Anime & Manga > Yuri on Ice
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Autore: CHAOSevangeline    29/04/2017    7 recensioni
{ Viktuuri | Circus!AU }
Londra, diciannovesimo secolo.
Ogni anno un circo, il Veles Circus, incanta per quattro serate con le esibizioni dei propri artisti.
Assistere non è un privilegio per tutti: solo chi riceve l'invito può godersi lo spettacolo.
Ma chi ha la possibilità di partecipare non è poi così fortunato come si potrebbe credere.
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« Viktor, ti posso parlare? »
La voce di Mila, proverbialmente squillante e canzonatoria, gli sembrava venata di serietà. Troppa serietà.
« Che succede? »
« Si tratta di Yuri. »
Nessun vezzeggiativo: il problema era il suo Yuri.
« Ieri sono andata ad annunciare il nostro arrivo in città. Per questo Yuri è venuto qui subito: ci ha viste. » La donna osservò l’espressione confusa del russo. « Dovresti controllare gli inviti allo spettacolo, Viktor. Penso che lo riceverà di nuovo. »
Il sangue di Viktor gli si raggelò nelle vene.
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo secondo
 
 

"Pay no attention
to the man behind the curtain

He's a dark familiar stranger
but that's danger”
 


Viktor era una persona piuttosto assennata: sapeva di avere dei doveri e fortunatamente la sua indole era abbastanza energica da permettergli di impegnare ogni briciolo di tempo disponibile in qualcosa di utile.
Da quando aveva conosciuto Yuri, però, Londra era diventata per Viktor il luogo in cui ogni interesse per i suoi obblighi spariva: se si trovava con Yuri non poteva per ovvi motivi dedicarsi al lavoro e quando non era con il ragazzo rivolgeva comunque i propri pensieri solo ed esclusivamente a lui, desiderando di averlo al proprio fianco.
La sua mente era spesso annebbiata dal ragazzo anche quando viaggiava, ma diversamente dal tempo speso soggiornando a Londra, nel resto del mondo l’immagine del suo amato giapponese fungeva più che altro da incentivo, lo spronava a lavorare per fare ritorno da lui e spingere il tempo a scorrere più velocemente.
Se solo fosse stato possibile Viktor avrebbe fatto in modo di concedersi delle vacanze, così da non doversi esibire e da poter scordare almeno per qualche giorno i propri obblighi verso la compagnia.
Già, se solo fosse stato possibile.
« Viktor, ti posso parlare? »
Una voce lo riscosse mentre finiva di assicurare la fune del trapezio con cui poi si sarebbe dovuto allenare; era il caso che almeno in quel momento avesse la testa bene sulle spalle, se non voleva che la sua brillante carriera si concludesse con un disastroso incidente.
La voce di Mila, proverbialmente squillante e canzonatoria, gli sembrava venata di serietà. Troppa serietà.
Viktor si domandò se non si trattasse di un problema legato a Sara, a Yura, o a chiunque altro facesse parte della compagnia: a parte con JJ e Christophe che sapevano badare a loro stessi, Mila aveva la tendenza ad atteggiarsi da sorella maggiore con chiunque, perciò sapere che era lei a volergli parlare non lo aiutava affatto a capire chi riguardasse il problema.
« Che succede? » chiese Viktor, perdendo completamente interesse per ciò che stava facendo.
Per un istante riuscì anche a scordarsi di Yuri, se in ballo c’era la sua famiglia allargata. Erano entrambe due costanti fondamentali, Yuri e i suoi compagni; non aveva senso trascurarne una per l’altra e viceversa.
« Si tratta di Yuri. »
Nessun vezzeggiativo: il problema era il suo Yuri.
Alle orecchie di Viktor quella rivelazione suonò come uno scherzo; aveva appena accantonato il pensiero del giapponese e subito qualcosa che lo riguardava lo costringeva a pensarci di nuovo. Non ebbe troppo tempo per chiedersi se fosse una beffa a causa della preoccupazione che iniziava a salire.
« Cos’è successo? »
« Ieri il vecchio mi ha mandata a diffondere la voce che eravamo arrivati in città. Con Sara, come al solito. »
Viktor percepì un brivido freddo corrergli lungo la schiena. Attese che la donna continuasse.
