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Autore: Inevitabilmente_Dea    26/04/2017    1 recensioni
I Radurai, o quello che ne rimane, hanno finalmente attraversato il Pass Verticale che li ha catapultati in una nuova realtà che tutti ormai avevano dato per scomparsa.
Finalmente Elena, i Radurai e tutti gli altri Immuni hanno la possibilità di ricostruire la loro vita da zero, lontano dalle grinfie della W.I.C.K.E.D. e lontani dagli obbiettivi violenti del Braccio Destro.
Torture, esperimenti e sacrifici sono finalmente terminati.
Ora esiste solo una nuova vita da trascorrere in un luogo sicuro e privo di Eruzione. Un vero e proprio paradiso terrestre.
Ma se qualcosa arrivasse a turbare anche quello stato di quiete, minacciando nuovamente i ragazzi?
Se in realtà la corsa per la sopravvivenza non si fosse mai fermata?
Dopotutto nulla è mai come sembra.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gally, Minho, Newt, Nuovo personaggio, Teresa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Ero rimasta priva di sensi per cinque giorni, ma dovevo ammettere che in quel poco tempo le persone si erano date da fare: quello spazio verde era ormai cosparso di casette costruite in legno.
Stephen mi spiegò che il progetto dei Costruttori - così come Gally aveva deciso di chiamarli, in memoria dei vecchi tempi - consisteva nel costruire una casa per ogni famiglia, anche se a dire la verità in pochi avevano ancora la fortuna di veder vivi i propri cari. In generale le persone si erano divise in gruppi: c'era chi aveva deciso di vivere con i propri amici, chi con le persone appena conosciute, chi con i colleghi di lavoro e chi da solo.
La cosa che tuttavia mi sorprese e mi rattristò particolarmente fu scoprire che molti bambini erano rimasti orfani e così per evitare di spartirli tra persone adulte, che per i bambini non erano altro che estranei, avevano deciso di costruire una grande abitazione - simile al Casolare, ma di dimensioni più ridotte e ad un solo piano - in cui ospitare ogni bambino.
"Dov'è Hailie?" domandai continuando ad osservare il paesaggio che mi circondava.
"Con gli altri bambini. Ormai passa più tempo con loro che nè con me." ammise il ragazzo scuotendo la testa e sorridendo imbarazzato.
"Qualcuno qui è geloso, huh?" lo punzecchiai. "Be' credo che dovresti essere felice per lei. Intendo, non ha mai avuto amici della sua età, lasciala essere felice. Ora che siamo al sicuro anche lei merita di vivere serena."
"Sì, sì, certo. Non è questo... Solo che mi sembra che stia crescendo troppo in fretta." ammise il ragazzo mordicchiandosi il labbro.
"Non preoccuparti. Sei un bravo fratello. In più devi vedere il modo in cui ti guarda... Se quello non è amore, allora la mia vita è stata una bugia totale." lo rassicurai, lanciandogli un'occhiata divertita, felice di scoprire sempre più lati di Stephen. Quel ragazzo non smetteva mai di sorprendermi.
Ripresi a guardarmi intorno, intenta ad immagazzinare ogni minimo dettaglio di ciò che mi circondava come per paura di dimenticarmelo. Per un attimo ebbi la sensazione di essere di nuovo nella Radura e il dubbio che tutto quello non fosse reale, ma solo una ambiente costruito per tenderci una trappola, mi terrorizzò. Dopotutto ci avevano già ingannato più volte, come facevo a sapere che tutto quello non fosse l'ennesimo test?
La W.I.C.K.E.D. è crollata. L'ho visto con i miei occhi. Mormorai nella mia mente, cercando di trovare un po' di conforto in quelle parole. L'ho visto con i miei occhi e i miei occhi non sbagliano.
Janson è morto. L'ho visto con i miei occhi. Continuai poi, iniziando a sentirmi gradualmente più tranquilla. L'ho visto con i miei occhi e i miei occhi non sbagliano.
Avrei potuto fare almeno altri mille punti nella lista delle cose che i miei occhi avevano visto, cose terribili e non , ma decisi di fermarmi lì, prendendo un bel respiro e cacciando tutte le cattive sensazioni. 
