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Autore: Justice Gundam    07/05/2017    3 recensioni
Reborn, un continente sconosciuto, dove smog nero e piogge acide rovinano ancora di più gli edifici fatiscenti che costeggiano le strade della capitale Reborn City. Intere città ridotte in rovina, Pokemon in fuga, e dietro le scene, un'organizzazione che tira i fili per i propri terribili scopi. Questo mondo ha bisogno di eroi... e sarà qui che, mentre Ash e Misty affrontano il loro viaggio attraverso Unima, accadimenti misteriosi porteranno Vera, Drew, Max ed Hitomi, in una corsa contro il tempo per fermare il Team Meteora e riportare un raggio di luce agli abitanti di quel mondo crudele. (Contestshipping)
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Drew, Max, Nuovo personaggio, Vera | Coppie: Drew/Vera
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Anime
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Pokemon: A World Reborn
 

Una fanfiction di Pokemon scritta da: Justice Gundam
 

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Capitolo 46 - Medicine miracolose

 

"Forza... Spinarak, Joltik, dobbiamo cercare di sveltirci! Spinarak, prova ad usare un attacco Agilità!" disse la bambina dai lunghi capelli lavanda legati in una lunga treccia, facendo un cenno al Pokemon simile ad un ragno che si era da poco unito alla sua squadra. Poco lontano, il suo Joltik, la zecca elettrica dal morbido mantello giallo, stava cercando di muoversi più rapidamente possibile sulle sue piccole zampe artigliate, in modo da rendere più rapidi i propri movimenti.

"Spinarak!" esclamò il Pokemon Coleottero/Veleno, cercando di sveltirsi quanto più poteva. Le sue corte zampette scattarono rapide, facendogli percorrere una lunga distanza in un tempo che sembrava impossibile per una creatura così piccola. Giunto alla fine del percorso, quando Shelly gli diede un segnale, il ragnetto fece una capriola, rotolandosi sulla schiena, e atterrò sulle zampe voltandosi di 180 gradi, per poi riprendere a correre verso la sua allenatrice che lo accolse tra le braccia.

"Bravo, Spinarak, ti impegni sempre molto." disse Shelly affettuosamente, accarezzando sulla testa il Pokemon ragno, che si strusciò timidamente su di lei. "Sei diventato davvero veloce e abile... e vedo che anche il tuo amico Joltik si dà molto da fare."

"Joltik, jolt!" esclamò Joltik, la cui voce sembrava davvero il cinguettio di un usignolo. Anche lui utilizzò il suo attacco Agilità, scattando in avanti per un breve tratto e lasciando dietro di sè qualche immagine illusoria che svanì doopo pochi istanti. Poi, scagliò un filo di ragnatela dalla bocca, colpendo un ramo basso di un albero secolare, e si sollevò come se stesse arrampicandosi su una liana, raggiungendo la posizione sopraelevata con un'agile capriola. Poi, ancora desideroso di mostrare a Shelly di cosa fosse capace, il ragnetto elettrico arruffò la pelliccia, caricandosi per un breve istante, e aprì le mandibole, scagliando da esse una scarica elettrica che si aprì e si espanse un istante dopo, trasformandosi in una ragnatela fatta di pura energia elettrica gialla. La rete elettrica si ancorò ai tronchi di due alberi vicini e si tese, sfrigolando in maniera inquietante per qualche istante prima di dissolversi in una pioggia di scintille.

"Bravo, Joltik! Quello era il tuo attacco Elettrotela, vero?" chiese Shelly, sapendo già la risposta. Dopo aver cinguettato di nuovo il suo nome con entusiasmo, Joltik scagliò di nuovo un filo di seta appiccicosa e lo usò per farsi scivolare a terra. "Abbiamo già fatto molti progressi da quando abbiamo iniziato ad allenarci per conto nostro... spero che anche per Heather sia la stessa cosa!"

"Spin spinarak?" chiese Spinarak, intanto che Joltik si avvicinava a sua volta alla sua allenatrice, che si abbassò quel tanto che bastava al ragnetto elettrico per saltarle sul braccio sinistro ed arrampicarsi agilmente su di esso, piazzandosi poi sulla spalla.

"E' vero, mi sto chiedendo anche come stiano andando Vera e gli altri... da quando Heather ed io siamo state catturate dal Dr. Connal..." la bambina dai capelli violetti represse un brivido di orrore al ricordo di quello che avevano passato lei e la sua migliore amica per colpa dello psichiatra pazzo. "Non abbiamo più avuto notizie... di Vera e dei suoi amici..."

Joltik fece un cenno con la testa, per dire alla suaallenatrice che non era il caso di preoccuparsi per questo. "Jolt!" affermò, muovendo la testa come per dire di sì. Spinarak, invece, voltò le spalle a Shelly, in modo che lei vedesse il motivo simile ad un volto sorridente che era disegnato sulla schiena del Pokemon ragno.
Per quanto Shelly facesse un po' fatica a credere a tali rassicurazioni, voleva comunque cercare di pensare in positivo - forse quello sarebbe stato un primo passo in avanti per vincere la sua timidezza e diventare un po' più sicura di sè. "Sì... so che Vera e i suoi amici sono allenatori in gamba, e credo che se la caveranno bene. Ma... sapete com'è, il Team Meteora è sempre in agguato, e poi... non so come stiano andando Saphira e gli altri. Spero che abbiano raggiunto un luogo sicuro."

"Spin spin, spinarak!" affermò Spinarak. Il ragnetto fece schioccare le mandibole e fece un cenno con le zampette, in modo da riportare tutti al problema più immediato... e con un brusio simile al rumore di un elicottero, un altro dei Pokemon di Shelly scese dall'alto. La sua Yanmega da poco evoluta, che portava sul dorso il suo Volbeat. La libellula gigante non aveva certo un volto molto espressivo, ma si capiva abbastanza bene cosa volesse dire.

"Sì, è vero... anche se Spinarak e Joltik sono diventati molto più forti, ancora non credo proprio che siano all'altezza di poter affrontare il Team Meteora." disse Shelly schiarendosi la voce. "Meglio che continuiamo l'allenamento il più possibile... almeno finchè la luce del giorno ce lo permetterà."

"Volbeat!" rispose Volbeat con approvazione...

E il momento solenne venne rovinato dall'improvviso gorgogliare dello stomaco di Shelly, che le ricordò che non aveva toccato cibo da quasi ventiquattro ore!
I Pokemon si voltarono tutti all'unisono verso la bambina dai capelli violetti, guardandola con espressione stranita... e Shelly arrossì e si mise una mano sul pancino, ridacchiando imbarazzata. "Ehm... forse... è meglio aspettare dopo cena, che ne dite? E'... già un bel po' di tempo che stiamo qui ad allenarci, e forse è il caso di fare una pausa!"

Yanmega sembrò quasi sospirare... ma il ronzio entusiasta che emise poco dopo confermò a Shelly che i suoi amati Pokemon Coleottero erano d'accordo con la sua idea.

