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Autore: WolfieIzzy    28/04/2017    0 recensioni
Aprile 1795. Eleanor Kenway è su una carrozza diretta a Parigi, dopo aver affrontato un viaggio partito quasi un mese prima da casa, in America. Vuole scoprire di più sulla sua famiglia. Vuole scoprire da dove viene. Vuole diventare un'Assassina come suo padre, Connor. In Francia la aspetta il suo destino, e il Maestro Arno Victor Dorian, che la addestrerà per farla diventare un'Assassina perfetta e con il quale combatterà per il futuro della Nazione. Ambientata dopo gli eventi di Assassin's Creed Unity.
NB: Questa storia cerca di essere il più possibile fedele sia ai fatti storici reali, che a quelli fittizi appartenenti alla storia di Assassin's Creed. Qualsiasi modifica apportata al "canone" storico reale e/o appartenente al mondo di AC è voluta ed è utile ai fini della storia. Buona lettura!
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arno Dorian, Napoleone Bonaparte, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Eleanor's POV*

6 Settembre 1795.

Io e Arno eravamo usciti insieme quel giorno, per andare a sentire i risultati dei plebisciti.

'Ecco a voi, Mademoiselle. Vive la France!' esclamò un repubblicano, dopo avermi attaccato una coccarda con i colori della bandiera francese al petto.

'Merci, Monsieur. Allora, sono usciti i risultati?' gli chiesi.

'Oui, ha vinto il si. La Convenzione Nazionale verrà sciolta, e due terzi dei membri dei Consigli saranno formati dai suoi ex membri. Il potere esecutivo ora è in mano al Direttorio. Venite con noi, andiamo a festeggiare alle Tuileries!' 

Io mi girai verso Arno, che mi stava guardando con due occhi che dicevano tutto.

'Ci piacerebbe, Monsieur, ma abbiamo da fare... buona giornata!' lo salutai con un sorriso, che lui ricambiò con un mezzo inchino.

'Come ci aspettavamo.' disse Arno.

'E ora?' chiesi io.

'E ora, Poulain attirerà i filomonarchici dalla sua parte definitivamente, e Dio solo sa cosa avranno in mente di fare.' rispose lui.

'Quell'uomo è un opportunista... Credi che stia meditando qualcosa?' gli chiesi.

'Certo che si! Ora, non so se è fra coloro i quali sono stati scelti per far parte del nuovo Consiglio dei Cinquecento o no: ma se è fra quelli fatti fuori probabilmente farà qualcosa per vendicarsi. E può di certo contare sui filomonarchici, che sono stati esclusi dal nuovo Governo!'

'Dobbiamo scoprire se è fra i nuovi membri, ora. Dobbiamo andarci sul serio alle Tuileries, il prima possibile!' esclamai.

Così io e Arno ci dirigemmo al Palazzo delle Tuileries, dove riuscimmo ad infiltrarci grazie all'enorme confusione che si era riversata sulle strade. Le Guardie della Convenzione ora erano le Guardie del Direttorio, e grazie alle conoscenze che Napoleone aveva al Governo, ora potevamo farci aiutare.

'Dobbiamo trovare Barras.' mi disse Arno, mentre ci dirigevamo all'interno del Palazzo, nel quale atrio erano riversati tutti i membri dell'ormai ex Convenzione e dei Consigli (tranne i filomonarchici, ovviamente, che erano stati esclusi), fra cui Barras, il Presidente, che stava discutendo sul fondo della sala con gli altri membri del neonato "Direttorio".

'Sei sicuro valga la pena chiedere direttamente a Barras?' chiesi ad Arno.

'Mi ha chiesto Napoleone di parlare con lui... ma forse per sapere di Poulain è meglio rivolgerci a qualcun altro...' riflettè.

'Esatto, intendevo questo. C'è qualcun altro che conosci, qui dentro? Dimmi di si, perché stanno iniziando a notarci.' dissi tirandolo per una manica in un angolo, in modo da non farci vedere troppo.

'Oddio, non credo proprio. Ma aspetta... si, in effetti c'è qualcuno che conosco!' esclamò lui, sorridendo soddisfatto.

Io feci un'espressione confusa, e Arno mi disse di aspettarlo lì, mentre andava a chiamare questo "qualcuno".

Cinque minuti dopo tornò da me seguito da un uomo sulla quarantina.