Il mio sguardo si puntò sulle casette in legno e all'improvviso una domanda emerse spontanea nella mia mente, permettendomi per un secondo di distrarmi dalle visioni di persone uccise e quel luogo in fiamme. La mia mente stava decisamente correndo troppo. 
"Con chi sono stata smistata in casa?" domandai a Stephen, insonorizzando con la mia voce tutti i miei pensieri sinistri. Quasi sovrappensiero girai lievemente il volto verso Stephen e colsi un cambio di espressione nel suo viso: il sorriso appena accennato sulle labbra venne immediatamente celato da un'espressione seria e infastidita; sentii il suo corpo irrigidirsi; strinse la mascella, accentuando ancora di più i suoi lineamenti marcati; i suoi occhi si raffreddarono e da azzurri passarono ad un distante color ghiaccio.
"Gally ha insistito per stare con te." mi informò il ragazzo, evitando di rivolgermi lo sguardo. "Inizialmente dovevi essere messa nella stessa casa di Violet, ma Gally ha fatto di tutto per cambiare i piani. Io e Minho ci siamo un po' alterati e abbiamo cercato di fargli cambiare idea, ma tu stessa sai quanto Gally possa essere cocciuto." aggiunse poi il ragazzo con un tono talmente infastidito che da farmi comprendere la sua scontentezza al riguardo. "In più ora che Thomas e Minho hanno litigato, Minho non ci ha pensato due volte ad abbandonare la causa contro Gally: doveva trovare qualcuno con cui stare in casa e, dato che quel qualcuno non poteva di certo essere Thomas, inutile dire che abbia scelto Violet."
"E Thomas con chi andrà?" avanzai subito la domanda, preoccupandomi per la salute mentale del ragazzo. L'ultima volta che lo avevo visto aveva una pessima cera e di certo non aveva l'aria di uno che poteva essere lasciato solo e allontanato. Aveva bisogno di qualcuno che gli tirasse su il morale, qualcuno che lo accendesse come un fiammifero.
"Con Teresa."
"Teresa?" domandai sbalordita, ma allo stesso tempo felice. Se tutto quello che Teresa mi aveva raccontato riguardo a Thomas era vero, lei era la persona ideale per lui.
"Sì, da quando siamo arrivati qui si sono avvicinati molto e la cosa è abbastanza straordinaria dato che sono passati appena cinque giorni." borbottò Stephen ridacchiando. "Inutile dire che Brenda se l'è presa abbastanza."
"Oh, cavolo." sospirai, sentendo in quelle parole una soddisfazione enorme. "Credimi, so che è cattivo da dire, ma ti giuro che non posso che essere felice. Era ora che quella sottospecie di sanguisuga si staccasse da Thomas. Gli stava letteralmente facendo il lavaggio del cervello. Non so perchè sia ancora con noi quella ragazza." ammisi, sentendo un peso enorme staccarsi dal mio stomaco. Era la prima volta che dicevo veramente ciò che pensavo di Brenda ad alta voce e la cosa era abbastanza soddisfacente.
"Perchè la usavamo per le sue conoscenze sulla W.I.C.K.E.D. Ricordi?"
"Oh, giusto." sibilai sorridendo. Era palese che Stephen condividesse le mie parole, dato il ghigno divertito e compiaciuto sul suo volto.
Mi morsi la lingua quando mi accorsi di essere sul punto di dire qualcosa che forse avrebbe potuto rovinare tutta quella atmosfera. Attesi, in silenzio, cercando di capire se ritornare a quell'argomento fosse adatto dopo l'espressione che Stephen assumeva ogni volta che gliene parlavo. Ma dovevo tentare, perchè dopotutto sapevo che quando mi aleggiava un pensiero per la testa era difficile archiviarlo e ancora di più dimenticarlo. Prima o poi sarebbe saltato fuori il discorso, perciò perchè non proprio in quel momento?
"Steph..." richiamai l'attenzione del ragazzo. "Perchè non ti piace Gally?"
"Gally?" domandò semplicemente il ragazzo, stranamente senza nessun cambio di umore. "Non è che non mi piace..."
