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Autore: Nene_92    05/05/2017    16 recensioni
[INTERATTIVA - ISCRIZIONI CHIUSE]
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Londra, Giugno 2007.
Sono passati sette anni dalla gara organizzata da Antares che si è tenuta a Villa Black, che serviva per dare un nuovo erede maschio alla famiglia.
Cassiopea e Darius Levenvolde sono ormai sposati da tempo, hanno una figlia di quattro anni e un altro piccolino in arrivo.
Ma una sera, durante una festa organizzata da Cassiopea, un cadavere viene buttato dentro alla piscina, scatenando il panico tra gli ospiti.
E il cadavere, disgraziatamente per la famiglia Levenvolde, è quello di Samuel Larson, cameriere della famiglia da cinque anni.
Chi è stato davvero ad ucciderlo? E perchè? Chi lo sa, magari proprio il vostro OC!
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(La storia, per chi conoscesse la serie, è vagamente ispirata a Devious Maids - Panni sporchi a Beverly Hills. Per chi non avesse letto "Un erede per i Black" è leggibile anche singolarmente)
Genere: Generale, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La nuova dinastia dei Black'
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7

Ehilà!
Avevo detto che il capitolo era già mezzo scritto e infatti sono di nuovo qui!

So che molti di voi hanno sperato fino all'ultimo che la fuga degli Snow fosse stata creata ad hoc per motivi di trama.
Purtroppo però, come spesso accade, è dovuta alla scomparsa dell'autore.

Per chi fosse curioso, allego la storia in breve:

Myles Snow, nato Steven, è stato un giocatore di quidditch degli Stati Uniti. 
Ha conosciuto sua moglie ad Ilvermony e da quel momento non si sono più lasciati.
Dopo una partita, mentre Cat lo stava aspettando sugli spalti, la donna venne aggredita da alcuni purosangue americani di famiglie molto note e ricche che tentarono di stuprarla.
Myles arrivò appena in tempo per salvarla, ma preso dalla rabbia uccise gli aggressori della donna, cosa che lo portò in prigione.
Cat, dopo anni, riuscì a dimostrare la sua innocenza, ma la reputazione dell'uomo era ormai distrutta, anche a causa della campagna mediatica che venne scatenata contro di lui dalle famiglie degli aggressori.
Per quel motivo decisero di trasferirsi in Inghilterra, cambiando nome e volto (Cat è una metamorphomagus).

Ovviamente nessuno dei due è l'assassino.


Infine, in questo angolo autrice che sarà probabilmente più lungo della storia stessa, preciso un'altra cosa: questo capitolo sarà diverso dal solito.

Ho visto che nello scorso sono sorte delle domande sul mondo magico, soprattutto su ciò che riguarda matrimoni combinati, divorzi, organizzazione delle società magica ecc.

Così approfitto di questo per spiegare un po' di cose, in modo da farvi sapere di più sul mondo magico (ovviamente, per come me lo sono immaginato io) e in particolare su quello dei purosangue.

Ho detto tutto, perciò continuiamo con la storia.


Buona lettura!




- Catalina Garcia Lopez - 



postimage 
Catalina Garcia Lopez, 3 settembre 1981, Grifondoro



27 giugno 2007, Villa Black Levenvolde


"Estamo aqui!" Annunciò Catalina allegramente, avanzando verso Candice con un vassoio pieno di leccornie e un altro con tutta l'attrezzatura per il the, entrambi galleggianti a mezz'aria.
Con un colpo di bacchetta, la ragazza dispose tutto quanto sul tavolino davanti all'americana. "Preferisci latte o zucchero?"
"Zucchero grazie. Una zolletta." Rispose la tuonoalato con un sorriso, vedendo immediatamente planare in risposta davanti a sè una tazza con un cucchiaino che stava mescolando da solo la bevanda, mentre nell'altra veniva aggiunto del latte.
"Ecco qua!" Trillò allegramente Catalina, completando così le ultime manovre.

"Prendete un the?" Le interruppe la voce di Cassiopea, sbucata all'improvviso da una porta.
Mentre Candice rischiò di sputare ciò che aveva appena bevuto per la sorpresa - non era proprio sicura che quel momento di pausa fosse contemplato - la spagnola le sorrise allegramente "Hola, seniora! Ne vuole anche lei?"
"Per adesso no, sto uscendo." Rispose la Levenvolde, sventolando il mazzo di chiavi "Ma se tra un'oretta me ne fai trovare dell'altro pronto, nel servizio in ceramica, mi faresti un favore: verrà Sylvia Burke in casa. Dovrei tornare in tempo, ma nel caso falla accomodare nel Salottino dei Fiori." Si raccomandò.
"Naturalmente."
"Ok, grazie. Godetevi il the, magari la prossima volta lo prenderò con voi." Si congedò Cassiopea con un occhiolino, prima di uscire dalla porta.

"Non ci ha ripreso?" Commentò sorpresa Candice a bassa voce, non appena la padrona di casa fu sparita dalla sua visuale.
"Porchè avrebbe dovuto?" Chiese Catalina perplessa, innarcando un sopracciglio.
"Stiamo prendono una tazza di the anzichè lavorare..." Rispose perplessa l'americana "Mi aspettavo quantomeno un richiamo."
"La seniora guarda solo al lavoro che facciamo e al resoltato. Non de seguro al resto." Obiettò la grifondoro. "La conosco da tiempo e se noi facciamo il nostro dovere, qual è il problema se ci prendiamo una tazza de the durante una pausa?"
"Di sicuro la conosci meglio di me, quindi mi fido!" Commentò Candice molto più rilassata, aspirando un sorso della bevanda. "Da quanti anni è che lavori per i Levenvolde?" Domandò poi curiosa.
"Più de quinquie." Rispose Catalina con un sorriso "Ma conosco la seniora da molto prima... da quando era ancora seniorina in effetti... e le devo todos."