 

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Zirconia sembrava essersi calmata, almeno nei limiti del possibile, dopo il misteroso ed inspiegabile incidente in cui numerosi oggetti erano scomparsi dalle loro posizioni per riapparire in luoghi casuali. Tuttavia, adesso il gruppo di Saphira aveva un problema di carattere un po' più pratico... e ora che avevano portato Anna in un luogo dove la bambina era più al sicuro, c'era il problema di trovare una medicina per lei.

In una delle tante ed eleganti stanze per gli ospiti della villa di Sierra, la bambina dai capelli neri era stata messa a letto, confusa e febbricitante, con il suo peluche di Jirachi tenuto stretto a sè. Noel si era seduto accanto a lei, cercando di starle più vicino possibile... ma Saphira aveva sconsigliato di starle troppo vicino, nel timore che la misteriosa malattia che aveva colpito Anna potesse essere contagiosa.

Padre Elias, pur non dando esattamente l'impressione di essere un medico, si era premurato di dare un'occhiata alle condizioni di Anna. Il sacerdote di Arceus stava passando un panno umido sulla fronte di Anna, in modo da tenere controllata la sua temperatura corporea.

"Allora... padre Elias? Sa per caso... cos'ha quella bambina?" chiese preoccupato Bennett, seduto su una sedia vicino al letto. Sierra era in piedi accanto al figlio, osservando con apprensione mal celata la bambina che giaceva nell'elegante letto.

Elias fece silenzio per un attimo e si sfregò il mento con una mano. "Hmm... come potete immaginare, io non sono esattamente un medico. E non sono sicuro di cosa si tratti. Tuttavia... posso dire con relativa certezza di sapere quale sia la medicina che curerà questa bizzarra malattia." affermò con fare convinto.

Questa notizia diede un po' di speranza al gruppetto di amici, e Ritchie per primo sorrise e si rivolse al sacerdote. "Ci dica, padre Elias... di che medicina si tratta?" chiese il giovane allenatore. Il suo Pikachu Sparky drizzò le orecchie, non volendo perdersi nulla di quello che Elias si apprestava a dire.

"Si tratta di una particolare medicina... la Baccapozione, un miscuglio di Baccasucco, erbe medicinali... e un ingrediente segreto che avrete modo di vedere da voi." spiegò Elias in modo piuttosto sibillino, facendo storcere il naso alla più spiccia e pratica Saphira. "Ma non preoccupatevi, sono sicuro che potrete trovare questa medicina alla farmacia della vostra città. Se qualcuno volesse andare a prenderla, mentre noi restiamo qui a prenderci cura della nostra piccola amica..."

"Pikachu!" esclamò Sparky, alzando una zampetta mentre Ritchie faceva un passo avanti e alzava una mano.

"Andremo noi, padre Elias. Signorina Sierra... se lei potesse dirci dove si trova la farmacia... sempre che non si sia spostata con tutto il trambusto che c'è stato..." chiese il ragazzino. La stoica ex-modella riuscì ad abbozzare un sorriso e fece un cenno affermativo con la testa.

"Andate nella piazza principale e cercate accanto ad un grande palazzo a cinque piani. Non potete sbagliare, è l'unico in tutta la città." spiegò la donna dai capelli bicolore.

Ritchie annuì con sicurezza. "Va bene... allora andiamo e torniamo subito!" affermò. Lui e Sparky si voltarono verso il resto del gruppo, fermandosi sulla soglia della stanzetta degli ospiti per guardarsi indietro. "Voi restate qui e prendetevi cura di Anna."

"Conta... conta pure su di noi, Ritchie." rispose Laura, guardandosi attorno e vedendo un'espressione di gratitudine dipingersi sul volto pallido e malinconico di Noel. La giovane esperta di Pokemon Erba pensò che quei due bambini dovevano aver avuto un'infanzia davvero difficile... molto più difficile di quella sua e delle sue sorelle... e non osava nemmeno immaginare cosa si fossero trovati ad affrontare nelle loro pur brevi vite.

"Tranquillo, qui il forte lo teniamo noi!" affermò Charlotte facendo un segno dell'okay.

"Non è che ci metteranno chissà quanto tempo, Charlotte..." rispose Pietro con una risata gioviale. "Devono solo andare qui all'angolo e fare due spese!"
Charlotte diede una gomitata amichevole al rockettaro dai capelli arancioni. "Hey! E non rovinarmi la battuta, signor musicista!" lo redarguì. "Era una cosa che volevo dire da un sacco di tempo!"

"Ho come l'impressione, mia cara Charlotte, che tu ed io andremo davvero molto d'accordo!" affermò Julia. Florinia si aggiustò gli occhiali, facendo finta di non conoscere quelle due, e Fern grugnì e scosse la testa, pregando tra sè che il momento di andarsene da lì arrivasse il prima possibile.

Ritchie e Sparky fecero a loro volta una breve risata, e poi salutarono e si allontanarono, promettendo di tornare quanto prima... e quando ormai i due erano lontani, Bennett si tolse gli occhiali e si sfregò brevemente gli occhi, sentendosi improvvisamente stanco. Quella si stava rivelando una delle giornate più intense che il giovane studente avesse mai affrontato...

"Scusate... ma ho bisogno di fare due passi." affermò Bennett. Mosse un po' la schiena per sgranchirsi le vertebre e si alzò dalla sua sedia. "Mamma... voi potete fare per un po' senza di me, vero?"

Sierra stava per dirgli di sì con un cenno della testa... ma con sua grande sorpresa, anche padre Elias chiese di assentarsi per un attimo. "Chiedo scusa anch'io... avrei bisogno di uscire in giardino a prendere un po' d'aria." affermò il sacerdote dai capelli bianchi. "Immagino che... non ci siano problemi se accompagno suo figlio per un po', signorina Sierra? Credo di... avere qualcosa di interessante da dire al giovane Bennett."

Se Sierra era stata sorpresa dalla richiesta di padre Elias, non lo diede a vedere. "Non credo proprio, padre Elias. Certo, questo dipende dal fatto che Bennett desideri essere accompagnato." rispose. Si scambiò un'occhiata con il figlio, che corrugò la fronte sorpreso. Di cosa poteva volere parlare padre Elias con Bennett?
Ciò nonostante, Bennett pensò che non sarebbe stato educato rifiutare. "Per me... non c'è nessun problema, padre Elias." affermò incerto. "Ma non so come potrei esserle utile, sinceramente."

"Il sommo Arceus agisce in modi che a molti di noi possono sembrare misteriosi, mio giovane amico." sussurrò il sacerdote, facendo un sorriso affabile. "E credimi... sono sicuro che attraverso te, il nostro grande e meraviglioso signore potrà fare molto per questo mondo che va alla deriva. Ma... è meglio parlarne da soli, a quattr'occhi."

"Come... desiderate, padre." affermò Bennett, chiedendosi se forse non si fosse andato a ficcare in qualcosa di più grande di quanto avesse pensato all'inizio. Ma una strana sensazione cominciava a farsi strada in lui... era come se qualcosa gli dicesse che quel gentile sacerdote gli stava offrendo l'opportunità della sua vita, e lui sarebbe stato un folle a gettarla via.

