato la maglia, lentamente, e i pantaloni. A intravederlo così sembrava un pollo spiumato. Light si sforzò di non guardarlo per non metterlo a disagio e spense la luce. Ma L stava lì, il busto sollevato, le spalle scarne contro il buio, aveva uno strano modo di procrastinare il momento del loro definitivo congedarsi a vicenda e da quella giornata. Light si sentì trattenere dall'orlo dei suoi occhi.
«Bene, buonanotte allora.»
«Buonanotte.»
Anche quando L si sdraiò, Light rimase ad ascoltare il suo respiro desto contro il cuscino. Forse aveva paura di lui. Forse aveva trovato una parola traditrice tra quelle da lui pronunciate. Poi lo avvertì sul suo orecchio. Era un respiro come un morso, incalzante, che esercitava pressione. Si chiudeva progressivamente sul padiglione di cartilagine. Lo turbò, ma non come se si trattasse di un'allusione sessuale, quanto una richiesta di aiuto. C'era qualcosa di disperato, un ansito strenuo. L era paralizzato, gelava immobile e respirava nel suo orecchio. Light inghiottì il brivido sinistro che gli punzecchiò la spina dorsale. 
«Cosa stai facendo?» chiese asciutto, tentando di riportare un barlume di razionalità in quell'offusamento onirico. L respirò anche con il naso.
«La nostra è una partita di sottintesi, Kira, non posso dirti tutto io.»
Light si sforzò di sorridere sarcastico, nonostante stesse perdendo le redini della situazione. La rapidità del respiro cominciava a inquietarlo. 
«E adesso questo chiamarmi così cosa sarebbe, una specie di... espediente erotico?»
«Non lo so, non me ne intendo molto, per la verità» ammise L con franchezza. La sua bocca trovò a tentoni quella di Light, senza timidezza ma con indecisione, come se non sapesse bene cosa farci. Rigirò la punta delle labbra tra le sue, in un contatto secco. Il battito cardiaco di Light si dissociò dal resto del corpo, alienato, indipendente, estraneo all'immobilità assoluta di cui ora anche il suo corpo era preda, sordo perchè immerso in un abisso di petrolio. La realizzazione attecchì solamente quando la bocca di L si aprì, cautamente, schiudendo un palato dal gusto talmente dolciastro da risultare aspro, e un guizzo di eccitazione avvivò le sue viscere, estinguendo il torpore della paura. Quel fremito interiore gli permise di riprendere il controllo dei propri movimenti e delle proprie azioni. 
«Non mi sembra una buona idea» mormorò, distanziandosi il minimo indispensabile per farlo, così sottovoce da rendere chiaro a se stesso quanto grave fosse la risonanza dell'accaduto, al limite del pericolo. Più che lasciargli una sensazione prettamente piacevole o sgradevole, lo stordiva. 
«Non è un'idea» replicò L. Non lo sfiorò di nuovo. Rimase un centimetro più indietro. Light battè rapidamente le palpebre, mano a mano prendendo appieno coscienza. 
«Perchè dovremmo farlo?» Lo stava soltanto mettendo alla prova per individuare indizi che lo ricollegassero a Kira? Era una specie di test? 
«Siamo giovani, costretti in un ambiente oppressivo e ipersorvegliato con rare valvole di sfogo e sottoposti a stress costante» snocciolò L, senza eccessiva partecipazione. «Immagino che sia giustificabile.»
Light si insospettì ancora di più. «Che un'azione sia giustificabile dall'esterno o giustificata dall'interno non è la stessa cosa. Stai fornendo un alibi, non dando una effettiva spiegazione.»
Si chiese quali fossero le reazioni previste e a cosa corrispondessero. Cercava un'intimità da cui se ne traesse una confessione a cuore aperto di colpevolezza? O forse riteneva che Kira avrebbe approfittato per sedurlo? Ma a che pro esporsi fino a quel punto, fino a passare dalla parte del torto? Ciò che seguì non fece altro che raddoppiare la sua confusione. 
«E se te lo stessi chiedendo?» Lo disse con un timbro roco, senza inflessioni inusuali, non imbellito, senza il fine di risultare accattivante. Senza persuadere, senza dargli un buon motivo per accettare. Lì, con il suo torso spolpato da granchio, le braccia troppo sottili. I suoi denti che sapevano di zucchero. 
«Ti risponderei che questa camera è pur sempre videosorvegliata» rispose Light, guardingo. L non si scompose. 