-*-*-*-


15 maggio 1999, Hogwarts, bagni femminili


"Ehy! Tutto a posto?"
"Sì, ce..."

Catalina non riuscì nè a finire la frase nè a capire chi fosse la sua interlocutrice.
Semplicemente ributtò la testa nel water, rimettendo tutto ciò che aveva mangiato tra pranzo e colazione.

"A me non sembra proprio." Fu il commento sarcastico della ragazza dietro di lei.

Senza che Catalina potesse fare nulla per impedirlo, due mani delicate le afferrarono i capelli, radunandoli dietro alla nuca e bloccandoli con un fermaglio.
Poi le stesse mani le sorressero la fronte, rimanendo lì finchè il potente conato di vomito non terminò.

Anche volendo, non aveva più nulla da rimettere.

"Chiunque tu eres..." Boccheggiò Catalina tremante, prendendo tra le mani la salvietta che le venne data per pulirsi la bocca "Gracias."

"Figurati." Rispose l'altra.

E la Grifondoro, riuscendo finalmente a girarsi, si accorse con stupore che colei che l'aveva assistita fino a quel momento era Cassiopea Black.
Per qualche secondo, la guardò a bocca spalancata, presa completamente alla sprovvista.
Erano dello stesso anno, eppure non si erano mai rivolte più di qualche parola di distaccata cortesia, appartenendo a case diverse e non essendo mai diventate amiche.
Che si fosse fermata proprio lei ad aiutarla, era una cosa che la Grifondoro non si sarebbe mai aspettata.

"Vieni, ti accompagno in infermeria." Aggiunse la Corvonero, porgendole la mano.
"Non serve." Rifiutò però Catalina, scuotendo la testa.
"Allora alla Torre dei Grifondoro." Insistette Cassiopea "Ma preferirei in infermeria. Scusa la schiettezza, ma si vede che non stai per niente bene. Se ti lasciassi sola, potresti svenire in mezzo al corridoio."

Probabilmente la Grifondoro avrebbe cercato di opporsi ancora, ma un nuovo conato di vomito la colse all'improvviso, costringendola a ributtare la testa dentro al gabinetto. Anche se riuscì a sputare solo bile.
"Argomento chiuso. Ti porto in infermeria." Decise Cassiopea, prendendola per le braccia per aiutarla a rialsarsi, non appena anche quell'attacco terminò. "Non sei nelle condizioni di poter ribattere."



-*-*-*-


27 giugno 2007, Dipartimento Auror


Eleanor, nel vano tentativo di creare una frescura inesistente, sventolò davanti al viso il fascicolo che teneva in mano.
Finchè trovò energie per farlo, la situzione migliorò vagamente.
Ma appena smise, tutto tornò come prima. Anzi peggiorò, visto che per qualche secondo c'era stata l'illusoria aria creata da lei artificialmente.

Con un sospiro rassegnato, guardò la scrivania davanti a sè, strapiena di fascicoli che avrebbe dovuto leggere.
Tuttavia non ne aveva minimamente voglia.

Si stava annoiando a morte.

Di solito, a quell'ora e in qualsiasi altro giorno, sarebbe stata in giro per l'Inghilterra con Darius, pronta all'azione.
Ma lui era a casa, a godere delle vacanze che gli erano state imposte d'ufficio da Aaron.
E non c'era neanche Aysha con la quale poter fare quattro chiacchere, essendo stata spedita all'estero dal Dipartimento insieme ad altri Auror, alla ricerca degli Snow. 
Infine Aaron era con altri capo ufficio al settimo livello, per una riunione di coordinamento su come gestire i casi ancora aperti degli ultimi mesi.

In pratica, era in ufficio da sola.

Per l'ennesima volta, si rimise a leggere il rapporto di Julia Carlisle, come sperando di trovare un indizio che le fosse sfuggito.
Ma, ancora una volta, quel foglio rimase per lei completamente muto, facendola sospirare per la frustrazione.

Lei era una ragazza d'azione, non da ufficio!
Come avrebbe fatto ad arrivare a sera sana di mente, con quella noia mortale che la circondava?



-*-*-*-


18 maggio 1999, infermeria di Hogwarts


"Ciao! Come ti senti oggi?"

Anche se aveva già riconosciuto la voce, Catalina alzò comunque lo sguardo dal libro che stava leggendo, per accertarsi di non avere allucinazioni uditive.
Per la seconda volta in pochi giorni, Cassiopea Black si trovava davanti a lei, pronta ad interessarsi alle sue condizioni di salute.

"Non male." Rispose dubbiosa Cata, non sapendo neanche bene lei che cosa risponderle. Non erano mai state amiche, quindi perchè la Corvonero si interessava a lei, così tanto all'improvviso? "E muchas grazias ancora por l'aiuto dell'altro giorno." Aggiunse con un piccolo sorriso.
"Figurati." Fu la replica della Corvonero "Non avrei mai lasciato nessuno da solo, in quelle condizioni..." Continuò avvicinandosi al letto ed evocando una comoda poltroncina sulla quale si sedette "E poi, se sei ancora qui, significa che ne avevi davvero bisogno."
"Come mai sei qui?" Domandò a quel punto Cata, desiderosa di cambiare argomento.
"Manchi da tre giorni a lezione e tra poco ci sono i MAGO." Rispose Cassy con una scrollata di spalle "Ho pensato che ti servissero degli appunti per mantenerti in pari."

