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Autore: SweetAinwen    05/05/2017    3 recensioni
- E tu? - Adrien si ritrovò il viso della piccola a pochi centimetri di distanza. - Tu sei la verità o la bugia? -
Restò dei secondi in silenzio, fissando le sue iridi oltremare che lo avevano catturato dal primo istante e sorrise. Ah, ormai era stato stregato!
Sorrise: - Adesso... sono la verità. - vide lentamente le labbra di lei andare verso l'alto e mostrare i denti, per poi trovarsi avvolto il collo dalle sue esili braccia.
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Adrien è un famoso ladro che terrorizza il mondo da ben quattro anni, denominato Chat Noir. Da quando ha compiuto diciotto anni e lasciato la casa, ha deciso che la sua vita sarà spericolata e un continuo rubare, ma... avrà la stessa opinione dopo aver incontrato due iridi oltremare, un sorriso birbante e... la dolcezza che, in un attimo, cattura il tuo cuore?
Cosa succerebbe se un ladro incontrasse la dolcezza incarnata in una bambina? Verrà sopraffatto da essa o continuerà per la sua strada?
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nathanaël
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo IX.






"Non sei tornata, mamma.", constatò la piccola, sospirando. "Tanto ho capito come fanno."
Marinette batté la fronte contro il quaderno, seduta alla scrivania.
- Avanti, Buginette. - la invogliò, accanto a lei, il mento retto da un mano.
- Ma non ce la faccio. Odio la matematica! - si rimise dritta, sbuffando. 
- È un tuo dovere studiare. -
- Ma io non voglio. -
- Devi. -
- No. -
Alzò gli occhi al cielo: - Fallo. -
- No-o. - replicò di nuovo, mettendosi a braccia conserte.
- Va bene. - si alzò - Allora me ne vado. -
- No, no, no! - sussurrò a raffica, bloccandolo per la mano. - Li faccio. Però tu rimani, va bene? - 
Lui sorrise vittorioso, per poi voltarsi e guardarla: - Va bene, peste. - si rimise seduto, mentre veniva osservato male e ridacchiò. 
- Non sono una peste. - borbottò, prendendo la penna. - Antipatico. -
- Io, - si indicò - antipatico? - 
- Sì, tu! - gli fece la linguaccia, girando la testa per non far vedere il suo sorriso birbante.
- Ti aiuto con i compiti... e sarei antipatico? - sorrise sghembo - Questa è bella, peste. -
Gli puntò contro la penna: - Dillo di nuovo e ti pungo. - 
- Sto già tremando. - ridacchiò divertito. 
I suoi occhi ebbero una specie di guizzo, ghignando furba: - Fai bene, Chat Noir. -
Aprì la bocca, prendendo un bel respiro e Adrien corrugò la fronte. Che aveva intenzione di fare? 
- Zia Na... - venne interrotta dalle mani del ragazzo, una a coprirle la bocca e l'altra dietro la nuca.
Capito ciò che voleva fare, aveva sgranando gli occhi ed era scattato come una molla. Avvertì gli angoli delle labbra di Marinette tirarsi all'insù e ridusse i bulbi a due fessure. 
Marinette ridacchiò, alzando e abbassando le sopracciglia, vittoriosa. Gli aveva fatto prendere un bello spavento, eh? Ecco cosa succedeva a provocarla! Così imparava, quello stupido. 
- Sei-una-peste! -
Marinette gli leccò il palmo e lui levò all'istante la mano, pulendosela. Ricevette una linguaccia e sbuffò una risatina. Era incorreggibile! 



Adrien le accarezzò la fronte e sorrise teneramente. Si era addormentata dopo averle raccontato per l'ennesima volta quella storia inventata da lui del cavaliere e della guerriera. 
Le piaceva molto, a quanto pareva. Si alzò dal bordo del letto e arrancò verso la finestra, poggiando un piede sul davanzale. Si voltò e rimase ad osservarla per un po'. Era davvero di una dolcezza infinita quando dormiva.
E gli venne spontaneo, qualcosa che proveniva da dentro e che non vedeva l'ora di uscire. 
- Grazie, piccola Marinette. - sussurrò, mentre lei si muoveva nel sonno, dandogli le spalle.
Sì, era grazie a lei se non aveva raggiunto davvero l'orlo del baratro, che il cuore aveva ripreso a battere ed era capace di provare calore, affetto... 
Lei non era una bambina, ma un Miracolo. Un Miracolo divino. Forse doveva essere grato anche a Dio per averla messa sulla sua strada. No, doveva essergli grato. Gli sarebbe rimasto sempre vicino, non l'avrebbe mai lasciata sola.
Non voleva più vedere il suo volto pervaso dalla tristezza.
Sorrise di nuovo e si diede uno slancio, venendo avvolto dalla notte. 
Nessuno li avrebbe separati. 

