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Autore: FunnyYoungMe    04/05/2017    0 recensioni
Spesso la gente deve seguire altri in una strada dove non vogliono camminare: per affrontare una verità che fa male e per fare tutto ciò con una faccia seria, perché ti sei già arreso; o per nascondere il senso di vuoto con un atteggiamento doloroso di non essere te stesso...
Kyuhyun lotta per mantenere chi è diventato, mentre invece Yesung si dà per vinto nella sua vinta. Entrambi hanno bisogno dell'altro per essere chi sono veramente...
N.d.A: Ciao a tutti. Questa non è la solita storia d'amore KyuSung e quello che voglio davvero è, per tutti quelli che si prenderanno il tempo di leggerla (spero le diate una possibiità), che vi piaccia!!!
DISCLAIMER: Non mi appartengono Kyuhyun e Yesung, anzi, non mi appartiene nessun Super Junior menzionato. La storia non è mai accaduta nella realtà; è solo un prodotto della mia immaginazione, per cui a me appartiene solo la trama.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Kyuhyun, Un po' tutti, Yesung
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ehilà, sono tornata con un nuovo capitolo! Il prossimo l'ho già finito di tradurre, ma lo carico la settimana prossima... Ora comincerò con il 16, sperando di non metterci tanto e che non mi porti via tanto tempo dallo studio...
Anyway, spero che questo cap. vi piaccia :3
Au revoir!


Non ti allontanerai da me finché non te lo dirò io!

 

Tenda di Kyuhyun

 

I suoi occhi si aprirono e si trovò ad osservare l’interno della tenda. Yesung abbassò il capo per verificare se la sua supposizione fosse vera o meno. Vide il castano con la testa appoggiata sopra il suo addome, ma il moro non si sorprese. Kyuhyun lo aveva invitato nella sua tenda visto che quella era l’unica disponibile.

Yesung non aveva avuto scelta; conosceva solo Kyuhyun ed era l’unico col quale poteva dormire – quelle erano le parole che aveva detto il castano, scaldando il cuore del maggiore, ma questi aveva colto l’occasione per infastidire il minore, dicendogli che era un ragazzino possessivo che si era affezionato a lui e Kyuhyun aveva replicato dicendo che poteva solo sognarla una cosa del genere, perché lui era protettivo verso le cose di sua proprietà, facendo alzare gli occhi al cielo al maggiore -. Inoltre, gli sembrava ormai una cosa normale e naturale trovarsi tra le braccia del più alto, ed era anche comodo. Il moro non si sentiva neanche indolenzito per aver dormito a terra perché aveva dormito sopra il corpo dell’altro.

Kyuhyun, però, gli stava impedendo di muoversi o di fare anche il più piccolo gesto, dato che lo stava avvolgendo con il suo corpo caldo e grosso. La cosa non gli importava molto, comunque; Yesung non aveva nessuna intenzione di andare in giro.

Ogni volta che si svegliava, il moro aveva bisogno di un po’ di tempo per se stesso, senza fare nulla in particolare, solo osservando le superfici sulle quali i suoi occhi si posavano, la sua mente in bianco come il tessuto della tenda davanti a lui. Era come un silenzioso rituale che apprezzava veramente e in passato era un modo per prepararsi per la giornata. Dopo tanto tempo, senza volerlo, era di nuovo tornato a farlo.

Nonostante il maggiore fosse troppo assorto nel suo momento di riflessione, sentì comunque il castano muoversi leggermente e capì che era questione di secondi prima che si svegliasse del tutto. Sentendo allentarsi la presa del braccio attorno al suo corpo, Yesung si girò, trovandosi di fronte il petto del ragazzo, alzò lo sguardo e vide il viso pacifico di Kyuhyun, con gli occhi ancora chiusi.

Il minore sentì il moro ridacchiare quando strinse di nuovo la presa attorno alla sua vita perché anche se non era completamente sveglio, il suo subconscio gli stava dicendo di non lasciare andare via il maggiore. Per cui, comportandosi come un bambino spaventato di essere lasciato solo e anche preso da un desiderio da adulto, l’istinto, trattava il più basso come un pupazzo. Yesung sorrise al suo ‘insolito’ atteggiamento.