Davanti a quell'ennesimo gesto disinteressato, Catalina non riuscì più ad ignorare l'enorme groppo che le si era venuto a creare in gola già da un po'.
Fu così che scoppiò a piangere a dirotto.

"Sono... incinta." Singhiozzò disperata, non capendo neanche lei perchè lo stesse confidando praticamente ad una sconosciuta, quando neanche i suoi amici erano riusciti ad estorcele quella informazione "Lui non lo vuole! E... e mio padre è un purosangue... parà lui solo los ninos nati dentro al matrimonio son legittimi! Non so cosa fare!"


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27 giugno 2007, Londra, Zenna Bar


Dopo essersi smaterializzato in un vicolo laterale, Aaron scivolò sulla via principale, cercando il bar prefissato per l'incontro.
Quando lo trovò, lo raggiunse ed entrò, trovando quasi subito chi stava cercando.

"Come mai mi hai voluto vedere qui?" Domandò accomodandosi nello stesso tavolo di Melisandre, già impegnata a sorseggiare un drink.
"Mi sembrava giusto informarti che sono passata alla 'concorrenza'." Spiegò l'investigatrice tranquilla "Cecilia Evans mi ha convinto a lavorare per loro."
"Era anche ora direi!" Fu la risposta di Aaron, che rivolse alla donna un sorriso di fronte a quella notizia.

Davanti alla espressione vagamente confusa della sua interlocutrice, si affrettò a precisare "Non credo nella colpevolezza di Darius, anche se alcuni al Ministero si sono incaponiti su questa pista. Solo che io, da Auror, non posso mostrarmi di parte. Se mi dicono di indagare su qualcosa, devo farlo. Tu invece non hai vincoli. E so quanto sei in gamba."

"E' per questo che ti ho fatto venire qui:
siamo in un quartiere completamente babbano, oltre che in un bar." Precisò Melisandre "In ogni caso volevo chiederti di poter continuare a collaborare, anche se ufficiosamente, con voi. Possiamo darci una mano a vicenda e risolvere la situazione più in fretta." Propose.
"Massima disponibilità." Commentò Aaron senza neanche stare a pensarci.

"In questo caso" Commentò l'investigatrice tirando fuori un foglio dalla borsa "Ho controllato un po' di esercizi commerciali che vendono la droga che è stata usata su Samuel: alcuni lo fanno legalmente, altri in nero." Disse appoggiando il foglio sul tavolo e spingendolo verso l'Auror "Io non posso perquisirli, ma tu sì."


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1 luglio 1999, casa di campagna di Antares Black


"Ecco qua!" Esclamò Cassiopea, accendendo la luce con un colpo di bacchetta. "Non è molto grande, ma..."
"Ma se è più grande della Sala Grande ed è solo l'ingresso!" Protestò Catalina, guardandosi attorno stupita. "Mucho de più de quanto me serve. Segura de volerlo davvero fare?" Chiese per l'ennesima volta corrugando la fronte. "Non riuscirò mai a repagarte de todos!"

La Corvonero, davanti a quella esclamazione, roteò gli occhi infastidita. "Per l'ultima volta: non voglio niente in cambio e mio nonno è d'accordo." Specificò sbuffando "Puoi restare qua per quanto tempo vuoi."
"Ma..." Provò a protestare la Grifondoro.
"Vuoi davvero ripagarmi?" La interruppe la Black, girandosi verso di lei con le braccia incrociate al petto. "Allora non abbandonare mai tuo figlio."

Per un attimo, a Catalina sembrò quasi di vedere gli occhi di Cassiopea diventare lucidi.
Ma doveva esserselo immaginato, visto che la purosangue le sorrise prima di congedarsi con un "Se hai bisogno di qualcosa, gli elfi sono a tua disposizione." e smaterializzarsi.


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27 giugno 2007, Villa Northman


"Lysbeth?"

La cameriera stava finendo di dare lo straccio nel salotto quando la voce di Amelie la colse alle spalle.

"Sì?" Domandò la ragazza, girandosi incuriosita.
"Hai un minuto?" Domandò la banchiera, in un tono che a Lysbeth parve sin troppo gentile.
"Naturalmente." Acconsentì "Dovrei finire un attimo di dare lo straccio però." Le comunicò, indicando con l'indice il lavoro ormai quasi finito.
"Oh beh, alla fine basta che mi ascolti. Puoi anche continuare a lavorare, se sei in grado di fare due cose alla volta." Commentò Amelie con un sorrisino strafottente.

Lysbeth innarcò vagamente un sopracciglio, ma preferì non ribattere a quella chiara provocazione.
Così Amelie si sentì libera di continuare a parlare "Immagino che la tua massima aspirazione non sia fare la cameriera a vita, dico bene?" Domandò con un tono che sapeva molto da affermazione.
"Infatti." Rispose la violinista perplessa, mentre una ruga si disegnava sulla sua fronte.

Perchè quella domanda all'improvviso? Era forse un trabocchetto?

"Dubito che qualcuno vorrebbe fare la cameriera per sempre." Si affrettò ad aggiungere.
"E cosa vorresti fare?" Chiese Amelie quasi in un sussurro.
"Perchè me lo sta chiedendo?" Replicò Lysbeth innarcando un sopracciglio.
"Non vorresti diventare una musicista famosa?" Continuò la banchiera imperterrita "Ti ho sentito suonare, dai Levenvolde. E penso che tu abbia parecchio talento."
"Ehm... grazie." Si ritrovò a dover dire, suo malgrado, la ragazza, continuando però a non capire dove la bionda volesse andare a parare.
"Credo che la cosa migliore da fare, per te, sia frequentare un'Accademia di tutto rispetto, dove tu possa coltivare il tuo talento." Proseguì Amelie "Come, ad esempio, quella Viennese: è la migliore in assoluto."

