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Autore: FunnyYoungMe    26/04/2017    0 recensioni
Spesso la gente deve seguire altri in una strada dove non vogliono camminare: per affrontare una verità che fa male e per fare tutto ciò con una faccia seria, perché ti sei già arreso; o per nascondere il senso di vuoto con un atteggiamento doloroso di non essere te stesso...
Kyuhyun lotta per mantenere chi è diventato, mentre invece Yesung si dà per vinto nella sua vinta. Entrambi hanno bisogno dell'altro per essere chi sono veramente...
N.d.A: Ciao a tutti. Questa non è la solita storia d'amore KyuSung e quello che voglio davvero è, per tutti quelli che si prenderanno il tempo di leggerla (spero le diate una possibiità), che vi piaccia!!!
DISCLAIMER: Non mi appartengono Kyuhyun e Yesung, anzi, non mi appartiene nessun Super Junior menzionato. La storia non è mai accaduta nella realtà; è solo un prodotto della mia immaginazione, per cui a me appartiene solo la trama.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Kyuhyun, Un po' tutti, Yesung
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi qui! Mi scuso immensamente per il ritardo... Ultimamente non ho voglia di fare nulla e anche prendere in mano il pc mi costa tanta fatica.
Comunque sono tornata... per ora. Spero di riuscire a tradurre gli altri capitoli prima che mi passi la voglia; lavoro difficile, visto che non sono pochi.
Spero anche che la storia vi stia piacendo e che vi piaccia anche questo capitolo. Fatemi sapere cosa ne pensate.
Bando alle ciance; vi lascio alla storia!


Attorno al fuoco


 

In campeggio


 

Il sole aveva riversato, come una latta di vernice rovesciata, le sue sfumature arancioni e rosse sull’infinito dipinto che ondeggiava all’orizzonte. Quell’attimo, il magnifico tramonto riflesso dalle acque, che segna il cambio dello scenario lasciando spazio alla notte, non stava avendo nessuno spettatore; tutti erano impegnati nel loro inusuale gioco di sfide. I ragazzi erano seduti attorno al fuoco a dare, alla persona scelta, una malefica o divertente – almeno nei loro pensieri – sfida.

Come risultato, due di loro, la coppia EunHae, si erano immersi nel freddo mare della notte. Altri erano mezzo nudi, o interamente svestiti, dopo aver fatto alcuni balletti ridicoli. Delle sfide avevano coinvolto anche baci da togliere il respiro e alcool. Qualunque idea insensata che gli era venuta in mente, era stata tenuta in considerazione, solo per intrattenere sé stessi. Ciononostante, si potevano solo sentire risate isteriche, anche se magari era colpa delle bevande alcoliche.

Yesung era solo un silenzioso spettatore. All’inizio aveva sperato, e anche pregato, che non cominciassero, come da cliché, a cantare; per sua fortuna, non fu così. L’idea, proposta da qualcuno, era stata rifiutata immediatamente, con una scusa.

“Sarebbe bello, ma non abbiamo portato una chitarra”, disse Kangin, fingendo commiserazione.

“Tutti questi musicisti e nessuno di voi ne ha portato una, come…?”

“Non vogliamo e basta, è la dura verità. Le tue idee sono noiose e non faremo niente che tu proponga”, disse Kyuhyun al ragazzo con le fossette, chiamato Leeteuk ma che Kangin continuava a chiamare Angelo. “Inoltre, vogliamo un altro tipo di intrattenimento.”

Yesung mai nella sua vita avrebbe pensato che sarebbe stato riconoscente al vicino per essere uno ‘stronzo’. Anche se trovava i loro giochi leggermente infantili o un po’ spinti – con ragazzi nudi e scene non adatte a minorenni -, si stava divertendo e li trovava uno spasso; gli ricordavano i giorni in cui era come loro, quando si divertiva e passava il tempo con i suoi amici. Ormai era tutto finito; Yesung si era buttato alle spalle quei tempi.