« Per quello Yuri è venuto qui subito: ci ha viste. » La donna osservò l’espressione confusa del russo. « Dovresti controllare gli inviti allo spettacolo, Viktor. Penso che lo riceverà di nuovo. »
Il sangue di Viktor gli si raggelò nelle vene.
Non poteva succedere, non di nuovo.
Vide Mila gettarsi una rapida occhiata alle spalle, come a controllare se qualcuno li avesse sentiti. Viktor comprendeva la sua preoccupazione e in realtà le era già fin troppo grato per ciò che aveva fatto: un favore simile avrebbe anche potuto avere delle ripercussioni, tanto che non la biasimò se dopo averla ringraziata, Mila si allontanò rapidamente, quasi non volendo lasciar traccia di quel colloquio.
Vedere i valletti che pubblicizzavano gli spettacoli era indice che l’invito ad almeno una delle quattro serate sarebbe giunto a destinazione.
Le partecipazioni erano sempre nel carrozzone che faceva da magazzino, al momento parcheggiato insieme agli altri fuori dal tendone.
Fu lì che Viktor si diresse.
Non avrebbe impiegato molto: sarebbe stato attento, avrebbe recuperato quell’invito per poi strapparlo in mille pezzi. Avrebbe dato loro anche fuoco, se l’avesse ritenuto necessario.
Sentì le risate dei suoi compagni provenire dalla pista dove a distanza di qualche sera si sarebbero esibiti; udì anche la voce di Mila di nuovo allegra, probabilmente nel tentativo di mascherare ogni preoccupazione per non sembrare sospetta.
Si scordò di loro per un momento, infine si scordò anche di essere furtivo, riuscendo a pensare soltanto a cancellare assolutamente ogni traccia di quell’invito.
Una volta nella carrozza Viktor si precipitò sulla scrivania di legno inchiodata ad una delle pareti; era piena di scartoffie e abbozzi degli inviti, ma non vedeva quelli veri.
Erano sempre dentro un’elegante busta dorata o, se ancora sciolti, coperti comunque di scritte tracciate con inchiostro sgargiante. Erano poco grotteschi per uno spettacolo come quello, ma comunque molto appariscenti.
Pronti o meno che fossero, sarebbe stato strano non notare una consistente pila di carta.
« Dove diavolo sono…?! » domandò, esasperato, mentre le sue mani iniziavano a perdere delicatezza nello spostare i plichi di carta.
« Che cosa stai cercando? »
Viktor trasalì. Si voltò, notando prima una chioma bionda raccolta in una coda e poi che si trattava di Yuri.
Lo guardò negli occhi e registrò la sua presenza, ma non parve curarsi di lui abbastanza da rispondergli, tornando invece alla propria ricerca.
Yuri odiava essere ignorato. Odiava essere ignorato da chiunque, ma soprattutto da Viktor.
« Non c’è nemmeno quello di Yuri, maledizione… »
Sentire il nome del suo omonimo minò ulteriormente ai nervi del ragazzo. Non c’era parte del mondo o momento della giornata che impediva al russo lì, di fronte a lui, di parlare del suo amato. Forse Yuri non gli sarebbe risultato tanto indigesto se solo Viktor avesse avuto il senso della misura; se solo Viktor non lo avesse eclissato, distraendosi perennemente con quel giapponese; se solo Viktor gli avesse dedicato la stessa dose di attenzioni che usava dargli prima o se solo avesse almeno finto di curarsi dell’opinione che lui aveva del suo fidanzatino.
Si sentiva dire spesso che peccava di presunzione ritenendo il proprio giudizio tanto importante, ma non gli interessava.
« Sempre Yuri », sbottò. « Non dovresti pensare allo spettacolo? Andiamo in scena tra due giorni e tu sei così… deconcentrato. »
Viktor sapeva che prendersela con la prima cosa o persona a portata di mano, quando nervoso, era sbagliato. Sapeva che Yuri non c’entrava nulla in quella faccenda e che anche solo alzare la voce non sarebbe stato giusto. Ma maledizione, se sapeva pungere i suoi nervi esattamente dove e quando erano scoperti.