Per qualche secondo il silenzio calò nella stanza, prima che Lysbeth si ritrovasse ad ammettere, con una nota di incertezza "Mi piacerebbe, ma è completamente fuori dalla mia portata economica."
"Io pago bene le persone che lavorano bene per me." Replicò Amelie con un sorrisino "Ma per lavorare bene... bisogna farlo in silenzio."



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Febbraio 2002, Villa Black, ore 17


"Cassy?"

Sentendosi chiamare, la ragazza sollevò lo sguardo dal libro che stava leggendo.
Poi rivolse un sorriso a 32 denti al fidanzato, che si era appena materializzato davanti a lei.

Lasciando perdere sia libro che plaid sul divano, balzò in piedi e subito dopo saltò in braccio a Darius, circondandogli il collo con le mani e la vita con le gambe.

Quel giorno il ragazzo era rimasto al Dipartimento più del solito.
O almeno così credeva lei.

"Aaron non ti lasciava andare più, oggi?" Domandò infatti curiosa, non appena si staccarono.
"In realtà sono uscito dal lavoro circa due ore fa." Rispose il russo.
"E dove sei stato per tutto questo tempo?" Chiese confusa, innarcando un sopracciglio.
"Mi ha chiamato il maginotaio di mio padre."
"ANCORA?" Sbottò Cassiopea contrariata "Ma possibile che quello trovi sempre qualcosa che non gli va bene, per il nostro matrimonio?"

Tutto il buon umore che era nato in lei non appena aveva visto materializzare il russo nella stanza, era svanito di botto.
Era da mesi che andavano avanti le trattative per il loro contratto matrimoniale, ma chi li rappresentava non aveva ancora trovato un accordo.
In un primo momento il problema più grosso era sembrato essere un contratto che Alexej Levenvolde aveva firmato per il figlio - quando Darius aveva solo 3 anni - con una famiglia purosangue croata.
Ma, una volta sciolto quello - a seguito di un considerevole esborso di denaro - i problemi non erano affatto finiti. Anzi, delle due erano solo aumentati.

"Cosa c'è che non va stavolta?" Domandò la Corvonero, sbuffando e roteando gli occhi.

Iniziava quasi a rimpiangere la proposta dell'Auror, che aveva suggerito di farsi una vacanza da qualche parte - loro due da soli - e di tornare in Inghilterra direttamente sposati.
Almeno non ci sarebbero state infinite discussioni su questioni contrattuali e clausole varie.
Però lei aveva promesso a Gillian un matrimonio a quattro, promessa che aveva tutta l'intenzione di rispettare.
E non ci teneva a sposarsi di nascosto, quasi come se si dovesse vergognare di quella unione. Lei era orgogliosa di sposare il suo fidanzato.

"In effetti, questa volta, si tratta di una cosa che incuriosisce anche me." Constatò Darius, girando attorno alla ragazza per andare a sedersi sul divano, facendole cenno di accomodarsi accanto a lui. "So che tutto quello che ti ha lasciato Antares è tuo e puoi disporne come vuoi..." Iniziò prendendola alla larga.
"Ma?" Lo interruppe Cassiopea perplessa, non capendo dove volesse andare a parare.
"Ma..." Riprese il discorso lui, cercando di trovare le parole adatte per chiederglielo "... c'è qualcosa che devo ancora sapere di te? Qualcosa di importante?"
La Corvonero inclinò la testa, assumendo un'espressione perplessa.
"Magari... hai dei... - Merlino! Come te lo chiedo? -" Esitò Darius in imbarazzo "...parenti non riconosciuti che però trovi giusto mantenere? Oppure...?" Continuò senza sapere bene come andare avanti.

Per qualche secondo Cassiopea assunse un'espressione talmente confusa che il ragazzo pensò che non ne sapesse davvero nulla, che fosse qualcosa che Antares avesse fatto in vita senza averne mai parlato con lei.
Almeno finchè un lampo di comprensione non le attraversò lo sguardo.
"Hai trovato il versamento di 500 galeoni* mensili tra le mie spese fisse, per caso?" Domandò tranquilla.
Davanti al cenno di assenso del ragazzo, la Corvonero sorrise e gli prese la mano. "Tra i vari preparativi per il matrimonio me ne ero completamente dimenticata, ma credo che sia il momento di presentarti due persone. Ti va di venire con me?"

Cinque minuti dopo, per la prima volta in vita sua, Darius Levenvolde conobbe Catalina Garcia Lopez e suo figlio Diego, di due anni.


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27 giugno 2007, San Mungo


Larson.

Quando Julia vide il cognome del paziente che le era stato assegnato sulla cartella clinica, per un attimo pensò di avere le allucinazioni.
Poi, però, si rese conto che 
probabilmente Samuel Larson non era l'unico con quel cognome... avrebbe potuto avere benissimo dei parenti  in giro.
Oppure poteva anche trattarsi di un caso di omonimia.

Comunque stessero le cose, Julia dovette recarsi dentro alla stanza bianca e assettica nella quale era stato confinato il paziente, in attesa di essere visitato.
Fu così che si ritrovò davanti ad un ragazzo castano, che reggeva con la mano sinistra il braccio destro, completamente fasciato.