Gli altri del gruppo non sembravano troppo convinti... in particolare Charlotte, che guardò andare via Elias e Bennett, fissandoli con evidente sospetto. C'era qualcosa che davvero non le tornava in quel sacerdote... e lei non sapeva esattamente cosa fosse, ma aveva tutta l'intenzione di scoprirlo.  

"Padre Elias... un sacerdote di Arceus, eh?" mormorò tra sè la ragazzina dai capelli rossi, giocherellando con uno dei suoi codini in una maniera che poteva sembrare distratta, ma che in realtà nascondeva il fatto che Charlotte stesse pensando a molte cose. "Chissà se siete davvero soltanto quello che dite di essere..."

 

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L'atmosfera a Zirconia si era fatta molto più distesa. Ritchie e Sparky erano piuttosto sorpresi dalla calma e dalla relativa compostezza con cui gli abitanti della città avevano reagito agli eventi inspiegabili di poco prima, ed erano per gran parte già tornati alle loro occupazioni giornaliere, pur guardandosi le spalle. Anche la piazza principale era quasi del tutto in ordine, a parte gli alberi che erano spariti e riapparsi in qualche punto casuale.

Sapendo di non poter perdere troppo tempo, Ritchie e il suo starter si diressero verso l'unico edificio a cinque piani della cittadina, un piccolo condominio dall'aspetto comodo, anche se non certo elegante, e videro un piccolo edificio che sorgeva vicino ad esso, minacciando quasi di scomparire in confronto alle dimensioni del suo vicino. La farmacia, chiaramente - le indicazioni di Sierra e il segno sopra la porta d'ingresso non lasciavano adito a dubbi.

I due amici si diressero verso la farmacia ed entrarono non appena le doppie porte dell'ingresso si aprirono con un sibilo... e subito dopo che ebbero fatto il primo passo all'interno, dal banco arrivò la voce allegra, per quanto un po' stanca, di un'infermiera Joy. "Benvenuto! Posso esserle utile?" chiese la ragazza dai capelli rosa, in piedi dietro al banco affiancata da un Audino, un grazioso Pokemon rosa con la pancia e e il muso color crema, le orecchie simili a piccole ali e un paio di grandi occhi azzurri splendenti. Le screziature rosa sul suo corpo davano quasi l'impressione che stesse indossando una giacca, e aveva le braccia e le gambe piuttosto corte rispetto al corpo. Una piccola coda bianca simile ad un batuffolo di cotone completava la descrizione della buffa creatura, che salutò Ritchie e Sparky con un gesto del braccio.

"Audi!" esclamò Audino.

"Buongiorno... starei cercando una medicina per una bambina che ha improvvisamente preso la febbre..." affermò Ritchie, mentre lui e Sparky raggiungevano il bancone della farmacia. "Mi servirebbe della Baccapozione, per l'esattezza... se ne aveste un po'..."

L'espressione dell'infermiera si fece vagamente dubbiosa. "Baccapozione, dici? Beh... certo, se è per questo ne abbiamo." affermò. "Ma non so se possa davvero essere utile contro una malattia. Di solito viene usata soltanto come rimedio contro il mal di testa, il mal di stomaco, o disturbi minori di questo tipo. Comunque, sì, può senz'altro dare una mano in caso di febbre. Ma non è una cura vera e propria, al massimo servirà per attenuare un po' i sintomi e migliorare la malattia."

"Pikachu?" chiese Sparky, colto di sorpresa. Il Pikachu con il ciuffetto si voltò verso il suo allenatore e lo guardò con fare interrogativo, e Ritchierispose con un cenno della testa, anche lui non del tutto sicuro di cosa avesse in mente padre Elias.

"Hmm..." Ritchie restò a pensare per qualche secondo, ma alla fine immaginò che fosse comunque il caso di fare come gli era stato chiesto. Se non altro, rifletteva, un miglioramento nelle condizioni di quella bambina era sempre meglio che niente. Così, dopo aver alzato le spalle e aver fatto cenno a Sparky che era meglio comunque fare come gli era stato chiesto, il giovanotto dai capelli rossicci tirò fuori una banconota e la mise sul banco. "Beh, va bene. Prendiamo lo stesso la Baccapozione, in attesa di poter comprare una medicina un po' più efficace."

"Audino!" esclamò il Pokemon rosa, facendo un piccolo inchino prima di recarsi a prendere la medicina in questione. Tornò pochi istanti dopo, recando con sè una bottiglietta semitrasparente piena di un liquido che a prima vista poteva sembrare sciroppo. "Audi audino!"

"Va bene, ecco la Baccapozione." disse l'infermiera Joy, riprendendo il tono tranquillo ed affabile che era proprio di tutte le sue colleghe - che fossero parenti, anche alla lontana, oppure no. "Spero che riesca a fare abbastanza per la vostra amica. Grazie per esservi rivolti a noi, e sentitevi liberi di tornare in qualsiasi momento."

"Grazie a lei, infermiera Joy." rispose Ritchie. Lui e Sparky si inchinarono educatamente dopo aver ricevuto la medicina, salutarono e uscirono dal negozio per tornare alla villa di Sierra...

 

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"Molto bene, ragazzo mio... c'è una cosa che vorrei chiederti." stava dicendo in quel momento Padre Elias a Bennett. Il sacerdote e il ragazzo dai capelli neri si erano appartati nel salone d'ingresso della villa di Sierra, seduti su un divano, e stavano discutendo, in apparenza con assoluta semplicità. Tuttavia, un osservatore abbastanza attento si sarebbe potuto accorgere dello sguardo critico con cui Elias osservava il figlio di Sierra.

Bennett, da parte sua, non dava l'impressione di sospettare nulla del loro ospite. "Certamente, padre... mi dica, se posso esserle utile..." affermò.

Elias si schiarì la voce, pensando a come porre la domanda senza sembrare troppo indiscreto. "Di solito, non è una cosa che chiedo così alla leggera, ma in questo caso, credo di poter fare un'eccezione." disse il misterioso chierico dai capelli bianchi. "Innanzitutto... Bennett, tu sei un allenatore di Pokemon, vero?"

Bennett sembrò vagamente sorpreso per un istante, ma non esitò a rispondere con un cenno affermatico della testa. "Sì... sì, sono un allenatore, e sono specializzato in Pokemon Coleottero." affermò. "In particolare, mi piacciono i Pokemon che assomigliano a lepidotteri... Butterfree, Beautifly, Vivillon... trovo affascinante come dei Pokemon che cominciano come creature così umili ed aparentemente indifese possano diventare qualcosa di più. E'... qualcosa che mi dà gioia e speranza."

"Capisco. Capisco." rispose padre Elias, riflettendo sulle parole del giovane studente. "Questo è... molto interessante, ragazzo mio. Sai... io ritengo che, in quanto figlio di una ex-Capopalestra, tu abbia molto più potenziale di quanto tu stesso non ti renda conto. Però... per rendermi conto di persona se questo sia vero, vorrei chiederti un favore. Una volta che il giovane Ritchie sarà tornato, e le condizioni della piccola Anna saranno migliorate... ti andrebbe di sfidarlo in un combattimento di Pokemon?"