Yuri capì che aveva fatto un passo falso quando gli occhi di Viktor lo perforarono da parte a parte come una lama di ghiaccio.
« E tu, Yura? Non volevi diventare il migliore della compagnia? » gli chiese, con un tono tanto pacato da suonare disturbante. « Sappiamo già entrambi chi sarà a fare del proprio meglio e chi invece no. »
Viktor represse l’impulso di coprirsi le labbra con le mani dopo aver parlato. Per un attimo gli parve di rivedere davanti a sé Yuri, qualche anno prima, che lo fissava con lo sguardo troppo orgoglioso per mostrarsi ferito proprio da lui, il cui parere contava così tanto. Perché fu esattamente questo lo sguardo che gli rivolse.
« Non volevo », sussurrò, muovendo un passo verso di lui.
Sapeva di averlo ferito abbastanza da essersi guadagnato il suo silenzio; silenzio che sarebbe stato interrotto sicuramente da sbraiti e urla, se solo non si fosse sbrigato ad aggiungere qualcos’altro.
« Yura, mi dispiace », proseguì. « Stavo cercando gli inviti. » Viktor attese un momento, quasi volesse sondare il terreno. « Yuri ha visto Mila, ieri. Quindi lo riceverà anche lui. Di nuovo. »
Lo sguardo del biondo si fece serio, ma non più per la rabbia: sembrò annebbiarsi di preoccupazione, esattamente come quello di Viktor. Se solo fosse stato un momento diverso, il russo si sarebbe beato della consapevolezza che Yuri non doveva odiare il suo omonimo giapponese tanto quanto voleva dimostrare. Doveva essersi affezionato, per gli impacciati tentativi del suo amato di capirlo e di essergli amico.
« Li hanno spediti questa mattina. »
Viktor sgranò gli occhi, scuotendo il capo.
« Siamo appena arrivati, sarebbero dovuti partire domani. »
Yuri incrociò le braccia al petto. Suonava paradossale pensato da lui, ma avrebbe voluto essere di maggior conforto per Viktor.
« Ho pensato che ci fosse qualcosa di strano, infatti. »
Gettò uno sguardo al volto dell’uomo, che si era oscurato. Prima che potesse aggiungere qualcosa, Viktor colpì con un pugno la superficie della scrivania.
« Cazzo! »
« Viktor, non è detto che venga. È solo un invito, non è obbligato », gli fece notare Yuri, tentando di suonare quanto più rassicurante possibile.
« No, Yuri vuole vedere una nostra esibizione da anni, sarebbe venuto qui anche l’anno scorso se non avessi fatto sparire l’invito al nostro ultimo spettacolo. »
Viktor aveva già vissuto quella scena, con la stessa adrenalina addosso. L’unica differenza era che l’anno prima aveva trovato in tempo i biglietti, anche se solo per caso, ed era riuscito a stracciare quello di Yuri.
Ciò che quella volta l’aveva tradito non era la speranza che non accadesse più, ma il tempo. Era stato preceduto.
Sapeva che il suo gesto non era rimasto segreto e anche se nessuno aveva fatto la spia, Viktor viveva accompagnato dalla sensazione che avrebbe pagato per quel suo piccolo sabotaggio. O che Yuri avrebbe pagato.
Se quella volta gli inviti erano stati spediti tanto presto era sicuro che fosse, nella migliore delle ipotesi, per ammonirlo.
« Pensi che dovrei lasciarlo? »
Yuri stava ancora pensando ad un piano per risolvere la situazione, perché doveva esserci una scappatoia plausibile che non fosse suggerire a Viktor di raccontare ogni singola cosa al giapponese: era la via più semplice, ma anche la più pericolosa.
« Eh? » fece solo, spontaneamente.
« Yuri. Forse dovrei lasciarlo », mormorò. « Inventarmi qualcosa, un tradimento magari. Tutto pur di tenerlo lontano da questo posto. »
Yuri sibilò.
