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Autore: emylee    27/04/2017    6 recensioni
Pre-slash!Drarry
Era un serpente. Era per caso uno scherzo di pessimo gusto? Un serpente intorno al braccio. La cosa avrebbe dovuto ferire più Malfoy che Harry, ma non riuscì a non sentire una punta di delusione.
«Regalo di Natale da parte di mio padre, Potter. Non pensare male.» disse subito, un po' come a volersi giustificare senza però darlo a vedere, «Si chiama Echidna, è una femmina.»

Draco fa un piccolo passo verso Harry, ma è del tutto inutile. Nessuno dei due riesce a migliorare dalla situazione di stallo in cui sono dalla fine della guerra. Che fare?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Echidna



Aveva consegnato la sua bacchetta a Malfoy la prima settimana del loro ottavo anno. Non che non avesse avuto intenzione di ridargliela prima, avrebbe voluto praticamente dargliela il giorno stesso della sua testimonianza al processo contro i Malfoy – che era andata come previsto, Draco e Narcissa Malfoy liberi e Lucius Malfoy agli arresti domiciliari. Certo, avrebbe preferito mandare Lucius ad Azkaban e buttare via la chiave, ma purtroppo la sua era stata testimonianza a favore dei Malfoy e non poteva pretendere di più.

Ancora ricordava le urla indignate della gente per la sentenza, e la testa incassata tra le spalle di Malfoy mentre usciva dal Wizengamot, tra le braccia di sua madre e seguito da suo padre.

Tornando al punto principale, avrebbe voluto cedergli la bacchetta quel giorno stesso, ma appunto, c'era così tanta confusione che non era riuscito a approcciarlo. In seguito, era stato tutto un fiume di avvenimenti tra altri vari processi, funerali e le varie ristrutturazioni di Hogwarts, e mandare un gufo a Malfoy per far in modo di incontrarsi nel modo più placido possibile era passato in secondo piano. Cioè, all'ultimo piano, se vogliamo essere sinceri.

Harry aveva voglia di ridargli la bacchetta e tutte le buone intenzioni di mettere da parte le loro animosità, ma procrastinando di giorno in giorno, tra lutti e dolori, i giorni erano diventati mesi, e Harry si era sentito sempre più in... imbarazzo e in soggezione a fare un passo verso Malfoy.

Non che lui si fosse fatto sentire, né per la bacchetta, né per anche solo un semplice grazie.

Il loro ottavo straordinario anno iniziò tra il silenzio, anche se Harry doveva ammettere che non era un silenzio pesante, ma uno pieno di rispetto per chi, proprio lì, aveva perso la vita e non sarebbe potuto più tornare. Si era avvicinato a Malfoy dopo la loro prima lezione insieme, Trasfigurazione con una preside McGrannit invecchiata e con un peso in più sulle spalle, e gli aveva allungato la sua bacchetta di biancospino, senza aggiungere niente.

Malfoy, con il capo basso e le spalle ricurve, riprese tra le mani la sua bacchetta e guardò Harry dritto negli occhi. «Grazie.» disse, «Per... tutto, immagino.»

Gli diede le spalle, senza neanche aspettare risposta, senza neanche aspettare che Harry proponesse un'amicizia, perché era quello che Harry voleva davvero, adesso, perché era stanco delle guerre, di qualsiasi tipo queste fossero.

Ma dal giorno dopo, Draco Malfoy ricominciò a camminare per i corridoi di Hogwarts di nuovo con la testa alta e gli occhi fieri che aveva sempre avuto. Solo forse un po' più maturi e feriti.


Passarono i primi mesi come avevano sempre fatto, tra frecciatine e scherzi, ma erano per lo più innocenti e la maggior parte delle volte facevano scappare qualche risolino a qualche bambino del primo anno. Harry non se ne lamentò mai. Gli piaceva, quella situazione di stallo. Non erano amici, ma neanche nemici – era un po' come se si rallegrassero la giornata a vicenda, perché Harry aveva bisogno di quella normalità che Draco Malfoy, con le sue frecciatine, sembrava dargli forse inconsapevolmente.

Ma non parlarono ma davvero, né si incontrarono mai anche solo per sbaglio senza Ron ed Hermione o Zabini e Parkinson. Fino a dopo Natale, almeno.

