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Autore: MadLucy    01/05/2017    2 recensioni
{MPREG | Light/L | minilong | fluffangst | what if | pregnant!L}
«Non è uno scherzo» obiettò L con calma. «Non si tratta nemmeno di una conseguenza così imprevedibile, dato che io e Light abbiamo avuto un rapporto sessuale. Almeno adesso sai di cosa sto parlando, vero?»
Light osservò con incredulità e orrore la nuova carta comparsa sul tavolo. "L'ha fatto apposta. L'ha fatto apposta. L'ha fatto apposta."
Questo giustificava tutto. L'assurdo comportamento di quella notte, il rivelarlo davanti a Misa... prima che Light potesse ordinarle di dissotterrare il quaderno e ricordare il vero nome di L. L'aveva fatto per fargli perdere la collaborazione del secondo Kira. Poi sopraggiunse le negazione, e si chiese stralunato come potesse una persona sana di mente concepire un piano così malato. Dove diavolo era disposto ad arrivare pur di arrestarlo?
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito | Coppie: L/Light
Note: What if? | Avvertimenti: Mpreg
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Questo capitolo si colloca circa nell'episodio 24, in cui Higuchi è morto e Light ha recuperato la memoria.

II.

Misa fu rilasciata quella mattina. Esprimeva la sua felicità nel parlare parecchio. Light l'assecondava tacendo, e nel suo silenzio c'era il riserbo compiaciuto del trionfo. Era prosciolto da tutte le accuse, aveva indietro la sua memoria del Death Note e aveva quella stupida pronta a recuperare il quaderno sotterrato, insieme ai ricordi, e scriverci il nome di L. Era già tutto apparecchiato fino all'ultimo dettaglio. Non restava che cominciare il pasto.
«Potremo avere finalmente un vero appuntamento» sospirò Misa, raggiante.
«Sì, fantastico» assentì Light. «Scusa, Ryuzaki, potresti lasciarci soli?»
«Certamente» replicò L. «Ma prima lasciami dire una cosa.» Li aveva seguiti fino all'atrio, anzichè rimanere ad osservare la scena dall'interno del quartier generale.
«Beh, d'accordo.»
L inaspettatamente si girò verso Misa. «Non sono un esperto di amicizie o rapporti sociali in generale,» esordì, «ma presumo e temo di aver commesso un grave torto nei tuoi confronti.»
Lei sorrise. «So che non l'hai fatto con cattiveria, Ryuzaki! Era per le indagini. Ti ho già perdonato.»
«Non mi riferisco al tuo soggiorno sotto sorveglianza qui» precisò L. «Ma a un'altra cosa. Tu sei la mia seconda amica, e avrei preferito non arrecarti questo dispiacere, ma vedi, aspetto un figlio dal tuo fidanzato» concluse, apatico.
Misa scoppiò a ridere. «Wow, questo sì che è un guaio! Cos'hai da dire a tua discolpa, Light?»
Light tacque, mentre un dubbio avanzava fra i suoi lineamenti. Il dubbio che quell'omertosa e consensuale amnesia condivisa non fosse il fatto isolato e bizzarro che aveva concluso dovesse essere.
«Io... non ho idea di cosa stia parlando» esitò Light, disorientato. Vi si era appeso, a correggere il vuoto isolato di quell'episodio, un filo pericolosissimo: un senso. Anzi, un piano.
«Avanti, non fare quella faccia seria! Ryuzaki sta scherzando!» lo riprese Misa, esilarata.
«Non è uno scherzo» obiettò L con calma. «Non si tratta nemmeno di una conseguenza così imprevedibile, dato che io e Light abbiamo avuto un rapporto sessuale. Almeno adesso sai di cosa sto parlando, vero?»
Light osservò con incredulità e orrore la nuova carta comparsa sul tavolo. L'ha fatto apposta. L'ha fatto apposta. L'ha fatto apposta. 
Questo giustificava tutto. L'assurdo comportamento di quella notte, il rivelarlo davanti a Misa... prima che Light potesse ordinarle di dissotterrare il quaderno e ricordare il vero nome di L. L'aveva fatto per fargli perdere la collaborazione del secondo Kira. Poi sopraggiunse le negazione, e si chiese stralunato come potesse una persona sana di mente concepire un piano così malato. Dove diavolo era disposto ad arrivare pur di arrestarlo?
«Misa, posso spiegarti tutto quanto» affermò infine, sotto gli sguardi che lo stavano torchiando. 
Misa arretrò di un passo, interdetta. «Cosa vorrebbe dire?»
«Che questo non è assolutamente impossibile» calibrò le parole Light. «Però... noi dovremmo discuterne in privato.» 
