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Autore: Liry_chan    07/05/2017    1 recensioni
Un’ombra. Questo era sembrato a Sanzo di percepire. Tese le orecchie. Niente rumori, eppure aveva un fine udito.
Il dolore, che esplose improvviso allo stomaco, gli mozzò il fiato e lo precipitò a terra. Un secondo fendente lo colpì alla nuca. Quello che seguì fu una pioggia di colpi. Non ne capiva la provenienza e quando riusciva a pararne qualcuno, subito veniva attaccato da un’altra parte.
Solo quando stava quasi per perdere i sensi, la vista appannata e il sapore metallico del sangue in bocca, l’invisibile aggressore si fermò.
«Prega bonzo. Prega per la tua vita o muori»
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Son Goku, Ukoku Sanzo, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 10
Decidi da che parte stare

«Scemo!»
«Credevo dormissi.» Goku guardava l’amico mettersi un po’ più comodo, spostando il cuscino da dietro la testa a sotto la gamba rotta.
«Hakkay ha la mano pesante…»
«…e tu il sonno leggero.» completò al posto del monaco.
«E così quella specie di vipera sarebbe la tua sorellina?» Le parole erano sarcastiche, ma il suo tono assolutamente serio.
«Veramente, sorella maggiore.» precisò Goku. Gli tornò alla mente la curiosità di qualche tempo prima in merito ad avere una vera famiglia. “Eccomi accontentato” pensò. “La sorella biologica che tenta di ammazzare il fratello acquisto. E viceversa. Che bel quadretto parentale.”
In quei giorni, Sanzo non aveva fatto altro che ripercorrere tra sé i fatti dell’isola. Appariva chiaro che al demone non interessava impossessarsi del sutra: poteva prenderlo in più di un’occasione, eppure lo aveva sempre snobbato. E Hakkay aveva ragione riguardo le intenzioni verso il Seiten Taisei: voleva metterlo fuori gioco, non ucciderlo. La lotta anche se violenta, era incentrata sulla difesa, da parte di Haydè. Le ferite di Goku erano gravi ma non letali. “Il suo obbiettivo ero io” concluse. “Ce l’ha con me perché pensa che la stia privando della sola famiglia che ha.” Tuttavia, non gli sembrava una motivazione sufficiente a giustificare tutto quell’astio.
«Penso che tua sorella sia stata aizzata contro di me.» condivise le sue riflessioni con l’amico, che non avendo il coraggio di guardarlo preferiva scrutare il cielo pomeridiano.
«Ma… chi avrebbe interesse a fare una cosa del genere? E perché?» chiese, immaginando già la risposta.
«Mi viene in mente un solo individuo: il corvo, Ukoku.» la sola idea di quel monaco nero senza dei, gli fece rivoltare lo stomaco. «Ignoro le sue motivazioni, ma non ci vuole troppa fantasia per immaginare quali possano essere. Se riuscisse a sfruttare l’energia di quel mostro, magari combinata a quella del Seiten Taisei, è chiaro che il potere dei sutra sarebbe superfluo. E dato che mi vuole morto da sempre, avrà pensato bene di prendere due piccioni con una fava.»
Il ragionamento non faceva un piega, però a Goku non andò giù l’appellativo di mostro, affibbiato con noncurante leggerezza a sua sorella. Si sentiva combattuto riguardo ciò che provava per lei. Sull’isola era stata violenta, è vero, e per poco non faceva fuori Sanzo. Ma incontrandola al mercato ebbe una sensazione di tenerezza. Ricordò il brivido provato quando gli sorrise. Allora aveva pensato che fosse un insensato timore verso quella bellissima sconosciuta. Ora comprendeva che fu l’inconscia consapevolezza di come lei potesse liberarlo.
«Mostro…» ripeté con un filo di voce. «È quello che pensi anche di me, quindi?»
«Non fare l’idiota!» al bonzo scocciava parecchio il fraintendimento dell’amico. «È chiaro che non penso affatto che tu sia un mostro. Lei è completamente diversa da te.»
«Che ne sai! In fondo siamo fratelli, io e Haydè…» questa volta urlò. «E poi non è chiaro per niente quello che pensi! Mi tratti sempre male, e non sei capace di esprimere le tue emozioni e i tuoi sentimenti se non in maniera aggressiva! Se qui c’è un mostro, quello sei tu!» calde lacrime gli rigavano le guance.
Sanzo era sgomento, per la prima volta in vita sua non sapeva come ribattere. Aprì la bocca ma non uscì alcun suono.
«Vattene! Lasciami solo…» questo, il sofferto congedo che gli diede Goku.
Reggendosi sulla stampella, andò via sbattendo la porta.
Dovette sfilare davanti ad Hakkay, Gojyo, Hakuryuu e quella petulante matrona per poter uscire di casa. Anche se i compagni si erano comportati come nulla fosse, avevano certamente udito le grida di Goku attraverso le mura sottili come carta. Percepiva i loro sguardi indagatori puntati alla nuca, ma non era dell’umore adatto per dare spiegazioni. O semplicemente si sentiva troppo umiliato, ammise a fatica.