"Signor Larson?" Domandò per annunciare la sua presenza "Sono la medimaga Carlisle. Cosa le è successo?"
"Le stringerei volentieri la mano, ma come vede è fuori uso." Rispose con una smorfia Theophile, girando il collo nella sua direzione. "In ogni caso, si è trattato di un incidente da laboratorio.
Lavoro nell'Ufficio Misteri e stavo trafficando con della magia elementale." Spiegò senza entrare troppo nel dettaglio "Purtroppo sono gli inconvenienti del mestiere." Concluse arricciando il naso.
"Capisco." Annuì Julia sedendosi davanti a lui e iniziando a disfare la fasciatura. "Riesce a stringere la mano a pugno?" Domandò puntando la bacchetta contro.


Al termine della visita, dopo aver effettuato un'attenta diagnosi, Julia si raccomandò con Theo di non sforzare troppo il braccio per qualche giorno.
"Solo movimenti lenti e senza pesi. Possibilmente non usi neanche la magia, a meno che non sia proprio costretto. Le sconsiglio di andare al lavoro per qualche giorno, in effetti." Si raccomandò "Ha qualcuno che potrebbe aiutarla in casa durante questo breve periodo?"

Soffocando un colpo di tosse per l'imbarazzo provocatogli da quella domanda, Theo le rivolse un'espressione neutra. "Vedrò di fare il possibile."

"Auguri Signor Larson: se dovesse avere ancora bisogno sono qui. E... condoglianze per suo cugino." Si congedò la ragazza. 



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15 Dicembre 2002, Villa Black - Levenvolde, ore 10.30


"MALEDIZIONE A GODRIC!"

Riconoscendo nella esternazione la voce di Cassiopea, Catalina si diresse a passo veloce verso la cucina, preoccupata che potesse esserle successo qualcosa.
In fondo sapeva che la ragazza era rimasta da poco incinta, anche se ancora non si vedeva.

"E HANNO ANCHE IL CORAGGIO DI CHIAMARLA 'EROINA DEL MONDO MAGICO'!" Stava continuando a sbraitare Cassiopea contro il nulla "LEI E QUEL SUO MALEDETTO C.R.E.P.A.! LEI DOVREBBE CREPARE!"

"Todo bien?" Chiese Catalina, sbucando dalla porta e gettando un'occhiata perplessa alla Corvonero.

Cassiopea era appoggiata al lavandino della cucina, mentre teneva il dito indice sotto il getto dell'acqua.
Sentendo la voce della spagnola girò la testa, cercando di non mostrare quanto fosse arrabbiata. "Mi sono appena tagliata un dito." Comunicò con tono lugubre.

"E porchè sta insultando Hermione Granger?" Domandò Catalina incuriosita.
"Perchè se non avesse fatto quella stramaledetta legge per la liberazione degli elfi domestici, a quest'ora non mi sarei tagliata per cercare di preparare un pranzo!" Si lamentò la Black. "Sarà anche stata una eroina di guerra, ma a livello politico sta facendo solo dei danni, maledizione!"
"Mi faccia vedere la mano." Propose Catalina "Cosa stava cercando di preparare?" Chiese poi incuriosita, lanciando un'occhiata al tavolo della cucina, dove erano presenti sia il coltello ancora insanguinato sia alcuni ingredienti.
"Del pollo Kiev." Rispose Cassiopea con uno sbuffo "Darius ne va matto... ma mi sa che io non sono neanche in grado di preparare del the." Ammise abbattuta. "Di solito ci pensavano gli elfi! Ma quella stramaledetta strega ci ha costretto a disfarcene!" Continuò a lamentarsi "La mia povera Bessy! Mi ha cresciuto lei! Quando le ho detto che dovevo liberarla ha pianto per giorni, pregandomi di non farlo e chiedendo il perchè, se avesse sbagliato qualcosa! E alla fine è morta di crepacuore! E QUELLA LA' ha pure provato a darci la colpa, dicendo che è morta perchè l'abbiamo sfruttata troppo in vita!" Continuò a sbraitare, totalmente oltraggiata. "Io volevo bene a Bessy, era praticamente di famiglia! Come avrei potuto trattarla male?"

Più ripensava a quell'episodio più le saliva il sangue al cervello.

"Io non ho mai maltrattato un elfo domestico in vita mia! Ed ero pure disposta a pagarli tutti, pur di tenerli! Ma no! Devono 'disintossicarli'! Perchè ovviamente noi purosangue non abbiamo di meglio da fare tutto il giorno che fare il lavaggio del cervello agli elfi! ... Cata? Cosa stai facendo?"  Chiese bloccando la sua invettiva di colpo e guardando la ragazza perplessa.
"Il pollo Kiev ovviamente." Fu la risposta serafica di Catalina.

Cassiopea infatti era stata talmente presa dal suo monologo, che non si era accorta che, nel frattempo, la spagnola non solo le aveva curato la mano, ma si era anche messa a preparare il pranzo.

"Vuole dare da mangiare a suo marito por pranzo oppure no?"
"Ma..." Provò a protestare la donna, completamente presa alla sprovvista "Non devi farlo tu!"
"Sì invece." Replicò però Catalina allegramente.
"Ma..." Provò nuovamente a farla ragionare Cassiopea, prima di venire interrotta.
"Me ascolti..." Iniziò la spagnola, abbandonando per un attimo il coltello e congiungendo le mani, quasi come se fosse in preghiera "In todos estos anos me ha siempre mantenuto lei. E non ha mai voluto nada en cambio. E' chiaro che adesso è lei ad essere in difficoltà. Ed è anche incinta! Me lasci aiutare!" Provò a convincerla "Me piace cucinare!" Aggiunse anche, come se ciò spiegasse tutto.
"Non l'ho mai fatto per avere qualcosa in cambio." Sussurrò Cassiopea, alquanto combattuta.

