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Autore: LaVampy    04/05/2017    3 recensioni
Un piccolo Max Lightwood alle prese con la magia, con la famiglia e con l'arrivo di un nuovo fratello. *spoiler* delle Cronache dell'Accademia. e spoiler " La signora della mezzanotte"
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Max Lightwood
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Malec's family'
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Correre, era quello che stava facendo Magnus, per i corridoi dell'istituto, maledicendo chi l'aveva costruito e le maledette barriere anti portale. Correva, con l'ansia nel cuore. Non aveva capito molto, solo che Alec era ferito. Durante un normale controllo si era imbattuto con Maia in un gruppo di giovani lupi, che aveva sfidato una gang della zona. Ben presto si era trasformata in una rissa, che era degenerata in una sparatoria, quando uno dei ragazzi, tra il terrore dei mondani, si era trasformato in lupo. Catarina era corsa sul posto e aveva cercato di cancellare i ricordi a tutti quelli che erano ancora lì. Non era stata una missione facile, soprattutto calcolando che aveva dovuto fare quasi tutto da sola.  

Quando era arrivata la chiamata Magnus era a casa, disteso sul divano, che cercava di riprendersi dalla faticosa giornata. Erano anni che non evocava demoni e non eseguiva cos' tanti incantesimi di localizzazione come quel giorno I bambini erano all'istituto, Max a preparare torte e dolcetti con Maryse e Rafe a lezione di difesa con Simon, si sarebbe poi fermati li a dormire in attesa di Alec che era di ronda con Maia. Ora l'unica cosa a cui riusciva a pensare era il compagno ferito da un colpo di pistola. Maledicendo i mondani e loro manie di grandezza. Certo erano Shadowhunters, erano veloci e più forti, ma non erano invincibili, anzi era quasi certo che nemmeno lui, essere immortale, sarebbe sopravvissuto ad un colpo di pistola in testa. La stanchezza dimenticata, dopo la chiamata di Clary, con in sottofondo gli urli di dolore di Jace, anche se la ragazza aveva fatto di tutto per non farlo sentire. 

-Magnus... Alec- erano bastate due parole per far gelare il sangue nelle vene allo stregone. Ed in pochi minuto era giunto come un uragano in Istituto, urlando tutta la sua rabbia e il suo dolore.  

-Magnus...i bambini- disse con la voce stanca Isabelle, facendogli spazio vicino al letto del compagno. 

-Esci, ti prego. E porta i bambini lontano da qui...- disse semplicemente, le mani già avvolte da scintille azzurre. 

-Io posso darti una mano, il sangue non si ferma- disse la ragazza. 

-Ti ho detto di uscire, fuori, ora- disse con rabbia lo stregone. Si sarebbe scusato con lei più tardi. 

-Andiamo-disse Simon, dietro di lei, tirandola appena. 

Ben presto la porta fu chiusa e dall'interno giungeva solo la lunga cantilena dello stregone, in una lingua sconosciuta.  

-Zia?-chiese Rafe, avvicinandosi, gli occhi sgranati per la paura, seguito da Max visibilmente scosso.

-Non dovresti stare qui-disse Simon, guardando Rafe e Max che con gli occhi pieni di lacrime guardavano la porta dell'infermeria. 

-Papà sta usando la magia... del... ecco... la magia...-disse Max, bloccandosi improvvisamente. 

-Che magia Max?- chiese Rafe. 
 
-La magia del nonno cattivo- disse sussurrando appena. 

-Bambini andiamo dalla nonna- disse Simon, ma i bambini sfuggirono dalla sua presa. 

-Noi restiamo qui-  disse Rafe. 

-Anche io- rispose il piccolo stregone. 

Restarono così fermi, immobili, guardando le scintille che ogni tanto sfuggivano da sotto la porta, senza accorgersi che Isabelle era tornata dietro di loro, le mani strette tra di loro e i respiri che a stento trattenevano le lacrime. 

