Storie originali > Azione
Segui la storia  |       
Autore: Emmastory    30/04/2017    3 recensioni
Dieci anni. Questo l'esatto lasso di tempo trascorso dall'ultima battaglia contro i famigerati Ladri, esseri ignobili che paiono aver preso di mira la bella e umile Aveiron, città ormai divenuta l'ombra di sè stessa poichè messa in ginocchio da fame, miseria, dolore e distruzione. Per pura fortuna, Rain e il suo gruppo hanno trovato rifugio nella vicina Ascantha, riuscendo a riprendere a vivere una vita nuova e regolare, anche se, secondo alcune indecisioni del suo intero gruppo, tutto ciò non durerà per sempre. Come tutti ben sanno, la guerra continua, e ora non ci sono che vittime e complici. (Seguito di: "Le cronache di Aveiron: La guerra continua)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le-cronache-di-Aveiron-VI-mod
 
 
Capitolo XII

Allarme Ladri

Lenta come la neve che in questo freddo ma magnifico inverno continuava a cadere, un’altra settimana era passata, fra allenamenti e orgoglio, e di buon mattino, io ero già sveglia. Ancora una volta, avevo dormito poco e male. Sospirando, maledissi i Ladri e la loro intera stirpe, e tentando di dare ai miei logori nervi un attimo di tregua, sorseggiavo del buon caffè. Non ne ero dipendente, certo, ma proprio come l’atto di scrivere, mi aiutava a calmarmi. Ad ogni modo, tutto sembrava andar bene, e improvvisamente, qualcuno bussò alla porta. Chance dormiva beato, ma a quel suono così brusco scattò in piedi, sedendosi poi davanti alla porta stessa e mugolando. La sua zampa andò poi a toccarne il legno graffiandola leggermente, ma non ci badai. Voleva davvero che l’aprissi, e lo faceva ogni qualvolta riconoscesse chi stava bussando. Al contrario di lui, non potevo saperlo, così decisi di realizzare il suo desiderio. “Va bene, ora spostati.” Gli chiesi, mentre con un gesto della mano gli feci segno di allontanarsi. Scivolando nel silenzio, smise di lamentarsi, e voltandosi, mi diede retta. Avvicinandomi alla porta, ne afferrai la maniglia, e una volta aperta, non riuscii a credere ai miei occhi, ed ero così sorpresa che quasi mi strozzai con il caffè. “Drake?” cosa ci fai qui? Non potei fare a meno di chiedere non appena lo vidi, guardandolo e tentando di sopprimere alcuni colpi di tosse che fuggirono comunque dalla mia gola. Avevo gli occhi sgranati per la sorpresa, continuavo a guardarlo e non avevo parole. Appariva stanco, era sudato, e come se questo non bastasse dei graffi gli rovinavano la pelle di mani, braccia e gambe. Al suo viso sembrava essere toccata la stessa sorte, ma ancora decisamente scioccata e incredula, non ebbi modo di chiedergli cosa gli fosse accaduto. Qualcuno gli aveva fatto del male, ed era intuibile, ma chi? Domanda che posi a me stessa ma che giudicai retorica, divenendo bianca come un lenzuolo dopo aver risolto quell’ affatto complicato enigma. Loro, i Ladri, ecco chi doveva essere stato. In fondo, chi altro avrebbe potuto ridurlo in quello stato, lasciandogli perfino un violaceo livido in volto, che doleva così tanto da impedirgli di respirare? Nessuno, chiaro. Mi hanno mandato le Leader, e sono venuto appena ho potuto. Dì, i ragazzi sono svegli? Avanti, dobbiamo andare!”Un vero fiume di domande che fluì veloce dalle sue labbra, mentre la preoccupazione diventava padrona del suo animo. Veloce e precisa, annuii, e sparendo per un attimo dalla sua vista, andai subito nella stanza delle mie figlie. “Rose, Terra, veloci, vostro zio è qui. Dov’è Aaron?” dissi loro, completando quella frase con quella domanda, alla quale nessuna di loro rispose. In quel momento, entrambe uscirono dalla stanza, raggiungendo Drake nel salotto. Solo allora, decisi di seguirle, e venni colta alla sprovvista da Stefan. Confuso, non fece che guardarmi, e pur faticando a respirare a causa dello stress, dissi la verità. “Drake è qui.” Tre semplici parole, che bastarono a fargli capire tutto. Come ben sapevo, Lady Fatima e Lady Bianca avevano avuto la felice idea di portare l’allenamento dei ragazzi ad un livello superiore, e ne ero contenta, ma una parte di me non riusciva a togliersi di dosso tutte le preoccupazioni. Respirando