Bennett sbattè gli occhi, non comprendendo cosa stesse pensando il sacerdote. "Ehm... beh, se è per questo, non c'è problema." affermò. "Ma come mai vorrebbe vedere le mie capacità in uno scontro di Pokemon?"

"Ho le mie ragioni, ragazzo mio." rispose il sacerdote, sibillino. "Ti basti sapere che, se è come penso io... potremo darci una mano a vicenda. E assieme, riusciremo a trovare Luna. Anche tu vorresti ritrovarla, dico bene?"

Questa era una proposta che Bennett non avrebbe potuto ignorare nemmeno con tutta la sua più buona volontà. Dopo essere rimasto come congelato per un istante, sopraffatto dalla buona notizia, il ragazzo deglutì un po' di saliva e, cercando come meglio poteva di trattenere l'emozione, diede la sua risposta a padre Elias. "Certo... certo che la voglio ritrovare! Luna... Luna è la ragazza più bella e più gentile che io abbia mai incontrato! Certo... magari è un po' strana... sta un po' sulle sue... ma sono sicuro che è solo un po' timida, e deve cercare di aprirsi un po' alle persone a cui vuole bene! E io... io voglio aiutarla! Voglio solo ciò che è bene per lei! Sono sicuro che adesso... adesso lei è persa, confusa... non sa bene cosa deve fare, e non si rende conto che non può continuare così, senza avere un punto di riferimento!"

"Vedo che hai capito al volo la situazione. E' vero, Luna è un'anima persa... ma non si è ancora allontanata del tutto dalla redenzione." affermò Elias, guardando per un po' in lontananza, il mento appoggiato su una mano con fare pensieroso. "Ma sono sicuro, che con il tuo aiuto riusciremo a ritrovare questa pecorella smarrita, e a riportarla all'ovile. Non potrà non rendersi conto dell'amore infinito che Lord Arceus ha per tutte le sue creature. E con il tuo aiuto, Bennett, glielo faremo capire."

"Io... sarò felice di aiutarla, padre Elias." rispose Bennett, riuscendo a malapena a celare il suo entusiasmo. "Non sarò il massimo come allenatore... ma le prometto che saprò impressionarla."

"Ne sono convinto." rispose il sacerdote. "Ma... adesso occupiamoci della nostra piccola amica. Vedo che il giovane Ritchie e il suo Pikachu stanno tornando, e hanno la medicina che ci serve."

"Va bene. Vado ad aprire." rispose il ragazzo, raggiungendo la porta ed aprendola un attimo prima che Ritchie potesse bussare. Il ragazzino di Kanto e il suo Pikachu con il ciuffo apparvero dietro la porta, con Ritchie che recava la medicina che Elias aveva richiesto. "Oh, bentornati. Avete la Baccapozione, vedo."

Ritchie e Sparky annuirono. "Sì... l'abbiamo trovata, anche se servirà solo a calmare la febbre di Anna per un po', mentre cerchiamo una medicina più adatta." rispose Ritchie. "Almeno, così mi ha detto l'infermiera Joy che gestisce la farmacia."

"Uomini di poca fede. Siete davvero una generazione incredula e cinica." rispose Padre Elias, alzandosi dalla sua poltrona con un rimprovero bonario, come se fosse un nonno affettuoso che faceva la predica ad un nipotino un po' troppo pestifero. "Avevo detto che questa medicina sarebbe bastata da sola a guarire la piccola Anna, e la parola di un uomo di chiesa non va mai dubitata. Dai a me quella medicina, mio giovane amico. Saprò io come fare per fare in modo che la piccola Anna guarisca dal suo male."

"Ehm... va bene, padre Elias, ma non sono sicuro che..." cominciò a dire Ritchie. Consegnò la bottiglietta di medicinale al sacerdote, che la accettò conun cenno della testa e fece cenno a Ritchie, Sparky e Bennett di spostarsi un po'. Non appena ebbe lo spazio che gli serviva, Elias tenne la bottiglietta con entrambe le mani, e chiuse gli occhi, come se si stesse concentrando. Ritchie e Bennett fecero silenzio, chiedendosi ancora cosa volesse fare il misterioso chierico... che poco dopo cominciò a parlare, scandendo una strana litania in una lingua sconosciuta.

"Obsecro, Benedicte Arcee In Excelsis. Libera Nos A Malo." disse. Ritchie e Sparky sentirono come un brivido correre lungo le loro schiene... la voce del chierico si era fatta in qualche modo più profonda, come se provenisse da un corridoio sotterraneo... e soprattutto, cosa ancora più incredibile, una strana luce si era accesa sui palmi delle sue mani, creando degli strani giochi luminosi mentre attraversava il vetro della bottiglietta e il liquido medicinale che vi era contentuto.

"Pika... pikachu..." mormorò Sparky, ipnotizzato da quello spettacolo incredibile. Lui, più di chiunque altro in quella stanza, sentiva che c'era qualcosa di strano e soprannaturale in quello che Elias stava facendo. Avvertiva la presenza di uno strano potere... qualcosa che sfuggiva alla sua comprensione, ma che in qualche modo lui riconosceva essere qualcosa di superiore...

"Cosa... sta... facendo?" sussurrò Ritchie ad occhi spalancati. "Che... che cos'è quella strana luce?"

Dopo qualche secondo di tensione e meraviglia, la luce che usciva dai palmi delle mani di Elias si smorzò, e il sacerdote tirò un piccolo sospiro prima di riaprire i suoi strani occhi bianchi, affascinanti ed inquietanti al tempo stesso. "Il sommo Arceus ha ascoltato le nostre preghiere." affermò. "Questa sacra medicina restituirà la salute a quella bambina. Venite, figlioli. I nostri fratelli e sorelle ci stanno aspettando."

Come niente fosse, Elias si avviò verso la stanza degli ospiti dove Anna si stava riposando. Stupefatti com'erano da quello che avevano visto, Ritchie, Sparky e Bennett restarono  qualche istante come imbambolati a guardare nel vuoto... prima che il ragazzino di Kanto si passasse una mano sul volto e si riportasse alla realtà.

"Non... non so esattamente cosa sia successo..." mormorò. "Ma... immagino che a questo punto l'importante sia vedere se Anna si riprende..."

"Sì... è vero..." affermò Bennett, ma Ritchie ebbe l'impressione che stesse parlando senza davvero rendersi conto di quello che diceva, in maniera del tutto automatica. Non che Ritchie potesse dargli torto. Lui stesso, che pure aveva visto un sacco di cose strane nel corso dei suoi viaggi, stentava a credere a tutto quello che aveva visto in quel giorno...

E certo non immaginava che non fosse ancora finita...