"Be', non sembra che ti stia simpatico, ma è un bravo ragazzo te lo assicuro." ammisi, alzando lo sguardo e puntandolo nei suoi occhi che tuttavia erano ancora intenti ad inseguire una piccola farfalla bianca nel cielo.
"Non mi hai fatto finire la frase." mi informò lui, per nulla scocciato.
Attesi in silenzio ed evitai di scusarmi dato che sapevo quanto gli desse fastidio quella parola.
"Non è che non mi piace..." riprese il ragazzo. "Io lo odio proprio."
"Ma per..."
Non feci nemmeno in tempo a finire la frase che una voce alle nostre spalle ci fece sussultare entrambi. "La cosa è reciproca." 
Non mi servì vedere il volto di Gally per capire che era stato lui a parlare. Mi voltai lentamente, saltellando sulla mia gamba buona e sorreggendomi sempre a Stephen che, dopo un lungo respiro e dopo aver ruotato gli occhi al cielo, seguì i miei movimenti.
Gally aveva un'aria parecchio stanca, ma nonostante questo sul suo volto aleggiava un sorriso sincero e contenuto, totalmente in contrasto con le parole piene di amarezza che aveva pronunciato un momento prima. Il ragazzo aveva un leggero fiatone e delle gocce di sudore scendevano sulle sue tempie e sulle sue braccia, bagnando una gran parte della maglietta color marrone. Notai che aveva un'ascia in mano e non mi ci volle molto a collegare l'aspetto del ragazzo a ciò che Stephen mi aveva riferito riguardo alla sua occupazione: doveva essere andato nel bosco a buttare giù qualche albero per costruire le case e guardando meglio il suo aspetto doveva aver lavorato per parecchio tempo.
Gally si mosse in avanti e, dopo aver lasciato cadere l'ascia sull'erba, aprì le braccia e si diresse verso di me. "Ben tornata alla realtà, Fagiolina." mormorò il ragazzo avanzando ancora verso di me, chiedendomi palesemente di abbracciarlo.
Sentii Stephen irrigidirsi, probabilmente accecato di nuovo dalla sua gelosia o forse dal suo odio per Gally, ma non ci feci caso e, stando bene attenta a non usare la gamba rotta, mi distaccai da Stephen e allungai le braccia sulle spalle di Gally in modo da non cadere.
Il ragazzo non attese neanche che ristabilissi il mio equilibrio che subito mi racchiuse in uno dei suoi soliti abbracci forti, uno di quelli che ti tolgono il respiro, ma che ti infondono forza e coraggio. "Mi dispiace doverti abbracciare in questo stato così pessimo, ma tu mi hai abbandonato per cinque giorni."
Ridacchiai e, quando il ragazzo allentò la presa, saltellai su me stessa per ripristinare il mio equilibrio e mi tenni ben stretta alle spalle di Gally che mi rifilò un'occhiata sollevata. "Cos'è, una specie di punizione?"
"Se vuoi vederla così, allora sì." mi rispose di rimando il ragazzo, accennando ad una risata di pura cortesia. 
In effetti ora che gli ero più vicina potevo notare che la sua maglia era praticamente zuppa, ma la cosa non mi infastidiva: era talmente tanta la malinconia che provavo da farmi dimenticare ogni altra cosa. Vedere Gally nuovamente felice e notare nei suoi occhi quella leggerezza che lo aveva abbandonato dai tempi della Radura era come un respiro di aria fresca. Sapevo che in quel luogo eravamo finalmente al sicuro, nonostante la mia testa continuasse ad elaborare ogni tipo di strategia per farmi credere il contrario, ma leggerlo nei suoi occhi era stata una maggiore conferma che mi permise di archiviare tutte le preoccupazioni.
Il mio sguardo venne catturato da una fogliolina verde posata tra i suoi ciuffi e non potei fare a meno di raccoglierla per poi abbandonarla nel vuoto e vederla volteggiare fino a terra.
Mi sorpresi quando con la coda dell'occhio notai che il ragazzo non si era fatto distrarre dai miei movimenti, ma aveva continuato a guardarmi negli occhi come se non vedesse il mio volto da anni e ne fosse improvvisamente catturato.
