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Autore: thewise    02/05/2017    3 recensioni
Sono solo quattro i passi che lo separano dall'Inferno in cui è nato. L'oscurità, l'odio, la vendetta, il potere. Maul li percorre tutti in un circolo vizioso senza tregua, senza fine, senza sosta. Li percorre allo strenuo, lasciando che ogni volta strappino via parti di sé che neppure ricorda di possedere ancora.
Maul è oscurità, Maul è odio, Maul è vendetta, Maul è potere. Quando il ciclo finisce, inesorabilmente ricomincia. La bestia corre, divorata da essa stessa. E Maul cade... cade quando, d'un tratto, compare un quinto passo che non appartiene a quella catena rovente, ma che più degli altri rischia di farlo precipitare nel baratro da cui è emerso. L'Inferno.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Darth Maul
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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* * *
Four steps from Hell

STEP FOUR: Power.

 
" Fear leads to anger.  Anger leads to hate.
   Hatred leads to power. Power leads to victory.
   Let your anger flow through you. Your hate will make you strong.
   True power is only achieved through testing the limits of one's anger, passing through unscathed.
   Rage channeled through anger is unstoppable.
   The Dark Side of the Force offers unimaginable power.
   The Dark Side is stronger than the Light.

   The weak deserve their fate. 
"

 
 
 
 