«Quindi tu, davanti alle telecamere, saresti andato a letto con lui e non con me?» esclamò Misa, dopo aver aperto e chiuso la bocca per la frustrazione un paio di volte. «La faccenda delle manette era tutta un pretesto?!»
Come si fa a trarne delle deduzioni del genere, pensò Light seccato. La sua mente però era intenta al guazzabuglio che si era appena scatenatosi. Trattenere Misa era la priorità, anche rispetto all'affrontare L. Se avesse perso i suoi occhi, proseguire nel giustiziare i criminali sarebbe stato infattibile.
«Certo che no, è stato un errore... un momento di paura, di fragilità... Ma non c'entra niente con quello che provo per te!» sentì se stesso pronunciare accorato.
«Non lo so, Light. Mi hai tradito con un maschio» farfugliò Misa, facendo un altro passo indietro mentre lui ne faceva uno in avanti. «E aspetta un... bambino. Forse siete voi due quelli che dovreste parlare.» 
«Sono d'accordo» aggiunse L. Si beccò un'occhiataccia.
«Dovresti vergognarti! Entrambi dovreste! E voi avreste dovuto essere un mio amico e il mio fidanzato?! Gran bel comportamento! Chiamatemi quando avrete risolto i vostri problemi familiari!»
Sbottando queste parole, la voce incrinata dal pianto incombente, la ragazza uscì platealmente dall'ingresso principale della struttura, con solo un borsone di effetti personali alla spalla. Light assistette mentre spariva dalla sua vista, inebetito.
«È comprensibile che abbia reagito in questo modo. Forse bisogna concederle un po' di tempo per smaltire la rabbia prima di prodigarsi in giustificazioni» puntualizzò L, esaminando il succedersi delle sue espressioni. Light provò a controllarle. 
«Santo cielo, perchè non l'hai detto prima a me solo? Avrei trovato una maniera meno brusca per farglielo sapere io stesso» si arrabbiò. Era consapevole del perchè L l'avesse fatto, ma pretendeva almeno una scusa convincente. Dopotutto, nessuno che non fosse Kira avrebbe potuto comprendere la trama di quel piano. Che, ovviamente, aveva il suo perchè soltanto nel momento in cui Light fosse Kira. Ciò significava che L non aveva per niente diminuito i suoi sospetti, anzi, era da più di un mese che aveva organizzato quella trappola da tendergli, perciò, per arrivare a tanto, doveva essere parecchio sicuro. 
«Mi sembrava più corretto da parte mia scusarmi personalmente e assumerne la responsabilità» si limitò a dire L, sedendo sui talloni su uno dei duri divani di pelle dell'atrio. «Non sono portato per i lieti annunci. Volevo risolvere più rapidamente possibile quest'incombenza.»
«Ti rendi conto di quanto è importante tutto ciò?» lo apostrofò Light, sbigottito, un po' simulando e un po' esternando ciò che davvero provava, e prendendo posto accanto a lui. 
«Me ne rendo conto» annuì L. «Non fraintendere questa comunicazione sbrigativa per disinteresse o superficialità. Sono al corrente di quanti cambiamenti scatenerà nella mia vita.» 
«E nella mia vita» sottolineò Light. «Io vado ancora all'università, Ryuzaki. Non so neanche se potrò-»
«E nel proseguimento delle investigazioni sul caso Kira, naturalmente» concluse L. Light incontrò il suo sguardo insondabile, alla ricerca di un segno di soddisfazione che dimostrasse quanto era contento che il suo piano fosse scattato come prevedeva. Con Misa che scappava senza le informazioni per riassumere il ruolo di secondo Kira e lui gettato nel panico. 
«Conoscendoti un po', mi sarebbe sembrato più probabile che tu abortissi di nascosto senza farne parola con nessuno» commentò, senza calcare troppo la mano. «Insomma, il tuo lavoro è molto impegnativo, e sicuramente non ti lascia una gran quantità di tempo libero...» 
«Avresti preferito che lo facessi?» lo interruppe L di nuovo, sbugiardandolo con lo sguardo. Entrambi sapevano che l'altro sapeva. Era una vera e propria recita senza neanche il pubblico. Un virtuosismo, quasi. 
«No, ovvio che no. È mio figlio» finse di turbarsi Light. «Ma pensavo che fosse quella la cosa fondamentale per te, la tua missione.»
Sul serio L era disposto a stravolgere la sua vita per il caso Kira? L, apparentemente così disavvezzo ai cambiamenti, così poco disposto ad adattarsi? Il detective lo guardò di sbieco. 
«Sarai sorpreso di scoprire che anche le madri possono lavorare e rendersi utili per la comunità, e che un figlio non preclude una carriera» dichiarò secco. 