Quando il ragazzo si accorse di essere stato colto in flagrante subito distolse lo sguardo e arrossì per poi tossicchiare imbarazzato. "Allora..." mormorò cercando di sembrare a suo agio. "Hai già conosciuto qualcuno?"
Mi morsi il labbro e dopo averci pensato su scossi la testa. "Solo Matthew per il momento."
"Bene così, ti va se ti faccio fare un giro?" propose il ragazzo, lanciando poi un'occhiata di sbieco a Stephen che, essendo dietro le mie spalle, non riuscivo a vedere.
"Certo." acconsentii.
Gally prese delicatamente il mio polso e lo fece scorrere sulle sue spalle in modo che il mio braccio fosse ben ancorato a lui, poi dopo aver portato una mano sul mio fianco iniziò ad avanzare lentamente per darmi la possibilità di muovermi senza troppo fatica, riuscendo a contenere leggermente anche il dolore. La mia gamba faceva abbastanza male, ma rispetto al dolore che avevo provato quando il pugnale mi aveva perforata quello era solo un fastidio. Forse Matthew mi aveva dato qualcosa per calmare il dolore o forse mi ero semplicemente abituata a sentirlo sulla mia pelle.
Gally mi presentò diverse persone, principalmente uomini che lavoravano con lui, poi dopo diverse imbarazzanti conversazioni il ragazzo mi condusse verso una casa più grande rispetto alle altre. Il flusso di bambini che scorrazzavano da una parte all'altra mi fece capire che quell'edificio doveva probabilmente essere la casa dei bambini. 
"Loro sono quelli più socievoli." mi informò Gally, indicando con un cenno del mento un gruppo di maschietti che giocavano a fare capriole tra l'erba.
Il ragazzo indicò poi un gruppo di quattro bambine che, con un mazzo di margherite in mano, ci stava osservando incuriosito. "E loro sono..." Gally si interruppe quando le vide correre verso di noi tutte insieme, ridacchiando e gridando. "Sono le più dolci, ma credo che lo vedrai presto tu stessa."
Non appena il ragazzo pronunciò quelle ultime parole le bambine ci raggiunsero, sorridendo felici e spensierate. Due di queste avevano i capelli castani, i visi paffutelli e si assomigliavano parecchio, quindi ipotizzai che dovessero essere sorelle; un'altra aveva i capelli rossicci, come il pelo di una volpe, le lentiggini sparse su tutto il volto e il nasino all'insù; l'ultima, con in mano il mazzetto di fiori, aveva i capelli biondi, tendenti al color cenere, gli occhi castani e il sorriso sdentato, ma comunque contagioso. Fu proprio quella bambina ad allungarmi il mazzetto di margherite, sorridendo raggiante e saltellando su se stessa per cercare di raggiungere le mie mani.
Non potei fare a meno di sorridere anche io e, quando accettai il piccolo mazzo stringendolo forte in un palmo, la bambina si rilassò e con le mani si sistemò i capelli all'indietro, alzandosi poi sulle punte dei piedi. "Sappiamo che ti sei fatta male alla gamba, così ti abbiamo raccolto questi." spiegò indicandomi i fiorellini stretti tra le mie dita. "Volevamo portarteli noi, ma dato che sei venuta tu..."
"Oh, grazie." mormorai, sorridendo verso tutte per ringraziarle. "Siete veramente... dolci." aggiunsi poi, lanciando uno sguardo a Gally che, con un sorriso appena accennato sulle labbra, si limitò ad annuire. 
"Tu devi lavarti, signorino." continuò poi sempre la stessa bambina, puntando un dito contro il ragazzo che si portò una mano al cuore e finse di essersi offeso. "Puzzi come una mucca."
Gally spalancò gli occhi e, dopo averla guardata a lungo, mi rivolse il suo sguardo. "Ti dispiace se ti lascio un momento?" mi domandò. Poi dopo aver ricevuto un 'sì' come risposta, mi lasciò andare delicatamente e ripuntò gli occhi sulla biondina.
"Così posso dare una lezione a questa birbante." bofonchiò il ragazzo strofinandosi le mani e avanzando di un passo verso la bambina che, con un sorriso smagliante e divertito, iniziò a sghignazzare e a correre per sfuggire da Gally.
