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Autore: Ghost Writer TNCS    08/05/2017    1 recensioni
Leona è nata con un potere terribile e straordinario, una forza inarrestabile originata nel cuore più profondo dell’Inferno, capace di sbaragliare qualsiasi avversario. Un mostro.
Alphard non è nemmeno nato: lui è un ibrido, il prototipo di un nuovo tipo di supersoldato. Un esperimento.
Insieme si sono diretti su Shytia, un pianeta devastato dalla guerra civile e ora saldamente nelle mani di criminali senza scrupoli, e lì hanno fondato una gilda: la Brigata delle Bestie Selvagge. Ma hanno bisogno di una grande impresa per riuscire ad emergere, per dimostrare quanto valgono.
Un giorno vengono a sapere che Adolf O’Neill, il fuorilegge che controlla la vicina Traumburg, è entrato in possesso di un antico artefatto dal valore inestimabile. Ucciderlo vorrebbe dire liberare la città, ma anche e soprattutto poter saccheggiare la sua ricchissima collezione.
Prima però dovranno trovare degli alleati: qualcuno abbastanza folle da voler attaccare la roccaforte di O’Neill insieme a loro. Qualcuno che abbia la stoffa di una Bestia Selvaggia.
“Non siamo eroi, ma se avete bisogno di un eroe, chiamateci.”
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Azione, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4. Un gruppo improbabile

Un vaporoso strato di schiuma rosata si sollevava senza fretta dalla spaziosa vasca da bagno, avvolgendo Leona con il suo meraviglioso aroma fruttato.

Era stata una giornata intensa e proficua: finalmente erano riusciti a trovare un modo per ottenere la notorietà di cui tanto avevano bisogno, e per giunta avevano incontrato dei validi candidati per la Brigata.

Non c’era niente di meglio di un bagno caldo per celebrare il tutto e recuperare le energie.

Prese un mucchietto di spumeggianti bollicine rosate e se lo avvicinò al viso, gustandosi con tutta calma l’odore perfettamente bilanciato. Quel bagnoschiuma le era costato parecchio, ma non poteva farci niente: amava lavarsi con prodotti di lusso come quello, e finalmente aveva abbastanza denaro da poterseli permettere.

E pensare che un tempo odiava fare il bagno. Da piccola non voleva saperne di entrare nella vasca e sua madre si arrabbiava sempre. Tutti le dicevano che era un maschiaccio, a maggior ragione quando dava prova della sua forza straordinaria durante le risse con gli altri bambini. All’inizio non le importava, poi però, crescendo, aveva cominciato a sentirsi a disagio per questo.

Si accarezzò il bicipite destro, là dove di solito stava il suo inseparabile bracciale dorato.

Era arrivata al punto di detestare il suo potere. C’erano state sere in cui aveva immaginato di sbarazzarsi di quella forza mostruosa, di diventare una ragazza normale, fragile, indifesa.

Serrò il pugno e il profilo dei muscoli si delineò con eleganza sotto la pelle morbida e profumata.

In ogni caso ormai aveva superato i suoi drammi adolescenziali e aveva capito che essere donna non vuol dire essere debole. Il fatto di poter abbattere un palazzo con un pugno non doveva renderla per forza un maschiaccio. Quella forza straordinaria era semplicemente uno dei suoi talenti, al pari dell’essere brava in uno sport o in una determinata materia. Aveva moltissimi altri modi per dare prova della sua femminilità.

Alcuni colpi giunsero dalla porta della sua stanza. «Leona, sbrigati!» esclamò Alphard. «È arrivata la cena! Perché voi donne ci mettete sempre una vita a lavarvi?»

«Sì, arrivo!» gridò in risposta la ragazza.

Premette un pulsante per far fluire via l’acqua della vasca e si diede un’ultima sciacquata prima di avviare i getti d’aria calda, lo sguardo attento sulla sua immagine riflessa da uno specchio olografico.

Era solo una cena a base di piatti da asporto di un economico fast-food, però ci teneva a presentarsi pulita e in ordine al primo pasto con i suoi nuovi alleati.

Gardo’gan, affacciato alla finestra della sua stanza, osservava con occhi distratti il paesaggio misero e desolato della periferia, la coda che ondeggiava placidamente. Non che ci fosse molto da vedere: quel minuscolo agglomerato urbano versava nelle stesse, disastrose condizioni di Traumburg, con la principale differenza che era quasi disabitato. Le poche persone rimaste lavoravano quasi tutte come operaie nella piccola miniera limitrofa, l’unica fonte di sostentamento per quelli che non si erano rassegnati ad una vita da criminali.

