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Autore: Liry_chan    01/05/2017    1 recensioni
Un’ombra. Questo era sembrato a Sanzo di percepire. Tese le orecchie. Niente rumori, eppure aveva un fine udito.
Il dolore, che esplose improvviso allo stomaco, gli mozzò il fiato e lo precipitò a terra. Un secondo fendente lo colpì alla nuca. Quello che seguì fu una pioggia di colpi. Non ne capiva la provenienza e quando riusciva a pararne qualcuno, subito veniva attaccato da un’altra parte.
Solo quando stava quasi per perdere i sensi, la vista appannata e il sapore metallico del sangue in bocca, l’invisibile aggressore si fermò.
«Prega bonzo. Prega per la tua vita o muori»
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Son Goku, Ukoku Sanzo, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6
Inferno tropicale 

Quando Sanzo sbucò nella radura, il sole stava ormai calando. Hakkay e Gojyo erano in perlustrazione in altre zone del piccolo atollo.
Dopo che il mostro aveva distrutto la loro imbarcazione e inabissato Goku, erano giunti a nuoto fino allo sputo di terra che affiorava a poche miglia dalla costa: una battigia sottile, di sabbia bianchissima, abbracciava un groviglio di vegetazione esotica, dalla quale si innalzavano fin troppe palme da cocco.
Le orme lasciate sulla spiaggia da un grosso rettile strisciante e da qualcosa che veniva trascinato, diedero loro la speranza di trovare l’amico ancora vivo. Inoltre un combattimento a terra era una prospettiva più abbordabile, rispetto alla gravosa disfatta subita in mare aperto.
I tre compagni decisero di dividersi, per battere più terreno possibile prima che calasse il buio, con l’intesa, in caso di avvistamento, di non affrontare il demone da soli. Tuttavia, il demone che gli si parò dinnanzi, in quel patio naturale tra i fitti palmizi, non era quello che Sanzo si aspettava.
Il Seiten Taisei, inginocchiato, immobile, fissava i palmi delle proprie mani, come se vi cercasse la risposta a qualche recondita domanda. All’inizio nemmeno si accorse della presenza del bonzo. Poi, alle sue orecchie arrivò come un bisbiglìo ovattato. Alzò lo sguardo e quello che vide non gli piacque affatto. Un bagliore metallico, minaccioso, era puntato dritto alla sua testa. A reggere l’arma era una figura, troppo luminosa da mettere a fuoco, che continuava a ripetere “Goku”. Quel sussurro crebbe, come una campana che aumenta la risonanza ad ogni rintocco. Con le mani, cercò di proteggersi i timpani ma ormai il suono si era insinuato nella sua testa. Lo scatto fu impercettibilmente fulmineo, e in un secondo aveva atterrato l’uomo con la pistola, disarmandolo. Gli artigli sguainati pronti a uccidere, si arrestò di colpo, il braccio sospeso a mezz’aria. Ebbe come un’impressione di familiarità, e un senso di pace sembrò pervaderlo quando una mano calda gli si posò sulla fronte. Un nome, “Sanzo”, si faceva largo nei suoi pensieri; stava quasi per abbandonarsi a quel dolce oblio quando una violentissima botta al fianco sinistro lo sbalzò a molti metri di distanza; lo schianto contro una palma, che riversò a terra una miriade di noci di cocco prima di spezzarsi e precipitare anch’essa, arrestò il suo volo. Il Seiten Taisei perse conoscenza.
Sanzo nel frattempo si era rialzato. Recuperata la sua Smith & Wesson, cautamente, si dirigeva verso l’amico a terra, tenendo sotto tiro, nel frattempo, qualsiasi movimento sospetto.
Nell’ombra, Haydè osservava la scena. Era sorpresa e fuori di sé dalla rabbia: nonostante suo fratello fosse libero dal giogo del dispositivo di controllo, che ne imbrigliava la vera natura, aveva risparmiato il bonzo. “Come può contare più del suo stesso sangue, la vita di questo misero umano? …di questo secondino, travestito da sant’uomo?”
La foga, con cui si avventò su di lui, non lasciava dubbi sull’esito dello scontro. Solo quando il monaco stava quasi per perdere i sensi, la vista appannata e il sapore metallico del sangue in bocca, lei si fermò.