Le porte della claustrofobica sala si chiudono ermeticamente, sigillano all’interno la totale oscurità che vi dimora.
L’apprendista Sith è invisibile a palpebre serrate, al centro perfetto ove le diagonali della costruzione s’incontrano, parte integrante dell’ombra della montagna che dal fatidico momento* designò per sempre il Lato Oscuro e con essa sigillato.
È buio, là dentro; è silenzioso. Ogni cosa tace, nessuna cosa si muove. Neppure il respiro diradato del giovane Zabrak riesce a scalfire la barriera spazio-temporale di quella rara circostanza, lontana anni luce dalla realtà concreta della galassia, intessuta di Forza pure e semplice.
Maul sa la ragione per cui si trova in quella stanza ed innalza un muro di concentrazione al livello più elevato. La consapevolezza minaccia di farlo sfociare nella tipica tempesta d’ira primordiale, primitiva, a lungo trattenuta ed ora sorgente incontrollabile. Reprimere quell’impulso naturale gli costa uno sforzo notevole, ma non può permettersi il lusso d’incrementare la gravità dell’errore appena commesso. Non può tradire la fiducia del suo nero Maestro, non può farsi artefice della sua stessa disfatta, non può fallire da spregevole essere indegno di cotanta grandezza.
Tende le braccia avanti a sé, le mani saldamente avvolte all’impugnatura della spada laser. Le dita fremono quanto la sua collera sepolta e, in un attimo, le lame scarlatte emergono dalle tenebre dense, creando due scie di sangue luminose pronte a fendere qualunque cosa sulla loro traiettoria.
Maul espande le sue percezioni, fa di quell’arma un’estensione non solo delle sue braccia rigide e temprate dalla forza bruta del dolore e della tortura, ma anche della sua coscienza. Darth Maul è quell’agglomerato d’indistruttibile acciaio e frammenti di kyber; essi sono Darth Maul, imbevuto dell’odio a cui ha attinto per dar vita a quell’arma letale. Odio cresciuto in maniera esponenziale solo il giorno precedente, odio che arde come un fuoco distruttore ed inestinguibile, odio che divora, odio che brucia… brucia tutto, non risparmia niente.
Il pensiero dei cavalieri immacolati e stolti fa serrare la presa delle dita sull’elsa ancora di più, tanto che potrebbe persino disintegrarsi davanti ai suoi occhi chiusi. Maul stringe i denti, si logora pur di mantenere l’equilibrio del caos che gli permette di avvertire l’assenza di ogni cosa in quella sala quadrangolare – la furia che quei dannati scatenano in lui minaccia di scardinare la sua attenzione, e questa è un’altra ragione per cui Maul sa di trovarsi lì dentro. Per cui sa di averne bisogno.
D’un tratto, come ridestato da un sonno di pietra, la spada luminescente inizia a muoversi rapida e decisa. Fende l’atmosfera, la consistenza dell’aria, che ben presto si riempie di proiettili laser, riversati sull’apprendista come una pioggia acida e senza scrupoli. Del silenzio e dell’immobilità non rimane che un lontano fantasma: Maul devia una dopo l’altra le scie roventi, che riecheggiano come fulmini contro le pareti nere.
Il battito accelerato del suo cuore si alterna al crepitio delle lame maledette, allo scoppiettio dei laser incessanti, nitidi oltre le palpebre serrate di Maul. Vede perfettamente le traiettorie, le anticipa, ne distingue i colori caleidoscopici e avverte la pericolosa vicinanza quando sfiorano la cute ricoperta dalla leggera tunica scura. Probabilmente dovrà procurarsi una veste nuova, una non stracciata e degna del Signore dei Sith che sta diventando.
Un Signore dei Sith, apprendista del più potente essere che neppure nei suoi incubi peggiori aveva trovato forma. Una creatura senza volto, ricoperta da un nero mantello e da una fitta rete di Forza che a stento Maul riesce a sopportare. È il buio che ha sempre temuto da bambino, il mostro che intimamente lo annienta, lo corrompe, lo cambia. Lo incatena a sé con un metallo talmente rovente da portare via molta più carne di quanta ne lasci. È un abisso tetro, che attraverso centinaia di cerchi di fuoco ridiscende verso l’inferno da cui ogni cosa è generata, ove anche Maul è nato.
Il calore non lo infastidisce più, quasi gl’innesta una sensazione di familiarità. Rilassa le spalle massicce, senza mai interrompere il movimento rotante della spada laser, l’unica essenza che lo separa da morte certa e dolorosa. Il potere lo protegge, forgia un’armatura invalicabile, all’interno della quale Maul è assolutamente intoccabile e tuttavia ancora piccolo, impreparato, braccato.
L’odio che nutre per quei cavalieri, i Jedi, è una sorgente così fresca in cui dissetarsi da riuscire a stento a farne a meno. Ha visto, Maul, ha visto di cosa si faranno artefici se solo non dovessero venir estirpati come un’erba maligna, una pianta parassita, una malattia. Sul terreno del pianeta sacro alle ombre**, tempestato di scheletri, dei resti carbonizzati dell’ultima grande guerra tra luce e oscurità, sulla cima più alta del sacro Tempio dei Sith, Maul ha visto. Ha allungato la sua mano d’allievo impaziente, ancora inesperto, attirando a sé l’entità della conoscenza proibita. Ha lasciato che lo invadesse, che si diffondesse come un acido insaziabile e che gli mostrasse ciò che a nessuno è consentito vedere: il futuro. Il possibile futuro.
Placa l’avidità dei suoi polmoni, elimina la tensione che cerca di tirarlo con una solida fune. Vuole vendetta, come una bestia affamata e assetata, senza riposo. Vuole che paghino, quei miserabili, per i fratelli che in passato hanno preso e che desiderano prendere in futuro – vuole che la paghino cara per averlo quasi fatto inciampare, dopo anni e anni di duro addestramento. Vuole che muoiano, squarciati dalla sua lama di sangue, sbranati dalla sua rabbia, afflitti dal suo odio, eliminati dal potere della sua oscurità. Non ci sarà luce per i Jedi, solo l’oblio. Esattamente come quello che nella piccola sala quadrangolare permane placido e silenzioso, in agguato.
E da quella voragine fosca riaffiora palpabile quell’unico, meschino, fatale errore. In mezzo ai proiettili regolari dei laser, Maul scorge un’immagine che non dovrebbe trovarsi lì, non dovrebbe essere impressa nella sua mente di ragazzo, nei suoi pensieri di sicario. Irrompe con prepotenza, forte abbastanza da fargli avvertire una fitta di frustrazione al petto, che rapida si diffonde lungo gli arti inflessibili e fa rallentare i loro movimenti di difesa.
Distingue lineamenti dolci, contorti dalla fatica ma forse ancor di più dalla certezza della morte imminente. Vede le iridi di smeraldo perdere la brillantezza della determinazione e sfociare nell’opacità del trapasso; le labbra schiuse, formate da una linea armonica interrotta da un taglio poco profondo, che Maul ha osservato per più tempo di quanto gli fosse concesso, cercando di capirne la natura. Vede il suo errore, la sua rovinosa esitazione e la giovane Jedi che l’ha provocata.