E pensare che quel pianeta sarebbe potuto essere un luogo davvero piacevole in cui vivere: il clima era molto gradevole, a metà fra il primaverile e l’estivo, e le piante coriacee tipiche dei pianeti appena terraformati avevano già ripreso a crescere, sforzandosi – nonostante la poca acqua a disposizione – di coprire le tracce della guerra civile. Certo, il fatto che il ciclo giorno notte durasse più di ottanta ore poteva causare qualche fastidio, ma la Pixel Inc. stava provvedendo anche a questo pur di rendere Wunderwelt un luogo ideale in cui vivere; Continente Uno escluso, ovviamente.

In ogni caso Gardo’gan aveva ben altro a cui pensare: innanzitutto gli faceva uno strano effetto trovarsi lì, ospite di due perfetti sconosciuti incontrati quello stesso giorno. E poi continuava a rimuginare sull’idea di uccidere O’Neill e prendere l’Uovo dei Sindri: poteva essere il principio di una grande ascesa, ma anche l’inizio della loro fine. Senza contare che Leona si era messa in testa di voler essere a capo del loro piccolo gruppo.

Era ancora scettico riguardo alle capacità della ragazza, eppure forse la sua ambizione non era poi così insensata…

«Io sono il capo!» esclamò la felidiana, decisa e risoluta.

«E chi lo dice?» ribatté il sauriano.

«I miei pugni» fu la perentoria risposta della ragazza, con tanto di denti aguzzi in bella mostra. Ma la sua irriverenza ebbe vita breve. «Va be’, a parte gli scherzi, so bene che non sono i muscoli a fare un capo.» Si batté un dito sulla tempia. «È il cervello che fa un vero capo, e vi prometto che farò del mio meglio sotto questo punto di vista. So di avere ancora da imparare, ma di una cosa sono assolutamente certa: se avrete bisogno di qualcosa, di qualsiasi cosa, io ci sarò. Permettetemi di essere il vostro capo, aiutatemi ad esserlo, e vi prometto che farò tutto ciò che è in mio potere per farci raggiungere il nostro obiettivo. E poi chissà, magari vi convincerò anche ad entrare nella mia Brigata.»

Alla fine Leona non era tutta muscoli e tette: collaborare con lei avrebbe potuto rivelarsi interessante.

Qualcuno bussò alla porta.

«Ehi, è arrivata la cena!» lo avvisò Alphard.

«Sì, arrivo» rispose Gardo’gan, lasciando la finestra per dirigersi in bagno.

Di sicuro per un po’ di tempo non si sarebbe annoiato.

Kael, seduto ai piedi del letto, osservava la sua nuova stanza senza proferire parola. Si trattava di un ambiente semplice ma tutto sommato spazioso, aveva a disposizione un bagno personale e i padroni di casa gli avevano dato il permesso di utilizzare la cucina comune del piano terra, quindi sotto questo aspetto non poteva lamentarsi. Anzi, in confronto alla cella in cui era stato rinchiuso o alla topaia dove lui e Gardo’gan avevano dormito nei giorni precedenti, quella sembrava quasi una suite di lusso.

Era riconoscente a Leona e Alphard per la loro generosità, tuttavia un diffidente cronico come lui non poteva esimersi dal prendere alcune precauzioni. Se quei due avessero cercato di fregarlo, si sarebbe fatto trovare pronto.

Mentre attendeva l’arrivo della cena da asporto, toccò il quadrante del suo olo-vice e si mise a scorrere le ultime notizie riguardanti Traumburg. Tenersi informati su ciò che accadeva nei dintorni erano sempre una buona pratica, inoltre per il momento intendeva comportarsi in maniera il più naturale possibile, almeno fino a quando non fosse stato certo che non c’era qualche sistema di sorveglianza nascosto.

In passato si sarebbe dato del paranoico ad agire in quel modo, ma dopo ciò che aveva passato, aveva capito che la prudenza non è mai troppa. Le due Bestie Selvagge non gli avevano dato particolari ragioni per indurlo a dubitare di loro, ma proprio per questo non doveva abbassare la guardia.

«È arrivata la cena» annunciò Alphard dopo aver bussato un paio di volte.

«D’accordo, ti ringrazio» annuì il coleotteriano. Spense lo schermo olografico e andò a lavarsi le quattro mani.

L’obiettivo che si erano prefissati era ambizioso, molto ambizioso, e comportava rischi notevoli. Era proprio curioso di capire più nei dettagli come intendevano fare quei due a sconfiggere l’uomo più potente della città.

Una volta avvisati tutti gli inquilini dell’edificio, Alphard imboccò le scale per tornare al piano terra, là dove li attendeva la loro cena.