«Prega bonzo. Prega per la tua vita o muori»
Voleva che la guardasse bene, che il suo viso pieno di disprezzo fosse l’ultima immagine ad imprimersi nella mente del giovane.
Sanzo, stremato e ansimante, fissò gli splendidi occhi della sua aguzzina. Con la poca energia rimasta, assaporò un grumo di sangue e lo sputò sulla coda squamosa che lo inchiodava al suolo. Scoppiò in una risata.
«Ti diverte l’idea di morire, omuncolo?»
«Pensavo a quei due idioti… Non ci sono mai, quando hai bisogno di loro! Probabilmente si sono persi in questo cacatoio per scimmie…»
«Gentile come al solito, Sanzo.» La voce di Hakkay gli giunse alle spalle del mostro.
Gojyo le puntava lo Shakujyo affilato alla schiena. «Devi scusare il nostro amico, bellezza, ma gli sfugge il significato di “non attaccare il serpentone da solo”.»
Haydè sorrideva, lo sguardo fisso in quello di Sanzo. Era un sorriso sardonico, crudele, in contrasto con la sua irreale bellezza. Il monaco capì quanto li compatisse; presagendo ciò che stava per accadere, cercò di avvertire gli amici ma la pressione che lo teneva a terra aumentò. Sentiva i polmoni comprimersi, la gabbia toracica sul punto di esplodere, l’aria abbandonare il suo corpo. Poi repentinamente, con un sollievo violento, tornò a respirare. Il demone era scattato all’attacco di Gojyo e Hakkay, lasciandolo boccheggiante come un pesce fuori dalla boccia.
Il primo a subire la frustata della coda adamantina fu Gojyo. Non la vide neanche arrivare. Comprese cosa era accaduto solo mentre ruzzolava sull’erba. La sua arma vorticava nell’aria e gli stava precipitando addosso. Tentò di sollevare il braccio, per parare il colpo e recuperare la lancia a doppia lama, ma un dolore acuto lo percorse. Si girò verso la spalla destra: stava osservando il suo omero scheggiato sporgere da uno squarcio sanguinolento. Urlando, rotolò sul fianco, appena un istante prima che la punta a mezzaluna si conficcasse nel terriccio, a pochi centimetri dalla sua testa. Prima di svenire, ebbe una fugace visione di Hakkay, che liberatosi dai dispositivi di controllo, stava assumendo la forma di demone.

«Interessante» constatò Haydè. «Un umano diventato demone per odio, a causa dell’amore.»
Il giovane non rispose. La fissava senza battere ciglio; sapeva benissimo di non essere neanche lontanamente all’altezza della smisurata potenza del nemico, ma doveva assolutamente trovare il modo di guadagnare qualche minuto. Studiava mentalmente, e velocemente, la strategia migliore per distrarla il tempo necessario di trarre in salvo gli amici e scappare il più lontano possibile, quanto quel fazzoletto di terra avrebbe consentito. Gettò una rapida occhiata intorno. Gli altri erano in punti troppo distanti tra loro, doveva recuperarli necessariamente con l’auto. Jeep era nascosto poco distante, nel fitto della vegetazione, pronto per la fuga qualora non fossero riusciti a sconfiggere lo youkay. 
Emise un lungo fischio e istantaneamente Hakuryuu volò fuori dal suo nascondiglio, trasformandosi in fuoristrada, motore acceso e rombante. Hakkay intanto aveva fatto appello al suo potere diramando, dalla mano piantata al suolo, un intrico di sottili ramificazioni argentee. Queste si andavano avviluppando al corpo di rettile e di donna, stringendo la morsa ad ogni più piccolo movimento. Era completamente intrappolata, eppure sembrava divertita dalla situazione. Il fatto che nemmeno provasse a districarsi, dava ad Hakkay l’impressione che sapesse perfettamente come sarebbe andata a finire. Tuttavia, il giovane non poteva perdersi in futili dubbi; montò a bordo e diede gas, sgommando in direzione di Gojyo, sperando che avesse ripreso i sensi, per aiutarlo con Sanzo e Goku. Al ripristino della tiara avrebbero pensato dopo, pregando che nel frattempo non si svegliasse. 
Gli giunse alle orecchie una specie di sibilo sommessamente modulato. Sentiva il metallo del mezzo vibrare e contorcersi, finché si trovò a scivolare rasoterra a gran velocità. Piantando le unghie in profondità nel tappeto erboso, riuscì a frenare la sua corsa prima di investire il compagno.