-Non dovete avere paura, l'ha già fatto- disse Isabelle, inginocchiandosi vicino a loro. -Lo ha già salvato una volta, io c'ero- disse ancora attirando i bambini tra le sue braccia. 

-Non voglio che papà muoia- disse Max, stringendosi a Isabelle, bagnandogli la maglia di lacrime. 

-Non morirà, non con Papà Magnus- rispose la ragazza, baciandolo sulla testa. 

-Vado a preparare una cioccolata calda-disse Simon, guardando la porta. -Ho paura che sarà una lunga notte-. 

-Vengo con te- disse Rafe, allontanandosi velocemente, precedendo Simon.  

Una volta in cucina, prese l'occorrente per fare la cioccolata, le tazze e sistemò tutto sul tavolo, in silenzio. Attese che Simon scaldasse il latte e versasse la cioccolata, senza proferire parola.  

-Rafe- lo chiamò Simon, ma il bambino fissava un punto imprecisato nel muro. -Tesoro-lo richiamò il cacciatore, toccandogli una spalla. 

-E' pronta la cioccolata?-chiese, andando verso il tavolo. Prese una tazza, ma questa scivolo dalle sue mani, rompendosi in piccoli pezzi.  

-La tazza di Papà- disse il bambino, abbassandosi per pulire per terra. 

-Va tutto bene Rafe, è solo una tazza- disse Simon, prendendo la scopa. -Lascia fare a me-. 

-No, voglio pulire io- disse il bambino tagliandosi il pollice con la ceramica affilata, scoppiando a piangere poco dopo. 

-Ehi, tesoro, va tutto bene- disse Simon abbassandosi. 

-Non va tutto bene- urlò il bambino con le lacrime agli occhi. -Papà morirà e io sarò di nuovo da solo-. 

-Papà non morirà, c'è Magnus con lui, e fidati è il miglior stregone che ci sia al mondo- disse Simon. 

-La zia Clary... L'ho sentita parlare con la nonna...-disse il bambino sedendosi sulle ginocchia, tra le mani, appoggiate alle cosce, ancora stringeva i cocci della tazza. 

-Hai sentito la Zia?- chiese Simon. -Non è la prima volta che succede e Magnus l'ha sempre aiutato- rispose il ragazzo. 

-E se questa volta non ci riesce?-chiese il bambino, con le lacrime lente che scendevano sulle sue guance. 

-Sono certo che ci riesce anche questa volta, lo sento qui- disse toccandosi il cuore. -Ora che ne dici di lavarci la faccia e portare la cioccolata alla Zia e a Max?-. 

-Max ha paura- disse Rafe, alzandosi. 

-Ecco perché non deve vedere te piangere, è piccolo- disse Maryse sulla porta. 

-Nonna...- disse Rafe andandole incontro e abbracciandola.  

-Va tutto bene, tesoro, va tutto bene- disse abbracciando il bambino che aveva ricominciato a piangere. 

-Io vado da Isabelle e Max- disse Simon, guardando la donna. 

-C'è anche Robert- disse la donna e Simon prese una tazza di caffè per l'uomo. 

Quando Simon si avvicinò la scena che vide gli fece stringere il cuore. Robert appoggiato al muro, fissava la porta, trasalendo ogni volta che vedeva le scintille uscire da sotto la porta. Max seduto tra le gambe di Isabelle, stringeva i
capelli della ragazza tra le sue mani. Le guance azzurre bagnate di lacrime. 

-Ci sono state novità?- chiese avvicinandosi all'uomo e porgendogli la tazza di caffè. 

-Nessuna, per un attimo c'è stato silenzio ma poi di nuovo la cantilena-. 

-Izzy, tesoro, prendete questa-disse avvicinando le tazze ai due seduti per terra. 

-Voglio Papà, non voglio la cioccolata- disse lo stregone, piangendo. 

-Allora questa la prendo io... va bene?- chiese Clary. 

-Si zia- disse Max, senza allontanarsi da Isabelle. 