Era davvero felice di aver finalmente trovato dei compagni, tuttavia Gardo’gan e Kael non avevano proprio l’aria di quelli che fanno amicizia in fretta, quindi temeva che ci sarebbe voluto un po’ per guadagnarsi la loro fiducia. Fosse stato per lui, sicuramente non si sarebbero nemmeno presi la briga di ascoltarlo, per fortuna però c’era Leona. Lei aveva un talento naturale nel coinvolgere le persone, e presto quei due se ne sarebbero accorti: nel giro di qualche giorno anche loro sarebbero stati pronti a seguirla fino in capo all’universo, ne era convinto.

Viceversa, se non avevano intenzione di collaborare, peggio per loro: non sarebbe stata la prima volta che cacciavano qualcuno che voleva fregarli. In ogni caso l’atteggiamento distaccato e un po’ diffidente dei due in un certo senso lo rassicurava.

Ma adesso non aveva più voglia di starci a pensare, il suo panino ripieno lo stava chiamando. Sentiva già i passi degli altri che scendevano le scale, quindi cominciò a distribuire le varie porzioni, beandosi dell’aroma speziato che usciva dalla scatola da asporto.

Quella a cui stavano andando incontro era un’impresa a dir poco complicata, avrebbero dovuto dare fondo a tutte le loro risorse e capacità per uscirne vivi, quindi per il momento la cosa migliore da fare era riempirsi la pancia e liberare la mente. Avrebbero pensato l’indomani a come prendere l’Uovo dei Sindri.

***

«Sarà una vera impresa entrare lì dentro e uscirne vivi» sentenziò Gardo’gan tra un tiro di sigaretta e l’altro.

«Se fosse facile, lo farebbero tutti» gli fece notare Alphard.

«Un’impresa impossibile è proprio quello che ci vuole per dimostrare quanto valiamo» dichiarò Leona prima di bere un altro sorso dalla sua bottiglia.

Era prima mattina e i quattro si erano riuniti nell’ampio piano terra della sede della gilda per stabilire come procedere. C’erano panche, tavoli e un angolo bar a ridosso di una parete, e il soffitto alto rendeva l’ambiente ancora più grande e luminoso: era il luogo ideale per ritrovarsi tutti insieme. L’edificio era un po’ vecchio, ma erano già stati fatti dei lavori per sanare i danni più urgenti e c’era un ampio margine per personalizzarlo e renderlo ancora più accogliente. Anche le stanze ai piani superiori erano per lo più vuote o con pochi mobili essenziali, ciononostante i due nuovi membri avevano apprezzato molto il fatto di avere entrambi una camera personale.

«In ogni caso, prima di entrare in azione, io avrei bisogno di una spada nuova» sottolineò l’ibrido dopo un immancabile scatto del capo. Estrasse l’arma, la cui lama si era spezzata a nemmeno una spanna dalla guardia. In realtà non era stato Kael a romperla – gli impulsi del suo Woltan-12 non erano abbastanza potenti –, ma la colpa era dello stesso spadaccino che per errore aveva colpito una trave seminascosta tra le macerie.

«E io ho bisogno di un po’ di munizioni» aggiunse il coleotteriano. «O, meglio ancora, di un’arma decente.»

«Possiamo andare a Tradefield» suggerì la felidiana.

«A proposito di acquisti, devo procurarmi una sigaretta elettronica» intervenne Gardo’gan. «Non sono abituato alle tradizionali.»

«D’accordo, allora andiamo subito» stabilì Leona alzandosi in piedi. «Avrete intuito anche voi che da queste parti bisogna essere pronti a combattere in qualsiasi momento.»

«Per me va bene» rispose subito Alphard, ben presto imitato dal coleotteriano e dal sauriano.

Tutti insieme varcarono l’ampio ingresso principale e, dopo aver attivato la cupola antifurto, si avviarono verso la stazione del treno.

Il loro ambizioso progetto era ancora in fase embrionale, c’erano molti aspetti da analizzare e pianificare, ma senza dubbio predisporre un arsenale adeguato sarebbe stato un importante passo avanti, per il presente così come per un eventuale futuro tutti insieme.



Note dell’autore

Ciao a tutti!

Questa volta ho concesso ai miei personaggi un capitolo più “rilassante”: era arrivato il momento di tirare il fiato, così da conoscerli meglio in quella che potrebbe essere la vita di ogni giorno di un gruppo di aspiranti uccisori di un supercriminali XD

La vera notizia però è un’altra: questo qui sotto è un disegno (chibi) fatto da me di Leona, e nei prossimi capitoli ne pubblicherò altri per i vari personaggi principali.

Leona Asterion (WBB-1)

Appuntamento tra un paio di settimane per il nuovo capitolo.

Ciao! ^.^


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