Si trovò un angolino all’ombra del mandorlo, che cominciava a maturare i suoi frutti, vicino allo strapiombo. Sedette sull’erba umida, la gamba steccata lo tormentava come attraversata da mille lame. Realizzò che fino a quel momento non aveva dato peso al dolore. “È solo un caso” decise.
Smaniava per una sigaretta ma le aveva dimenticate sul comodino, e per niente al mondo avrebbe ripetuto quell’avvilente passerella.
Un gatto randagio si avvicinò cauto. Sanzo stava per scacciarlo, ma alla fine tese la mano lasciando che il felino la annusasse. Probabilmente il suo odore gli piacque perché strusciò la testolina pelosa contro la punta delle dita, e poi si acciambellò ronfante in grembo al giovane. «In fin dei conti non sono così male, vero sacco di pulci?» la sua voce era velata di amarezza. Il micio confermò con un “puurrrrrmao”.
Le dure parole di Goku gli rimbombavano nella testa.
«Non ho mai pensato che lui fosse un mostro.» continuava a parlare al gatto. Era sempre meglio che parlare al vento o rimuginare tra sé. «Però… capisco perché abbia detto una cosa del genere.» diede una grattatina tra le orecchie puntute dell’animale. «Che carattere di merda, mi ritrovo.»
«Sono perfettamente d’accordo.»
Riconobbe la voce di Dokugakuji, lo sgherro di Kougaiji. Stava davvero perdendo colpi, rimproverò a sé stesso, se non si era accorto della sua presenza. Il gatto schizzò via quando si voltò di scatto per fronteggiare il nemico. Ricordò di non avere con sé nemmeno la pistola.
Doku non era solo. Con lui c’era anche l’alchimista, la graziosa Yaone. Questa si fece avanti, con le mani alzate. “Non sembrano ostili” constatò, ma la prudenza non era mai troppa.
«Per favore, venerabile Sanzo, niente mosse avventate. Vogliamo solo parlare.» la ragazza confermava i pensieri del monaco.
Sanzo valutò le sue possibilità. La casa era lontana e in una posizione che non dava visibilità del punto in cui si trovava, perciò un intervento di Gojyo e Hakkay era da escludere. Chiamare aiuto: fuori questione. Sarebbe stato neutralizzato prima che avesse il tempo di fiatare. Inoltre… troppo umiliante. “Maledetto orgoglio” pensò comunque. Combattere. Forse. Poteva immobilizzarli usando il sutra e farli fuori in tutta calma. “Che mossa meschina” giudicò. E poi la gamba gli faceva un male cane. “In fondo vogliono solo parlare.”
«Buon per voi, non ho niente di meglio da fare. Sputa il rospo donna.»
Yaone si avvicinò di qualche passo, i palmi sempre bene in vista. «Abbiamo bisogno del vostro aiuto. È in gioco la vita del principe Kougaiji.»
«Perché mai dovrebbe importarmi di lui. Se si è messo nei guai che se la sbrighi senza di me, finora non ha fatto altro che cercare di uccidermi.»
«Vi prego.» insistette la giovane youkay. «Il principe non ha mai desiderato la vostra morte. Stava solo cercando di salvare la vita di qualcuno a lui molto caro. Voi non fareste lo stesso per le persone che amate?»
Sanzo pensò a Goku. «Sapete bene che non ho alcuna intenzione di cedervi il sutra.» notò lo scambio di sguardi che corse tra i due.
«Te lo dicevo che era un tentativo inutile.» si spazientì Dokugakuji. «È senza cuore, nonostante si professi sant’uomo.» Sanzo non aveva mai lontanamente pensato di essere un santo. «Facciamola finita, è ferito e disarmato: una botta in testa e ce lo portiamo via comunque. Ci aiuterà, volente o nolente!»
«Vi sto supplicando,  venerabile Sanzo.» Yaone cadde in ginocchio, le mani giunte.
Distolse lo sguardo. La devozione della ragazza verso Kougaiji lo metteva a disagio. «Mi dispiace il sutra resta con me.»
«Forse non ci siamo spiegati come si deve. È necessaria anche la tua presenza. Userai il sutra per salvare Ko e poi sarai libero di andartene dove ti pare.» precisò Doku.
La storia puzzava di trappola lontano un miglio. Il bonzo stava quasi per recitare le sacre scritture, ma qualcosa lo fece desistere. La ragazza aveva una cotta lampante per il nobile demone e certamente sdilinquiva in mille preoccupazioni al più piccolo starnuto del suo amato. Tutt’altra storia valeva per Dokugakuji. Lui era un combattente, duro come il granito; la sincera angoscia per le sorti dell’amico, che cercava di mascherare maldestramente, convinse Sanzo ad aiutarli, nonostante i loro trascorsi bellicosi.
«Non credo che a quello che sta per uscirmi di bocca…» disse infine. «e so che me ne pentirò per resto della vita, ma… Quando si parte?»
   
 
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