«Davvero credi che rimuoverne ogni traccia prima che qualcuno se ne accorga sia oltre le mie possibilità?»
«Credo che sia un comportamento irragionevolmente trasgressivo, che viola inutilmente le regole delle indagini, e quindi poco da te.» Light quasi si esasperò che lui fingesse di non capire quale fosse il problema di fondo, quanto fosse snervante dover affrontare tanta follia tutta in una volta.
«Secondo te è inutile.» Lo sguardo di L, ormai distinguibile grazie all'abitudine degli occhi al buio, aveva la stessa invadenza di tutto il resto di lui, indefinito, inqualificabile, ipnotico e respingente. «Per quanto mi riguarda, ho imparato che bisogna mettersi sempre nelle condizioni di mantenere la massima concentrazione, e in questo momento non lo sono. Così come in questo momento tu non sei Kira, e posso assicurarti che Kira non entrerà da quella porta, nè è interessato a farlo.»
Light trattenne il respiro. Per la prima volta, lo attraversò l'idea che L fosse sincero. Che gli stesse sul serio svelando, in termini netti e precisi, una propria umana debolezza. E che si fidasse abbastanza di lui da farlo. 
«Se sei così forte delle tue certezze, saprai anche come andrà a finire.»
L'unico rumore che si udiva erano gli anelli della loro catena.
«Sì, lo so, Light.» L ancora non si mosse. «In fondo hai detto di volermi aiutare.» 
Light cercò di capire dove si trovasse la sua mano destra sul materasso, e, quando mosse la propria per indagare, la incontrò all'improvviso. «Speravo di poterlo fare con la testa, non con il corpo.»
«Tutto ciò che riguarda il corpo può essere fatto meglio con la testa» sillabò L lentamente. 
Dopodichè fu impossibile stabilire chi avesse azzardato un movimento risolutivo. Light frizionò la matassa dei suoi capelli, saggiandone la consistenza, e si domandò vagamente come potesse stare succedendo. Anche la lingua di L sapeva di dolce acre perchè troppo dolce, e imitava la sua con attenzione, come si trattasse di passi di un ballo. Quando si rannicchiò sulla pancia, permettendogli di scorrere sopra di lui, Light potè constatare che il suo scheletro era quello di un usignolo, presumilmente cavo. Ma non vide nulla della pelle che aderiva a clavicole e torace disegnandone ogni linea, non toccò niente che non fossero le sue spalle e il bacino spigoloso. Non fu un'esplorazione fisica e nemmeno una preparazione progressiva. Il bacio servì più che altro ad impedire loro di fronteggiarsi. L'eccitazione di Light era l'effetto collaterale del suo sgomento e della gratificazione che quella resa supina gli offriva. Essere l'unico detentore di un istante del genere. Durò relativamente poco. Un momento prima ansimavano l'uno sulla scapola dell'altro, irrigiditi, assenti, e un momento dopo erano già ciascuno dalla sua parte del letto. Più come un delirio solipsistico che un'esperienza condivisa. E Light non aveva trattenuto nulla di lui, ma si chiese come L potesse aver avuto finora un odore interno, sotto la pelle, come chiunque altro, da prima che ci fosse l'istante in cui Light lo percepiva su di sè, attorno a sè. L'odore dell'aria che non usciva dai suoi polmoni e che Light aveva inspirato direttamente dal suo lago. E Light si sentiva senza schermi, o almeno sicuro dietro al suo, senza più un'accusa vincente sopra il capo.
«Tu dici di essere mio amico, ma solo se fossi Kira io potrei essere abbastanza interessante per te.» Udì la propria voce non più ridotta ad un bisbiglio, bensì sonora e distinta. «Ti auguri che io lo sia non per risolvere il caso e basta, ma perchè se non lo fossi sarei come tutti gli altri. E l'idea di un tuo pari adesso ti piace troppo per abbandonarla.»
L esaminò la portata di quelle parole per qualche secondo, impassibile. «Stai cercando di offendermi o questo è il genere di ragionamenti che fai di solito?»
«Vuoi chiamarmi di nuovo Kira?» ribattè Light, beffardo.
L non rispose. Si girò sul fianco opposto per dormire. 












Note dell'Autrice: Tornata casualmente nel fandom di Death Note, mi è partito l'impulso mpreg potente. I capitoli saranno cinque. Spero che anche a voi interessino deliri simili, e augurandomi questo vi ringrazio per aver letto, 
Lucy
  
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