Nome
su efp e su forum: Rinalamisteriosa
Originale
o fandom:
Kaichou wa Maid Sama!
Titolo:
Il mio preferito
Oggetto
utilizzato:
Un carillon
Come
è stato utilizzato l'oggetto:
Evidenzia il legame padre-figlia. Lei è una mia OC, ma spero sia chiara ^^ la
trovate anche nelle altre due fanfictions su questo
fandom.
La
bambina dai boccoli biondi rimase letteralmente a bocca aperta, gli occhioni
color ambra sgranati e rapiti da quella scatolina magica. La figura d’argento di
un piccolo violinista con il suo strumento musicale ruotava sopra l’oggetto
particolare mentre un suono delicato e armonioso colpiva direttamente il suo
udito fine.
«Asami-chan,
hai deciso?».
Lei
rivolse momentaneamente l’attenzione all’uomo elegante alla sua destra, che con
un sorriso lieve prese delicatamente in braccio la sua
bambina.
«Sì,
Asami-chan vuole quello!» replicò prontamente lei, indicando la mensola di vetro
con l’oggetto che le interessava di più.
«Il
carillon con il violinista?».
«Carillon?».
«Si
chiama così», le chiarì.
«Certo
che lo voglio! Per favore, papà, compramelo subito!» insisté, non perché fosse
una bambina viziata, in verità aveva sempre poche pretese, però sentiva che
quella bella scatolina doveva essere sua. E che sarebbe stata speciale se fosse
stato il suo papà a regalargliela.
Asami
Usui non era sempre stata una curiosa e attenta lettrice, una saccente fissata
con le parole e le poesie, una frequentatrice incallita di biblioteche edificate
su suolo britannico. Un tempo Asami si interessava con vivo entusiasmo alla
musica e prendeva volentieri lezioni di violino, ne era attratta anche se
credeva che non sarebbe mai diventata brava come...
«Oh...»
aprì appena la bocca. Pensava di averlo dimenticato, ma rivedere dopo anni il
grazioso carillon della sua infanzia aveva destato nella ragazza un senso di
nostalgia mista a stupore. Forse suo padre, con il gesto casuale di
mostrarglielo all’improvviso poco dopo il saluto, voleva soltanto spronarla a
impegnarsi nei prossimi esami previsti al collegio inglese, ma di sicuro lui
parve soddisfatto mentre il vecchio regalo passava nelle mani accorte della
figlia silenziosa.
Per
un giorno al mese, i due avevano la possibilità di incontrarsi durante l’orario
di visita delle famiglie. Dopo quattro anni trascorsi in quel luogo sì rigido,
ma tutto sommato tranquillo e privo di figure prepotenti e moleste, Asami
desiderò per la prima volta di poter tornare indietro nel tempo e sentirsi
ancora bambina. Allora non si sarebbe vergognata di chiedere al suo fantastico e
affascinante padre se poteva stringerla fra le sue braccia, magari sollevandola
da terra e facendola sentire amata e protetta. Esternare il profondo affetto che
provava in manifestazioni sdolcinate era un aspetto che non rientrava tra le sue
qualità ormai da tempo, perciò si limitò a chinare il capo, accarezzando con un
dito il violino argentato in miniatura.
Takumi
Usui invece doveva essere in vena di sentimentalismi, perché le scostò
gentilmente qualche ciocca di capelli per sfiorarle la fronte con le labbra.
Visto da vicino, Asami pensò che il verde dei suoi occhi era sorprendente come
al solito.
«Figurati,
è stato un piacere. Sette anni fa sei rimasta colpita proprio da questo, anche
se potevi scegliere regali molto più belli e costosi».
«Lo
suoni ancora il violino, papà?».
«Sai
benissimo che il lavoro mi occupa la maggior parte del tempo, Asami-chan. E tu?
Ti sei esercitata per l’esame di musica?» arrivò al punto.
«In verità, no. Aspettavo che giungesse il mio maestro preferito», seppe rispondere Asami facendo un’allusione piuttosto evidente alle abilità non indifferenti con il violino dell’adorato genitore. La quattordicenne sollevò al livello del suo viso, dopo aver girato la manovella laterale, il carillon del musicista e sorrise per il chiaro invito implicito a suonare di nuovo insieme. Era un modo composto e senza esporsi troppo per ricevere l’approvazione del suo violinista preferito e per ringraziare sentitamente un padre che, malgrado il lavoro nel campo delle ricerche mediche, non saltava mai il loro appuntamento mensile.
Quando lui ricambiò il sorriso e annuì, il motivetto musicale che non ascoltavano da tempo li accompagnò fino all’aula di musica, finché non venne più ricaricato, per lasciare il giusto spazio a un padre e a una figlia che attiravano sguardi stupiti, incantati o affascinati da parte di un pubblico misto.