“Puoi anche non stare attaccato così tanto; non ho nessuna intenzione di andarmene, perciò non preoccuparti, mi stavo solo girando.”

“Stai delirando”, mormorò Kyuhyun con la sua solita voce mattutina roca che avrebbe sciolto chiunque. Aprì un occhio per guardare il ragazzo tra le sue braccia con un lieve ghigno. “Non puoi cominciare una giornata senza dare un’occhiata a questo viso magnifico… Ti piaccio così tanto, vero?”

“È il mio turno per dire l’ovvio, cioè che sei tu quello che sta delirando alla grande e più del solito, ma potresti anche essere ancora sotto l’effetto del sonno, per cui quello ti rende stupido il doppio. Anche se resti comunque un ragazzino narcisista...” Un sorriso si fece largo nel viso ancora assonnato di Yesung.

“Sì, forse è quella la ragione per cui sembri davvero adorabile questa mattina… Più tardi sarai il solito, brutto piccoletto.”

Yesung nascose il viso contro il petto del castano per nascondere le guance arrossate per il complimento inaspettato. Non poteva crederci e cercava di celare la sua condizione a se stesso, più che a Kyuhyun, ma come si è soliti dire, non si può mai scappare da sé stessi.

Kyuhyun si rese conto dello strano comportamento del maggiore e non poté evitare di sorridere genuinamente.

Entrambi pensarono che stare in quella posizione per un po’ non era così male, anzi, era il contrario; era piacevole.

“Che ora è?” Domandò curioso Yesung.

“Troppo presto”, rispose Kyuhyun senza aggiungere altro, non aspettandosi che Yesung continuasse a fissarlo, in cerca di maggiori informazioni.

“Sono le sei.” Yesung aprì gli occhi sorpreso. “Non guardarmi così, è colpa tua se siamo svegli.”

“Perché?” Il moro si imbronciò.

“Solo… così.” Gli occhi di Kyuhyun si erano fissati sulle labbra di Yesung e questi se ne rese conto, ma non sapeva come interpretare quella situazione.

Quando sentì che le sue labbra venivano sfiorate dalle punta delle dita del minore, Yesung perse ogni capacità di reagire.

“Non dovresti imbronciarti, è invitante”, disse Kyuhyun con un’espressione seria, facendo rabbrividire l’altro. Ben presto Yesung sentì il suo corpo rilassarsi, almeno fino a quando il castano scoppiò a ridere, accigliando il maggiore, che si alzò rapidamente dandogli le spalle per non dargli la soddisfazione di accrescere il suo ego per averlo quasi ingannato.

“Cos’è quella faccia?” Domandò Kyuhyun, fermandosi a braccia conserte di fronte al moro.

Quando Yesung non rispose, il minore sorrise con aria d’intesa. “Sei triste perché vuoi andare al mare con me, non è così? Non preoccuparti...”, mormorò pieno di sé prima di chinare il capo verso il viso dell’altro. “Non me ne sono dimenticato. Andiamo”, e senza aspettare una risposta, Kyuhyun si raddrizzò e prese le braccia del maggiore, trascinandolo con sé.

 

Spiaggia

 

Yesung poteva solo protestare con il silenzio, dato che, da quando si erano svegliati, lo strano atteggiamento del minore lo aveva sorpreso e privato della capacità di rispondergli.

Kyuhyun, con un po’ di aiuto da parte del maggiore che, anche se aveva deciso di seguire il castano, il minore non voleva lasciare andare, portò Yesung sulla spiaggia, da dove il mare sembrava più bello al mattino presto; tutto sembrava perdersi nell’immensa distesa di acqua.

“Bella mattina, non è così?” Disse Kyuhyun, le mani sui fianchi e un sorriso soddisfatto.

“Come qualunque altra alba”, ribatté Yesung, per niente entusiasta o interessato al paesaggio.