-Jace?-chiese Robert, ma la ragazza si limitò a scuotere la testa.  

-Andrà tutto bene- disse Simon, abbracciandola. 

-Ho paura-sussurrò debolmente la rossa. 

-Vai da lui, qui resto io- disse Simon, sospingendola verso l'altra porta. 

Restarono tutti in attesa, con il fiato sospeso, il silenzio rotto solo dai singhiozzi dei bambini. Anche Rafe si era avvicinata a Max, e il bambino scostandosi dalla zia , aveva appoggiato la testa sulla spalla, cedendo ad un sonno agitato.  

-Max dorme- disse Rafe piano, toccando la guancia della zia. 

-Lo prendo io- disse Robert , abbassandosi e sollevando il bambino, cullandolo. 

-Posso sedermi qui?-chiese il piccolo cacciatore, indicando le gambe della mora. 

-Certo tesoro- disse Isabelle, abbracciandolo forte con le braccia, mentre il bambino appoggiando la schiena al petto, tremava leggermente. 

-Va tutto bene- ripeteva la ragazza, all'orecchio del bambino. 

-Ho tanta paura- rispose il bambino, piangendo silenziosamente. 

Il tempo scorreva lento, i minuti che sembravano ore, e nessuno che aveva il coraggio di aprire la porta, nemmeno adesso che dalla stanza giungeva il silenzio. Nessuna scintilla, nessuna cantilena. 

-Papà- urlò Max, svegliandosi improvvisamente, correndo nella stanza. 

-Ma che...- disse appena Simon, seguendo Robert e Maryse nella stanza. 

Magnus a terra priva di energie, i vestiti bagnati dal sudore, e il volto pallido. Alec, nel letto, aveva ripreso colore, dormiva ancora, ma le garze che fasciavano il petto erano pulite. Delicatamente Robert le scostò. -La ferita è rimarginata- . 

-Dobbiamo mettere Magnus a letto- disse Simon, alzandolo. 

-Se si sveglia lontano da Alec, darà di matto- disse Maryse.  

-Forse è il caso di lasciarlo qui- disse indicando la poltrona, su cui Simon lo posò delicatamente, prima di coprirlo con una pesante coperta. 

-Andiamo a dormire, stanno bene entrambi- disse Isabelle, prendendo i bambini per mano e facendoli avvicinare al letto. 

-Non sono morti vero?-chiese Rafe, sottovoce. 

-No tesoro, sono solo stanchi, Magnus ha usato tutta la magia- disse Maryse. 

-Si lo sento-disse Max, avvicinandosi al padre e avvolgendogli le mani con le sue, e Magnus si mosse appena nel sonno. -Vedi?- disse sorridendo al fratello. 

-Andiamo a letto- disse di nuovo Isabelle, e i bambini la seguirono fuori dalla stanza, in silenzio. 

La mattina dopo, Maryse, trovò i bambini addormentati nel letto con Alec.  

-Dovresti riposare- disse Maryse, guardando il figlio, che si limitò a farle segno di non far rumore. 

-Stai meglio- disse la donna, guardando il figlio, che accarezzava distrattamente la testa dei bambini. 

-Si sono spaventati, tantissimo- disse ancora la donna . -Come tutti noi-. 

-Magnus mi ha salvato- disse piano il cacciatore indicando il compagno che dormiva sulla poltrona. 

-Hai bisogno di qualcosa?- disse Maryse, accarezzando la fronte del figlio. 

-Ho tutto qui- disse sorridendo. -Grazie-. 

-Vi lascio riposare- disse uscendo e chiudendo la luce. 

-Come stanno?- chiese Isabelle, avvicinandosi. 

-Stanno bene, tutti e quattro- disse alzando gli occhi al cielo. 

-Quelle piccole pesti- disse la mora, sorridendo. 

-Un po' come te e Alec, che andavate nel letto di Jace e viceversa. Sono proprio dei Lightwood- disse Maryse, sorridendo. 
 
   
 
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