'Ah, così siete voi Mademoiselle...Eleanor. Arno, hai fatto proprio bene a seguire i miei consigli, devo dire.' disse l'uomo, dopo avermi scrutato per bene, e avermi baciato la mano. Era molto cortese.

'Lieta di conoscervi, Monsieur...' 

'Pierre-Ambroise François Choderlos De Laclos. Ma chiamatemi semplicemente Segretario De Laclos, mia cara.' mi sorrise cordialmente.

'Come desiderate, Segretario. Io sono Eleanor Kenway.' risposi.

'Sai, Arno mi ha parlato molto di te...' cominciò.

Io guardai Arno corrugando le sopracciglia, ma poi capii.

'Arno, non sarà mica lui quello sconosciuto di cui mi parlasti qualche tempo fa?' dissi con un mezzo sorriso.

'È proprio lui.' ridacchiò Arno. 'E beh, ci tenevo a fartelo conoscere.'

'Ah! Beh, allora vi ringrazio per averlo fatto rinsavire, Monsieur...' dissi sarcastica, suscitando l'ilarità del segretario e l'imbarazzo di Arno.

'Beh, ho avuto un'occasione e non l'ho sprecata. Mi sarebbe dispiaciuto non vedere insieme una bella coppia come voi.' commentò dando a entrambi una pacca sulla spalla, mettendo in imbarazzo anche me.

'Ehm, tornando al motivo per cui siamo qui...' Arno alzò un dito. 'Segretario, avremmo bisogno di alcune informazioni.' 

De Laclos annuì. 'Sarò lieto di aiutarvi. Ma se sono informazioni particolari, è meglio spostarsi in luogo più silenzioso e appartato. Venite con me.'

Entrammo in un piccolo studio alla fine del corridoio.

'Allora, come posso aiutarvi?' chiese De Laclos sedendosi alla scrivania.

'Ecco, noi... volevamo sapere se Antoine Poulain è nella lista dei membri dell'Ex Convenzione Nazionale che sono stati integrati nei nuovi Consigli.' chiesi io.

'Mhh.. Antoine Poulain, ho già sentito questo nome... ma certo! Faceva parte dell'ala destra all'inizio della sua carriera, con i filomonarchici. Successivamente è stato eletto insieme a Lagarde, fingendosi moderato: questo pero' non ha contribuito a salvarlo dall'espulsione oggi. Lagarde è morto un paio di mesi fa, se non sbaglio, alla Corte dei Miracoli. Gli Assassini. Poulain l'aveva scampata, ma insieme avevano condotto sempre attività sospette nei bassifondi di Parigi, alleandosi segretamente con i gruppi violenti di estremisti sia rivoluzionari che monarchici, a seconda di come tirava l'aria. Oggi finalmente sono stati tutti espulsi dalla Convenzione, quindi credo proprio che sia stato eliminato anche lui, con i plebisciti...' disse De Laclos.

Io e Arno ci guardammo preoccupati, anche se ce lo aspettavamo entrambi.

'Grazie, Segretario. Ora dobbiamo andare, ma ci siete stato di grande aiuto.' disse Arno.

'E di cosa, miei cari? Spero di vedervi presto! Buona fortuna per le vostre missioni.' disse, roteando il polso: sulle sue dita brillò un anello simile al mio, con il simbolo degli Assassini. Io e Arno ci scambiammo uno sguardo soddisfatto: era un nostro alleato.

'Vado a parlare con Barras di Napoleone, aspettami sul tetto.' mi disse Arno, mentre uscivamo dal corridoio.

Io annuii, e salii le scale del palazzo, per poi arrampicarmi sul tetto e riflettere su quello che ci aspettava d'ora in poi.

Poulain era fuori dal governo, insieme a tutti quelli che probabilmente aveva attirato dalla sua parte nella destra della Convenzione. Questo significava tutto e nulla: era una notizia positiva per il fatto che i Templari erano definitivamente espulsi dal Governo, e quindi non potevano più contare su appoggi dall'alto.
Ma questo significava anche che, ora che Poulain era fuori dai giochi, poteva contare su qualsiasi realista espulso dalla Convenzione per vendicarsi. 
Quindi dovevamo tenere gli occhi ancora più aperti di prima.

'Hei, ho parlato con Barras.' la voce di Arno mi destò dai miei pensieri.

'Che ha detto?' 