<< Mi prometti che staremo sempre insieme? >>
<< Promesso, Buginette. >>


Glielo aveva promesso. Si bloccò di colpo su un comignolo, osservando la mezza luna alta in cielo.
Però... perché quella brutta sensazione non voleva andarsene?



- Cosa? No! - negò con forza, le braccia tese lungo i fianchi.
Aveva sentito male? La sua mamma voleva davvero che...? Mai! Lei non voleva! 
- Non si discute, Marinette. - enunciò Sabine, mentre si truccava davanti allo specchio.
- Ma io non voglio! -
La donna la guardò, il rossetto poco distante dal labbro inferiore: - È un capriccio, questo? - ritornò a guardarsi sulla superficie riflettente - Sei troppo grande per fare i capricci. -
- Non è un capriccio. - incrociò le braccia - Qui c'è Adrien! - 
- Adrien? - ripeté, prendendo il mascara. - Troverai altri amici e ti dimenticherai in fretta di lui, non ti preoccupare. -
- NO! -
- Adesso basta! - la osservò attraverso lo specchio, irritata. - Vai a prendere le tue cose. - 
- No. -
- Nathalie, per favore, - alzò gli occhi al cielo, scocciata. - potresti accompagnarla in camera sua? -
- Certamente, Sabine. - 
La citata prese per mano Marinette e la condusse nella sua stanza, dove la piccola si sedette sul letto, la testa bassa. Da un giorno all'altro l'aveva praticamente ordinato, senza chiedere il suo parere. 
- Perché, zia Nathalie? - le chiese tristemente, nel momento in cui trainava la valigia della piccola.
- È il lavoro, Buginette. Lo sai. - mormorò affranta.
Nemmeno a lei piaceva quella decisione, ma loro erano i genitori... e non ci si poteva opporre.
- Mi mancherai tantissimo. - le rivelò, mentre scendeva dal materasso e le dava la mano. 
Alzò lo sguardo: - Anche tu. Tanto. -



Come ogni domenica mattina, Adrien stava aspettando seduto su quella panchina da mezz'ora, non vedendo né Marinette né Nathalie all'orizzonte. Che fosse successo qualcosa? Il tic alla gamba non voleva smettere e, quando capitava, aveva un brutto presentimento.
Tirò fuori il cellulare e compose il numero della donna, che rispose subito: - Nathalie, dove siete? -
- Qui. - sentì la voce sia attraverso l'apparecchio elettronico che accanto a lui.
Si alzò e chiuse la telefonata, avvicinandolesi. Appena lo fece si accorse dell'espressione infelice che le delineava il volto e corrugò la fronte. La sua brutta sensazione stava aumentando. 
- Come mai così tardi? - diede un'occhiata alle sue spalle - Dov'è la peste? Vuole farmi uno scherzetto? - ridacchiò divertito, già immaginandosi la sua entrata in scena.
Nathalie strinse la presa sul telefonino. Come doveva dirglielo? Il suo legame con Marinette si era rafforzato in modo tale da... paralizzarla. Avrebbe sofferto. Molto.
- Non so come dirtelo, per me è difficilissimo. -
- Dimmi tutto. - la invogliò impaziente, il cuore pesante.
- Tu e Marinette siete diventati importanti l'uno per l'altra, sembrate far parte della medesima famiglia, un fratello e una sorella. Quindi, mi chiedo... come si può... -
- Arriva al dunque, Nathalie, per favore. - la supplicò interrompendola, i battiti che, pian piano, acceleravano.
- Se n'è andata. - vuotò il sacco, dopo un paio di secondi, lasciandolo di stucco.
- Cosa? - la parola gli uscì strozzata.
- I Dupain-Cheng hanno ricevuto un'offerta di lavoro abbastanza proficua e oggi sono partiti. Se n'è andata, Adrien. - abbassò lo sguardo - Mi dispiace tanto. -
Non riusciva più ad aprire bocca. Aveva capito male, sicuramente! Ora l'avrebbe vista sbucare fuori dietro di lui come suo solito, credendo di spaventarlo. Quel gioco stava durando troppo!
- Stai mentendo. -
- Affatto! - lo guardò male - Non potrei mai scherzare su questo. Anche per me è importante! -
- Sai... dove si trovano? - lei negò con la testa.
- Conosco Sabine e Tom: non si fermano solo in un posto. Viaggiano parecchio e questa volta hanno deciso di trascinare la loro figlia. - Adrien portò la testa di lato, la mente vuota. - Marinette... prima di andarsene... mi ha detto di riferirti una cosa. - sorrise tristemente - Una cosa che ti farà certamente sorridere. - 