Aveva davvero bisogno di aiuto, in casa. Ma di sicuro non aveva pensato a quel risvolto anni prima, quando l'aveva accolta.

"Ho cercato lavoro in questi anni, sa?" Continuò Catalina, iniziando a disporre alcune cose nella teglia "Volevo guadagnare e restituire almeno una parte de quanto me ha dato." Spiegò "Ma appena dico che NON sono sposata e ho un nino, me chiudono la porta en faccia. Magari questa è la volta buona."
"Cata... sei sicura di ciò che stai proponendo?" Domandò Cassiopea "Questa Villa è enorme..."
"Non ve riuscirò mai a repagare abbastanza por quello che avete fatto por mi e por Diego." Replicò la spagnola con un sorriso "Ma almeno quiesto posso farlo." Affermò decisa.

Passò qualche secondo di silenzio poi...

"In tal caso... come te la cavi con le pulizie? Perchè io non ho ancora capito quella cosa dell'ammorbidente..."
Catalina, che ormai aveva finito l'impasto del pollo, scoppiò a ridere. "Mi faccia finire aqui, poi me dedicherò a qualcos'altro... giusto per curiosità... a quando risale l'ultima pulizia della casa?"

Il silenzio imbarazzato di Cassiopea fu una risposta sufficiente.


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27 giugno 2007, Magistudio legale Kennox


"PER L'ULTIMA VOLTA! LEI NON PUO' STARE QUI!"

Sentendo delle urla provenienti dal corridoio, Alexis alzò la testa dal documento che stava leggendo.
"Ma che...?" Domandò al nulla.

"SE NE VADA SUBITO!" Sbraitò la voce che la ragazza riconobbe come quella di Caroline "ALTRIMENTI CHIAMO GLI AUROR!"

Abbandonando il fascicolo sulla scrivania, Alexis si alzò in piedi e attraversò il suo ufficio quasi a passo di marcia.
Aveva già una vaga idea di chi fosse l'interlocutore della sua collega, ma aveva bisogno di vederlo in faccia per esserne sicura.

E appena aprì la porta, scoprì di avere ragione. Come sempre del resto.

Elliott Florence, con un sorriso a trentadue denti, si trovava in mezzo al corridoio, a poca distanza da Caroline, per nulla impressionato dalle sue minacce. Anzi, sembrava solo divertito.
"Si accomodi pure, mia cara: li chiami gli Auror." La sfidò. "Poi vediamo quanto tempo ci metteranno, a rilasciarmi."

"Ma chi è che le da sempre il permesso di entrare?" Sbottò Alexis incredula, palesando così la sua presenza ad entrambi, mentre altre persone dello studio, attirate dal baccano, si stavano man mano affacciando nel corridoio.
"Quello, mia cara, me lo prendo da solo." Rispose Elliott avanzando verso di lei felice come una pasqua, trovando addirittura il coraggio di avanzare e farle il baciamano, nonostante la magiavvocato l'avesse fulminato con lo sguardo. "In ogni caso sono felice che tu sia uscita..." Continuò indirizzandole un occhiolino "... visto che ti stavo cercando."
"Cosa vuole?" Domandò Alexis ritraendo velocemente la mano.
"Farle un'intervista ovviamente: come ci si sente a difendere un possibile assassino? E lo fa per soldi oppure per difendere l'onore della fami...?"

Elliott non riuscì mai a finire la frase: con un veloce guizzo di bacchetta, Alexis lo schiantò, lasciando tutti coloro che assistivano la scena a bocca aperta.
"Tanto se mi denuncia mi difendo da sola." Commentò con un'alzata di spalle, prima di tornare dentro al suo ufficio e sigillarsi dentro.



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15 Dicembre 2002, Villa Black - Levenvolde, ore 22.30


Vedendo la moglie già rintanata sotto le coperte ma intenta nella lettura, Darius inclinò leggermente la testa, per cercare di leggere il titolo del libro e capire così cosa stesse leggendo.
"Divorzio" Lesse lentamente corrugando la fronte "Che cos'è? Cibo?" Domandò poi alla ragazza, non trovando la parola familiare.
"No. Un uso giuridico babbano." Rispose lei tranquillamente, senza sollevare gli occhi dal libro. "Mi lasci finire il capitolo che poi ti spiego?"
"Ok." Commentò lui, approfittando di quel lasso di tempo per rotolare sotto alle coperte e cercare la posizione più comoda.

"Fatto." Lo informò Cassy pochi minuti dopo, chiudendo il libro e appoggiandolo sul comodino. Poi si sporse per baciarlo.
"Mi spieghi?" Domandò Darius innarcando un sopracciglio. "Cos'è il divorco?"
"Divorzio" Lo corresse la Black con un sorrisino "E' un uso giuridico babbano... in pratica, quando un matrimonio non funziona più, viene sciolto ed entrambe le parti si possono risposare, come se il matrimonio non fosse mai avvenuto."
"Un po' come il ripudio?" Domandò il ragazzo, innarcando un sopracciglio con aria perplessa.
"No, il ripudio è a senso unico: il marito si stufa, ripudia la moglie e la cambia, anche senza motivo. Nel divorzio può essere anche la donna a chiederlo... e la colpa può andare al marito, cosa che nella nostra società non è minimamente contemplata." Ribattè lei con una smorfia.