 

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Quando Ritchie, Sparky e Bennett raggiunsero Padre Elias al capezzale di Anna, videro che il misterioso chierico si era già messo seduto accanto al letto, avvicinando lentamente il flaconcino al viso della bambina malata in modo che lei potesse bere più facilmente un sorso della medicina. Il resto del gruppo era riunito lì attorno, e Julia per prima fece un cenno di saluto ai tre e li invitò a mettersi a debita distanza.

"Hey, ragazzi, bentornati!" disse l'allegra cheerleader dai capelli verdi. "Scusate il silenzio un po' inquietante, ma Padre Elias dice che ha bisogno di calma e quiete per fare in modo che Anna si riprenda."

"Ma cosa sta facendo, esattamente?" sussurrò Ritchie. Il ragazzino si mischiò al piccolo gruppo di amici e guardò verso il letto... dove la piccola Anna, che ancora teneva stretto il suo Jirachi di peluche, sembrava essere un po' riluttante a bere quell'intruglio.

Anche se non per i motivi che qualcuno avrebbe potuto aspettarsi...

"Anna... Padre Elias ti ha portato la medicina, così ti sentirai meglio. Dai, bevila." la stava incitando gentilmente il fratello gemello.

La bambina, nonostante le mancassero le forze, riuscì a mettersi in una posizione semiseduta e si passò una mano sulla faccia, in modo da tenersi sveglia. "Oh... Ritchie e padre Elias hanno portato la medicina? Grazie... hanf... sono... sono sicura che Nostra apprezzerà molto..." mormorò. Diede un paio di colpi di tosse e allungò una mano incerta verso padre Elias, come per chiedergli di darle la boccetta della Baccapozione. "Padre Elias? Per favore... cough... potrebbe darmi... la medicina... così la posso dare... hanf... hanf... a Nostra?"

"Aspetta, cara. Prima devi berla tu." affermò il sacerdote di Arceus, facendo cenno con una mano di non sforzarsi.

"Padre Elias ha ragione. Sei tu quella che è malata." continuò Saphira.

Tuttavia, la bambina sembrava avere una logica tutta sua che sfuggiva alla comprensione di entrambi - sorrise, come niente fosse, e prese gentilmente la medicina dalle mani di padre Elias. "Ma no, che cosa dite? Cough... Non vedete... che sto... bene?" ansimò. "E' Nostra che... ha la malattia... ecco, Nostra... questo ti farà... hanf... sentire meglio..."

Prima che il sacerdote si rendesse conto di cosa stava succedendo, Anna inclinò leggermente il flacone e versò della medicina sul suo Jirachi di peluche, con grande sorpresa e sgomento da parte dei presenti. Il liquido denso e ambrato venne in parte assorbito dal tessuto del peluche, macchiandolo, e poi si riversò sulle coperte con risultati non certo piacevoli da vedere...

"Ma... Anna, che stai facendo?" esclamò Laura scioccata. "Non devi versarla sulla tua bambola, devi berla tu!"

"Così butti via la medicina!" esclamò Noel.

Anna guardò il fratello gemello come se avesse detto che la notte è luminosa e il giorno è buio. "C-cosa? No... non la sto buttando via... la sto solo facendo bere... a Nostra!" esclamò stupita. "Cough, cough... secondo te... come fa a guarire... se non la beve?"

"Non è Nostra quella per cui siamo preoccupati..." affermò Charlotte. Imperterrita, Anna rimise la bottiglietta in posizione verticale, ma ormai il danno era fatto... parte del contenuto si era sparsa sulle lenzuola e sul materasso, e la bambola Jirachi era quasi del tutto fradicia...

"Visto?" esclamò raggiante Anna. "L'ha bevuta tutta, e adesso si sente molto meglio!"

Noel si mise una mano sulla fronte esasperato. "Ugh... adesso hai bagnato tutto il letto, oltre che Nostra... mi dispiace, miss Sierra... a volte non capisco cosa passi per la testa a mia sorella..." affermò, guardando la padrona di casa che, nonostante cercasse ancora di mostrarsi fredda e stoica, non riusciva a nascondere di essere meravigliata anche lei da quello che aveva visto.

"Ma come... che significa?" si chiese Pietro. Si accorse per primo che Anna, ignorando del tutto la propria malattia, si stava alzando dal letto e stava scendendo. "Anna, aspetta un momento, non puoi alzarti dal letto adesso! Sei ancora debole..."

Con immenso stupore suo e del resto dei presenti, Padre Elias incluso, Anna poggiò i piedi nudi sul tappeto e si inchinò vivacemente a Ritchie e al sacerdote della Chiesa d'Alfa. "Grazie mille, Ritchie! Padre Elias! Avete guarito Nostra!" esclamò.

"Ah... ehm... beh... di niente, piccola Anna! Abbiamo solo... fatto quello che era giusto..." mormorò Ritchie. Ancora non era del tutto sicuro se quello che aveva visto fosse un'allucinazione o la realtà.

Noel raggiunse la sorella gemella e le toccò la fronte con aria ansiosa. Lo stupore si aggiunse allo stupore quando si rese conto che la febbre le era sparita del tutto, come per magia! "Ah! Anna... Anna ha ragione! Non ha più la febbre! Ma... Anna... Nostra è una bambola... non è viva..."

La bambina strizzò un occhio, continuando a sorridere... anche se questa volta c'era un pizzico di presa in giro amichevole nel suo tono. "Andiamo, Noel, lo sai che a Nomos non piace quando dici le bugie! Dovresti ascoltarlo più spesso!" esclamò, lasciando interdetto il fratello gemello, che guardò verso il suo Cleffa di peluche con espressione del tutto confusa.

E non era certo l'unico...

"Inabile ad elaborare informazioni. Incomprensibile." disse Florinia. Il suo tono restava piatto... ma per dire una cosa del genere, la stoica e quasi robotica esperta di Pokemon d'Erba doveva essere davvero spiazzata!

"Ma come diavolo..." fu il commento di Saphira.

Charlotte si sfregò il mento. "Beh, senza dubbio mi sembra stare molto meglio." affermò. Se non altro, la minore delle sorelle Belrose era rimasta sbalordita meno a lungo dei suoi compagni. "Alla fine... è questo quello che conta, vero?"

"Immagino... immagino di sì..." mormorò Padre Elias, cercando senza troppo successo di non dare a vedere che quello che aveva visto lo aveva profondamente turbato. I suoi pensieri erano frenetici, nonostante la sua apparente calma... quello che aveva appena visto non era quello che aveva inteso, quando aveva lanciato quella benedizione sulla Baccapozione...

"Che razza di malvagia stregoneria è mai questa? Avevo benedetto quella medicina in modo che curasse all'istante il male di quella bambina... ma avrebbe comunque dovuto berla affinchè facesse effetto. Chi è quella bambina? Qual è il suo segreto? Devo saperne di più, e finchè non avrò fatto chiarezza, non potrò dire di essere tranquillo... Ma per adesso, è meglio fare una cosa alla volta. Devo convincere Bennett a darmi una mano, e per fare questo... devo prima di tutto verificare le sue potenzialità in un duello di Pokemon." pensò tra sè. "Beh, per adesso, lasciamo che festeggino a guarigione della piccola Anna. Meglio non affrettare le cose, o i miscredenti potrebbero avere sospetti."