Harry aveva deciso di restare ad Hogwarts insieme a davvero poca gente, scusandosi con Molly che ci era rimasta un po' male dal suo non voler festeggiare il Natale con loro, ma Harry era convinto che, infondo, la famiglia Weasley aveva bisogno di festeggiare il loro primo Natale senza Fred da soli, senza interferenze alcune. Hermione, invece, era dai genitori a recuprare il tempo perduto e la loro memoria che, talvolta, continuava a fare cilecca. I suoi migliori amici, poi, avevano deciso di passare poi Capodanno insieme, e di certo non aveva intenzione di mettersi in mezzo.

Avrebbe potuto passarlo insieme a Ginny, ma davvero, non aveva voglia, proprio non voleva passare del tempo con lei. La guardava e si sentiva in colpa, per non pensare più a lei, e lei uguale non riusciva a guardarlo in faccia, per essersi fatta consolare in vari modi durante il suo sesto anno. Non che Harry gliene facesse una colpa, l'aveva lasciata libera apposta, ma lei non riusciva a farsene una ragione. Col tempo, forse, le cose sarebbero migliorate.

Così, decise di restare ad Hogwarts insieme a qualche ragazzino del terzo e quinto anno. Dei suoi coetanei non rimase nessuno, e poteva ben capirlo: dopo una guerra, tutto ciò che la gente voleva fare, adesso, era restare con i suoi cari e piangere i morti.

Dopo il giorno di Natale, però, Malfoy tornò ad Hogwarts. E senza che se lo aspettasse assolutamente, si sedette proprio davanti a lui per la colazione, mostrandogli cosa aveva intorno al braccio.

Era un serpente. Era per caso uno scherzo di pessimo gusto? Un serpente intorno al braccio. La cosa avrebbe dovuto ferire più Malfoy che Harry, ma non riuscì a non sentire una punta di delusione.

«Regalo di Natale da parte di mio padre, Potter. Non pensare male.» disse subito, un po' come a volersi giustificare senza però darlo a vedere, «Si chiama Echidna, è una femmina.»

Era un serpente nero non più grande del piatto ancora vuoto che aveva davanti, e stava placida accoccolata tra le dita di Malfoy, avvolta intorno al suo polso, ogni tanto la lingua biforcuta spuntava fuori e, supponeva, faceva il solletico sui polpastrelli di Malfoy, guardando come aveva scattato con la mano quasi impercettibilmente.

«Molto... carino da parte di tuo padre, davvero.» rispose lui, con una leggera smorfia. Non avrebbe mai creduto che Lucius fosse una persona così, beh, così ironica.

Malfoy non rispose a quella frase decisamente sarcastica, ma cercò di mettersi comodo sulla panca dell'unico, grande tavolo che la McGrannit aveva trasfigurato nella Sala Grande per gli studenti rimasti per le vacanze. «Sta cercando di parlarmi da ieri, ma, ovviamente, io non riesco a capire cosa prova a dirmi. E qui entri in ballo tu, e la mia presenza così vicina alla tua persona.»

«Malfoy, non credo di poterti essere d'aiuto...»

«Non sto chiedendo il tuo aiuto!» lo interruppe, suonando oltraggiato, con le palpebre che sbattevano in modo convulso.

«...perché dopo la morte di Voldemort, non credo che io sia in grado di parlare ancora il Serpentese.»

Mostrando tutta la delusione sul suo volto pallido e, per Diana, perfetto come quando aveva dodici anni, avvicinò il muso di Echidna alla sua faccia e fece, «Salazar, almeno prova. Non puoi essere diventato così inutile dopo la... sua... dipartita.» con l'altra mano, fece un gesto secco che voleva essere incoraggiante, «Avanti, Potty.»

«Ehm... ok.» guardò il piccolo serpente, che ricambiava lo sguardo mostrando la lingua biforcuta. Per tre minuti aspettò. «Non mi parla.» scrollò le spalle.

«Parlale tu, no?»

«Ehm...»

«Potty, giuro ti do un biscottino anche solo per averci provato. Dai, su.»

