Scrivere è un gioco, e quando si gioca non bisogna mai metterla sul personale. Anche se le storie sembrano autobiografiche e sembrano raccontare di te, esse hanno una loro vita: da se stesse, e quasi senza il tuo intervento, vedono la luce, crescono, diventano adulte e finiscono. Non puoi farci niente, le parole ti prendono la mano, ed a un certo punto il protagonista della storia non sei più tu, e tu lo stai a guardare, col fiato sospeso per sapere cosa combina, e come finirà la sua storia. Ho iniziato a scrivere dopo Natale con una scommessa: vuoi vedere che si può raccontare di un viaggio senza essersi mai mossi da una sedia? Vuoi vedere che gli occhi di altri possono diventare i tuoi, se sei capace di guardare attraverso le loro immagini con la tua sensibilità e la tua capacità di vedere attraverso i racconti? È questo che ho fatto! Inventare con immagini mai viste, fingere di far diventare mie le emozioni che altri credevano di suscitare con le loro riprese.
Ma se scrivere è un gioco, è necessario l'intervento di tutti, e quindi, alla fine, stai certo che toccherà anche a te ... preparati a giocare!