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Autore: rocchi68    08/05/2017    2 recensioni
“Marina o pirateria?” Gli chiese quel giorno, sorseggiando qualcosa di alcolico e fissando il nipote.
“Non so.”
“È finito il tempo dei dubbi e se non vuoi diventare mercante, non ti resta che scegliere.”
“Difficile scegliere tra il divertimento e la noia.” Ghignò il giovane, facendo scuotere la testa al nonno che si era rimesso in piedi.
“La legge non è noiosa, se si è nel giusto.”
“Io non sono mai stato nel giusto.”
“Ricorda che il mare è un posto pericoloso, se si naviga da soli.” Borbottò l’anziano, afferrando il bastone e puntandolo contro la schiena del ragazzo, quasi volesse fargli capire che la giustizia aveva molte armi a suo vantaggio e che prima o poi si sarebbe dovuto arrendere.
“Solo perché hai scelto la marina da giovane, non significa che io debba ripercorrere la tua strada.”
“Tuo padre ha fatto la scelta peggiore.” Sospirò l’uomo, riprendendo in mano il bicchiere e portandoselo alle labbra.
“Ti prometto, nonno, che riuscirò a renderti fiero di me.” Continuò il ragazzo, raccogliendo la borsa con le sue cose e avviandosi, quindi, verso il porto.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Svegliato all’alba da alcune guardie che gli rimproveravano quanto fatto.
Era questa la sveglia che l’indomani buttò giù dal letto Scott.
Dell’ultima nottata ricordava di essere l’unico tornato sulla Chimera e poi il buio.
E di prima mattina si ritrovò trascinato di peso da alcuni soldati che lo stavano conducendo verso una delle celle più marce di Siracusa.
Fu solo quando sentì la pesante porta cigolante della cella chiudersi dietro di sé, che si ridestò completamente.
Le guardie, notando il principe già all’interno e credendo in una punizione esemplare ai danni del corsaro, non fecero una piega.
Mike, girandosi per affrontare Scott, distolse lo sguardo dal lugubre paesaggio che si poteva osservare dall’unica finestrella appannata.
Il suo sguardo furioso sarebbe stata il primo capo d’accusa verso quello che considerava un amico e che invece era solo uno squallido pirata.
Arrabbiato e deluso avrebbe tanto voluto cominciare con un tono di voce deciso e cinico, ma dalla sua bocca uscì solo un ringhio sommesso.
“Scott.”
“Mike, era ora direi.”
“Scott, ti rendi conto della gravità della cosa?”
“E tu ti rendi conto di quante volte me l’hanno già detto?” Ribatté lui con ostentata spavalderia.
“Hai tradito Siracusa.” Lo accusò, facendolo sbuffare.
“Ah no! Tu no!”
“Rubare il Libro della Pace quando sapevi cos’era per noi.” Sbottò il moro.
“Mike, la cosa funziona così. Prima commetto un reato e poi mi puoi accusare d’averlo fatto.” Ribatté ironico, cercando di risultare il più impassibile possibile.
“E come lo spieghi questo?” Domandò il principe, estraendo il pugnale che era stato rinvenuto nella torre.
Quella lama luccicante per un attimo fece sussultare il pirata.
Scott era sicuro di non essersi più mosso dalla Chimera a meno che non fosse diventato un sonnambulo all’improvviso.
Almeno per lui quella spiegazione era priva di logica e aveva imparato che l’impossibile aveva solo un’unica soluzione: intervento divino.
Nel collegare le cose un solo nome gli sorse spontaneo.
“Courtney!”
“Cosa?” Gli chiese Mike, alzando un sopracciglio.
“Courtney mi ha incastrato.” Riprese serio.
“Scott, ascoltati quando parli.” Lo ammonì il principe, superandolo e avviandosi verso la porta della cella.
“Mike, fidati, il libro è a Tartaro. Parla con tuo padre, digli…”
“La cosa è sopra mio padre. Gli ambasciatori si stanno riunendo per il tuo processo.” Spiegò il moro con calma.
“Come, come, come? Processo? Non sono stato io. Senti, ho lasciato il libro sulla tua nave ed è stata l'ultima volta che l'ho visto. Eri lì. Tu sai la verità. Mi conosci.” Tentò, sperando di fare appello alla lunga amicizia che li univa.
“Conoscevo un ragazzo. Chi sei ora, Scott?”
“Sai che non sono stato io.” Ribadì il rosso.
“Scott guardami negli occhi e dimmi…hai rubato tu il libro?” Domandò, fissandolo intensamente.
“No.” Ripeté secco il pirata, mentre Mike si ritrovò a fissarlo severo, per poi uscire dalla cella.
Il principe sperava che Scott ammettesse il suo reato.
Era scettico a credere che una divinità scendesse ad un livello così infimo.
Punire gli uomini per una colpa assurda.
In fin dei conti, Mike era pronto a sorvolare su quel furto, se l’amico avesse restituito il libro e se si fosse dimostrato propenso a chiedere perdono.
Se avesse ammesso i suoi sbagli e se avesse promesso di non macchiarsi più di una simile crudeltà, allora il principe avrebbe chiesto al padre una sola possibilità.
Una possibilità che poi il pirata avrebbe evitato, in quanto sarebbe tornato nuovamente a fare il fuorilegge.
 