La medesima sgradevole sensazione appare alla bocca dello stomaco del Sith, rincorre il crescente malessere che adagio si espande in ogni centimetro del suo corpo. Maul non demorde e continua a parare i colpi senza remora, con quanta più energia possa trarre dalle sue spietate emozioni. È la consapevolezza a tormentarlo, la sporca coscienza che a tutti i costi vuol cancellare quella manciata di secondi che potrebbe essere motivo di deviazione del suo destino così “luminoso”.
Nella sua mente, la sua mano non ha tentennato nel calare la spada laser sul corpo della Jedi, non ha esitato – eppure è proprio la sua mente a trascinarlo di nuovo in quella spiaggia, sotto la pallida luce di un cielo plumbeo. Maul non è più nel nero cubo d’addestramento e davanti a sé non ha fiotti di laser. C’è lei. La Jedi che è scappata alla sua imboscata, che ha visto i suoi compagni sprovveduti e incapaci cadere sotto la rossa doppia scure. La Jedi perita per ultima, che ha reso la sua missione più difficile, meno veloce, più divertente anche… finché, al terminare del loro scontro, non si sono trovati faccia a faccia, separati dalla lama scarlatta di Maul che implorava il suo stesso proprietario di completare l’opera.
Qualcosa di bollente e fulmineo si abbatte sul braccio sinistro, lacera in profondità i muscoli colpiti, e Maul viene riportato con violenza alla sala buia. Spalanca gli occhi all’improvviso, conscio di aver perso il ritmo a rotazione dell’arma e altrettanto conscio dell’incombente flagellazione da parte dei laser. Trattiene il respiro, alleggerisce la presa sull’elsa, assottigliando lo sguardo per il dolore lancinante e in rapida crescita.
La visione è svanita e si sorprende di notare, perplesso, che anche il programma di allenamento intensivo ha smesso di funzionare. Maul è ancora vivo ed ogni traccia dei proiettili luminescenti non è altro che un’ombra, un velo fosco nuovamente calato a ricoprire quell’angolo della galassia. Perché si sono fermati? Perché ha esitato?
Nel silenzio accarezzato dal suo respiro instabile, lievemente solcato da sommessi lamenti dovuti alla fresca lesione, le porte scorrevoli della stanza si schiudono con un fruscio metallico. Le domande tacite di Maul trovano d’un tratto tutte le risposte e forse anche di più.
Avvolta dalla luce accennata alle sue spalle, la sagoma nera incappucciata di Lord Sidious si staglia sulla soglia come un avido sciacallo che ha avvistato con bieca soddisfazione la preda tanto ambita. Maul percepisce l’inesauribile fonte di potere ch’emana con la sua sola presenza, e vi attingerebbe senza il minimo indugio se non dovesse coprire il suo demone con quanta più oscurità possibile.
« Ho sentito del tuo ritorno, mio apprendista », stride la voce del Signore dei Sith, che risuona tra le pareti in un eco di perfido compiacimento. « Sapevo di trovarti qui. »
Coperte dal fitto delle tenebre, le spalle dell’allievo sono colte da un fremito. Il sangue pulsa nella cute cauterizzata del braccio, pulsa scendendo sino alla punta delle dita intorpidite, salendo lungo la base del collo, il capo, la tempia. Un pensiero si alterna al palpitare amaro del suo corpo leso, tuona con i ticchettii del suo forte muscolo cardiaco.
« Sono colpito dalla rapidità e l’efficienza con cui hai portato a termine la missione. È una prova di grande… fermezza », prosegue Lord Sidious, marcando volutamente ogni parola – o così pare a Maul, che ben sa quanto siano rari gli eventi nascosti all’occhio efferato del suo Maestro. « Forse sei pronto ad assumere responsabilità di maggior spessore, dopotutto. »
« Lo sono, Maestro. Sono pronto a fare ciò che va fatto. »
« Molto bene. Ci sono importanti questioni da discutere riguardo ai nostri piani. »
L’apprendista si volta con lentezza, la spada laser ancora stretta in una mano. La figura di Lord Sidious sembra essere emersa dalla putrida e densa notte che riempie quella stanza, spezza la luce fioca che tenta debole di varcare la soglia. Due linee bianche sfuggono ai lati del Sith, corrono verso Maul, che le osserva sbieco. Il ghigno che contorce il volto del Maestro è oramai un’abitudine, una visione conosciuta che ha perduto da tempo il potere di mettere soggezione al ragazzo.
« Ma prima… ho una cosa per te. »
Maul trattiene nuovamente il fiato, lascia andare l’ultima boccata inspirata in un flebile soffio e cerca di scorgere il riflesso lucido delle iridi gialle sotto al cappuccio. Iridi spaventose.
Lui sa. Per questo ha lasciato la stanza dell’organizzazione dei suoi astuti piani diabolici, per questo lo ha raggiunto senza preavviso. Lord Sidious sa e ciò che Maul riesce a percepire ha un sapore acre, nauseante, sicuramente per nulla piacevole. Ma l’apprendista sa altrettanto bene che il fallimento e le incertezze sono severamente puniti, tanto da desiderare quasi una pena per estinguere la vergogna di cui si è macchiato senza comprenderne la ragione.
« Un riconoscimento in onore della tua prima vera missione, Darth Maul. La tua prima missione senza errore », prosegue Lord Sidious con scherno, tuttavia ricolmo di un’alterità senza eguali. « Raggiungimi al piano inferiore. Quella ferita sarà un’ottima ispirazione per il nuovo marchio che ho in serbo per te. »
Prima che la risata gutturale pizzichi il silenzio della stanza, le porte si richiudono. Il grande maestro del Lato Oscuro svanisce oltre di esse, lasciando l’apprendista di nuovo solo e al buio.
Maul ripristina per quanto può la regolarità del suo respiro, deglutisce, inspira, espira. Mette a tacere la minuscola parte di sé che nutre autentico odio nei confronti di quell’uomo, l’uomo che lo ha portato via dal suo passato, lascia che ad urlare siano invece la gratitudine, la deferenza, la brama di grandezza. La via del Lato Oscuro della Forza.
Non teme la sofferenza, l’adolescente tinto d’inchiostro e sangue. La sofferenza, come molte altre cose, è una cara familiarità. Come quel luogo, la fatica, la stanchezza, le ossa spezzate assieme al suo animo straziato. È il prezzo da pagare per percorrere la strada tortuosa del potere, inarrestabile e immenso. E se ancora una volta dovrà penzolare dal soffitto umido, incatenato come un animale, torturato da pungiglioni velenosi conficcati con brutalità sul suo corpo martoriato… così sia. Che un’altra nera incisione solchi la rossa e scarna tela da dipingere, che venga sradicato l’ultimo frammento di vana umanità avviluppato al marcio cuore corrotto. Che sia fatto, che sia distrutto. 
Così sia.