<< Devi dire ad Adrien che non deve essere triste, perché gli voglio tanto, tanto bene. Io tornerò qui, per lui, perché gli voglio tanto, tanto, tanto bene. >>

Le braccia caddero a peso morto lungo i fianchi, le labbra tirate in maniera lieve all'insù. Il brutto presentimento che aveva avuto era riferito a... quello? Se n'era... andata... per sempre? E non l'aveva nemmeno... salutata.
La luminosità delle sue iridi si spense all'istante, il corpo diventò pesante... e il cuore smise di battere.
- Adrien. La rivedrai, non ti preoccupare. - cercò di consolarlo, poggiando una mano sulla sua spalla. 
Sbuffò una risatina amara: - Stai tentando di convincere te stessa? - 
Nathalie levò la mano, come scottata, e se la portò al petto. Già, aveva ragione. Non era sicura di rivederla e provava a sperare autoconvincendosi che sarebbe stato il contrario. 
- Io... vado a fare due passi. - sussurrò afono, sorpassandola e lasciandola in balia della sua tristezza.

Vagava senza una meta da un bel po', la mente che ripeteva a macchinetta la stessa domanda.

Perché? Perché?

Parigi era perfetta, non c'era bisogno di trasferirsi in un'altra città. Qui ricavavano un sacco di soldi e possedevano una villa bellissima, priva di qualsiasi pecca. Parecchie persone li adoravano. Sabine veniva fermata per gli autografi e recitava in varie fiction e in vari film, mentre Tom veniva chiamato per essere l'avvocato di coniugi in procinto di separarsi, difesa, attacco... 

Perché allora?

Improvvisamente si rese conto che stava salendo delle scale e alzò lo sguardo. Villa... Agreste? Come c'era finito lì? L'indice si mosse senza preavviso e la cameriera di quel giorno aprì la porta, sgranando gli occhi nel vederlo così giù di morale. 
- Signor Adrien, prego, - si mise di lato - entri. -
- Grazie. - mormorò flebile, la voce sembrava non voler uscire. 
- Chi è, Adeline? - domandò Gabriel, uscendo dalla sala da pranzo e bloccandosi nel capire chi era l'ospite. - Adrien... -
- Ciao... papà. -
L'uomo, a quella parola, trattenne il respiro. Non l'aveva pronunciata con disprezzo, ma con rassegnazione, amarezza. 
"Che cosa gli è successo?", si chiese preoccupato. 
- Scusami. - 
- Come? - 
- Scusami. - abbassò lo sguardo - Non sapevo da chi altro andare e... - sospirò - Sono un pessimo figlio. - sussurrò, rendendosi conto solo ora della figuraccia fatta.
Doveva andarsene Marinette per decidersi finalmente a fare il primo passo e capire che un padre era sempre un padre e che il figlio sarebbe comunque ritornato da lui, come gli aveva detto la bambina giorni prima? Anche contro il proprio volere? Sospirò. Dunque quei suoi anni colmi di rancore e rabbia erano stati insensati? Un tocco leggero sulla propria spalla lo risvegliò e issò la testa, trovandosi il volto del padre a pochi centimetri, con un lieve sorriso. Quando si era spostato? 
- Adrien, sono io che ho sbagliato. Fin dall'inizio. Tu hai soltanto reagito alle mie azioni. Sono io a dover chiedere scusa. - lo abbracciò, non uno qualunque, qui c'era affetto. - Scusami. Per tutto. -
Adrien rimase senza parole, per poi ricambiare, stringendolo forte. E solo ora si rese conto che... quel momento... era ciò che da tempo aveva desiderato.







*Angolino dell'autrice*
Dunque, dunque... cosa abbiamo qui? Un assaggio del mio sadismo? xD Mmh...
Come state? ^--^ Inutile chiederlo dopo quello che ho scritto, eh? xD Sono davvero cattiva u.u xD 
Però domando lo stesso: Che ve ne pare? xD Spero vi sia piaciuto, almeno la prima parte xD  
Non vi preoccupate... u.u risolverò tutto. xD Non mi linciate! xD Con questo passo e chiudo, penso sia meglio. xD 
Alla prossima!
Da: SweetAinwen.

  
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