«Il tuo lavoro è un discorso a parte» insistette Light, è particolare. «Si corrono tanti rischi, tra cui quello di perdere la vita o di mettere in pericolo i propri cari.» 
Il fantasma di quell'insinuazione aleggiò tra loro.
«Già ti preoccupi per lui. Il tuo istinto paterno è qualcosa di ammirevole» sussurrò L, grondando sarcasmo. Light contrattaccò.
«Dunque è successo i primi di agosto... Te ne sei accorto molto rapidamente, nonostante le gravidanze maschili abbiano sintomi difficili da rilevare.» 
L non battè ciglio. «Sono passati quasi tre mesi. Sono un investigatore. Sarebbe imbarazzante se non fossi in grado di accorgermi in tempo di cosa avviene sotto il mio naso -o in questo caso sotto il mio costato.»
Light realizzò di non avere ancora afferrato bene la situazione. L era veramente incinto di lui. Avrebbero avuto un figlio. Che sì, esisteva solo per stretegia, ma ciò non toglie che sarebbe nato. O no? Light non aveva più la possibilità di entrare in possesso del nome di L...
«Quanto ne sei sicuro?» continuò, assumendo l'aria più da giovane padre colto di sorpresa che gli riuscì.
«Quanto può esserne sicuro un rilevatore di hcg. Mi dispiace, Light» tagliò corto L.
Ma se per Kira era un inconveniente, per Light Yagami doveva essere una dolce benedizione. Mostrare disappunto sarebbe stata la fine. 
«Non deve dispiacerti. Insomma... Avrei preferito che me lo dicessi in privato, e aver ferito i sentimenti di Misa non è stato bello... però... è pur sempre un bambino, no?»
L non disse niente.
«Chi ne è a conoscenza?»
«Io, tu e Watari. Il medico che ha condotto le analisi non lo ha fatto con cognizione di causa.» 
Light si fece pensoso. 
«A questo punto, quasi converrebbe che Kira scoprisse del tuo stato.»
«Cambierebbe qualcosa?» domandò L, retorico. Il ragazzo si strinse nelle spalle a regola d'arte, come se stesse davvero riflettendo passo per passo. 
«Beh, forse non oserebbe ucciderti.»
«Ha già ucciso parecchi incensurati per la sola colpa di essersi frapposti tra lui e il suo piano» precisò L, senza riguardi.
«Già, ma un bambino non ancora nato è completamente innocente. Non si "oppone" a Kira, viene coinvolto in questa situazione senza la benchè minima responsabilità» argomentò Light. Credeva davvero in quel che diceva, in effetti. Solo che... Ancora niente era definito nella sua testa. Bisognava riportare ordine. Non poteva decidere cosa farsene di L, quando non aveva nemmeno disponibile l'opzione di ucciderlo. Prima era necessario riassumere il controllo, poi ragionare su cosa fosse etico o no fare. 
L lo fissava con attenzione. «Siamo tutti innocenti, Yagami. Abbastanza da non meritare un'esecuzione arbitraria da parte di un sedicente giustiziere. E tutte le vite hanno lo stesso valore. Non c'è differenza qualitativa tra quella di un bambino e di un adulto.» 
«Qui non stiamo parlando di cosa penso io, ma di cosa pensa Kira» aggiustò il tiro Light. «Anche se è impossibile prevedere con certezza cosa passerà per la testa di quel pazzo. La priorità ora è proteggerti.»
«Sono già protetto.»
Light pensò che il cambio di programma forse non gli avrebbe sbarrato ogni opportunità di ottenere un vantaggio. 
«Tu ti esponi troppo. E questo quartier generale è pieno di gente. Dimentichi che Kira può manovrare il comportamento delle vittime prima della loro morte. Gli basterebbe scoprire l'identità dei tuoi collaboratori per arrivare a te.» Magari sarebbe riuscito a togliere di mezzo un po' di impiastri. 
L portò il pollice alle labbra sottili. «Non ritengo plausibile che si possa manipolare una persona in modo tale che prima di morire ne uccida altre. In tal caso, Kira avrebbe già sfruttato ampiamente questo escamotage. Ad ogni modo, dovremo sottoporre al più presto il quaderno a dei test.»
«Ma preferirei che non fossi tu in prima persona» si precipitò a dire Light. «So che vuoi accertarti dell'autenticità delle regole, soprattutto quella dei tredici giorni, ma, se il governo ti darà il permesso di procedere, non voglio che sia tu a farlo.» Ancora doveva capire come si sarebbe mosso a riguardo. Il piano precedente prevedeva che L non lo facesse perchè sarebbe stato morto. Ma non era più valido. 
E per la prima volta dall'inizio della discussione L sorrise, affilato come un coltello. «Certo che no, Light. Sarebbe da incoscienti.» 

