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Autore: Donnasole    06/05/2017    2 recensioni
Questa storia è un tentativo di riempire i non detti nella storia di Zuko durante il viaggio che il ragazzo compie da solo nel secondo libro. Per chi non avesse letto il fumetto THE SEARCH o non gli fosse piaciuto, questo racconto è il modo in cui immagino siano andate le cose.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Azula, Iroh, Ozai, Ursa, Zuko
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“ T'odio perché non t'amo
e non riesco a perdonarti
di non riuscire più ad amarti”

Patrizia Cavalli



Le stanze del principe Ozai si trovavano nella parte più interna e sicura del palazzo reale.
Perennemente immerse nell'oscurità e circondate per l'intera estensione da alti e spessi muri, vi si accedeva passando attraverso un dedalo di corridoi ed infinite porte, presidiate costantemente dalla guardia scelta. Nessuno poteva arrivarvi senza essere invitato, nessuno poteva sperare di giungervi di nascosto, ma, per un membro della famiglia reale, esisteva un passaggio sicuro e segreto che seguiva parallelamente il corso del fiume sotterraneo e faceva congiungere, quasi in linea retta, gli alloggi dei due sposi.
Le fiamme ardevano di giorno e di notte cosicché fosse impossibile per chiunque determinare l'ora.
Sulle pareti, dipinti ed arazzi narravano le gesta degli antenati, impegnati in crudeli battaglie contro le altre nazioni.
Il monumentale ritratto di Sozin, a cavalcioni del suo drago, faceva guardia all'uscita del cunicolo dove la porta, magistralmente occultata, stava girando silenziosamente sui cardini.
Uno sciabordio di acqua e risate intime emergeva dalla fitta nebbia proveniente dalla gigantesca vasca nella quale Ozai era immerso fino al collo. L'uomo teneva gli occhi chiusi, giocando pigramente con l'acqua calda; ma più del bagno, a rilassare i nervi tesi, erano le mani sapienti della sua ancella preferita che lo massaggiavano con essenze profumate e movimenti leggeri.
Solo gli spiriti sapevano quanto ne avesse bisogno.
Ripensando al colloquio con il Signore Azulon, Ozai si domandava per quale ragione gli avvenimenti avessero preso una piega tanto avversa.
La morte improvvisa di Lu Ten aveva aperto uno spiraglio di speranza nei diritti di successione del principe, facendogli scorgere l'opportunità di rivendicare per se il trono. La reazione del padre invece era stata imprevedibile.
“ Vecchio pazzo!”
Una smorfia di disappunto contrasse il suo bel volto, alzò la temperatura dell'acqua e cominciò a sudare. Il vapore intanto aveva cominciato a saturare l'intera stanza, sfumando la realtà circostante.
“Dovrai provare che dolore provochi la perdita di un primogenito sacrificando il tuo!” così aveva detto il vecchio. Serrò le palpebre ancora più forte mentre un fiotto di amara bile gli saliva in gola. Cedere il proprio primogenito.
Quel figlio mediocre, debole, piagnucoloso, sempre attaccato alle sottane della madre ma pur sempre suo; non del fratello. Suo!
All'ancella sfuggì un gemito di dolore e la vide ritrarre il braccio scottato. Nuovi sbuffi di vapore si sollevarono ad ondate facendo infittire la cortina lattiginosa che inghiottiva tutto. L'uomo allora spalancò gli occhi e fu allora che la vide emergere dalla nebbia come una apparizione.
Ursa: la sua bellissima e perfetta moglie era venuta a cercarlo con una espressione di rimprovero stampata sul viso.
Ozai licenziò l'ancella e questa rapida si ritirò nella caligine fino a scomparire totalmente.
I passi erano appena scomparsi quando il principe cominciò << La mia sposa viene a farmi finalmente visita dunque. >> disse sorridendo compiaciuto, alzandosi dalla vasca; ritto nella propria gloriosa nudità.
Ursa scostò lo sguardo, imbarazzata per la mancanza di pudicizia del marito e avvertì la sua risata dal suono profondo e gutturale. Un tempo aveva amato quel suono, prima che la distanza fra loro fosse incolmabile. Alla nostalgia subentrò il disagio. Ozai allungò una mano sul telo da bagno e lo avvolse intorno ai fianchi.
<< Signora! Siete venuta a comunicarmi che è tutto pronto per la partenza o volevate qualcos'altro?>> chiese tergendosi il volto ed uscendo dall'acqua.
Ursa ignorò l'allusione.<< Mio Signore! >> esordì interrompendosi subito dopo.
Comunicare con il marito era sempre stata una cosa che andava oltre le sue forze, anche nei periodi migliori.
<< Cosa succede. Fare domande dirette non rientra nel vostro Karma? >>
<< Se vi ho offeso , vi domando scusa. >>
Lui le lanciò un'occhiata colma di risentimento.
<< Non chiedete scusa. Avete passato tutto il matrimonio a scusarvi e neanche per un attimo avete pensato di aver torto. >>
La donna incassò il colpo e mortificata si morse le labbra.
Avrebbe voluto gridare che non era stato facile, sopratutto dopo la nascita del bambino, quando più di ogni altra cosa avrebbe voluto averlo accanto, vederlo alienarsi da lei.
Avrebbe voluto dirgli che un marito come lui divorato dalla fame d'Essere, consumato dal desiderio di compiere azioni memorabili, più della media della gente che non crede in niente, aveva reso maggiormente penoso il suo silenzio.
