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Autore: Liry_chan    07/05/2017    1 recensioni
Un’ombra. Questo era sembrato a Sanzo di percepire. Tese le orecchie. Niente rumori, eppure aveva un fine udito.
Il dolore, che esplose improvviso allo stomaco, gli mozzò il fiato e lo precipitò a terra. Un secondo fendente lo colpì alla nuca. Quello che seguì fu una pioggia di colpi. Non ne capiva la provenienza e quando riusciva a pararne qualcuno, subito veniva attaccato da un’altra parte.
Solo quando stava quasi per perdere i sensi, la vista appannata e il sapore metallico del sangue in bocca, l’invisibile aggressore si fermò.
«Prega bonzo. Prega per la tua vita o muori»
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Son Goku, Ukoku Sanzo, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 9
Questione di coscienza 

Andava e veniva dalla farmacia: bende, cerotti, unguenti, medicine, disinfettante e tamponi erano diventati consuetudini sulla lista della spesa. Dopo la devastante esplosione all'isola Latte di Luna, nome dovuto al riverbero dell’astro sulla sabbia bianca nelle notti di plenilunio, Tilara aveva nutrito ben poche speranze di rivedere i ragazzi e il loro animaletto ancora vivi. Il vecchio Qar, invece, si era incaponito nell’organizzare una spedizione di recupero: era il minimo che potesse fare per chi aveva creduto alla sua storia del mostro, senza dargli del pazzo.
Nel luogo dove ripescarono i quattro, sembrava esserci stata una mattanza di tonni. Detriti carbonizzati e animali morti galleggiavano nell’acqua, tinta dal sangue dei loro corpi martoriati. Quando aveva visto in quale stato pietoso si trovavano, la donna non ebbe difficoltà a immaginare la scena raccapricciante descritta da Qarhan. Si strinse nelle spalle; scrollandosi di dosso quell’immagine riprese la via di casa, un piccolo rifugio di calce e mattoni, con le persiane rosse.
Il grande camino in pietra, annerito dal fuoco di molti inverni, occupava tre quarti della parete a nord; sul lato opposto si apriva una finestra, il davanzale rigoglioso di gerani e gelsomini profumati, dalla quale si poteva ammirare la scogliera tuffarsi nell’oceano.
Ad accoglierla trovò i tre convalescenti.
«Non si è ancora ripreso il piccolo?» era l’appellativo con cui Tilara chiamava affettuosamente Goku. Le ricordava suo figlio, preso dal mare molti anni prima.
Gojyo scosse la testa, il braccio rotto immobilizzato in una fasciatura al collo, sotto i suoi lunghi capelli rossi come una melagrana.
«Però sembra che le ferite siano in fase di guarigione.» Hakkay, il damerino come lo aveva soprannominato Qar, le venne incontro aiutandola con le borse della spesa e le medicine. Tra tutti era quello ad aver riportato danni minori, qualche livido e una grande spossatezza.
Goku, incosciente da diversi giorni, pareva avere una straordinaria capacità di ripresa anche se le sue ferite erano piuttosto serie.
Chi più preoccupava Tilara, era Sanzo. A giudicare dall’estensione e dal livore degli ematomi, il violento schiacciamento della gabbia toracica doveva avergli provocato una grave emorragia; ciò nonostante continuava a fumare. Lei disapprovava questo insalubre vizio, e nel tentativo di farlo smettere era stata apostrofata in maniera poco carina. Poi c’era da considerare la sua gamba sinistra: fratturata in diversi punti, avevano dovuto steccarla dall’inguine alla caviglia; il medico raccomandò che il ragazzo stesse immobile il più a lungo possibile ma lui era saltato giù dal letto dopo un solo giorno, brontolando su quanto si annoiasse. Appoggiandosi a una stampella, si era trascinato al capezzale di Goku e lì era rimasto. Diceva che voleva essere presente quando “quella stupida scimmia” riapriva gli occhi, così poteva dargli il resto per aver dovuto “salvargli il culo”.
Si stupì nel vederlo a cavalcioni della sedia, il mento appoggiato sulle braccia incrociate sopra lo schienale della sedia e lo sguardo perso nel blu del mare. «Sei qui!» constatava l’ovvio.
«E allora?» rimbeccò il giovane biondo, senza voltarsi a guardarla.