'Fortunatamente, crede ancora in Napoleone. Dice che non esiste un generale come lui in tutta Parigi e che si ricorda ancora come ha bombardato delle navi a Tolone due anni fa. Insomma, ha fatto intendere che lo sostiene ancora, e che se si presenterà l'occasione, non esiterà a chiamarlo all'azione. E ci ha rassicurato a proposito dell'appoggio del Corpo della Guardia Nazionale.'

Io sospirai, sollevata.
'Bene, per fortuna. È importante avere un sostegno così in alto per noi, ora che Poulain e i Templari sono ufficialmente fuori dal governo... Dio, mi sembra persino impossibile sia successo.' ridacchiai.

'Lo sembra, si. Ma sappiamo entrambi che significa questo. Sicuramente Poulain preparerà una reazione per le strade. A quel bastardo piace fare casino.' commentò lui.

'Allora dobbiamo sorvegliarle ancora meglio d'ora in poi, giorno e notte, in cerca di movimenti o incontri sospetti. Inizieremo subito, domani. Io perlustrerò la zona a nord della città, insieme ad Etienne.' 

'Ti adoro quando prendi l'iniziativa.' disse Arno con un sorrisetto.

Io alzai un sopracciglio.
'Credevo mi adorassi sempre...' 

'Nah, sarebbe scontato. Sai anche farti odiare a volte.' 

'Beh, ho imparato da te.' dissi incrociando le braccia con aria di sfida.

'Cosa staresti insinuando?' chiese minaccioso, avvicinandosi.

Io lo presi per il colletto e feci per baciarlo, ma mi fermai un millimetro prima di sfiorargli le labbra.

'Se arrivi prima di me al Cafè, forse lo scoprirai.' sussurrai e saltai giù dal palazzo, seguita un nanosecondo dopo da Arno.

'Lo sai benissimo che sono imbattibile in quanto a velocità!' urlò superandomi.

'Certo che si, era una trappola infatti!' dissi ridendo, mentre cercavo di raggiungerlo. 

Come avevo previsto, tagliò il traguardo di fronte al palazzo prima di me ed entrò, sparendo all'interno.

'Arno?' lo chiamai salendo le scale, ma arrivata al piano superiore sentii afferrarmi per il braccio destro.

'Razza di cretino, mi hai fatto prendere un colpo!' dissi mettendomi una mano sul petto, e cercai di riprendermi dallo spavento.

'Cosa diavolo sta succedendo?' sentii la voce di Heléne dal piano di sotto.

Io e Arno ci guardammo preoccupati e scoppiammo a ridere. 

'Niente Heléne, tranquilla!' gridai io.

'Assolutamente niente!' - ripetè Arno - 'Bugiarda.' sussurrò poi al mio orecchio.

'Ok, ho capito, torno a casa! Tanto so già come va a finire qui...' disse Heléne dal piano di sotto, facendo scoppiare a ridere di nuovo tutti e due.

Quando sentì la porta del Cafè chiudersi, Arno mi trascinò all'interno della mia camera, chiudendo la porta dietro di lui.

'Calcolatrice che non sei altro.' disse prendendomi per i fianchi e bloccandomi fra il suo corpo e il muro della mia stanza.

'Chi? Io? Non mi apprezzavi forse per la mia innocenza?' risposi in tono malizioso, mentre Arno mi bloccava le mani dietro la schiena.

Lui rise non togliendo i suoi occhi da me.
'Fidati, in questo momento con quell'espressione sembri tutto tranne che innocente. Non che la cosa mi dispiaccia, eh...' 

Io sorrisi e gli morsi il labbro, e in risposta lui mi baciò, allentando la presa sui miei polsi. Mi offrì così l'occasione di togliere prima la sua giacca, e poi la mia.

Lo feci cadere seduto sul letto, per poi sfilarmi lentamente il gilet e la camicia.

Il suo sguardo era concentrato su di me, e subito dopo le sue mani afferrarono i miei fianchi avvicinandomi a lui.

Io ne approfittai per sfilargli il fazzoletto dal collo e togliergli la camicia. 

Mi fiondai sulle sue labbra tenendogli fermi i polsi e alzandoli sulla sua testa, per poi legarli saldamente alla testiera in ferro battuto del letto con il fazzoletto rosso che gli avevo appena sfilato dal collo.

'Cosa diavolo stai facendo?' mi chiese lui, staccandosi dalle mie labbra, contemporaneamente eccitato e preoccupato.