Passarono altri minuti, dove Harry si limitò a boccheggiare senza sapere bene come parlare. Non ricordava fosse così difficile... forse davvero, beh, davvero non ne era più in grado.

«Non ci riesco, Malfoy. Mi dispiace.»

Malfoy sospirò, contrariato. «Sei una continua delusione, Potter. Vuoi vedere che hai sempre fatto finta e in realtà non sei mai riuscito a parlare con un serpente?»

«E la Camera dei Segreti come me la spieghi?» Harry sorrise leggermente. Aveva imparato, ormai, a non andare in escandescenze ogni volta che Malfoy lo provocava, erano provocazioni talmente innocue che non valeva la pena urlare e sbraitare, ma solo riderci su.

«Fortuna, immagino. Quindi non puoi farci proprio niente?» grugnì, alzandosi, senza neanche aspettare che la colazione apparisse davanti a lui, allontanadosi seguito da un «Che sfortuna.» sussurrato più piano possibile ma che Harry riuscì a sentire lo stesso.


Non capì bene cosa era successo, ma delle spiegazioni arrivarono strisciando la sera stessa appena riuscì a coricarsi nel suo letto.

«Ma che diamine...?»

Echidna, il serpente di Malfoy, spuntò da sotto le coperte come se fosse la sua cuccia e non il suo letto. Si spaventò, lo ammise, e per poco non la schiacciò girandosi per poter scappare, ma dei sibilii che capì lo fermarono prima del misfatto.

«Non volevo spaventarti, caro amico del mio padrone.»

La stanza del dormitorio dove dormivano sia loro dell'ottavo anno che gli studenti del settimo era vuota e deserta, quindi non poteva neanche pensare che la voce fosse di qualcun altro. Era di Echidna. Era pure femminile. Quindi, per Diana, capisce ancora il Serpentese!

«Ehm, mi capisci?» chiese, grattandosi il capo. Lui era sicuro quasi al cento per cento di non aver sibilato.

«Capisco il linguaggio umano, ed è una fortuna che tu, amico del mio padrono, riesca a capire il mio.» Echidna si appallottolò sopra le coperte non appena Harry si sedette con la schiena sulla testiera del letto, cercando di fare mente locale.

«Ok.» cercò gli occhiali e li indossò, riuscendo finalmente a vedere i contorni e le scaglie d'arcobaleno sulla pelle nera di Echidna. «Ehm, sei qui per...?»

«Il mio padrone è un uomo molto petulante quando è deluso. È indispettito da come sono andati gli avvenimenti di questa mattina, quindi sono qui per poter chiarire. Sono un serpente innocuo, puoi stare tranquillo.» mostrò la lingua e, se non avesse avuto un serpente davanti, Harry giurò di averla vista ghignare. «Ero assonnata, questa mattina. È questo il motivo per cui non ti ho parlato. Il mio padrone è stato tutto il giorno chiuso nella sua dimora, sibilando affranto.»

«Affranto.»

«Era quello che voleva. Non è un uomo cattivo, è sempre stato molto gentile con me e mi ha trattata molto bene, nonostante non possa nascondere un po' di paura che ha verso di me e i miei simili, ma ha voluto usarmi per arrivare a te, mi ha usata come scusa per parlarti. Parlarti civilmente, ha detto.»

Harry si grattò il capo. Non ci stava capendo niente. «E ha dovuto usare te?»

«Non ha avuto quel che desiderava, dunque è stato tutto il giorno a sibilare lamentele. Da quel che vedo, attrai molto il mio padrone, sei molto importante per lui. Ma è anche molto orgoglioso. Ha fatto un passo lui, e ha fallito. So che non è la prima volta, da quel che ho potuto ascoltare, tra uno scatto d'ira – poco virile – e l'altro

Harry sarebbe scoppiato a ridere a quell'aggiunta di poco virile da parte di Echidna, ma al momento aveva ben altro da elaborare. Per Godric! Harry era importante per Malfoy? Ora sì che era confuso. Prima cosa: poteva trovare un modo meno originale per abbordarlo, per dire, come era riuscito a pensare ad usare un serpente come scusa per parlargli? Poteva anche solo tirargli una scopa in testa durante gli allenamenti di Quidditch, gli avrebbe parlato lo stesso! Harry voleva la stessa cosa da quell'estate, come minimo!

