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Autore: Emmastory    05/05/2017    3 recensioni
Dieci anni. Questo l'esatto lasso di tempo trascorso dall'ultima battaglia contro i famigerati Ladri, esseri ignobili che paiono aver preso di mira la bella e umile Aveiron, città ormai divenuta l'ombra di sè stessa poichè messa in ginocchio da fame, miseria, dolore e distruzione. Per pura fortuna, Rain e il suo gruppo hanno trovato rifugio nella vicina Ascantha, riuscendo a riprendere a vivere una vita nuova e regolare, anche se, secondo alcune indecisioni del suo intero gruppo, tutto ciò non durerà per sempre. Come tutti ben sanno, la guerra continua, e ora non ci sono che vittime e complici. (Seguito di: "Le cronache di Aveiron: La guerra continua)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-VI-mod
 
 
 
Capitolo XIV

Allenare corpo e mente

Dopo un intero giorno passato a riflettere, mi ero trovata costretta a dar ragione a Drake. Star fermi senza far nulla era davvero da deboli, e nonostante ciò che entrambe le Leader continuavano a ripeterci, ovvero mantenere la calma e il sangue freddo, attendendo l’occasione giusta per muoverci, anch’io cominciavo ad averne abbastanza. Sapevo che in qualità di nostre superiori avevano ragione, ma per come la pensavo, non agire equivaleva ad essere codardi, e la cosa non mi andava di certo a genio. Il sole era spuntato da poco, e a circa le nove del mattino, il tempo scorreva. Veloce, inarrestabile e privo di qualunque pietà, non fa che passarci davanti agli occhi, e non facendo altro che guardar fuori dalla finestra e aggiornare il mio diario sugli eventi più recenti, pianifico. Il prossimo passo, il nuovo viaggio ad Ascantha, il prossimo attacco. In altre parole, qualsiasi cosa. Sorprendentemente, entrambe le Leader credono in me, in special modo Lady Fatima, che mi conosce da molto più tempo rispetto a Lady Bianca. Non ho nulla contro di lei, anzi, il contrario, difatti mi fido ciecamente di tutte e due. Ad essere sincera, ricordo ancora il primo giorno in cui le ho incontrate. Una di loro voleva perfino mettermi a morte dopo avermi giudicato una debole e stupida ragazzina, ma per fortuna aveva poi cambiato idea, permettendomi di vivere con Stefan la storia d’amore in cui ci impegnavamo da tempo, e che tutt’oggi esiste. Non c’era poi da dimenticare quanto e cosa avesse fatto per Rose e Terra, arrivando perfino a prendere la più giovane delle mie figlie sotto la sua protettiva ala in un momento che per noi era di estrema difficoltà. Lasciarla a lei era stato difficile, ma ripensandoci non posso fare che ringraziarla, poiché è grazie a lei che la mia piccola Rose è ancora viva. Completamente differente dalla prima, l’altra ha scelto di aiutarmi sin da subito, offrendo a mia figlia Terra il diritto di andare a scuola e provare a vivere come una bambina normale. Per pura fortuna, c’era riuscita, e soltanto guardandola, mi sentivo incredibilmente orgogliosa di lei. In fin dei conti, era mia figlia, e proprio come suo fratello minore Aaron, nel profondo del mio cuore, nonostante l’età, nel suo caso quasi adulta, sarebbe sempre stata la mia bambina. La mia principessa, la mia guerriera, e in altre parole, la mia piccola grande Terra. Ormai non è più così piccola, chiaro, ma nonostante questo io sono felice. Felice di vederla crescere e maturare sempre più ogni giorno, di lottare con le unghie e i denti per quelli che sono i suoi sogni, e soprattutto, di averla messa al mondo. Nonostante lo scorrere del tempo, ricordo ancora il giorno in cui rimasi incinta di lei. Il dolore, l’indecisione, la gran paura, tutto. Ma poi, in un giorno di pioggia, lei aveva fatto il suo ingresso nel mondo, e dopo averla tenuta in braccio per la prima volta, io me ne ero innamorata. Ad ogni modo, quei preziosi momenti sono ormai trascorsi, e pur sapendo che non torneranno mai più indietro, non sono preoccupata. Stefan lo sa bene, e secondo il mio pensiero, la mente umana si rivela sempre essere la miglior macchina fotografica esistente al mondo. È strano a dirsi, ma è come se tutti quegli eventi siano ormai stati permanentemente registrati nella mia memoria, e rimarranno lì per sempre, proprio come i fotogrammi che compongono ad uno ad uno le varie scene di un film. Ad ogni modo, scuoto leggermente la testa, e liberando la mente da tali pensieri, stringo la mano di Stefan. “Andiamo.” Gli dico soltanto, in tono serio e solenne. Limitandosi ad annuire, non proferisce parola, ma sono sicura che abbia capito. Di lì a poco, i nostri sguardi si posano sulla porta di casa ora chiusa, e con le nostre dita ancora intrecciate, ci scambiamo un bacio veloce. Abbiamo fiducia l’uno nell’altra, e una volta raggiunto l’ormai conosciuto bosco di Ascantha, saremo finalmente pronti a far ciò che è più importante, ovvero, dopo tutto questo tempo passato ad architettare il piano perfetto, allenare alla prossima battaglia sia il corpo che la mente.
   
 
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