Io sorrisi maliziosa e gli diedi un bacio all'angolo della bocca.

'Shh. Lasciami fare.' sussurrai.

'Al diavolo, Eleanor. Slegami, o giuro che...' rise Arno, cercando di liberarsi. 

'Cosa, sentiamo? Mon chère, devi fare il bravo... Altrimenti non ci possiamo divertire.' dissi sarcastica, dopo essermi alzata su di lui e aver incrociato le braccia.

'Io non mi sto divertendo! E poi, non ero io quello che ti dava ordini, una volta?' chiese guardandomi dal basso. Alcuni ciuffi di capelli gli si erano posati sugli occhi.

Io glieli scostai ai lati del viso.

'Hai detto bene: una volta. Ma ora se non vi dispiace comando io, Monsieur Dorian.' iniziai a sbottonargli i pantaloni, e poi sfilai i miei.

Iniziai a baciarlo dal collo, alle clavicole, al petto, agli addominali, fino a quando non arrivai proprio lì dove si era concentrata tutta la sua eccitazione.

'Beh, potrei abituarmi a farmi legare, se il premio è questo...' sussurrò emettendo più aria che voce, mentre io avevo preso il controllo della situazione, e lo stavo soddisfacendo con la bocca. 

Mi fermai prima di concludere di proposito, e sentii un verso di lamentela da parte di Arno.

Ridacchiai, e una volta finito mi passai il pollice sulle labbra.
'Sapevo che avresti apprezzato.' 

'Sono troppo indulgente nei tuoi confronti...' mormorò ad occhi chiusi, riprendendo fiato.

Io sorrisi.
'Forse... ma tranquillo, io non lo sarò nei tuoi ora.' dissi, e dopo essere salita sopra di lui presi di nuovo il controllo, accogliendolo dentro di me per poi iniziare a muovere i miei fianchi sopra i suoi.

'Fammi almeno riprendere fiato.' si lamentò di nuovo, ed io ridacchai in risposta, continuando a muovermi sopra di lui.

Mi abbassai sul suo viso, fissandolo negli occhi.
'...No.' sussurrai, e iniziai a muovermi più velocemente, causandogli un gemito.

'Mi rifiuto di concludere senza averti toccato.' disse stringendo i denti, e prima che riuscissi a raggiungere il culmine, fu in grado di liberarsi e scostarmi da lui. 
Dalle mie labbra uscí una risata.

Prese il fazzoletto che avevo usato io prima e, dopo avermi girata con il viso sul cuscino e la schiena verso di lui, mi prese i polsi e li legò nello stesso punto in cui lo erano stati i suoi.

Io non riuscivo a trattenermi dal ridere.
'Arno Dorian che prende il controllo della situazione... incredibile.' sbottai sarcastica alzandomi sui gomiti, ma ricevetti una sculacciata come risposta.

'Continua pure a sottovalutarmi.' sussurrò lui al mio orecchio ed entrò di nuovo dentro di me, causando la spontanea reazione dei miei fianchi che si alzarono verso i suoi. 

'Je suis désolé.' gemetti, mentre Arno aumentava il ritmo e finiva quello che avevo inziato io poco prima facendomi arrivare al culmine, che soffocai nella morbida stoffa del cuscino.

Poco dopo anche lui lo raggiunse dentro di me, ansimando al mio orecchio, e mi baciò la guancia.

Si scostò, lasciandosi cadere accanto a me sul letto, e poi mi liberò i polsi.

'Non ti sottovaluterò più, promesso.' mormorai guardandolo in viso, e lui sorrise soddisfatto. 'Non a letto, almeno.' 

Arno scosse la testa ridendo e mi avvicinò a lui, afferrandomi per i fianchi con il braccio.

'Arrogante fino alla fine.' disse, e mi baciò la fronte. 

Alzai il viso e scrutai il suo volto, la linea della mandibola, la pelle leggermente bagnata dal sudore, i capelli arruffati... e poi la linea del collo, il pomo d'adamo, le clavicole, dove feci passare il mio indice.
La cicatrice che gli avevo cucito non molto tempo prima si era quasi completamente rimarginata.

'Che c'è?' mi chiese Arno, notando probabilmente il mio sguardo fisso.

'Nulla, stavo solo riflettendo.' mormorai.

'Su cosa, mon ange?'