«Aspetterà una tua mossa, caro amico del mio padrone. O meglio, non se lo aspetta, ma lui non farà più niente.»

«Non che abbia fatto granché. Mi ha chiesto di parlare con un serpente! – senza offesa, eh.»

Echidna scosse la piccola testa, poi strisciò via verso la porta del dormitorio, «Devo andare, amico del mio padrone. Di solito, il mio padrone si sveglia durante la notte e mi parla di te, e anche se mi resta a debita distanza, vorrei essere al suo fianco.»

Prima che si infilasse nella fessura aperta della porta e sparisse, Harry le chiese, «Da quanto tempo sei al suo fianco?»

«Da quando fuori il sole brillava ancora cocente e il mio padrone teneva gli occhi bassi.»


«Ciao Malfoy!»

Ci aveva pensato tutta la notte, a Malfoy. Nulla di scabroso, eh, ma pensò molto alle parole di Echidna e aveva deciso di farlo lui, quel passo verso Malfoy, dato che lui aveva fallito per ben due volte – anche se i suoi modi lasciavano davvero a desiderare.

Malfoy bloccò il movimento di polso che aveva verso i suoi cereali diventati ormai pappina e alzò gli occhi, sgranandoli quasi impercettibilmente e ricomponendosi subito. Harry evitò di soffermarsi troppo sul suo movimento di polso perché, davvero, non era il momento. Diciotto anni e vergine era una combo distruttiva.

«Potter.» lo salutò, e lo fissò quando Harry si mise a sedere di fronte a lui e iniziò a riempirsi il piatto di tutto ciò che era già apparso sul tavolo. «A cosa devo la presenza del Salvatore del Mondo Magico qui, di fronte a me?»

«Malfoy, siamo appena in dieci. Sarebbe stato assurdo sedermi lontano dal mio unico coetaneo in tutta la tavolata, e di certo non avevo molta voglia di stare accanto ad Hagrid. Tenta di parlare a bocca piena e mi sputa addosso.»

«Come stai facendo tu adesso.» osservò Malfoy, cercando di togliere lo sguardo dalle sue labbra unte dall'uovo facendo una smorfia disgustata e allontanando i cereali ormai immangiabili.

«Come sta Echidna?»

Malfoy grugnì. «Bene.»

«Posso chiamarti Draco?»

Malfoy lo fissò di nuovo, esterrefatto, «No!»

«Puoi chiamarmi Harry.»

«Per me resterai sempre Potty.»

«Va bene.» Harry sorrise, «Sei l'unico che mi chiama così. Potrebbe piacermi.»

Malfoy – Harry decise che lo avrebbe chiamato Draco da quel giorno in poi – rimase in silenzio per un bel po', tempo che Harry usò per finire la sua colazione, e poi chiese, «Stai flirtando con me, Potty?»

Ma non c'era traccia di disgusto né nel suo tono di voce, né nel suo viso perfetto.

«Forse.» rispose solo, poi si alzò, «Allora, dai, portami da Echidna. Sono sicuro che sarà interessante tradurti tutto ciò che vuole dirti.»

Draco subito di alzò, gli occhi sgranati ma composto come al solito. «Puoi dunque parlare con lei?»

Harry non trovò tutta quella situazione surreale. Anzi, si chiese perché non fosse successo prima, anche se varie volte, durante gli anni, era stato vicino a flirtare con Malfoy ma finendo invece per prenderlo a pugni. Oh beh, meglio tardi che mai. Draco non sembrava lamentarsi, almeno non al momento, dei suoi passi verso di lui in ritardo. Draco aveva cose da farsi perdonare e da ringraziare, e lo stesso Harry aveva cose da farsi perdonare e rimediare.

Adesso avevano tutto il tempo del mondo.

«Sicuro. Andiamo? Prometto che se mi porti da lei, ti do un biscotto.»








Spazio Autrice:

Nulla di che, una os spuntata da non si sa dove e senza pretese. Spero vi piaccia!
Piccola precisazione, Echidna significa "La Vipera", e nella mitologia greca era una donna con una coda di serpente. Sono molto prevedibile XD

Emily.

  
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