Era stato talmente assorto nei suoi pensieri, che non si era reso conto della serietà che regnava all’improvviso nel cerchio di ragazzi, almeno secondo lui, e come al solito fu un colpo sulla sua fronte a risvegliarlo. Non fu difficile scoprire chi era stato ‘così gentile’ a richiamare la sua attenzione, visto che il vicino aveva un ghigno divertito stampato in viso. Quel sorriso compiaciuto non rimase molto e la sua espressione mutò ad una annoiata.

“Finalmente sei tornato dal regno degli scemi! Se non te ne sei ancora accorto, o se il tuo cervello necessita di un bel po’ di tempo per processare le cose, siamo nel mezzo di un gioco per cui, che ne dici di unirti a noi?”

“Scusate, non stavo prestando attenzione… Hai detto qualcosa?” Domandò il moro, guardando dritto ai suoi occhi con innocenza, conscio di cosa facesse all’ego del più alto. Inoltre, per aggiungere carne al fuoco, girò la testa verso Ryeowook, seduto al suo fianco, e gli chiese di ripetergli cosa stessero facendo.

Nel frattempo Leeteuk, quello dalle idee noiose, prese il suo zaino e si mise a cercare qualcosa. Tornando a guardare verso il fuoco, aveva tra le mani dei fogli di carta, anche se nessuno capiva cosa ci facesse con quelli durante un campeggio.

“Almeno posso scegliere la mia sfida e voi dovrete farla, se ne siete capaci, visto che voi conoscete solo giochi infantili e sfide perverse che, fra l’altro, sono una bazzecola rispetto a questo qui. Vi darò una sfida reale: vediamo quanto siete veramente coraggiosi da… rivelare i vostri più profondi ed oscuri segreti. Vi sfido a scriverli sui fogli che vi darò e siccome non sono una cattiva persona, dopo averli letti, li potrete bruciare.”

“Ma è così noioso! Non ho segreti, sono un libro aperto”, affermò Siwon, fingendo uno sbadiglio.

“Stai facendo questo solo per soddisfare il tuo stupido desiderio di avvicinarci di più, coinvolgendo sentimenti, e per rifarti su di noi per non aver preso in considerazione la tua idea di cantare”, disse Kangin ma si zittì dopo che il suo angelo lo guardò male.

“Non c’è niente di sbagliato a voler legarci e conoscerci meglio… Inoltre, in campeggio c’è sempre quel momento serio e delicato, per cui, perché non farlo ora?” Disse Leeteuk.

“Be’, è sempre...”, ma Kangin venne di nuovo zittito da uno sguardo minaccioso di Leeteuk.

Yesung non poté che provare un senso di vittoria per il ragazzo con le fossette, ma il suo umore cambiò non appena guardò il foglio tra le sue mani. Sarebbe stato pazzo a scrivere il suo segreto; da una parte sarebbe stato come giocare col fuoco, ma dall’altra, non era poi così tanto un segreto, dato che molte persone ne erano a conoscenza, per cui non sapeva se considerarlo come tale.

Comunque Yesung non poteva arrischiarsi a scriverlo in mezzo a quelle persone che avrebbero potuto interessarsi o meno a lui e ai suoi segreti, per poi bruciarlo.

“Non è poi un’idea così cattiva scriverlo… Magari mi sentirò meglio o a mio agio… Aghh”, pensò il moro, sentendo la testa fargli male dal troppo pensare, confondendo se stesso.

Ogni volta che era insicuro, agiva d’istinto, finendo nei guai. Ma in quel momento, l’idea di rischiare di non sapere cosa sarebbe successo dopo aver rivelato il suo segreto in una lettera, stava sopraffacendo la sua ragione. La sua mano si mosse rapidamente sul foglio, scrivendo quelle piccole lettere che componevano la verità che solo Yesung, tra quei ragazzi, conosceva.

“Ora...”, la voce del ragazzo con le fossette risuonò tra loro per attirare l’attenzione. “Scambiate il foglio con quello della persona alla vostra destra”, disse prendendo quello di Kangin, sorridendogli dolcemente mentre gli passava il suo.

Prima che il moro potesse reagire od obiettare, il suo segreto si trovava già tra le mani del suo amico. Yesung prese in mano il foglio di Ryeowook; se il più basso leggeva il suo, allora anche lui avrebbe letto il suo, magari riuscendo ad avere qualcosa tra le mani per ricattarlo. Era come uno scambio: un segreto per un altro. Sperava solo che quello di Ryeowook fosse qualcosa di importante, abbastanza da essere usato come materiale da ricatto nel caso al minore venisse in mente di rivelare il suo.