"Ma come hai fatto a guarire così, piccola Anna?" chiese con tono allegro Julia, arruffando i capelli alla bambina.

"Ve l'ho detto! Era Nostra che stava male, non io..." rispose Anna, come se fosse la cosa più naturale del mondo. "A proposito, miss Sierra... le chiedo scusa per aver macchiato il letto, ma dovevo dare la medicina a Nostra."

Sierra decise che non era il caso di discutere oltre la "logica" di Anna, e si sfregò la fronte con una mano in segno di accettazione. "Figurati, piccola, se è solo per questo... le farò lavare e pulire in tempo record." affermò, sorridendo timidamente ad Anna. "Ma adesso, è meglio che tu ti rivesta, o ti verrà il raffreddore."

Ritchie e Sparky si tennero per un po' in disparte, non sapendo bene come reagire a questa strana situazione. La giornata era stata piena di eventi strani ed inspiegabili... e anche se Anna stava bene ed era guarita, il ragazzino non sapeva se esserne contento o inquietato... o una combinazione delle due cose!

"Pikachu..." affermò Sparky dubbioso.

Ritchie annuì lentamente. "Hai ragione, Sparky... anch'io ho l'impressione sempre più forte che qui a Reborn stia succedendo qualcosa di davvero strano... ed inspiegabile..."

 

----------

 

Soltanto qualche ora dopo, con la situazione tornata alla normalità, alcuni camerieri si stavano apprestando a preparare la cena per Sierra, Bennett e i loro ospiti. La padrona di casa si era prodigata per far rimettere a posto la stanza in cui Anna aveva riposato, e aveva fatto in modo che per tutti i loro ospiti venissero preparate delle stanze adeguate. In quel momento, in attesa che arrivasse l'ora di cena, Ritchie e Sparky erano seduti nella sala d'ingresso, e stavano leggendo assieme una rivista... anche se, effettivamente, l'attenzione del ragazzino non riusciva a fissarsi sugli articoli.      

"Beh, ragazzo?" chiese improvvisamente la voce di Saphira. Ritchie e Sparky alzarono lo sguardo dal giornale, e videro che la leader della resistenza si stava avvicinando con passo lento e tranquillo, ma con l'impressione di avere la mente occupata dai pensieri di tutto ciò che era accaduto in quella giornata così particolare. "Immagino che tu e il tuo Pikachu stavate pensando a quello che è successo. So che ci stanno pensando tutti."

"Ah, signorina Saphira..." affermò Ritchie, schiarendosi la voce. Per quanto sapesse che la donna dai capelli multicolore era un'alleata fidata, il ragazzino di Kanto non riusciva a non notare, adesso che lui e Sparky erano da soli con lei, che Saphira sprigionava una personalità intensa ed intimidatoria - una rabbia e una determinazione che bruciavano lentamente, al di sotto di una superficie di calma ed autocontrollo, e che non attendevano altro che il momento giusto per scatenarsi. "Quello che abbiamo visto è stato... piuttosto incredibile, lo ammetto."

"E non è l'unica cosa di cui sono preoccupata." affermò Saphira, sedendosi a fianco di Ritchie. "Certo, abbiamo visto che Anna non è una bambina normale... ma anche quel Padre Elias non mi convince. E' un alto sacerdote della Chiesa d'Alfa, questo lo so per certo."

"Pika?" chiese Sparky, non capendo esattamente dove la maggiore delle sorelle Belrose volesse andare a parare.

Immaginando quello che volesse dire il Pikachu con il ciuffo, e leggendo negli occhi di Ritchie la stessa domanda, Saphira cominciò a spiegare. "Vedete... la Chiesa d'Alfa è una delle religioni più antiche del mondo. Molto tempo fa, erano una religione molto seguita... a quei tempi, gli uomini vivevano ancora a stretto contatto con la natura, e non avevano ancora addomesticato i Pokemon, nè gli altri animali. In quel periodo, gli uomini provavano una sorta di rispetto misto a paura per tutto quello che non riuscivano a capire, per ciò che la loro mente non poteva spiegare."

"Certo, questo lo posso immaginare." rispose Ritchie. "Anche oggi, ci sono molte cose che non capiamo."

Saphira annuì e continuò. "Ad ogni modo, a quei tempi gli uomini veneravano Arceus come la più potente di tutte le forze della natura. Anche altri Pokemon Leggendari venivano venerati, ma Arceus, il dio di tutti i Pokemon, era senza dubbio quello che più di tutti ispirava paura e meraviglia. La Chiesa d'Alfa diffondeva il verbo di Arceus per tutte le terre, e i sacerdoti che vi appartenevano erano temuti e rispettati da tutti."

"Ma poi... la Chiesa ha perso importanza, vero?" chiese Ritchie, immaginando già come fossero andate le cose.

Saphira fece un cenno con la testa. "Esatto. Sono ancora un'organizzazione dotata di un certo potere ed influenza, ma sono l'ombra di quello che erano una volta. So che certe fazioni all'interno della Chiesa d'Alfa, tuttavia, vorrebbero che la loro religione tornasse ai fasti di un tempo." spiegò la donna. "Come c'entra questo con la nostra situazione? Beh... mi basti dire che ho sentito delle voci secondo cui i rimasugli della Chiesa d'Alfa che opera qui a Reborn si sarebbero alleati con il Team Meteora. Ma ancora non ho nessuna conferma."

Ritchie corrugò la fronte. "E quindi... lei pensa che Padre Elias possa essere... un collaboratore del Team Meteora?" chiese.

"Non sarebbe impossibile. Anche il Team Meteora desidera un ritorno al passato, per così dire..." spiegò la giovane donna. "Non abbiamo ancora nessuna prova per dirlo per certo, e se non fosse vero, non vorrei alienare Padre Elias... quindi, che questo mio sospetto rimanga tra noi. Ne ho fatto parola soltanto con le mie sorelle, quindi... ho bisogno che tu mi assicuri che non lo dirai a nessuno."

Ritchie non esitò ad assentire... sia perchè era d'accordo che perchè l'inflessione verbale di Saphira era quella di una che non avrebbe esitato ad usare metodi drastici per fare sì che le cose che voleva restassero segrete, restassero effettivamente tali.

"Nessun problema, miss Saphira. Farò in modo che non mi scappi detto nulla." affermò il ragazzino. Saphira accettò le sue parole con un cenno affermativo della testa, e per un attimo, Sparky ebbe l'impressione che la giovane donna stesse sorridendo appena un po'. "Allora... adesso quale sarà la vostra prossima mossa? Se io e Sparky possiamo darvi una mano, faremo tutto il possibile, ma prima dovremmo sapere cosa fare."

"Vi ringrazio per l'offerta, ma... preferirei non coinvolgerti in una battaglia che non ti riguarda." affermò la leader della resistenza.

"Pikachu..." Sparky scosse la testa, evidentemente volendo dire che in ogni caso erano già coinvolti. "Pika pika chu!"