Quelle lunghe 4 ore nella cella non avevano spento l’idea di Scott.
Il libro era con Courtney.
Non conosceva nessuna divinità con cui era entrato in contatto ad avercela tanto a morte con le sue azioni.
Certo il vecchio Poseidone era inviperito per il fatto che in molti lo accusassero di proteggere un pirata, ma lo stesso Scott compiva dei sacrifici per ingraziarsi la divinità del mare.
E oltre a Courtney vi era una sola altra divinità con cui era entrato in contatto.
Aveva solamente parlottato una volta con il dio della guerra e si erano scambiati alcuni consigli su armi come se fossero fratelli e come se si conoscessero da decenni.
E nemmeno dinanzi a quelli del processo decise di rinunciare alla sua linea difensiva.
Courtney.
Lei era e sarebbe sempre stata il suo capro espiatorio.
“Ora basta. Non sopportiamo più le tue bugie. Scott ridacci il libro.” Riprese re Chris, nei confronti del prigioniero.
“Quante volte ve lo devo ripetere? Non ce l’ho.”
“Tu…”
“Avete guardato nella Chimera? Avete chiesto ai miei compagni?” Domandò il corsaro, sfidando con lo sguardo i presenti nella sala.
“Non sono attendibili.” Ribatté l’anziano sovrano.
“Io…”
“Molto bene. Il consiglio delle 12 Città ti dichiara colpevole, ti condanniamo a morte. Portatelo via.” Ordinò uno degli ambasciatori, mettendosi in piedi insieme agli altri.
“Andiamo, è uno scherzo? Ma siete tutti ciechi? Non sono stato io.” Sbraitò il rosso, mentre 2 guardie lo trattenevano a fatica e cercavano di ricondurlo in cella.
Scott avrebbe voluto far notare loro che aveva avuto l’opportunità di rubare la reliquia, ma si era trattenuto per evitare guai.
Sapeva bene come avrebbero reagito e poi la cosa gli sembrava un pelino assurda.
Anche se fosse stato lui a rubare il libro, poi perché avrebbe abbandonato un indizio come il coltello sul luogo del misfatto?
Avrebbe cancellato ogni prova e di certo mai si sarebbe fatto beccare dalla guardia.
In qualche modo l’avrebbe messo a nanna e poi avrebbe rubato la reliquia.
Nel pensare a ciò, quasi non si accorse di una figura che entrava trafelata.
Solo un ordine lo ridestò dai suoi pensieri.
“Fermi! Invoco il diritto di sostituzione. Prendete me al suo posto.” Si propose Mike.
“No!” Borbottò il re.
“Scott dice che Courtney ha preso il libro. Io credo alle sue parole. Che vada a Tartaro a recuperarlo.”
“Che stai facendo?” Gli chiese Scott che si era liberato delle guardie, spintonandolo appena.
“Affermi che Courtney ha rubato il libro. Rubalo a lei: è il tuo campo.” Lo sfidò il principe, mentre Scott preferiva non cadere nella sua provocazione.
“Apri le orecchie: non sarò responsabile della tua vita.”
“Tu faresti lo stesso per me.”
“No, per niente.” Ribatté onestamente.
Lui mai si sarebbe sacrificato per qualcuno.
Forse avrebbe potuto farlo per Duncan, il suo fedele vice, o per la Chimera, ma non per un qualcuno che rivedeva dopo quasi 10 anni.
“Se Scott potrà lasciare la città, non farà più ritorno. Figliolo, dà ascolto alla ragione.” Tentò re Chris, rimproverando il figlio.
“No, padre: ascolta tu. O Scott ha rubato il libro o sta dicendo la verità. In ogni caso è la nostra unica speranza.” Spiegò il principe, mentre tra il consiglio d’ambasciatori si sentivano alcuni brusii poco rassicuranti.
I loro membri stavano pensando seriamente alla proposta del principe di Siracusa, nonostante Dawn cercasse in ogni modo d’impedire la prigionia del principe.
“Mike, ti rendi conto che se Scott non farà ritorno, tu verrai messo a morte al suo posto?” Chiese lo stesso ambasciatore che aveva sentenziato la pena di morte per il pirata.
“Certamente.”
“E cosi sia. Scott ha 10 giorni per riportare il libro.” Decise il consiglio, mentre tutti nella sala venivano presi dallo sconforto.
La scelta operata non andava giù a nessuno.
A partire dal consiglio stesso con Dawn in prima linea e a concludere con il sovrano siracusano che abbassò la testa dinanzi ad una decisione dell’alto.
“Rilasciatelo.” Ordinò re Chris, rivolgendosi alle guardie che, a malincuore, obbedirono.
Tolte le manette dai polsi del pirata, queste vennero applicate al principe che venne accompagnato verso le prigioni.
Durante il tragitto, Dawn e alcuni del consiglio andarono incontro al giovane principe che sorrise rassicurante nei loro confronti.
“Ah Scott! Non tardare.” Gli consigliò il moro, mentre veniva scortato verso i suoi nuovi alloggi.
Nell’alzare lo sguardo perso dal pavimento, il corsaro incrociò gli occhi furiosi di Dawn e si ritrovò ad uscire mestamente dal palazzo.
Ora era ufficialmente in un vicolo cieco.
Non gli sarebbe stato difficile convincere i suoi uomini per quell’ultima missione, dato che la faccenda del Libro era stata accantonata, ma spiegargli che avevano a che fare con una divinità non sarebbe stato semplice.
Intanto si avviava verso il porto e ripensava agli ultimi fatti di quell’orribile giornata.
 