a fondo, provai a calmarmi, e sorrisi non appena vidi Aaron di fianco a lui. “Lo zio ci porta al bosco.” Gli dissi soltanto, indorandogli leggermente la pillola e nascondendo solo per ora il vero motivo della nostra assenza. Sorridendo, il bambino annuì felice, e prendendo la mano del padre, si lasciò guidare tranquillamente. Immancabile compagno d’avventura, anche Chance si unì a noi, e  una volta fuori, vidi la carrozza di Lady Fatima. A quella sola vista, mi sentii sicura. Difatti, per quanto violenti e feroci quegli schifosi individui potessero essere, ero certa che assieme a Lady Bianca, lei ci avrebbe difeso tutti. La presenza di Chance non era poi da trascurare, così come quella del destriero della Leader, che tempo prima aveva impedito ad un velenoso serpente di mordere Rose,che allora aveva solo due anni di vita. Personalmente, mi fidavo solo dei comuni animali domestici, ma dopo aver visto quel cavallo schiacciare e uccidere quel serpente salvando mia figlia, avevo cambiato idea a riguardo, trovandomi costretta a ricredermi. Prima di allora, ero testarda, ma ora capito. Anche gli animali più grandi e all’apparenza indomabili potevano essere d’aiuto, bastava loro un’occasione. Per qualche arcana ragione, quel pensiero unito a quel ricordo mi fece sorridere, e notandomi, Stefan mi toccò una spalla. Voltandomi a guardarlo, non feci che sorridergli, e spostando leggermente lo sguardo, lo lasciai cadere su Rachel. Sedeva accanto a Rose e Terra, e guardava esclusivamente in basso, fregandosi quasi ossessivamente le mani. Non osando fiatare, non le dissi nulla, ma potei comunque capire quanto fosse nervosa. Non erano passati che giorni, e ricordavo ancora la sorta di confessione che mi aveva fatto. “Devo prendere coraggio e farlo.” Mi aveva detto, con la voce spezzata e corrotta da un dolore che ora cercava in ogni modo di nascondere. Sinceramente, non sapevo a cosa si riferisse, ma conoscendola, potevo certamente intuirlo. Lei e Lady Fatima si erano già confessate l’una all’altra, ed era logico pensare che ora Rachel volesse portare avanti la loro relazione. Come sapevo, non ero nessuno per giudicare, e non facendolo, mi sentivo felice per lei. In fondo era innamorata, e quel desiderio era più che normale. Ad ogni modo, era nervosa all’idea di dire alla sua Signora la verità, e nonostante gli sforzi che faceva per non pensarci, non ci riusciva. Quel pensiero era ormai diventato per lei un  fastidioso chiodo fisso, e sembrava che non ci fosse modo di scacciarlo. Le mostrai allora un sorriso d’incoraggiamento, e lei sorrise a sua volta. A quanto sembrava, ero riuscita a infonderle parte del coraggio che le mancava, e riuscii a capirlo guardando le sue mani. Così come il resto del suo corpo, avevano smesso di tremare, e ne ero felice. Scuotendo leggermente la testa, tentai di concentrarmi sul panorama, e improvvisamente, qualcuno mi strinse una mano. Evitando di muovermi, credetti che fosse Stefan, ma un attimo d’insistenza mi convinse a guardarmi intorno. In quell’istante, notai che si trattava di Aaron, che tentava di attirare la mia attenzione. “Che è successo allo zio?” mi chiese, accorgendosi del livido e delle ferite. “Si è semplicemente fatto male, tesoro.” Risposi, ponendo la questione in termini semplici. Aveva dieci anni, stava crescendo, e benché fossi sicura che la vicina adolescenza l’avrebbe presto reso più maturo, volevo preservare la sua innocenza ancora per qualche tempo. Certo, le sorelle ci erano già abituate, ma lui no, e speravo davvero che tutto accadesse lentamente e con le giuste tempistiche. Rimanendo in silenzio, Aaron non fece domande, e tornando a guardare Chance e giocare silenziosamente con lui, lasciò che la sua mente vagasse libera. Arrivati al bosco, scendemmo tutti dalla carrozza, e vicino ad un grande albero, nel bel mezzo dell’erba, non vidi che bersagli e fantocci. Era fatta. Proprio come noi adulti, i ragazzi si saranno allenati alla lotta in mezzo alla natura, e ben presto, saremmo stati pronti ad affrontare l’allarme Ladri.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Azione / Vai alla pagina dell'autore: Emmastory