“Ho ucciso qualcuno”, lesse in mente Yesung, gli occhi spalancati per la sorpresa. Quello era definitivamente un grosso segreto; il suo sembrava una barzelletta a confronto.

Paralizzato, girò la testa e vide il ragazzo che lo stava già guardando con compassione.

“Non farlo, non guardarmi così”, disse freddamente il moro, dimenticandosi per un attimo cosa aveva appena letto. “Per questo non voglio che la gente lo scopra.”

“Mi spiace”, mormorò Ryeowook.

“Non essere dispiaciuto”, ribatté brusco.

“No, volevo dire che mi dispiace averti guardato così… Non lo farò più.”

“Grazie.”

“Ma com’è successo?”

“Lascia stare. Piuttosto… Cosa vuoi dire con questo? È vero?” Tra le sue dita Yesung aveva il segreto dell’altro e senza pensarci due volte, lo buttò tra le fiamme.

Ryeowook sospirò prima di sorridere amaramente. “È una storia lunga e non è come credi.”

Il moro lo fissò confuso e con uno sguardo curioso; voleva che gli dicesse tutto e così accadde. Si scambiarono i loro segreti, le loro ragioni e i loro pensieri, senza però approfondire cosa fosse realmente accaduto, isolandosi dal resto del gruppo.

Di fronte a loro, con un’espressione seria, c’era Kyuhyun, i cui occhi non abbandonavano mai il foglio che doveva trovarsi tra le sue mani e non tra quelle del suo migliore amico. Lui più di chiunque altro aveva il diritto di sapere cosa stesse succedendo nella vita di Yesung; lo conosceva da più tempo di Ryeowook e sapeva che c’era qualcosa che non andava nel moro. Eppure, quello che aveva scoperto tutto per caso, per pura fortuna, era Ryeowook. Kyuhyun non lo trovava giusto, non gli andava bene.

Aveva scoperto le sue paure ed era stato con lui per placarle, per non lasciarlo da solo, e aveva chiesto più volte quale fosse la ragione dietro la sua vita distrutta, senza però ricevere mai una risposta, o almeno quella che voleva lui. Non era pura curiosità, era di più. Era un bisogno conoscere il moro, la sua storia, i suoi fatti e tutto di lui per potergli stare accanto, sempre ad ogni ora. Kyuhyun non sapeva spiegare chiaramente il perché di quella necessità; non poteva, almeno non a se stesso.

Il fuoco si rifletteva nei suoi occhi preoccupati, danzando sul foglio del moro e sulle parole, riducendo in cenere con le sue fiamme il segreto che Kyuhyun aveva paura di non riuscire più a scoprire.

“Il peggio è che Ryeowook conosce il suo segreto e io no”, sussurrò a denti stretti. “Ora hanno un legame speciale e io no”, erano le parole che non osò pronunciare e che la sua coscienza aveva cancellato dalla sua mente, come se non fossero mai state pensate.

I suoi occhi non abbandonarono il duo, che si era avvicinato ulteriormente come se fossero attaccati dalla colla. Li vedeva confabulare, sussurrare, condividere chissà cosa tra loro e le gelosia non tardò a farsi presente, estraniandolo dal resto dei ragazzi. Fu un bacio inaspettato, dato da Siwon, che lo riportò coi piedi per terra.

“Ehi! Sto cominciando a sentirmi solo, non mi stai prestando la dovuta attenzione. Cioè, non è colpa tua; quella sfida dell’angelo ci ha annoiati, per cui, perché non andiamo a divertirci un po’ a modo nostro?” Un sorriso seducente si fece strada sul viso di Siwon.

“Okay, fate i bravi ragazzi, noi andiamo a letto; siamo troppo stanchi, quindi buonanotte”, disse Leeteuk, prendendo per mano Kangin.

“Forse intendevi dire troppo vecchi”, scherzò Ryeowook, prima di zittirsi dopo aver visto lo sguardo torvo di suo fratello.