Passeggiando nervosamente per il ponte della nave era riuscito a convincere i suoi amici per una nuova partenza.
E mentre la ciurma accendeva le lanterne per viaggiare durante la notte, Duncan stava studiando le mappe vicine a lui, rivolgendo uno sguardo pensieroso al capitano, perso a fissare la linea d’orizzonte davanti a sé.
“Allora? Hai idea di come arrivare a Tartaro?” Gli chiese ad un certo punto, risvegliandolo dallo stato di trance in cui era caduto.
“Tartaro? Uccidono la gente a Tartaro.”
“E dove stiamo andando?” Domandò il vice, mentre il rosso afferrava una mappa e l’apriva mostrando altre isole.
“In Grecia!”
“In Grecia? In questo periodo?”
“Pensa alle spiagge.” Tentò il rosso.
“Splendide se ti piacciono le zanzare.”
“Pensa alle donne.”
“Sono troppo belle, Scott.” Lo rimproverò nuovamente.
“Esatto.” Ghignò con sguardo eloquente.
Duncan sentendo quella risposta, alzò gli occhi al cielo e riprese, svogliatamente, a navigare.
“E dai Duncan.”
“È tuo amico, Scott.”
“Ma sentilo! Sembri mia madre. Mike se la caverà.”
“Ne sei sicuro?” Gli chiese il suo vice, facendolo annuire.
“Tutti e 2 sappiamo che Chris non farà mai giustiziare il suo unico figlio.”
“Perciò scappiamo?”
“Ci ritiriamo! Facciamo un altro colpo in Grecia e poi torniamo a casa come se nulla fosse successo.” Riprese stizzito il rosso, mentre Duncan si ritrovava a manovrare il timone per seguire la direzione.
E mentre scendeva sul ponte, prima di andare nella sua camera, si rivolse al suo equipaggio per quell’ultima avventura.
“Signori, siamo diretti in Grecia.”
Nel sentire le urla della sua ciurma, Scott sorrise, nonostante fosse ancora scosso per gli avvenimenti di quelle ultime ore.
 