'Su tutto, Arno.' sbuffai. 'Su di noi, su cosa ci aspetta, sul mio futuro, su mia madre... sono capitate cosí tante cose... e mi sembra di trovarmi in mezzo a una confusione incredibile.' dissi.

Le dita di Arno mi accarezzarono la schiena dall'alto al basso e al contrario, e di nuovo le sue labbra mi lasciarono il loro stampo sulla tempia.

'Mi sembra di risentire me stesso, qualche anno fa. Avevo la tua età, 21 anni. Mi trovavo in prigione, accusato di un omicidio che non avevo commesso, inconsapevole di tutto quello che mi era successo attorno da quando ero nato, di quello che ero io stesso. Fu quello l'inizio della mia vera crescita, pero'. L'inizio di tutto il mio percorso, della mia carriera nella Confraternita, il momento dal quale partì la ricerca di me stesso. Credevo di non essere pronto ad affrontare tutto, prima di iniziare.. e invece eccomi qui.'

'Fra le mie braccia...' sorrisi guardandolo negli occhi.

'Esatto. Non credo sia una coincidenza. Tutto nella nostra vita ha un senso, Eleanor. Il nostro unico compito è seguire noi stessi, riuscire a conciliare il nostro istinto e la nostra morale. Non ci sono errori, ci sono occasioni. Sta a noi coglierle o meno.'

'Come siete saggio, Monsieur Dorian.' commentai sarcastica, ma avevo veramente apprezzato le sue parole.

'Mi piacerebbe esserlo... ma ne ho solo passate abbastanza per sapere certe cose, alla fine.' disse guardando verso la finestra.

'È importante per me averti qui, Arno. Davvero, non so cosa farei senza il tuo supporto costante.' 

Lui mi guardò, e sorrise.

'Non sai quanto questo mi renda felice, ma cherìe.'
Io gli stampai un bacio sulle labbra, e poi appoggiai la mia testa nell'incavo del suo collo.

Dieci secondi dopo mi ero addormentata fra le sue braccia, in quel caldo pomeriggio di fine estate.

10 Settembre 1795.

'Di là non c'è nulla di sospetto, Eleanor.' disse Etienne, tornando dal giro di perlustrazione.

'Shhh!' gli dissi io, appena vidi dei movimenti sospetti davanti al Conservatorio.

Etienne si avvicinò a me, spiando la scena che avevamo davanti.

'Quello in divisa chi è?' mi chiese.

Osservai la scena: un uomo vestito elegantemente stava parlando con degli uomini armati, davanti al Conservatorio. Sembravano proprio dei realisti.

'Cristo... quello deve essere uno degli scagnozzi di Poulain alla Convenzione.' ipotizzai.

'E quelli sono realisti... Eleanor, dobbiamo avvicinarci!' disse Etienne.

Scendemmo in strada e, appostati alla fine di un vicolo, origliammo l'incontro.

'Sapete che mio padre non scherza, Monsieur Lefevbre. Avrete la vostra ricompensa se e solo se la reazione avrà successo.' 

'Intanto, ci organizzeremo. Voi fate in modo che ostacoli di qualsiasi tipo non vengano a interferire con i nostri scopi.' 

'Così sarà, se seguirete le nostre direttive. Ora devo tornare a fare rapporto a mio padre... Che il Padre della Comprensione vi guidi.'

'Che il Padre della Comprensione vi guidi, Monsieur Poulain.' 

Io sussultai, girandomi verso Etienne.

'È suo figlio! Dobbiamo affrontarlo ORA.' gli dissi.

'Hei hei hei, aspetta un attimo, testa calda. Perché dovremmo attaccarlo ora? Non è meglio prima pedinarlo e scoprire dove è diretto?' disse lui, trattenendomi per una manica.

Io sbuffai.
'Si, forse è meglio. Avanti, seguiamolo.'

Riuscimmo a pedinare Humbert Poulain fino al palazzo di suo padre.

'Sta entrando. Merda.' dissi io, notando alcuni uomini armati all'interno del giardino.

'Altri realisti?' chiese Etienne.
'Guarda dall'altro lato, si sta aprendo una porta.'

Cinque o sei realisti uscirono uno dopo l'altro dalla porta che dava sulla strada, al lato destro del palazzo. Confabularono qualcosa, e poi si avviarono in direzioni diverse.