“Non puoi essere serio… Vabbe’, ho ancora un asso nella manica.”

“Ossia?” Domandò il moro, più volendo sfidare l’altro a trovare qualcosa che gli interessasse in quella baia.

“Seguimi”, rispose soltanto Kyuhyun facendo un cenno col capo.

Yesung annuì e lo seguì in silenzio, camminandogli dietro lungo la battigia, le sue piccole impronte su quelle lasciate dal minore, sorridendo dolcemente a quell’azione infantile.

Ogni tanto Kyuhyun girava la testa, osservando l’altro camminare sulle sue impronte. “È strano… in senso buono”, pensò.

Perso nei suoi pensieri, non si rese conto che erano arrivati. Fu Yesung, colpendolo sulla schiena, a portarlo coi piedi per terra. Davanti a loro c’erano delle grosse rocce che, pur posizionate in una linea irregolare, formavano un ponte naturale che collegava la baia con una piccola e verdeggiante isola.

“È il momento perfetto.” Kyuhyun si girò di lato, avvicinandosi all’altro ragazzo che aveva inarcato un sopracciglio.

“Non ci sono onde alte, per cui possiamo passarci sopra.” Estese una mano verso il maggiore, ma questi scosse la testa.

“C’è qualche problema?” Domandò Kyuhyun. “Non dirmi che non sei capace di attraversare alcune pietre”, scherzò, ma quando Yesung si accigliò, smise di ridere.

“Posso, ma non voglio, c’è differenza.”

“Dai, siamo venuti fin qui solo perché volevi stare con me, te ne sei dimenticato?”

Yesung scosse il capo ancora una volta. Voleva stare con Kyuhyun, ma quello che non voleva era camminare sopra quelle scivolose rocce. Conosceva la sua natura impacciata; sapeva che in pochi attimi sarebbe potuto cadere in mare e voleva evitarlo a tutti i costi.

“Ah, ho capito. Sei spaventato di rimanere da solo con me? Solo io e te, nessun altro, in un posto isolato, dove chissà cosa potrebbe accadere e nessuno verrà a saperlo...” Un sorriso predatore apparse sul viso del castano.

Yesung inclinò il capo, meravigliato dalle sue parole. “Da dove hai tirato fuori quell’idea? Perché non ha niente a che fare con quello….”

“Allora qual è il problema?” Kyuhyun si fece serio all’improvviso, non capendo perché l’altro stesse esitando.

“È solo che...” Yesung abbassò la testa, sentendosi in soggezione sotto lo sguardo del minore. “Non voglio scivolare”, sussurrò prima di guardarlo per vedere la sua reazione, ma l’unica cosa che vide fu la schiena abbassata dell’altro.

Il moro non capiva cosa intendesse fare, ma non avrebbe mai permesso al minore di metterlo sulla sua schiena.

“Cosa stai aspettando?” Kyuhyun lo guardò da sopra la spalla, trovandolo accigliato, spazientendolo.

“Non...”

“Non te lo sto chiedendo… O sali sulla mia schiena o ti prendo come un sacco di patate sopra la spalla.”

Yesung spalancò gli occhi e non volendo che il minore mettesse in pratica la seconda opzione, si accomodò sulla schiena del ragazzo, appoggiando la testa tra le sue spalle, sentendolo parlare, ma senza preoccuparsi di ciò che stava dicendo. Chiuse gli occhi, nella speranza di passare in fretta quel ponte roccioso.

Non notò che il minore si era fermato, anche se si rese conto del dolore al sedere che sentì a causa dell’improvviso e forte impatto con il suolo; il castano lo aveva lasciato andare.

“Ehi!” Strillò Yesung al ragazzo che lo guardava con un’espressione da ‘te lo meritavi’. “Perché l’hai fatto?”

“Ti ho detto che siamo arrivati e che ti volevo giù da me, ma come al solito, mi hai ignorato. Lo so che non riesci a fare a meno di me, però dovresti essere in grado di controllare i tuoi desideri per il mio corpo.” Il vicino sapeva sempre come capovolgere le situazioni a proprio piacimento, soprattutto insistendo sull’amore infinito del maggiore per lui, anche se era ben lontano da quello che succedeva realmente.