"Sparky vuole dire che in ogni caso, anche noi siamo già un bersaglio per il Team Meteora. Non credo che ci lasceranno andare via tanto facilmente." affermò Ritchie. "A questo punto, tanto vale andare fino in fondo, no?"

Saphira alzò le spalle. "Non sarò certo io a respingere un aiuto, soprattutto se ci viene dato spontaneamente." rispose. "D'accordo, ragazzo. Tu e il tuo Pikachu siete i benvenuti. Per il momento... quello che dovremmo fare, a mio parere, è scoprire qualcosa di più su quegli strani fenomeni. Sono convinta che dietro tutto questo si celi il Team Meteora con una delle loro macchine PULSE. Ma prima... io e i miei compagni dovremo raggiungere il nostro rifugio, dove potremmo pianificare la nostra contromossa senza il rischio che il Team Meteora ci interrompa."

Ritchie annuì e cominciò a sua volta a riflettere sul da farsi - conveniva o meno unirsi a quel gruppetto e raggiungere il rifugio, o avrebbe finito per essere loro d'intralcio? Tuttavia, prima che potesse prendere una decisione, il ragazzino di Kanto si sentì chiamare...

"Ritchie! Ti stavo giusto cercando." disse Bennett, arrivando da uno dei corridoi laterali accompagnato da Padre Elias. Quando Ritchie alzò lo sguardo verso il giovanotto con gli occhiali, quest'ultimo si schiarì la voce e fece un cenno con la testa. "So che il momento è un po' inusuale, ma... sono venuto per chiederti di affrontarmi in un incontro di Pokemon! Tre contro tre, noi due, a scontri singoli!"

Padre Elias, appena dietro di lui, fece un cenno con la testa, approvando la scelta di Bennett... e Ritchie restò per un attimo stupefatto, evidentemente chiedendosi il perchè di quella sfida improvvisa. Saphira, invece, restò a guardare imperturbabile il sacerdote dai capelli bianchi. Aveva come l'impressione che c'entrasse anche lui, in qualche modo, in quell'idea che Bennett aveva avuto così all'improvviso...

"Pika?" chiese Sparky.

Ritchie esitò per un attimo prima di dire la sua. "Bennett?" chiese. "Un incontro di Pokemon? Come mai, così all'improvviso?"

Bennett si aggiustò gli occhiali, cercando di non dare a vedere la sua eccitazione. Questa poteva essere la migliore occasione della sua vita, e non aveva nessuna intenzione di lasciarsela scappare. Non avrebbe permesso a Ritchie di sottrarsi a questa sfida. "Anch'io sono un allenatore di Pokemon, dopotutto. E' normale per noi allenatori metterci alla prova in sfide con altri allenatori." affermò. "E so che tu sei un allenatore di grande talento, quindi... se dovessi riuscire a batterti, questo rifletterebbe in maniera positiva sulla mia abilità e sul mio rapporto con i miei Pokemon."

"Pika pikachu." rispose Sparky, non del tutto convinto. Guardò verso il suo allenatore, che restava seduto accanto a lui e sembrava riflettere. Si vedeva che non era nemmeno lui molto convinto... tuttavia, non riusciva neanche a vedere che secondo fine ci sarebbe potuto essere dietro l'idea di Bennett, quindi decise che tanto valeva accettare.

"E va bene... in fondo manca ancora un po' all'ora di cena." rispose, alzandosi dalla poltrona e facendo un cenno cordiale a Bennett. "E far fare un po' di pratica ai nostri Pokemon mi sembra una buona idea. Va bene, accetto la sfida. Dov'è che combatteremo?"

Bennett non riuscì a trattenere a sua volta un sorriso. "Nel giardino dietro casa nostra, nell'arena per combattimenti di Pokemon." affermò. "Ti aspetto lì, una volta che avrai scelto i tuoi Pokemon."

"Va bene." concluse Ritchie, voltandosi poi verso il suo Pikachu con il ciuffo. "Che ne dici, Sparky? Non mi sembra poi una cattiva idea, anche se mi è sembrata un po' improvvisa."

"Un po' troppo improvvisa, se vuoi la mia." disse Saphira, sospettosa. Lanciò un'occhiata non proprio rassicurante a Padre Elias, che però rimase imperturbato e salutò con un cenno della mano prima di seguire Bennett verso l'arena. Saphira lo guardò andare via, sentendo i suoi sospetti acuirsi sempre di più - aveva la netta sensazione che il chierico di Arceus avesse un certo interesse in Bennett, anche se non riusciva ad immaginarne il perchè.

"Pikachu, pika, pika pikachu..." affermò Sparky sfregandosi il mento.

Ritchie non potè certo ignorare i dubbi di Saphira e Sparky. "Capisco che è un po' strano, in effetti... ma che motivo potrebbe avere Bennett per ingannarci?" chiese.

"Non è Bennett che mi preoccupa, ma quel sacerdote." affermò Saphira. "Per qualche motivo... mi sembra un po' troppo interessato a Bennett. E non mi levo dalla testa che la Chiesa d'Alfa potrebbe collaborare con il Team Meteora. Non dico che dovevi rifiutare la sfida, ma... stai comunque attento. Potrebbe esserci qualcosa di losco dietro questa improvvisa sfida, e forse Bennett stesso non e ne rende conto."

Ritchie annuì lentamente. "Capisco... va bene, cercherò di non farmi sfuggire nulla." affermò. "In fondo... immagino che qui a Reborn non ci sia troppo spazio per fidarsi degli sconosciuti, vero?"

"E' così che siamo sopravvissuti così a lungo..." affermò Saphira, la voce tinta da una palpabile amarezza.                
                                       

----------   

 

Pochi minuti dopo, sotto un cielo tinto di arancione, il gruppetto di allenatori e membri della resistenza si era riunito nel grande cortile esterno della villa di Sierra, attorno ad un grande spiazzo rettangolare ai cui lati si erano posti Ritchie e Bennett. Il Pikachu di Ritchie era accanto al suo allenatore, e stava facendo qualche esercizio di riscaldamento, mentre Sierra si era piazzata ad un altro lato del ring, in modo da fare da arbitro. Tutt'attorno, Saphira e gli altri attendevano che lo scontro iniziasse, ognuno mostrando una reazione diversa... mentre Charlotte, Anna e Julia apparivano eccitate, Florinia non mostrava alcuna reazione, e Fern sembrava irritato come al solito da quella che considerava una perdita di tempo.

"Non so chi dei due vorrei che perdesse." commentò il ragazzaccio con gli occhiali. "Nessuno dei due mi è particolarmente simpatico."

"Già, tu odi tutti per default." lo schernì Pietro.

Fern alzò le spalle, indifferente. "Naaah, soltanto te, babbeo."

"Chi lo dice sa di esserlo, genio." ribattè Pietro.

"Devo ammettere, però, che mi interessa abbastanza vederli in azione." commentò Noel, il cui modo di fare si era fatto già un po' più vivace da quando Anna era guarita. "Credo che ci sarà da imparare dal loro incontro."