"Cassy... perchè ti sei messa a leggere certe cose?"  Domandò a quel punto Darius, con una nota di allarme nella voce.
La ragazza capì immediatamente cosa ronzasse nella testa del marito e si affrettò a rassicurarlo, passandogli una mano sul volto. "Non fare viaggi mentali strani, amore. Ti amo tantissimo e di sicuro non voglio sciogliere il vincolo." Comunicò "Solo che oggi, parlando con Catalina, mi sono resa conto di un po' di cose sulla nostra società... cioè, già le sapevo... ma è stato... illuminante." Continuò ripensando alla conversazione che aveva avuto con la ragazza "Lo sai che le hanno rifiutato dei lavori solo perchè ha un figlio senza essere sposata? Come se questa cosa la rendesse inaffidabile!" Sbottò.
"Oook..." Rispose Darius lentamente, che aveva innarcato le sopracciglia, cercando di starle dietro con il ragionamento.
"La nostra società è profondamente maschilista: i nostri matrimoni vengono decisi quando siamo piccoli tramite contratti stipulati dalle famiglie, se la moglie genera solo figlie femmine o non genera figli in generale può essere ripudiata, il matrimonio può essere sciolto se la ragazza non arriva vergine alla prima notte di nozze..." Iniziò ad elencare Cassy "L'uomo può portarsi l'amante anche in casa e la donna non ha diritto di replica. Ma se è lei a tradire, apriti cielo! Anche se lui ha l'amante in casa!" Continuò vagamente alterata "Queste cose nel mondo babbano succedevano nel Medioevo! Da noi succedono ancora adesso, anche se siamo negli anni 2000." Spiegò indicando con la mano il libro che aveva appoggiato sul comodino. "Quindi ho pensato: il momento è favorevole, visto che abbiamo un Ministro babbanofilo. Se ci hanno tolto gli elfi, potranno anche creare un po' di leggi per modernizzare la situazione... no?"

"Bisognerebbe cambiare la mentalità di certe persone prima ancora delle leggi." Fu il commento saggio di Darius. "Però non hai torto." Ammise con un sospiro.
"Sei d'accordo con me?!" Esclamò Cassiopea sorpresa, innarcando un sopracciglio.
"Beh... sì..." Ammise lui "Alla fine dei conti l'abbiamo passato sulla nostra stessa pelle. Siamo entrambi appartenenti a due famiglie purosangue di spicco ma, nonostante questo, guarda tutti i problemi che sono nati prima che riuscissimo a sposarci, solo perchè la nostra unione non è stata programmata dall'inizio! ... Quindi cosa vorresti fare, esat...?"

L'uomo non riuscì a terminare la domanda.
Cassiopea, presa dall'entusiasmo, si disfò velocemente delle coperte.
Poi saltò addosso al marito, iniziando a baciarlo con foga.


-*-*-*-


27 giugno 2007, Villa Black - Levenvolde


"Non ne posso più." Esordì Sylvia, sedendosi sul divano accanto a Cecilia, mentre davanti a lei la teiera si muoveva da sola per riempirle la tazza di the appena fatto.
"Tuo marito?" Indagò la tassarosso, con tono abbastanza neutro.

Non era la prima volta che la Burke si lamentava di Frederick, perciò la cosa non la sorprendeva.

"Sta diventato un incubo." Confermò l'indicibile annuendo "Dopo l'omicidio ha iniziato a seguirmi ovunque. Mi porta al lavoro, mi viene a prendere... mi ha portata anche qui! Qualcuno potrebbe dire che sono gesti premurosi, ma io mi sento solo soffocata!"
"Cos'è, ha paura che dopo il nostro cameriere vogliano far fuori anche suo cugino?" Domandò ironicamente Cassiopea, scatenando la risatina di Cecilia ma senza avere idea del tasto che era andata involontariamente a toccare con Sylvia. "Ehy tranquilla! Stavo scherzando!" Aggiunse in fretta, vedendo la Burke sbiancare di colpo e mal interpretando il suo malessere "Dubito che, chiunque sia stato, possa combinare qualcosa all'interno dello stesso Ministero." Commentò dopo aver bevuto un sorso di the.
"Come fate voi due a stare in questa casa, dopo quello che è successo, io non l'ho ancora capito." Disse Sylvia repriemendo un brivido.
"Eppure oggi sei qua anche tu." Replicò Cecilia facendole un occhiolino per cercare di alleggerire l'atmosfera.
"Magari spero solo che l'assassino sia ancora qua e faccia fuori anche mio marito." Rispose la Burke con una smorfia.
"So che il vostro rapporto non è mai stato granchè, ma avevi detto che ormai eravate riusciti ad ottenere un equilibrio." Commentò Cassiopea perplessa. "Cos'è successo per augurargli la morte così all'improvviso?"

"E' successo che adesso vuole un figlio a tutti i costi." Ammise Sylvia dopo un po', sbattendo ripetutamente le palpebre per non far uscire le lacrime. "Fino ad ora non sono mai rimasta incinta e sembrava che gli andasse bene... ma adesso vuole arrivarci in fondo. Si sente vecchio e vuole un erede. Ma io non sono disposta a darglielo e non so cosa fare."

"E' per questo che sono qui Cassy... a che punto sei con la tua associazione?"


-*-*-*-


Giugno 2007, Villa Black - Levenvolde (pochi giorni prima dell'omicidio)


"Ehm... Cata? ... Tutto a posto?" Domandò Darius entrando nella cucina, vedendo la ragazza pulire i piatti a mano con molta foga, senza usare la magia come al solito.
"Sì! Certo!" Rispose lei piccata, aumentando il ritmo della strofinatura, nonostante l'oggetto che aveva in mano fosse già lucido.
"Sicura?" Insistette l'Auror, innarcando un sopracciglio.
"Non se preoccupi por mi." Rispose lei, finendo di strofinare e mettendo il piatto sopra alla pila di quelli puliti in precedenza. "Estoy bien!"
"D'accordo..." Replicò l'uomo, per nulla convinto, decidendo di non insistere oltre.