“Agh, sei un disilluso e in più, anche un incosciente.” Yesung afferrò la mano allungata nella sua direzione, facendosi aiutare ad alzarsi.

Essendo più piccolo, non solo si alzò, ma gli saltò addosso, la sua testa colpendo leggermente il petto del castano, avvicinando troppo i loro corpi per il loro bene. Quando Yesung alzò lo sguardo, trovò il ghigno malizioso del minore e lo guardava. Il moro si imbarazzò e senza pensarci due volte, lo spinse lontano e corse verso la foresta, come se all’improvviso avesse scoperto qualcosa di magnifico. Kyuhyun scosse il capo, soddisfatto dalla reazione del più basso. Lentamente, si avvicinò all’altro, fermandosi al suo fianco.

“Credo di esserci già stato qui...”, disse Yesung guardando gli alberi. “Quando ero piccolo, sono venuto qui con la mia famiglia”, aggiunse prima di guardare il castano senza in realtà vederlo; era perso nei ricordi.

Sorrise leggermente e Kyuhyun lo imitò, sentendo un sentimento piacevole crescergli in petto guardando il moro mostrare le sue emozioni così sinceramente.

“C’è una cascata, non molto lontana da qui, giusto?” Domandò Yesung e Kyuhyun non era certo di aver capito bene, tanto era perso nel sorriso del più basso.

“La cascata”, ripeté il maggiore. “O mi sbaglio?”

“No, no… È quello il posto che volevo mostrarti.”

Yesung rimase fermo davanti a lui annuendo e dopo uno strano sorriso, gli voltò le spalle per cominciare a correre lungo il sentiero. Il minore sbatté le palpebre un attimo; era difficile adeguarsi alle strane e spontanee azioni del moro, ma non impossibile.

Kyuhyun raggiunse la cascata con calma e quando arrivò, vide il moro seduto sull’erba che fissava l’acqua che cadeva, perso nel suo mondo.

Yesung, appena aveva raggiunto la cascata, aveva cominciato a ricordare il passato con la sua famiglia. Erano già stati una volta in quel posto e si erano divertiti molto, anche se i suoi fratelli, sia il cattivo Heechul che l’adorabile Sungmin, avevano complottato alle sue spalle e lo avevano buttato in acqua. Al moro non era andata bene: era rimasto a letto una settimana con l’influenza.

“A cosa stai pensando?” Domandò Kyuhyun sovrastando, come faceva spesso in quell’ultimo periodo, il ragazzo seduto.

“Non sembra stia piangendo sangue?” Disse Yesung all’improvviso, ignorando la domanda.

Il castano non aveva bisogno di rispondere. Sapeva cosa intendesse l’altro; l’acqua sembrava stesse cadendo dalle nuvole, veloce mentre un ruscello scivolava lungo le rocce rosse. Quando la luce del sole cadeva sopra esse, sembrava di assistere ad uno spettacolo pirotecnico.

“Essendo una persona strana, non ti dispiacerà venire con me, sotto la cascata.” Il moro si trovò una mano protesa davanti a sé, ma la spostò.

“No, grazie.”

“Perché no?” Domandò sorpreso Kyuhyun.

“Non mi piace l’acqua. Non mi è mai piaciuta”, rispose Yesung, mezzo mentendogli, ma non era intenzionato a dire altro.

“A chi non piace...”

“A me”, lo interruppe il moro. “Tu però puoi andare a divertirti lì, sotto quel fiume in caduta”, aggiunse imbronciato.

“Si chiama ‘cascata’”, lo corresse il minore solo per vederlo con il broncio mentre si corrucciava.