“Vanno a divertirsi pure loro. Andiamo anche noi”, sussurrò Siwon all’orecchio di Kyuhyun.

Gli occhi di Kyuhyun si spostarono istintivamente su Yesung, ma il moro era troppo impegnato con Ryeowook per cui qualcosa andava fatto, almeno per attirare la sua attenzione e forse, anche per avere una reazione.

“Sembra che non siamo gli unici ad aver pensato ad avere una notte… produttiva”, e come un falco, Kyuhyun continuò ad osservare l’altro in attesa di una sua replica, ma sembrava che al moro non gliene importasse nulla, facendo arrabbiare il ragazzo.

“Ehi! Non avrei mai pensato fossi il tipo che si concede al primo appuntamento, ma a quanto pare sei pieno di sorprese.” Kyuhyun sapeva che quelle parole avrebbero fatto infuriare Yesung.

Ryeowook diede una gomitata all’amico, sussurrandogli qualcosa. Il moro girò la testa alla velocità della luce, guardando torvo il minore.

“Taci. Tieni le tue insinuazioni per te, cosicché nessuno possa sapere che cretino ignorante sei”, ribatté.

“Tsk… Insinuazioni?! Forse hai ragione, ma chi vorrebbe fare qualcosa con te? Voglio dire, guardati! Wookie non mi pare abbastanza ubriaco da non saper riconoscere una faccia brutta.”

Yesung sentì le guance accaldarsi per la rabbia e l’imbarazzo. “Dammi tregua! Sei così ridicolo, come una di quelle anziane pettegole che non hanno altro da fare che sparlare degli altri. Usa quelle labbra per fare qualcos’altro e concedi un po’ di pace alle nostre orecchie, perché la tua voce potrebbe stare irritando tutti, chiacchierone del cazzo.”

“Oh, mi aiuterai a tenere le labbra occupate?” Un sorriso malizioso spuntò sul viso del maknae.

“Nei tuoi sogni. Preferirei bruciarmi le labbra, piuttosto che toccare le tue sporche e sciupate.” Yesung sapeva che quello che diceva era offensivo e un colpo basso, ma il vicino lo meritava. A peggiorare le cose, però, Ryeowook gli diede un bacio leggero sulla guancia, facendo arrossire Yesung e fargli abbassare il capo. Kyuhyun ribollì di rabbia e il suo senno si appannò.

Yesung non capì come accadde, o come si ritrovò in quella insolita situazione. Non ebbe neanche il tempo di sentire lo strattone ai capelli e la testa girarsi, quasi brutalmente, visto che era occupato a disperarsi per il fatto che le sue labbra erano violate con un violento e rude bacio.

Il moro era paralizzato, il suo cervello aveva smesso di funzionare perché già non riusciva a pensare lucidamente, figurarsi muoversi o allontanare il ragazzo.

“Che problema hai… stronzo di merda?!?” Gli urlò contro Yesung, saltando in piedi mentre Kyuhyun sorrideva soddisfatto e trionfante.

“Oh, ti ho rubato il tuo primo bacio?” Scherzò, quasi a voler buttare sale sulla ferita.

Tutti erano sorpresi e guardavano il duo combattuti, non sicuri su cosa fare o dire.

“Sei… Sei impossibile e io… ti odio”, mormorò ferito Yesung, le lacrime che minacciavano di cadere, prima di spingerlo e correre lontano da lì.

Kyuhyun aveva il capo abbassato, rilasciando la sua frustrazione stringendo i pugni. Aveva agito d’impulso e si sentiva malissimo, le parole ‘ti odio’ continuavano a ripetersi in testa e il maknae non voleva crederci.

“Siediti”, ringhiò Kyuhyun a Ryeowook, già in piedi e pronto per andare dietro al moro. L’altro non poté fare altro che obbedirgli.

Kyuhyun stesso camminò verso dove Yesung era andato che, per paura di rimanere da solo sotto il cielo nero e la fredda notte, non si era allontanato di molto, abbastanza da vedere ancora il falò e il castano.

Yesung era seduto sopra una grossa roccia, fissando il mare e cercando di non permettere a quel sentimento di invaderlo.