Un secondo dopo uscì anche Poulain dall'ingresso principale e prese una lettera dalle mani di suo figlio, che stava entrando in casa.
Era la prima volta che riuscivo a vederlo, anche se da lontano. E rimasi decisamente sorpresa. Nonostante avesse più o meno la stessa età di Lagarde, appariva molto diverso. Un uomo che aveva passato la cinquantina, alto e ben piazzato, vestito in un abito grigio scuro. Un codino di capelli grigi usciva dal tricorno nero, sotto al quale traspariva leggermente il volto. Non riuscii a distinguere bene i lineamenti, vidi solo che portava la barba, grigia come i capelli. 

Suo figlio gli assomigliava, una sua versione più giovane, eppure appariva diverso da suo padre. Mentre Antoine Poulain non era armato, Humbert oltre al doppiopetto nero in velluto che fasciava la sua alta e muscolosa figura, alla cintura portava due spade e due pistole. Due guanti neri fasciavano le mani. Un uomo d'azione. 
Non portava alcun copricapo, il che mi permise di scrutare i suoi lineamenti. I capelli scuri, lunghi sopra le spalle, e un leggero accenno di barba, incorniciavano un volto dai lineamenti che alla mia distanza apparivano duri e maschili. Dalla mia distanza, non riuscii a notare altro. Ma fui scossa dal fatto che avesse un certo fascino.

Ed eccoli quindi, entrambi lì, davanti ai miei occhi. 
Il Braccio e la Mente.

'Cosa darei per sentire quello che si stanno dicendo.' dissi a denti stretti.

'Perchè se ne sta andando, ora?' chiese Etienne, dopo aver notato Antoine Poulain che saliva in carrozza e si allontanava.

Humbert rimase qualche secondo a guardare suo padre, e dopo aver congedato gli uomini armati, entrò nel palazzo.

'Non mi sembra il caso di attaccare ora, siceramente.' disse Etienne.

'Da quando sei così prudente?' gli chiesi.
Io avrei voluto farlo. E il prima possibile... ma non potevo coinvolgerlo. Era una questione personale.

'Vorresti farti beccare così platealmente, Elenoire? Io credo proprio che quei realisti nel giardino siano diventati le sue guardie del corpo, ovviamente in seguito a qualche accordo o concessione speciale da parte dei loro capi. E di certo non si sposteranno di lì prima di stanotte, fidati.' Mi rispose lui. La sua saggezza mi sorprese, e non poco.

Sbuffai. 
'Hai ragione. Decideremo domani cosa fare.' mentii. 

Etienne annuì e mi salutò.
'D'accordo. Farò io il rapporto giornaliero alla Confraternita. Dirò che l'abbiamo trovato. A domani, Elenoire.'

'A domani, Etienne.' lo abbracciai, nonostante sapessi che sicuramente, qualsiasi cosa avessi in mente di fare in quel momento, lo avrei fatto anche da sola. 
Ma avevo bisogno del supporto, seppur inconsapevole, di un amico. Di un supporto morale, almeno.

Rimasi qualche secondo a riflettere, appostata sul bordo del tetto del palazzo.
Non era prudente passare all'azione in quel momento, dato che c'erano quattro uomini provvisti di spada e baionette nel giardino dei Poulain.
Avrei aspettato la notte, quindi... ma prima di agire dovevo andare ad informare Arno delle mie intenzioni.

*Angolo dell'autrice*

Buonsalve, carissimi.
Eccomi tornata con un nuovo capitolo dopo giorni di stress scolastico! Hahahah sono felice di aver avuto finalmente il tempo di aggiornare.
Allora, considerazioni, idee sullo sviluppo della storia... (Apparte il fatto che so che non guarderete più il fazzoletto rosso di Arno con gli stessi occhi) ma tornando alle cose serie... a quanto pare il nostro misterioso Antoine Poulain è fuori dai giochi politici, anche se non è più così misterioso.
Chissà dove si starà dirigendo?
Lo scopriremo più avanti. 
Invece Eleanor da quello che sembra vuole regolare subito i conti con il figlio di Antoine Humbert, per riuscire a liberare sua madre. Certo che a prima vista Poulain Junior non sembra di certo un nemico qualsiasi, anzi... l'impulsività di Eleanor a questo punto la farà fallire di nuovo, secondo voi? E soprattutto, che ne penserà Arno delle sue intenzioni? Lo scopriremo insieme nel prossimo capitolo!
Vi mando un bacio e vi invito sempre a scrivermi che ne pensate, ci terrei moltissimo <3 

Un bacio!
Izzy
  
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