Dirigendosi alla cascata non poté evitare di pensare che il maggiore gli stesse nascondendo qualcosa, ancora, come faceva sempre, ma Kyuhyun non lo avrebbe forzato a svelargli la verità. Yesung, quando si sarebbe fidato abbastanza di lui, gli avrebbe raccontato dei suoi demoni, perché il minore lo sapeva, poteva vederlo nel viso del ragazzo che c’era qualcosa di triste e di doloroso in ogni rifiuto del maggiore.

Era piacevole; quel momento sembrava essere uno di quelli che si desidera durino per sempre. Yesung era sdraiato sopra l’erba, con la luce del sole che lo colpiva, che guardava le nuvole, la sua mente dando loro forme diverse. Nessuna preoccupazione, nessun ricordo né problema né dubbio; stava solo godendo di quella pace e solitudine, anche se con lui c’era il vicino.

Il moro non sapeva cosa stesse facendo Kyuhyun, tuttavia la sua compagnia non era sgradevole. Il minore era con lui, come se fosse la cosa più normale da fare; stare insieme era diventata una routine, un evento che doveva accadere senza pensarci molto.

La luce del sole era sparita; una figura era ferma davanti a Yesung, alcune gocce d’acqua che gli cadevano sul viso del ragazzo sdraiato. Il moro guardò nella direzione dell’ombra e vide il vicino sorridergli, le mani sui fianchi, notando che era a petto nudo. Fece del suo meglio per fingere che non avesse nessun effetto su di lui.

“Ehi! Spostati, stai bloccando i raggi solari”, strillò Yesung.

“Non dire scemenze, sono io il tuo sole.”

“Spostati”, ripeté. “Stai sgocciolando addosso a me.”

Kyuhyun scosse il capo, innervosendo Yesung che, non volendo discutere col minore, si alzò in piedi con l’idea di andarsene, ma venne fermato da una presa al braccio che lo obbligò a girarsi. A Yesung scappò uno strillo.

“Sei freddo e bagnato”, disse prima di liberare il suo braccio dalla mano del vicino.

“Non sopporti essere sfiorato da un po’ di acqua… Non muori per così poco...” Un ghigno, che Yesung riconobbe molto bene, si fece strada sul viso del castano. “O sì?”

Il moro non attese ancora e scuotendo la testa, fece qualche passo con Kyuhyun che lo seguiva lentamente. Urlando, Yesung cominciò a correre lontano dal minore che continuò a seguirlo.

Nessuno dei due si rese conto quando l’inseguimento, che aveva fatto aumentare la loro adrenalina, portarono a risate e divertimento.

“Lasciami andare”, urlò Yesung tra le risate, lottando per allontanarsi dalle mani di Kyuhyun che si erano strette attorno alla sua vita, quando il minore lo aveva catturato e sollevato in aria; una scena comica in quel momento, ma quando Yesung cominciò a muoversi, entrambi caddero a terra, il maggiore sopra il castano.

Immediatamente ci fu silenzio. Yesung era molto vicino alle labbra del minore e sentire i loro respiri mescolarsi gli stava dando una sensazione strana. Inoltre, non si era dimenticato che l’altro era a petto nudo.

Kyuhyun, invece, era confuso e tentato di provare ancora una volta quelle labbra, ma non era giusto. Il maggiore era quello che doveva sentirsi così, non lui. Però questi gli mise una mano sopra la bocca, cercando di far sparire l’imbarazzante atmosfera che si era creata.

“Sei ancora bagnato”, commentò Yesung. “Non toccarmi.” Detto ciò, si alzò e cominciò ad allontanarsi da lì, ma prima di raggiungere gli alberi, si girò verso il minore. “Copriti e andiamo.”

“Temi qualcuno possa pensare sia successo qualcosa tra noi?” Scherzò Kyuhyun.

“No, sono sicuro nessuno penserebbe cose del genere. Però sono curioso di sapere cosa potrebbero pensare se scoprissero che un ragazzino come te conosce certi posti splendidi, oserei dire anche romantici… Chi poteva pensare avessi questo lato morbido?” Yesung ghignò malizioso.

“Non sono romantico e non un lato morbido… A proposito, come hai intenzione di attraversare il ponte roccioso?”