Ma dopo tanti anni Ursa poteva decidere di tacere un'altra volta.
<< Non potete permetterlo! >> esclamò invece.
Avvertendo il tono accusatorio, l'uomo s'inalberò.<< Cosa non posso permettere. >> chiese duramente, andandole incontro.
<< Zuko! Non potete fargli affrontare il Rama-kai. >>
Ozai sollevò il mento sdegnoso, fissandola con disprezzo.
<< La cosa non mi riguarda. >> rispose aspro. << e non riguarda neanche voi. >>
Se l'avesse colpita con un fulmine l'avrebbe ferita meno.
La donna si gettò ai suoi piedi inginocchiandosi, dimentica della propria dignità.
<< Vi scongiuro mio signore. Se avete provato dell'amore per me... >> supplicò con le lacrime agli occhi; quei meravigliosi occhi un tempo capaci di accendersi di emozione ma, in quel momento, colmi solo di dolore.
<< Cosa ne sai tu dell'amore! >> Ringhiò Ozai << Ti vedo in tutta la tua silenziosa perfezione, distaccarti in contemplazione di noi comuni mortali. Ami tutti, come a dire che non ami nessuno. O forse c'è qualcuno che fa breccia in quel tuo algido cuore? >>
Ursa si contrasse quasi i suoi contorni fossero divenuti indefiniti ed evanescenti.
Avrebbe voluto dirgli che amare non era necessariamente controllare, esercitare pressioni e imporre la propria presenza solo in virtù del fatto di essere mogli o madri o mariti o padri.
<< Ozai, ti prego, è nostro figlio. >> sussurrò invece con un filo di voce allungando la mano fino a sfiorargli il ginocchio.
Il principe pareva scolpito nella pietra. Se godeva nel vederla annichilita non lo dava a vedere.
<< Non per molto! >> replicò. << Se Zuko supererà la prova entrerà in linea di discendenza diretta con Iroh. Il Signore del fuoco Azulon ha provveduto affinché il nostro amatissimo fratello avesse un nuovo erede. >>
<< Ma il Rama-Kai. >> obiettò lei.
<< Il Giudizio degli Spiriti non mi riguarda più e se il ragazzo non dovesse farcela... >> non terminò la frase ma era chiara la sua opinione in merito.
<< Come puoi parlare così! >> esclamò inorridita la consorte.
Gli occhi di Ozai si strinsero gelidi squadrando la donna ai suoi piedi.
<< Tuo figlio è stato una delusione continua. Non è venuto come speravo. >> s'accovacciò sui talloni per far scorrere le nocche sulla guancia della moglie contemplandola.<< Abbiamo sempre Azula e poi...… Sei ancora abbastanza giovane per darmene un altro. >>
Come colpita da una scossa elettrica Ursa scostò la testa con rabbia.
Perdendo d'un tratto santità e ragione balzò in piedi tempestandolo di colpi al petto mentre lui ghignando le bloccava facilmente i polsi e si rialzava dominandola.
Inerme la donna scrollò la testa cercando di liberarsi dei capelli scarmigliati che le coprivano occhi e bocca e fu vedendo il modo in cui il marito la guardava che per la prima volta permise alle parole di uscire liberamente.
<< Che cosa siete! >> inveì furibonda verso quell'uomo dall'animo nero. << C'è polvere nelle vostre vene? Dov'è il vostro cuore...Il vostro onore! >>
Lo schiaffo la colse in pieno volto mandandola a terra per la violenza del colpo.
L'acconciatura si sciolse afflosciandosi e il fermacapelli cadde sul pavimento con un rumore metallico.
Un fermacapelli non dissimile da quello che Zhao aveva detto di aver trovato fra le carte di Iroh e che , sollecito, aveva portato ad Ozai.
Quella notte il principe, roso dalla gelosia e con l'orgoglio ferito, aveva raggiunto la moglie. La notte in cui Azula era stata concepita.
<< Non osare mai più parlarmi in quel modo. >> sibilò riemergendo dai ricordi. Giganteggiava su di lei con gelida furia, le pupille a spillo incassate in quegli occhi dilatati sul viso dai lineamenti di marmo. << Io sono il tuo Signore e non accetterò alcuna forma di disubbidienza. Sono stato fin troppo tollerante con te. E' ora che qualcuno t'insegni il rispetto che si deve ad un padrone. >>
Ella lo fissò sbigottita, il respiro affannoso e la mano a proteggere la guancia bruciante. Incapace di muoversi lo vide avanzare mentre, dai corridoi, la voce lontana di un servitore annunciava a tutti il ritorno del generale Iroh.




Note dell'autore

Lemme-lemme avanziamo nella storia, qui Ozai comincia già a manifestare i primi segni di squilibrio; per un maniaco del controllo come lui non deve essere facile vivere una situazione di perenne subordinazione ed ora anche la moglie, fino ad allora apparentemente soggiogata, gli si ribella. Ursa è una donna dalle forti convinzioni filosofiche ed allevata secondo la più scrupolosa tradizione, in un frangente come questo si rivolge al marito perché, anche se principessa, all'interno del nucleo familiare il suo ruolo è marginale ed è in questo contesto che la donna subisce una trasformazione, da soggetto passivo diventa attivo contestando il coniuge, non per se stessa, ma per quel figlio che ella ritiene in pericolo. Commette un errore di valutazione fondamentale, errore che la condurrà a stravolgere le vite di tutti.
  
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