*

Watari entrò nella postazione di comando del quartier generale. Era deserta, eccezion fatta per L, nascosto dallo schienale della sua sedia a rotelle. Stava contemplando la prima pagina del Death Note, dove si susseguivano le regole. 
«Sei sicuro di sapere che cosa stai facendo?» sospirò Watari. Non glie lo aveva mai chiesto in tanti anni. Si fidava di lui, quando si trattava della difesa degli altri. Questa volta si era lasciato coinvolgere fino a un punto di non ritorno.
L chiuse il quaderno. «Guadagno tempo. Mentre Kira elabora un nuovo piano, io attuo il mio.» 
Watari fermò il carrello che stava spingendo fino alla sua scrivania. La sua espressione era combattuta.
«È diventato tutto troppo personale tra te e Kira. Tu dai per scontato che gli interessi della vita di suo figlio» esternò i propri timori.
«Ci sono vari potenziali sviluppi, e li ho presi tutti in considerazione.» Lo sguardo di L finì sulla vasta selezione di dolci allineati. «Se non muoio, avrò tutto il tempo per provare la sua colpevolezza. Se muoio subito dopo il parto, Light apparirebbe indubitabilmente come Kira. Ma è improbabile che commetta un errore così grossolano. Se vengo ucciso lo stesso -sempre ammesso che senza l'aiuto di Amane Kira riesca a farlo- allora l'avrebbe fatto in qualunque caso, e non avrei lasciato nulla di intentato.»
Watari contemplò con tormento la sua flemma.

«Che cosa credi che farà?»
L sogguardò prima una coppetta alla fragola, poi una fetta di torta alla crema. «Non vorrei essere in lui. Uccidere un bambino nel grembo -o il proprio stesso figlio- è un atto così spregevole da fare concorrenza con i reati dei criminali giustiziati tramite il Death Note. Ma d'altra parte, tenendo conto di tutti i sacrifici che sono già stati fatti, forse che non si può sacrificare per il bene superiore un embrione nemmeno compiutamente formato?»
«Vuoi mandarlo in crisi?» indovinò Watari.
«Voglio costringerlo a riflettere» corresse L. L'uomo si strofinò le mani guantate, aggrottando la fronte. 
«Non pensi di aver preso questa decisione troppo in fretta? Quando Kira non ci sarà più, il tuo bambino resterà. Avrà bisogno di un luogo stabile dove crescere, non di viaggi e spostamenti continui. Chi rimarrà a casa con lui, chi si occuperà di lui?»
«Indovina» disse L, allungando una mano verso un bignè alla crema ricoperto di cioccolato, ignorando il piattino e la salvietta su cui era posato. Watari sorrise con malinconia.
«Avrà bisogno del suo vero genitore, non di poveri vecchi...»
«Lo sai benissimo quanto poco conti il legame di sangue» negò L. «Chi ha parlato di poveri vecchi? Io intendevo, tutti loro. Tutti voi.»
Watari fece un esausto cenno di diniego. «È una responsabilità troppo grande anche per noi, ma soprattutto per te. Il suo dolore e le sue esigenze ricadranno sulle tue spalle e non potrai evitare di sentirti in colpa. Avrei tanto voluto che questa sofferenza ti fosse risparmiata. Portare al mondo una vita umana è un obbligo ad oltranza.»
«E strapparne più di cento cos'è?» rimbeccò L, senza perdere l'impassibilità. 
«Non mi interessa affatto di Kira e non sto pensando a lui. Penso a te» s'impuntò Watari. «Al fatto che tu debba dirottare il corso della tua esistenza a causa sua. Non ritengo che tu sia pronto a fare il padre, L.»
Scese il silenzio per un po'.

«Non pretendo di esserlo» replicò L, «ma non ho scelta. E in fin dei conti ci sei tu qui.»
Watari espirò ancora, profondamente. Poi gli sottrasse il bignè, mangiato per metà, dalle mani. 

«Bisogna diminuire gli zuccheri. Tanti quanti ne mangi, non fanno bene al piccolo» mormorò, mentre le sue labbra s'incurvavano con tenerezza.
«Un abbandono graduale» sottilizzò L, puntando un cannolo. 















Note dell'Autrice: Secondo capitolo! The game is on. Light deve ancora capire bene come gestire strategicamente questo inconveniente. L potrà esaminare il quaderno. Cosa succederà?
Ringrazio chi ha preferito/ricordato/seguito la storia. Lasciatemi qualche feedback per capire come mi sto muovendo! Grazie a tutti,
Lucy
  
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