« Ascolta, idiota, non mi sono sorbito anni dei tuoi vaneggiamenti su quel giapponesino e i vostri stomachevoli sguardi da innamorati per sentire questo », esplose, la sua voce che non si alzava solo per la consapevolezza che quel discorso dovesse rimanere segreto. « Perciò non lo lascerai, te lo impedisco. Anche perché probabilmente sarebbe capacissimo di fare delle enormi cazzate in preda a qualche delirio. E anche tu. Davvero, non capisco cosa ti salta in mente. »
Viktor dovette prendersi qualche attimo per realizzare che ciò che Yuri aveva appena fatto era stato rimproverarlo. Di solito i ruoli erano invertiti, anche se lui non era mai così brusco e volgare come era appena stato Yuri.
Decisamente quel ragazzino stava crescendo.
E decisamente lui doveva trovare una soluzione.

*

Viktor era entrato in casa di Yuri solamente una volta, ma l’aveva accompagnato lungo la strada in così tante occasioni, quando facevano tardi e non voleva che il ragazzo rincasasse da solo, da avere il percorso marchiato a fuoco nella propria memoria.
Non aveva avuto difficoltà nel raggiungere la soglia della piccola casa a schiera.
L’aveva sempre trovata modesta e adatta a Yuri, sia fuori che dentro.
Non era lì per vedere il ragazzo, però; era lì proprio perché sapeva che quel pomeriggio Yuri sarebbe stato impegnato con alcuni clienti dell’impresa che in passato apparteneva a suo padre.
Viktor doveva vedere Phichit. Doveva assolutamente incontrarlo e parlargli per risolvere quella maledetta questione. Sapeva che il ragazzo avrebbe capito.
Il russo afferrò il batacchio della porta, picchiandolo contro la superficie di legno. C’erano state delle volte in cui gli era risultato molto più spontaneo colpire direttamente la porta con la mano, ma Yuri gli aveva fatto notare che probabilmente chiunque fosse all’interno si sarebbe spaventato con un simile bussare. Supponeva che solo lui fosse in grado di dargli del bruto senza innervosirlo.
Per un attimo ebbe il timore che nemmeno Phichit fosse in casa, poi ricordò quanto il ragazzo trovasse noiose le questioni lavorative che coinvolgevano Yuri, per averlo seguito.
In quella casa ormai vivevano solamente loro due, tuttavia Viktor non era mai stato geloso.
Fin dalla prima volta in cui aveva incontrato Phichit, Viktor si era reso conto che lui e Yuri si guardavano con la stessa complicità di due fratelli, due persone che avevano vissuto così a lungo insieme da aver raggiunto un livello di intimità invidiabile. Lo stesso rapporto che aveva lui con uno Yuri Plisetsky o un Christophe.
Proprio perché conosceva il valore di una simile relazione non aveva mai tentato di allontanare Yuri e Phichit, anzi: sapere che Yuri era in sua compagnia lo aveva sempre reso più tranquillo, durante le proprie lunghe assenze.
Yuri gli aveva raccontato che la madre di Phichit era, fin da prima che lui nascesse, una domestica della sua famiglia. I suoi genitori l’avevano sempre sostenuta, ripagando in quel modo la sua fedeltà. Per questo motivo quando la famiglia di lei aveva smesso di volersi occupare costantemente di Phichit, i genitori del giapponese avevano accolto il bambino in casa loro.
Yuri era di appena un anno più grande e il loro incontro era avvenuto quando avevano rispettivamente otto e sette anni. Phichit inizialmente era molto più diffidente di lui, ma quando si era reso conto che Yuri era una persona tranquilla aveva preso il sopravvento. Prima erano stati compagni di giochi, poi Phichit era diventato praticamente il domestico privato di Yuri, per decisione dello stesso tailandese.
Viktor interruppe i propri pensieri solo vedendo la porta aprirsi.
« Viktor? Che ci fai qui? » domandò Phichit. « Yuri non c’è. »
« Lo so, sono venuto proprio per questo », rispose. « Ti devo parlare. »
Anche se Viktor manteneva sempre una certa cortesia distaccata per far capire agli altri che sì, non amava essere sgarbato, ma non sarebbe mai stato subito amico di chiunque avesse di fronte, c’erano alcune persone con cui nel corso del tempo si era lasciato andare. La maggior parte dei suoi compagni, ad esempio, e certamente Yuri. Anche Phichit, ormai, apparteneva a quella categoria.