Scendendo i pochi scalini che lo avrebbero condotto al suo alloggio, si ritrovò quindi a mugugnare.
“Duncan, il libro, Mike.”
Fu nell’aprire la porta che si ritrovò davanti una brutta sorpresa girata di spalle.
Lei non doveva essere lì secondo i suoi calcoli.
Lei doveva essere a Siracusa, a pregare gli dei o qualcuno del consiglio di ripensarci.
Lei non doveva partecipare a quel viaggio.
Purtroppo, essendo a bordo non poteva farci nulla e per un po’ si mise, dietro la porta, a fissarla con incertezza.
“Guarda quanta roba. Non ci posso credere. Ah, ma questo deve essere finto. Sarebbe talmente fragile…” Soffiò lei, sfiorando lo scheletro di un antico animale che vide, nonostante le sue delicate dita, la caduta di un pezzettino d’osso.
Già nel vedere quella calamità su 2 piedi distruggere quel tesoro inestimabile la sua pazienza si era prosciugata e sperava vivamente che non facesse altri danni.
“E questo?” Si chiese, passando a guardare alcune collane, mentre Scott decise di coglierla alle spalle.
“Rubato a Venezia, a Pompei, in un bordello di Siracusa.”
“Indovinato.” Sospirò, facendo girare di scatto la donna che rimise al suo posto la collana.
“Cosa sei venuta a fare?”
“Ad assicurarmi che recuperi il Libro della Pace o a riportare il tuo cadavere se fallisci.” Ribatté lei con sicurezza.
“Davvero? E come pensi di sbrogliartela?”
“Con ogni mezzo necessario.”
“Hai un tuo equipaggio?” Le chiese il pirata.
“No.”
“Sai arrivare a Tartaro?” Domandò furbescamente.
“Eh no.”
“Sai navigare da sola?” Tentò al limite della calma.
“Sì.” Rispose con convinzione.
“Benissimo! Allora scaricherò le tue chiappe su una barca a potrai fare una bella remata fino a Siracusa perché noi andiamo in Grecia.” Ribatté il corsaro, buttandosi sul suo letto, mentre Dawn lo fissava disgustata.
“In Grecia?”
“Sissignore!” Ribadì il capitano, calandosi un cappello sugli occhi.
“È come pensavo.” Sbuffò lei delusa.
“Cosa?” Chiese il rosso, risollevando il capo.
“Scott non sei un tipo così complicato. Uno non deve far altro che immaginare quale sia l’azione più vigliacca e tu sceglierai quella.”
“Ehi! Non è un problema mio: io non ho rubato quel libro!”
“E non intendi perdere il sonno per questo.” Lo schernì Dawn, mentre lui si voltava dall’altra parte, dandole le spalle.
“Neanche un pisolino.”
“Io invece non troverei pace nel letto, sapendo di essere viva perché ho lasciato morire il mio amico.” Riprese, risvegliando i sensi di colpa di Scott.
Era proprio questo che gli seccava: doveva dar ragione a quella donna.
E senza volerlo si era rimesso in piedi, rincorrendola irritato.
“Questo pasticcio non è colpa mia. Non ho chiesto io a Mike di rischiare la vita per me.”
“È chiaro che non posso appellarmi al tuo onore, ma ho altri modi per convincerti.” Soffiò, avvicinandosi appena.
“Ah sì? E come pensi di riuscirci?”
“Parlando la tua lingua.” Riprese, avvicinandosi ulteriormente, mentre Scott intimorito la osservava con attenzione.
Ben presto dalla tasca del suo vestito, lei tirò fuori un gioiello e lo mostrò al pirata che lo afferrò avido.
“Esprimiti.” Borbottò divertito.
Lei però non si lasciò sorprendere da tanta avidità e infatti prese un sacchetto e ne svuotò il contenuto sul palmo delle mani del pirata.
Quest’ultimo si ritrovò a studiare per qualche attimo le gemme e poi annuì.
“Sì, mi hai convinto. Ma non per la prima classe.” Ghignò il rosso, facendo preoccupare la ragazza.
Il suo sguardo eloquente, fu solo un anticipo di quello che accadde poi.
Lui la prese maleducatamente in braccio e la portò fuori dallo studio, mente lei si dimenava come un’ossessa, tirando calci e pugni pur di liberarsi dalla sua presa.
“Come puoi vedere siamo ben equipaggiati per soddisfare ogni esigenza. Abbiamo una magnifica vista sul mare, alloggi lussuosissimi con 3 pasti raffinati al giorno: cetriolini, uova e…cetriolini.” Spiegò, gettandola al suolo in una sudicia stanzetta.
Ben presto si avvicinò loro il cane che faceva tanta compagnia a Scott e che come di consueto gli leccò la faccia.
“Oh ciao Zanna! Sei qua. Ti presento il tuo nuovo compagno di cuccetta. Veramente sei tu la sua nuova compagna di cuccetta. La cuccetta è sua.” Ridacchiò il rosso, mentre il cagnolone correva incontro a Dawn, leccandole il viso.
Nel vedere quella scena nessuno poteva trattenersi.
Una donna così minuta era stata quasi travolta dalla mascotte della loro nave e Scott per un attimo si dimenticò che dovevano cambiare programma.
“Ti auguriamo un bellissimo soggiorno a bordo della Chimera. Se Zanna ti si avvinghia alla gamba, vuol dire che gli piaci.” Ghignò il rosso, prima che la loro ospite riuscisse ad allontanare il cane e a rimettersi in piedi.
“Se tu credi di…”
Non riuscì a finire di parlare che Scott le chiuse la porta in faccia, azzerando quindi la sua voce che, in quegli istanti, gli aveva urtato il sistema nervoso.
 