“Mi aiuterai tu.”

“Come no”, ribatté il minore prima di passargli accanto. Yesung si sbrigò a seguirlo ancora una volta.

 


 

Contrariamente a quanto aveva detto, Kyuhyun si mise in spalla Yesung quando passarono sopra le rocce, ma si fermò all’improvviso e Yesung si trovò in mare, la pressione dell’acqua che lo faceva affondare. Il moro si era paralizzato, il corpo non si muoveva e il cervello si era spento; come era accaduto prima, gli venne in mente un ricordo che lo fece svenire.

Kyuhyun nuotò verso la superficie con un sorriso sulle labbra che però morì quando non vide il moro nei suoi dintorni. Si immerse nuovamente e per qualche secondo rimase sorpreso quando vide gli occhi spaventati di Yesung. Non riusciva a reagire, era troppo impaurito per potersi muovere, ma quando vide svenire il maggiore, capì che doveva fare qualcosa o l’altro sarebbe morto. Più in fretta che poté, nuotò verso il più basso e lo trascinò con sé verso la costa.

Sdraiato sulla spiaggia, più pallido del solito e immobile, Kyuhyun non poteva credere che Yesung stava affogando. Era fermo sopra il ragazzo, guardandolo scioccato e terrorizzato. Non solo non poteva credere che stesse per morire, ma non riusciva a capacitarsi del fatto che avrebbe potuto perdere Yesung per sempre. In quel momento, quella gli sembrava la cosa peggiore che potesse capitargli; davanti ai suoi occhi, Yesung stava per morire e Kyuhyun realizzò che non avrebbe sopportato di vedere l’altro sparire così. Solo l’idea di essere lasciato da solo lo aveva scioccato e non poteva reagire, anche perché era colpa sua, lo aveva ucciso con le proprie mani.

“Spostati!”

Kyuhyun sentì un grido all’orecchio e delle mani che lo allontanavano dal maggiore mentre gli altri lo accerchiavano, nascondendo Yesung alla sua vista. Il castano non reagì neanche quando vide Ryeowook prendere il moro in braccio e andarsene da lì.

“Dai Kyu, andiamo”, disse Donghae, mettendogli una mano sulla spalla.

Senza dire niente, Kyuhyun si alzò e si diresse al campeggio. Tutto ciò che riusciva a sentire era la colpevolezza, convinto che avesse perso per sempre il maggiore. Non fermò i suoi pensieri, realizzando che Yesung era diventata una persona veramente importante nella sua vita.

Quando arrivò al campeggio, vide i suoi amici mettere via le cose e Ryeowook che usciva dalla sua tenda.

“Cos’è successo?” Domandò l’amico quando gli fu abbastanza vicino.

“È quasi annegato”, riuscì a sussurrare il castano. “Sta bene, vero?!” Domandò disperato.

“Sì, Jongwoon sta bene. Sta riposando… Ma com’è accaduto?”

“Siamo caduti in acqua”, rispose.

“Come? L’hai forse spinto?”

“Non sono affari tuoi”, urlò il più giovane, stanco del tono accusatorio del suo amico. “Sparisci dalla mia vista.” Spinse il più basso ed entrò nella tenda.

“Wookie, lascialo stare. Deve sentirsi abbastanza male per conto suo, non devi premere anche tu”, commentò Eunhyuk. “Vieni ad aiutarci, va bene? Dobbiamo prendere tutto, anche le cose di tuo fratello, dato che ci ha abbandonati stamattina.” Ryeowook roteò gli occhi stizzito, ma annuì comunque e si avvicinò ai suoi amici.

Steso a terra, coperto da un lenzuolo, c’era il moro. Kyuhyun lo guardò da lontano, non volendo né riuscendo ad avvicinarsi; non poteva togliersi dalla testa l’immagine del corpo di Yesung che affondava, lontano da lui.