Per questo quando il moro si rese conto che Viktor non gli aveva nemmeno rivolto un sorriso per salutarlo, capì che qualcosa non andava.
« Entra. »
La pazienza non era esattamente una dote propria a Phichit, lo aveva dimostrato a Viktor fin dalla prima volta in cui si erano visti: non aveva fatto altro che tormentare Yuri dicendo che sarebbe voluto entrare a visitare il tendone, che gli sarebbe piaciuto conoscere qualche artista e gli aveva dipinto in pochi minuti l’intero quadro della propria vita da circense. Era proprio grazie al suo entusiasmo che Viktor aveva trovato un modo per avvicinare Yuri.
Phichit rimase in attesa solo perché credeva di poter immaginare di che cosa Viktor avesse bisogno e voleva per questo ritardare il momento in cui ne avrebbero parlato, anche se solo di pochi secondi. Ricordava che l’anno prima, più o meno nello stesso periodo, il russo aveva fatto in modo di discutere da soli per sfogarsi riguardo ad una certa questione.
Phichit sapeva che con Viktor, quando c’era un problema, non si variava mai troppo sul tema: riguardava quasi sempre il luogo dove lavorava e tutto considerato non avrebbe nemmeno mai osato colpevolizzarlo per la sua necessità di confrontarsi con qualcuno.
Non che il tutto considerato di Phichit comprendesse molti elementi: non sapeva proprio tutto, forse sarebbe stato adeguato liquidare la cosa dicendo che non sapeva proprio nulla, ma aveva ugualmente intuito quanto bastava per capire che la situazione era grave.
Quando Viktor parlò gli parve trascorsa un’eternità, sperò che fosse trascorsa un’eternità; si trattava solo di pochi secondi, invece.
« Verrà invitato anche Yuri, quest’anno. »
« Cosa?! » esclamò Phichit. « Di nuovo? »
Viktor rispose con un piccolo cenno del capo. Gli sarebbe piaciuto poter gestire la cosa da solo, senza costringere terzi a preoccuparsi per lui o per Yuri. Sapeva però che non poteva muoversi senza aiuto, se non voleva destare sospetti.
Stabilirsi a casa di Yuri e controllare la posta sarebbe stato decisamente strano, oltre che impossibile: almeno tre quarti delle sue giornate doveva trascorrerli con i suoi colleghi e a provare i propri numeri. Utile, se voleva cercare di capire preventivamente cosa sarebbe potuto succedere.
« Forse non verrà invitato proprio a questo primo spettacolo », spiegò. « Ho provato a cercare gli inviti, ma sono stati fatti partire insolitamente presto, questa volta. Credo che arriveranno oggi, al massimo domani. »
Phichit aveva distolto lo sguardo dal viso di Viktor solo per un attimo e aveva sfruttato quel tempo per camminare nervosamente su e giù per la stanza. Quando si volse di nuovo verso il russo, si convinse di aver appena visto uno degli sguardi più tristi al mondo.
Viktor non lasciava trasparire quasi nulla e per quanto Phichit fosse uno dei pochi eletti non trattati con circostanza, probabilmente solo in virtù della sua amicizia con Yuri, non aveva mai visto l’espressione di Viktor sbottonarsi a quel modo. Gli sembrava un concentrato di impotenza e paura.
« Ho bisogno che controlli la posta, Phichit. Che prendi quegli inviti e che li fai sparire, se arrivano. E che mi avvisi quanto prima. Sai, per… »
Il ragazzo annuì con energia, come se mostrarsi tanto deciso a portare a termine quel compito potesse in qualche modo spronare Viktor a reagire.
« Per stare tranquillo, Viktor? Direi che te lo meriti », lo rassicurò. « Risolveremo questa cosa. »
« Grazie, davvero. »
Viktor provò una gratitudine tale nei confronti di Phichit che si chiese se mai sarebbe stato in grado di ripagarlo. Se le cose fossero andate avanti in quel modo probabilmente il ragazzo avrebbe dovuto continuare a celare quegli inviti anche l’anno successivo. Chissà, magari anche quello dopo ancora.