Hakuryuu tornato nella forma di piccolo drago, dopo aver alitato fiamme incandescenti per distruggere il reticolo che la ingabbiava, andò a posarsi docilmente sulla spalla lattea di Haydè. «Un tentativo apprezzabile, ma insufficiente.» disse carezzando amorevolmente il sottile collo della bestiolina, assolutamente appagata e a suo agio come fosse appollaiata nel nido. «Resta a terra, col tuo amichetto, e non infierirò oltre su di voi. Mi interessa prendere solo la vita di quell'ingannevole bonzo.»
Hakkay con inerme disperazione, guardava i funesti artigli brandire Sanzo alla gola, mentre veniva sollevato a un metro da terra.
«La…scia…lo…»
«Torna a nanna, fratellino, non ti impicciare. Poi mi sarai grato di quello che sto per fare.»
Il Seiten Taisei si avventò sulla donna, il brutale impatto le fece mollare la presa sul monaco. Ebbe inizio uno scontro titanico. I due ashura erano così rapidi che l’occhio non riusciva a coglierne i movimenti. Tutto ciò che arrivava della lotta erano boati e spostamenti d’aria.
Hakkay non perse tempo: usò il Chi per curare prima Gojyo e subito dopo Sanzo. Il primo di nuovo vigile, si fasciò alla bellemeglio il braccio fratturato; il secondo era ancora incosciente. Hakuryuu, tornato in sé, riprese forma meccanica consentendo una ritirata in extremis.
Erano appena fuori portata del campo di battaglia, quando Sanzo riacquistò i sensi e intimò di tornare indietro.
«È te che vuole! Non farà del male a Goku…» obiettò Hakkay. «Comunque non possiamo essergli di alcun aiuto. Se torniamo là ci ucciderà tutti.»
«Devo recuperare la Shourejyu. Non mi importa niente di quella stupida scimmia.»
«Che testaccia dura!» sentenziò Gojyo, mentre l’auto faceva inversione.
Sanzo raccolse la pistola, con calma ripulì l’erba incrostata al sangue rappreso. La puntò in direzione dello spazio da cui proveniva il rimbombo del combattimento. Non percepiva altro, ma sapeva che erano lì. «Il calibro è leggermente ammaccato…» disse tra sé, braccio teso e un occhio chiuso, a prendere la mira.
Iniziò a recitare le formule, e il sutra si levò dalle sue spalle, gonfiandosi tutt’attorno in volute fruscianti. Davanti ai tre amici, Gojyo e Hakkay in retroguardia al monaco, apparve a rallentatore la scena dello scontro, finché le due figure in lotta si immobilizzarono in un quadro plastico. Goku stava soccombendo, anche se era riuscito a ferire Haydè, non mortalmente, in diversi punti.
«Ehi strega, vedi di crepare!»
Con grande sforzo, per via del potere del sutra che limitava la sua mobilità, gli occhi di lei riuscirono a posarsi sul proiettile un istante prima che gli attraversasse la gola, vedendo la morte venirle incontro come in sogno. Dal foro che squarciò la carne, un fiotto di sangue argenteo si riversò sul prato, creando una pozza lucente. Il demone si accasciò contorcendosi, le mani alla ferita sanguinante; con la coda fendeva l’aria in onde inconsulte. Un orribile verso le uscì dalla bocca, simile allo stridio di mille unghie su una lavagna.
Goku atterò ai piedi di Sanzo. Posatagli la mano sulla fronte, ripristinò il dispositivo di controllo.
«Filiamocela!» esortò Gojyo. Stava indicando l’intreccio di spire agonizzanti, che lentamente cominciava ad accendersi in fiamme azzurrine. Il cielo divenne una spirale di nubi livide, e fulmini si abbattevano ad incendiare l’isola.
«Sta richiamando il potere del fuoco per sopravvivere…» Hakkay era visibilmente sgomento. «tra poco qui salterà tutto in aria!»
Montarono al volo su Jeep, a velocità folle si lanciarono verso l’oceano; intorno a loro un fuggi fuggi di animali e uccelli terrorizzati. Il boato che li inseguiva sembrava avesse squarciato le fondamenta stesse della terra. Mentre sprofondavano nell’acqua, sulla superficie del mare divampò l’inferno, in tutte le sfumature del blu, dell’azzurro e del celeste.
   
 
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