Catalina era forse testarda quasi quanto Cassiopea. Se non voleva dire qualcosa non lo diceva.

"Aveva besogno de qualcosa comunque?" Domandò la domestica cercando di sorridere, anche se tutto ciò che le uscì fu una smorfia.
Darius stava per rispondere che era andato in cucina perchè stava cercando di capire se c'era qualcuno in casa, visto che era appena rientrato, quando venne interrotto dalla voce della moglie.
"SIAMO A CASA!"

"CUCINA!" Rispose Catalina, usando più o meno lo stesso tono.

Tre secondi dopo, anche Cassy comparve nella stanza, portando per mano sia Lyra che Diego.
"Uh ciao caro!" Lo salutò facendo il giro del tavolo per baciarlo, facendo ridacchiare entrambi i bambini. "Cata... perchè stai pulendo le stoviglie a mano?" Chiese poi perplessa innarcando un sopracciglio, mentre appoggiava delle buste sul tavolo con un colpo di bacchetta.

"Porchè oggi me lo chiedete tutti?" Sbottò lei in risposta, roteando gli occhi.
"Perchè di solito non lo fai mai."
"Estoy bien!"

Capendo l'antifona, Cassiopea si girò verso i bambini, che guardavano la scena perplessi. "Perchè non andate di là da Gillian? Cecilia ha appena portato un diricawl... non siete curiosi di dargli un'occhiata?"

"Ok... cosa è successo?" Domandò di nuovo la Levenvolde, non appena i bambini furono spariti nel cortile. "E lo sai che posso diventare parecchio insistente. Ti abbiamo fatto qualcosa senza accorgercene?"
"Cosa? No! Siete delle persone meravigliose! Ve devo tutto!" Rispose Catalina.
"E allora cosa c'è che non va?"
"Non me piace parlar male delle persone... e me la so cavare."

"E va bien!" Ammise dopo un bel po' di insistenze "Se tratta de Sam... me ha dato della troia! Porchè ho Diego e non sono sposata."



2 ore dopo


"Ma come ti è saltato in mente di dirle quelle cose? Con l'associazione che ho fondato, poi?" Sbraitò Cassiopea all'indirizzo di Samuel.
"Quel bambino mi stava dando sui nervi!" Fu la giustificazione dell'uomo. "Ogni volta che sistemo la piscina o faccio dei lavori nel cortile è sempre in mezzo ai piedi." Continuò senza sembrare minimamente pentito. "Ho solo perso la pazienza."
"E c'era bisogno di apostrofare Catalina in quel modo?" Domandò Cassiopea incredula "I bambini sono curiosi e vivaci! E' normale! E Diego ha solo 7 anni! C'erano tanti modi per dirgli di non fare qualcosa!"
"Beh, allora dica a sua madre di tenermelo fuori dai piedi!" Ordinò Samuel imperterrito. "Altrimenti..."
"Altrimenti COSA, con esattezza?" Replicò Cassiopea, tamburellando il piede sul pavimento, mentre incrociava le braccia e assottigliava le palpebre.
"Niente." Si ridimensionò subito lui, roteando gli occhi.
"Facciamo così: tu non ti azzardare MAI PIU' a dire una cosa del genere... a Catalina come a qualunque altra donna. E io ti farò il favore di non licenziarti in tronco." Propose Cassiopea "Sono stata abbastanza chiara?"
"Posizione di empasse... la mia preferita." Rispose l'uomo sogghignando. "Ma credo di essere in leggero vantaggio."

"Questo è tutto da vedere." Replicò Cassiopea prima di girargli le spalle e andarsene.



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* se qualcuno ne sa più di me sull'argomento lo dica, ma non avendo idea di quanto valga un galeone ho optato per il cambio 1 galeone = 1 €... perciò è come se Cassy avesse dato a Cata 500 € al mese dal momento della gravidanza (considerato che Cata non doveva neanche pagare affitto e bollette, usufrendo della villa di campagna, credo che sia una somma più che sufficiente)


Ed eccoci qua!



Allora... prima che a qualcuno vengano strane idee, ci tengo a specificare:

1) il padre di Diego NON è Samuel Larson (non è che si è messo ad ingravidare mezza Hogwarts! :P e così fosse stato lo avrei scritto)

2) Cassy, quando chiede a Cata di ripagarla non abbandonando il figlio, pensa semplicemente alla scelta completamente diversa che ha fatto sua madre con lei (lo specifico per chi non ha letto "Un erede per i Black" : Cassiopea è stata abbandonata da sua madre Selene nel maniero di famiglia pochi giorni dopo la sua nascita ed è stata cresciuta dal nonno materno, Antares Black. Non ha la minima idea di chi possa essere suo padre)



Infine vi lascio con la solita domanda (risposte per MP entro il 12/05).
Questa volta abbiamo un bel trio di purosangue: a chi volete sia dedicato il prossimo capitolo?
- Cecilia Weiss in Evans
- Alexis Buldstrode
- Elliott Alexander Florence

Ps: nel prossimo capitolo ci sarà anche il compleanno dei pargoli di casa Black, Perseus e Lyra (e faranno la loro comparsa un po' di vecchie conoscenze). Chi dei vostri OC parteciperà al compleanno? E cosa porterà per regalo? (sempre per MP).



Infine... già lo immaginavo, ma a quanto pare i vostri personaggi preferiti (a pari merito) sono loro due:

postimage Amelie Northman    postimage Aaron Morgan


Ciaoooo!
  
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