Pure Phichit dimostrò di aver pensato la stessa cosa, da quanto gli disse.
« Però, Viktor… » Il ragazzo gettò un rapido sguardo al russo, quasi timoroso. « Perché non spiegare tutto a Yuri? No, anzi, magari non proprio tutto. Almeno quello che può succedere quando vieni invitato. » L’espressione di Viktor gli parve torva, ma Phichit decise di continuare ugualmente. « So che Yuri è curioso, a me per primo ha detto che spera di riuscire a vedere una tua esibizione, prima o poi, ma mi ha detto anche che sentirti dire sempre che non perde nulla mancando agli spettacoli e il tuo essere misterioso sull’argomento gli stanno dando da pensare. Se io, o tu, potessimo dirgli almeno qualcosa potremmo convincerlo a stare lontano, no? »
Fu solamente la consapevolezza che Phichit volesse un bene a Yuri, seppur diverso, pari al suo, a spingere Viktor a respirare una volta in più prima di parlare.
Forse peccava di presunzione anche con il proprio voler credere di sapere già come sarebbero andate le cose, o forse era troppo spaventato dai rischi per decidere di correrli. Forse erano vere entrambe le cose.
« Yuri continua a dire che vuole sapere tutto di me per non permettermi di affrontarlo da solo, Phichit », sussurrò. « Se non mi prendesse per pazzo una volta scoperto cosa succede, magari perché tu confermi che è la verità, certamente farebbe altre domande, chiederebbe perché. E non posso spiegargli anche quello, perché sono sicuro che a quel punto arriverebbe a fare davvero qualche stupidaggine. »
Phichit annuì, anche se sapeva che inventare bugie su bugie per non dover essere sincero con Yuri sarebbe stato difficile, estenuante come lo era stato l’anno precedente.
Per un momento ricordò la sera in cui era stato lui a ricevere l’invito e a come tutto il suo entusiasmo fosse scemato quando aveva incontrato il direttore. Si era reso conto che qualcosa stava per succedere, la musica che ancora suonava in pista per intrattenere gli ospiti intenti ad andarsene si era fatta ovattata e il suo campo visivo si era rabbuiato.
Poi aveva sentito la voce di Viktor, che l’aveva portato via.
Non ricordava cosa gli avesse detto, come non ricordava che parole avesse scambiato con il direttore.
Sapeva solo che quando si era ripreso aveva reclamato una spiegazione e Viktor si era rassegnato, raccontandogli ciò che era strettamente relativo a quanto gli era accaduto.
Phichit aveva avuto incubi per giorni, ma Viktor l’aveva rassicurato dicendo che non avrebbe subito delle ripercussioni, che c’erano delle regole e che lontano da quel circo sarebbe stato al sicuro.
« Phichit, promettimi che non dirai nulla. »
Il ragazzo lo guardò, titubante.
Non voleva che Yuri si avvicinasse neanche di un soffio alla possibilità di finire peggio di lui.
« Prometto. »





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Devo assolutamente partire con il fare dei ringraziamenti perché davvero, non mi sarei mai aspettata tutti i commenti che ho ricevuto al primo capitolo, né che tante persone si dimostrassero interessate a questa storia. Vi ringrazio davvero di cuore quindi per le recensioni, per aver inserito la storia tra le seguite, le ricordate, per aver semplicemente letto, per qualsiasi cosa. Dopo aver postato il capitolo correrò a rispondere a tutti!
Spero davvero che la storia, continuando, sia all'altezza delle vostre aspettative ;_;
Detto questo sì, il secondo capitolo è un po' di passaggio, ma già dal prossimo le cose si movimenteranno e cominceranno ad esserci le prime spiegazioni.
Conto di riuscire ad aggiornare più rapidamente: ho completato la storia, perciò dovrei pubblicare ogni due-tre giorni. Mi pare una buona scelta per una fan fiction dove, almeno mi auguro, rimarrà della suspance fino alla fine!
Come sempre spero che vi vada di dirmi cosa ne pensate.
Al prossimo capitolo!
   
 
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