“Yesung”, mormorò con prudenza Kyuhyun per non farlo scappare di nuovo. Gli mise una mano sulla spalla e il moro girò la testa all’improvviso, trovandosi di fronte il castano che si sedette di fianco a lui, senza mai smettere di guardarlo in volto.

“Mi… mi spiace”, ammise Kyuhyun dopo vari tentativi. Gli costava pronunciare quelle parole, ma avrebbe detto qualunque cosa perché il moro non si arrabbiasse con lui.

Il maggiore davvero non se lo aspettava di vedere quel vicino orgoglioso chiedergli scusa. Non gli sembrava reale, però si sentiva bene, d’altronde, era la cosa giusta da dire e quelle parole dissolsero la rabbia che aveva verso il minore.

“Dovresti esserlo”, mormorò dopo qualche istante.

“Perché?” Domandò Kyuhyun. Voleva davvero sapere perché quel bacio lo aveva fatto arrabbiare così tanto.

“Mi hai messo in imbarazzo, di nuovo, davanti a tutti i tuoi amici, ma non è quella la cosa peggiore… Te ne sei fregato di me e del mio spazio personale e sei andato avanti con il tuo capriccio. Mi ha ferito essere forzato in una cosa del genere e intendo dolore emotivo, non solo fisico. Tra tutte le persone, dovresti essere il primo a conoscermi e capirmi, a sapere che non mi piacciono quei tipi di approcci e comportamenti, ad essere attento e premuroso… Ma è stato tutto l’opposto, visto che mi sono sentito ancora tradito e la cosa mi ha rattristato.”

“Sono veramente dispiaciuto”, mormorò Kyuhyun ancora una volta, ottenendo un sorriso da Yesung, capendo così di essere stato perdonato.

“Tradito ancora?” Domandò il castano. Non avrebbe mai pensato che Yesung potesse sentirsi così e non capiva neanche quando lo avesse tradito prima.

“Mi avevi promesso di stare con me, ma non l’hai fatto… Per tutto il giorno sei stato… non so dove, però attaccato al tuo amico modello e non sei mai venuto da me neanche per un secondo. Sei corso in spiaggia e… Oh, lascia stare, non capisco, perché fai promesse se poi non riesci a mantenerle?”

“Sono venuto, ma mi hai buttato a terra”, scherzò il minore.

“Ero arrabbiato e tecnicamente non è stata colpa mia, ma comunque...” Yesung preferì non parlare più.

“Aspetta un attimo… Ora che ci penso meglio, mi stai dicendo che volevi un po’ della mia attenzione?” Un grosso sorriso spuntò sul viso di Kyuhyun quando il suo narcisismo gli andò alla testa.

“Non pensarla così.” Yesung alzò gli occhi al cielo.

“Perché no? In fondo, mi desideri davvero”, scherzò per metà Kyuhyun, sperando che fosse vero, senza capire perché volesse che le cose stessero così sul serio.

Il moro sospirò, domandandosi se il ragazzo sarebbe mai cambiato.

“Allora d’accordo. Domani, starò solo con te; infatti, andremo in un posto speciale che conosco”, annunciò il castano.

“Se lo dici tu...”, disse Yesung, fingendo noncuranza quando invece l’idea non gli sembrava così male.

“Non mi odi, vero?” Domandò all’improvviso il più alto, sorprendendo di nuovo Yesung.

Il maggiore lo fissò, non sicuro se Kyuhyun avesse davvero detto quelle parole o se aveva capito male lui, ma questi aveva gli occhi spaventati, aspettando la sua risposta; non sapeva cosa stesse pensando il ragazzo.

“No, non ti odio”, rispose Yesung e senza aspettare altre parole dal minore, appoggiò la testa sulla sua spalla.

“Sono stanco, devo riposarmi”, mormorò, avvicinandosi di più al castano perché c’era freddo e Yesung aveva bisogno di un po’ di calore.

Kyuhyun gli mise il braccio attorno alle spalle, accostando il più basso contro il suo corpo, appoggiando il mento sul suo capo. Sentiva il bisogno di proteggerlo e stargli accanto e, inoltre, necessitava di sentire il moro vicino a lui.

   
 
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