* riferimento alla leggenda taoista secondo cui la distinzione complementare tra luce e oscurità fu vista per la prima volta attraverso la visione di una montagna nel paesaggio, metà colpita dalla luce solare e metà nell’ombra.
** Malachor



 

 
 



Angolo dell’autrice.
Come promesso, sono di ritorno con il quarto step di Maul! 
Dunque... questo capitolo è un pò particolare, pieno di riferimenti, probabilmente potrà risultare confusionario per certi versi. In realtà questo effetto è voluto: gli aspetti che tenevo molto a mettere in risalto, attraverso questi stratagemmi (?), sono la distruzione completa dell'umanità di Maul e la considerazione che Lord Sidious ha di lui. 
Come apprendista, Maul è molto capace, molto abile, molto potente. Fin da bambino era destinato al Lato Oscuro e, sì, non ha avuto alcuna scelta, non ha conosciuto altro che non fosse il dolore, la rabbia, le torture, l'odio, la vendetta. Ma ancora inesperto, ancora un ragazzo, Maul conserva l'ultimo barlume di umanità ━ che lo fa appunto esitare a strappare una vita disarmata. La via del potere gli porta via l'ultimo frammento di umanità e lo rende, nel desiderio di Sidious, una macchina da guerra, un'arma, uno strumento per ottenere la vittoria. Il potere disumanizza Maul, al punto da renderlo un corpo tatuato, marchiato, pieno di cicatrici visibili e invisibili, astuto, forte, ma del tutto schiavo. E questa è una condizione che il nostro Zabrak si porterà dietro durante tutta l'esistenza e non riuscirà mai a liberarsene, come un marchio. 

I riferimenti riguardano il viaggio su Malachor in cui Maul apprende dell'antico conflitto tra Jedi e Sith, in cui all'interno del Tempio ha una visione della futura disfatta del Lato Oscuro, e la prima missione in cui compie una strage di Jedi. A questo proposito mi sono ispirata ad un corto, che si può tranquillamente trovare su YouTube, in cui viene mostrato l'addestramento di Maul e sottolineato ancora il fatto della sua disumanizzazione. E' molto ben fatto e lo consiglio vivamente a chiunque voglia saperne di più su questo interessante e complesso personaggio. 


Ancora una volta ringrazio davvero chi sta seguendo e appoggiando questa raccolta, mi rendete davvero felice e siete un'ispirazione a continuare. 
Spero di non aver deluso le vostre aspettative e di non deluderle con il capitolo conclusivo, che arriverà quanto prima, lo prometto! 
Ebbene sì: i passi sono quattro, ma come preannunciato comparirà all'orizzonte un quinto e definitivo step. Un quinto di cui non anticipo nulla e sarà un'assoluta sorpresa. A prestissimo, lettori galattici!  
 



〔  Anna ❆  〕


 
   
 
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