Fu nel girarsi verso la sua ciurma che il pirata si mise a studiare il gioiello che aveva ricevuto, ponendolo controluce.
“Come ci è salita sulla nave?” Si chiese, posando il suo sguardo verso i membri dell’equipaggio.
Ognuno di loro, anche il più inutile, aveva una qualche gemma da controllare e Scott aveva intuito che erano stati corrotti.
Tuttavia non se la sentiva di rimproverarli, dato che lui aveva fatto lo stesso.
Nel vederlo avanzare serio verso il timone, la sua ciurma nascose i gioielli, facendo finta di nulla.
“Signori miei, la rotta è cambiata. Ci dirigiamo a Tartaro.” Riprese scuro in volto per quel cambio di programma.
“Eh? Che ne è stato della Grecia?” Gli chiese Noah.
“Addio divertimento.” Sospirò sconsolato Owen, venendo ignorato dal capitano.
“Addio spiagge.” Bisbigliò nuovamente Noah.
Prima di raggiungere la postazione di Duncan, Scott venne di nuovo disturbato da una corda che gli era caduta sulla testa.
Almeno per lui era inutile chiedersi chi fosse il responsabile.
Quel dannato Brick non avrebbe mai saputo fare un nodo decente alle cime della sua povera Chimera.
“Brick!” Lo richiamò con rabbia.
“Scusa capitano.” Tentò, gettandosi con un’altra corda dalla torre di vedetta e cominciando a tormentare il rosso.
“Uè! Per caso hai detto Tartaro?”
“Proprio così.” Rispose Scott, scostandosi dalla sua traiettoria.
“Cioè lo stesso Tartaro da cui nessun marinaio è tornato?” Continuò, venendo spinto via dal capitano.
Tuttavia Brick non si arrese e continuò a vorticare intorno al capitano che spazientito si ritrovò ad alzare lo sguardo al cielo.
“Il Tartaro delle anime perdute? Dove frantumano le ossa e cuociono la milza?” Riprese, mentre il rosso cercava di mantenere la calma.
“No Brick. Questo è il delizioso Tartaro: quello con tante spiagge e aperitivi. Sai quelli con gli ombrellini?” Chiese ironico, allontanandosi e lasciando il compagno di viaggio ai suoi borbottii fastidiosi.
Allontanatosi da quella seccatura, Scott salì i pochi gradini che lo separavano dal timone manovrato dal suo vice.
Nel vederlo con quello sguardo perso nei suoi pensieri, Duncan lo fissò compiaciuto.
“Lo faccio soltanto per i soldi.” Mise subito in chiaro, facendo allargare ancora di più il ghigno del suo vice.
“Certo.” Ironizzò, ricevendo uno sguardo seccato dal capitano.
“Come ci arriviamo?” Si corresse Duncan, facendo cambiare espressione all’amico.
“Quella stella è la nostra meta.” Sospirò il rosso, alzando un dito e indicando la direzione da seguire alla sua ciurma.
Con un semplice movimento la nave si posizionò di fronte alla stella, mentre uno stanco Scott si ritrovava a pensare a quel viaggio.
Sfidare apertamente una dea e tentare di fregarla sul suo terreno non era una mossa che giocava a suo favore.
 


Angolo autore:

Ryuk: Oggi rocchi è impegnato altrove.

It: Sta galleggiando.

Ryuk: Che immagine orribile.

It: E anche tu, Ryuk, se verrai con me, galleggerai.

Ryuk: Ma smettila pagliaccio.

Freddy: Problemi amici?

It: Zitto pervertito.

Jason: Grrr...

Ryuk: Stavo ringraziando quelli che seguono la storia ed ecco 3 babbei che le pigliano e bastano.

It: Palloncino?

Freddy: Volentieri.

Jason: Grrrr...

Ryuk: Spero solo che rocchi si liberi dai suoi impegni e che torni a sbadigliare.

It: Galleggerete tutti!

Ryuk: Vi saluto ora, prima che faccia una carneficina. Alla prossima!
   
 
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