"Tutti noi avremo qualcosa da imparare, piccolo Noel." affermò Padre Elias, appoggiando gentilmente una mano sulla spalla del piccolo allenatore. "Ti consiglio di prestare molta attenzione a quello che vedrai... perchè un giorno ti potrebbe essere utile."

"Va bene, Padre Elias..." rispose il bambino dai capelli neri. Istintivamente, si strinse il peluche di Cleffa al petto, mentre Laura si piazzava accanto a lui con fare protettivo.

"Molto bene... questa sarà una sfida tre contro tre. Ogni contendente manderà in campo un Pokemon alla volta, e saranno ammesse sostituzioni. Lo scontro terminerà quando tutti e tre i Pokemon di un contendente non saranno più in grado di combattere." affermò Sierra, gettando degli sguardi referenti sia a suo figlio che a Ritchie. Chissà perchè, in quel momento aveva l'impressione che Bennett fosse molto più determinato di come lo vedeva di solito...

"Spero che tu sia pronto, Ritchie." affermò Bennett. Aveva già in mano la sua prima Pokeball, e stava in piedi al suo posto, lo sguardo puntato fieramente contro il suo avversario. "Sarà anche uno scontro amichevole, ma ho intenzione di dare il meglio di me stesso durante questo incontro. Se non sarai pronto, verrai spazzato via."

Ritchie non rispose subito alla provocazione. Guardò verso Sparky, e il grazioso Pikachu con il ciuffo fece un segno dell'okay con una mano per dire che era tutto sotto controllo. Soddisfatto, il ragazzino di Kanto prese a sua volta una Pokeball, e guardò in direzione di Bennett, mostrandosi quanto più possibile deciso a lottare. "Io sono pronto, Bennett... e giusto per farti capire che sto prendendo sul serio questa sfida, comincerò con uno dei Pokemon in cui tu ti specializzi... vai, Happy!"

Con questa esclamazione, Ritchie lanciò la sua Pokeball, dalla quale emerse un colorato e vivace, anche se non più tanto giovane, Butterfree - un'enorme farfalla dalle grandi ali bianche venate di nero, un corpo viola dalla forma umanoide con piedi stilizzati e piccole mani a tre dita ciascuna, e un muso caratterizzato da un paio di grandi occhi composti rosati e una piccola bocca dalla quale spuntavano due minuscole zanne. Due piccole antenne nere esaminavano l'aria tutt'attorno al Pokemon Coleottero/Volante.

"Freeee!" esclamò Happy spiegando le ali. Si voltò verso Ritchie e gli sorrise in segno di gratitudine, e il ragazzino ricambiò il gesto prima che Bennett mandasse in campo il suo primo Pokemon.

"Interessante... apprezzo questo gesto da parte tua. Permettimi di replicare a modo mio... prendi il volo, Venomoth!" esclamò il ragazzo dai capelli neri. Anche lui fece scattare la sua sfera, dalla quale uscì un Pokemon di una specie che era considerata spesso la controparte di Butterfree: una falena dal corpo viola chiaro e l'addome bianco e coperto da una corta pelliccia, sei corte zampe tenute raccolte sul torace, e la testa che presentava una cresta a tre punte. Le sue ali color lavanda erano ricoperte di piccole scaglie, e sbattevano con lentezza e decisione, tenendo facilmente in aria la mostruosa tarma.

"Veno venomoth!" esclamò con voce stridula, i suoi occhi azzurri dall'iride nera che fissavano dritti in quelli composti di Happy. I due Pokemon si guardarono in cagnesco, svolazzando l'uno davanti all'altro e cercando di intimorirsi a vicenda... e Sierra sorrise tra sè, memore di tutte le battaglie che aveva sostenuto nella sua carriera di Capopalestra. Vedere quei due ragazzi che si sfidavano così, le riportava alla mente l'atmosfera che si respirava nel momento di una battaglia così importante.

"Un'altra cosa che ho perso col tempo... beh, inutile stare qui a lamentarsene. Ora ho un compito da sbrigare come arbitro." pensò tra sè, fissando lo sguardo sul quadrato quando Happy ruppe gli indugi e scagliò un attacco Raffica contro Venomoth, sbattendo rapidamente le ali e scatenando un potente colpo di vento...

 

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In quello stesso momento, in un luogo avvolto nel mistero e pervaso da una strana, inquietante atmosfera di sacralità...

"Allora... Padre Elias è lì a Zirconia?" chiese la figura di una donna dai lunghi capelli verdi acquamarina legati in una coda, con addosso un completo che la faceva sembrare una cameriera di una casa nobiliare. "Sta andando tutto come da programma, allora... non vedo l'ora che quel branco di vermi miscredenti si rendano conto che il sommo Arceus è l'unica strada verso la salvezza per questo mondo corrotto!"

La persona a cui la donna stava parlando - un uomo di una certa età dai lunghi capelli di colore nero sbiadito, con addosso un'elegante hakama bianca con i pantaloni rossi scuri, e un paio di calzettoni di stoffa bianca ai piedi accompagnato da un paio di zoccoli di legno - alzò una mano per indurre la donna a maggior moderazione. "Non dobbiamo essere nè impazienti nè impulsivi, sorella Angie." disse con fare calmo. "Ammetto che mi fa piacere che il giorno da noi tanto atteso sia ormai vicino. Ma dopo tutto quello che abbiamo aspettato, possiamo esercitare ancora un po' la pazienza, non trovi? La temperanza è la virtù dei forti."

"Lo so, fratello Pius, lo so..." rispose riluttante la donna di nome Angie. "Ma... a volte mi chiedo se non dovremmo essere più decisi. Più rapidi. Più forti. Dovremmo sradicare per sempre il male della mancanza di fede... come potremmo altrimenti sperare di riportare la razza umana a credere nel nostro solo ed unico dio?"

"Il sommo Arceus non approva la violenza, se non per legittima difesa." rispose l'uomo di nome Pius. "Atteniamoci a quello che Padre Elias ci ha esortato a fare, e per adesso, accontentiamoci di vedere cosa succede a Zirconia. Il nostro momento arriverà dopo, e dobbiamo essere pronti."

Un ghigno feroce attraversò il viso di Angie, e un baluginio di puro fanatismo brillò nei suoi splendidi occhi verdi. "Saremo pronti, fratello Pius. Pronti a mostrare a questo mondo la fredda verità del sommo Arceus!"

 

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CONTINUA...

 

Note dell'autore: E così, grazie a Ritchie, la medicina per Anna è stata trovata... ma gli interrogativi continuano, e Bennett sembra essersi venuto a trovare, senza rendersene conto, invischiato in un gioco di potere più grande di lui! Anche questa battaglia che sta sostenendo con Ritchie fa parte di qualche losco piano...

Nel prossimo capitolo, vedremo finalmente Ritchie e Bennett in azione, e spero che la sfida sarà di vostro gradimento!

Oh, e se qualcuno ha giocato a certi fangame di Pokemon... forse avrà riconosciuto i due personaggi che hanno fatto il loro debutto a fine capitolo!

Al prossimo capitolo, e a presto!
 

 

  
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