Il castano era spaventato di non poterlo più vedere, di perdere il maggiore. Era terrorizzato e si sentiva malissimo perché era solo colpa sua. Era arrabbiato con se stesso per essersi lasciato sopraffare dall’emozione, per non essere riuscito almeno ad aprire gli occhi a Yesung. Kyuhyun non si era mai sentito così vuoto come in quel momento.

“Te l’avevo detto, non volevo nuotare, ma tu, come al solito, non mi ascolti, ragazzino viziato”, Kyuhyun sentì di nuovo quella voce, quel tono di rimprovero misto giocosità che caratterizzava Yesung.

Dopo una lotta interna, Kyuhyun sollevò il capo e le lacrime cominciarono a riempirgli gli occhi senza però cadergli.

Yesung si sorprese, non aspettandosi quello sguardo provenire dal ragazzo. “Deve sentirsi in colpa”, pensò, capendo che doveva far sentire meglio il minore.

“Hai intenzione di piangere? Tranquillo, non ti denuncerò per tentato omicidio, visto che una volta hai cercato di bruciarmi e poi di affogarmi”, disse scherzoso, sperando di farlo reagire, ma al contrario, il minore rimase a fissarlo, e Yesung capì che si sentiva peggio di prima.

“Sto scherzando”, aggiunse dolcemente. “Anche se avresti dovuto darmi ascolto, non è stata colpa tua. Non sapevi nemmeno che mi sarei bloccato una volta in mare. Avrei dovuto reagire, ma non potevo, e quella è colpa mia, non tua. Non sentirti male né in colpa...” A Yesung gli si spezzò la voce e nascose il viso tra le ginocchia.

Kyuhyun non era più sicuro se il moro stava parlando di quell’accaduto o di qualcos’altro.”

“Stai bene?” Domandò Kyuhyun, spostandosi dall’angolo nel quale era fermo per spostarsi di fianco al maggiore. Gli mise una mano sul capo, portando il moro a sollevare la testa e girarsi verso il castano.

“Ho freddo”, disse Yesung. “E sono nudo”, aggiunse arrossendo.

“È un invito?” Scherzò Kyuhyun, muovendo le sopracciglia in modo suggestivo..

“Sì, per portarmi dei vestiti.” Yesung lo allontanò, facendo cadere il lenzuolo nel processo, imbarazzandosi ancor di più. Kyuhyun rise piano alla sua goffaggine.

“Vado, vado”, disse il castano dopo che l’altro gli diede un pugno sul braccio. “Ti porto il mio maglione.”

“Devo accettare, anche se è così brutto, che neanche mio nonno lo indosserebbe.”

“Chi sta gelando non dovrebbe lamentarsi.”

“Sì, sì, come vuoi… Adesso vai e portami vestiti asciutti.”

Il castano rise, ma si fermò un attimo prima di uscire dalla tenda, girandosi per guardare il moro. “Mi dispiace”, disse Kyuhyun, non riuscendo a nascondere la tristezza e il dolore presenti nel tono di voce. “Scusami per averti quasi fatto affogare e soprattutto per non essere stato di alcun aiuto. Io… No, non hai alcun diritto di allontanarti da me fino a quando non te lo dico io.”

Yesung roteò gli occhi e annuì, sorridendogli sinceramente. Il castano si sentì immediatamente meglio, ma non si sarebbe mai perdonato per quello che era successo.

“Si è scusato di nuovo”, pensò il moro, “e mi basta così.” Con un sorriso sulle labbra, tornò a sdraiarsi, coprendosi con il lenzuolo.
 



Con indosso il maglione del vicino, Yesung venne sdraiato nuovamente, questa volta nel sedile posteriore dell’auto di Kyuhyun, diretti a casa. La testa era appoggiata sul grembo del castano, visto che nessuno sapeva come mai Donghae stesse guidando, e dormiva profondamente, sotto lo sguardo premuroso del minore.

Kyuhyun aveva il bisogno di essere sempre vicino all’altro e non importava quello che gli diceva Yesung, si sentiva responsabile per quello che gli era quasi successo; non poteva fare altro che essere ancora tormentato da quella scena, sotto il mare.

 

   
 
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