"Ora ti impuzzolisco tutta!" gridò il ragazzo iniziando a correrle dietro, scatenando in me una risata sincera. Le altre bimbe iniziarono a lanciare gridolini acuti e solo le due sorelline iniziarono a correre cercando di raggiungere Gally per frenarlo. La bambina dai capelli rossi invece mi sorrise divertita e con un passo mi raggiunse, mettendosi a guardare la scena vicino a me.
"Tu come ti chiami?" le domandai, lanciandole uno sguardo veloce e poi tornando con l'attenzione sul ragazzo che, fingendo di essersi fatto male, si sdraiò a terra e subito venne assalito dalle bambine.
"Adelle." pronunciò lei tra una risatina e l'altra.
"Io sono Elena." le risposi, spalancando poi gli occhi quando dopo essere inciampata sui suoi piedi la bimba bionda cadde in ginocchio. Pensai che sarebbe scoppiata a piangere, ma al contrario la bambina si rialzò in piedi più energica che mai e, dopo essersi pulita i pantaloni con le mani, continuò a gridare e correre come se nulla fosse successo.
L'inseguimento durò ancora per poco e ben presto Gally tornò da me con il fiatone ed una mano a tenersi il petto. "Hanno più energia di me, cosa ci devo fare?" brontolò il ragazzo ansimando.
"Sarà la vecchiaia." ribadii lanciandogli uno sguardo di sfida.
"Probabile." ridacchiò il ragazzo, guardandomi di sottecchi.
"Oh, andiamo bambinone! Non mi dirai che ti sei stancato!" brontolò la biondina avvicinandosi a lui e continuando a saltellare su se stessa.
"Sono esausto. Hai vinto." decretò Gally, alzando le braccia in aria per stiracchiarsi. "E ora puzzo ancora di più solo grazie a te."
"Oh no, Elizabeth!" gridò Adelle portandosi le mani sulla bocca con fare teatrale. "Ora puzzi anche tu di mucca!"
Al suono di quel nome i miei occhi si sgranarono e nella mia mente qualcosa si accese.
Elizabeth. Mi ripetei. Dove l'ho già sentito?
Gally mi disse qualcosa, ma non riuscii nemmeno a sentirlo, forse per via delle grida delle bambine, forse per via della sensazione che quel nome mi aveva causato.
Un brivido mi percorse la schiena quando, dopo diversi tentativi di ricordare, finalmente arrivai alla conclusione, o meglio, ad un ricordo specifico.
All'improvviso potevo vedere la scena davanti ai miei occhi, come se stesse accadendo in quel momento: io e gli altri stavamo cercando Thomas ed io mi trovavo nella stanza di controllo; stavo sbirciando tra le cartelle private della W.I.C.K.E.D., prendendone alcune a caso; potevo ancora sentire la carta di quella foto in bianco e nero nella mia mano e potevo ancora vedere perfettamente la foto di quel bambino che quella volta non ero stata capace di riconoscere; riuscivo ancora a sentire le parole scritte su quel foglio fluire nella mia mente. 
Soggetto n. 16, Elizabeth.
"Elizabeth." sussurrai a me stessa. "Come ho fatto a non notarlo prima?"
Sentii il mio cuore smettere di battere per un attimo e le mie gambe tremare. Mi sentii improvvisamente piccola, fragile, inghiottita da quel nome e dal ricordo della persona a cui era collegato. 
Elizabeth. 
Osservai meglio la bambina per essere sicura di non sbagliare: capelli biondo cenere a caschetto, naso a patata e leggermente all'insù, occhi castani, vispi e profondi, labbra sottili e rosee. 
Come avevo fatto a non notarlo prima?
La somiglianza era strabiliante.
Elizabeth.
Newt.
"Soggetto n. 16, Elizabeth. Sorella minore del Soggetto A5." sussurrai a me stessa come se fosse una filastrocca imparata a memoria.
Le mie labbra tremarono e le parole che mi passarono per la testa furono troppo grandi per essere contenute nel pensiero. "Elizabeth è la sorellina di Newt." 

   
 
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