«E allora… non sei di là… se non si è ancora svegliato, mi spieghi perché diamine sei qui?» l'assalì il dubbio che le nascondessero qualche brutta notizia. L’imbronciata uscita di scena del monaco aumentò la sua ansia. Cercò conforto nel volto di Hakkay, ma fu Gojyo a dissipare la preoccupazione.
«È incavolato, anche se non lo ammetterà mai. Goku lo ha cacciato via.»
«Ma se poco fa hai detto che non si è ancora ripreso?»
«Infatti. Lo ha cacciato mentre era incosciente. Ha sentito anche Hakkay.»
Il giovane cercò di rispondere all’espressione interrogativa di Tilara. «Ha sbiascicato qualcosa tipo: “Sanzo, stammi lontano ti prego”…»
La donna si concentrò un attimo, poi arrossì. «A… aspetta, c’è forse qualcosa tra quei due? Cioè beninteso, non che sto qui a giudicare veh, però è meglio chiarirle certe cose…»
Gojyo e Hakkay si scambiarono un occhiata divertita e non trattennero una risata. La prima, liberatoria, dopo lo scontro con il demone.
«Tranquilla Tilara.» la rassicurò Gojyo. «È più come tra padre e figlio, o meglio, tra fratello maggiore e minore.»
Questa, sgonfiandosi come un palloncino, accasciò la corpulenta mole sulla sedia dove fino a poco prima si trovava il bonzo. Sventolando una manona per farsi aria, riprese il suo normale colorito.
Sanzo era tornato in camera di Goku. Si riaccomodò ostinatamente ai piedi del letto. Sollevando a due mani la gamba fasciata, la lasciò cadere pesantemente sul materasso, a un palmo dall’amico.
«Stupida scimmia che non sei altro. Dopo tutto quello che mi hai fatto passare, pensi di liberarti di me così facilmente?» parlava ad alta voce, come se potesse sentirlo. «Non ho bisogno della tua protezione. Come vedi, intendo rimanere da queste parti ancora a lungo… solo che per non morire di noia devo picchiarti con l’harisen, ogni tanto. Perciò cerca di svegliarti in fretta!»
Più tardi, quando Hakkay entrò nella stanza trovò il bonzo profondamente addormentato, in una posizione piuttosto scomoda. Cercò di sistemargli un cuscino dietro la testa, attento a non svegliarlo.
Sentì di essere osservato.
Goku aveva gli occhi aperti e lo fissava nella penombra.
«Ehi, bentornato tra i vivi! Come ti senti?» bisbigliò.
«Ahia.» fu l’esaustiva risposta.
«Hai preso delle belle botte. Cerca di riposare ancora un po’. Più  tardi, se avrai fame, ti porterò qualcosa da mangiare.»
Goku scosse la testa. «No, niente cibo.» disse. «Mi ricordo.»
Hakkay, sorpreso da quel rifiuto, si fece serio. «Che intendi?»
«Quando ritorno in me, non ho memoria di ciò che faccio mentre sono il Seiten Taisei.» cercò con gli occhi un punto qualsiasi sul soffitto e si concentrò su quello. «Stavolta è diverso. Credo che sia per via di Haydè: deve avere un qualche influsso sulla mia consapevolezza. Riuscivo a vedere e sentire tutto quello che accadeva intorno; ero come dietro un vetro, ma cosciente.» Un pensiero lo fece sussultare. «Poi lei ha afferrato Sanzo. In quel momento il vetro sì è rotto: ero cosciente, e avevo anche il controllo. Non potevo lasciare che lo uccidesse.» rifletté un istante, si incupì. «È tutta colpa mia.»
«Tu gli hai salvato la vita, invece. Dovresti ricordare questo
«Non è al sicuro. Finché sarò al suo fianco, cercherà di fargli del male.»
Hakkay era turbato dalle parole dell’amico. «Non c’è più pericolo. Ormai è morta. Nessuno poteva sopravvivere a un esplosione del genere, nemmeno una come lei.» provò a tranquillizzarlo.
Goku si sollevò a sedere, gemendo per il doloroso sforzo. «No, tu non capisci. È viva. Posso percepire la sua presenza, anche a molte miglia di distanza, come lei percepisce la mia.»
«Non è possibile una cosa del genere. Probabilmente stai delirando a causa della febbre.» Tentò di toccargli la fronte ma venne allontanato con fermezza.
«Sto bene.» Gli occhi dorati di Goku non esprimevano dubbi. «La sento perché siamo legati l’uno all’altra. Haydè è mia sorella.»
   
 
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