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Autore: Robigna88    08/05/2017    0 recensioni
Quarta parte della serie The Family Business.
Crossover tra The Originals/TVD/Supernatural/Constantine/Arrow
-"Sei la donna più forte che conosco, puoi farcela. Ti amo."- Queste sono le ultime parole che Elijah Mikaelson ha detto a sua moglie poco prima di chiudere gli occhi e cadere nel sonno profondo all'interno della Chambre de Chasse creata da Freya per tenere la sua famiglia al sicuro. Queste sono le ultime parole che Allison ha sentito pronunciare da suo marito prima che chiudesse gli occhi lasciandola sola con il cuore spezzato.
-"Sistemeremo tutto.-" Questa è invece la promessa che Allison ed Hayley si sono fatte e che hanno intenzione di mantenere.
Da quelle parole sono passati cinque lunghi anni e molto è cambiato; la piccola Hope ha sette anni, è bella, sana e amata e le due donne stanno ancora provando a mantenere le promesse fatte. Per farlo sono pronte a qualunque cosa perchè la famiglia viene prima di tutto. Le conseguenze delle proprie azioni, però, tornano sempre a bussare e a volte marchiano l'anima... per sempre.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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4.

 

 

 

 

 

Allison indietreggiò e fece un grosso respiro, Oliver e John ne avevano una chiara visuale da dove si trovavano. Sembrava stanca, ma nemmeno così tanto nonostante lottasse con quell'energumeno di Kostav da un'ora piena. Nessuno dei due era ancora andato al tappeto e John ed Oliver erano sorpresi: la loro nuova amica era minuta in confronto al suo avversario eppure era riuscita a colpirlo senza troppi problemi, era riuscita a tenergli testa come la migliore delle combattenti. Pensandoci bene però non era così strano, per vivere combatteva i mostri - nel vero senso del termine - in fondo doveva per forza essere in grado di battersi indipendentemente dalla taglia del suo avversario.

Prese un colpo dritto in faccia e abbassò il capo lasciandosi andare contro la recinzione, Oliver chiuse gli occhi per un istante.

“Dobbiamo fare qualcosa Oliver” gli disse John. “Quell'armadio di Kostav finirà per ucciderla.”

L'altro però non era così sicuro che le cose sarebbero andate in quel modo. Aveva uno strano presentimento, una sensazione particolare riguardo ad Allison. Non avrebbe saputo spiegarla a parole, e forse era impossibile farlo, ma era certo che in qualche modo sarebbe uscita vittoriosa da quello scontro. Un po' ammaccata forse, ma vittoriosa. C'era determinazione nei suoi occhi e tristezza, una profonda malinconia che le velava le iridi nocciola; lui era certo che fosse perfettamente in grado di usare quel sentimento a suo vantaggio.

Fece un cenno della mano ad Anatoly e il combattimento si interruppe per qualche secondo. In quel breve tempo lui e John le si avvicinarono. “Allison” le chiese proprio il soldato. “Sei sicura di farcela?”

Lei annuì mentre riprendeva fiato. “Sto bene” li rassicurò. “Ma non ho davvero tempo per questo. Avrei già potuto metterlo al tappeto una decina di volte, ma ho un sospetto.”

“Che tipo di sospetto?” domandò Oliver.

“E come pensi che avresti potuto metterlo al tappeto?” incalzò John. “È il doppio di te.”

La donna si strinse poco nelle spalle. “Ci sono cose che non sai di me John” gli disse. “Se potessi fare tutto ciò di cui sono realmente capace, lui sarebbe già sul pavimento.”

Il suo interlocutore guardò dietro di lei e poi nei suoi occhi. “Perchè non puoi fare quello che sai fare davvero?”

Allison rifletté un attimo, fece roteare il collo e sospirò. “Questa è una storia per un'altra volta. Fammi un favore” disse ad Oliver. “Invia un messaggio a Lucas Roberts, lo troverai tra i contatti del mio cellulare, digli di tenere il jet pronto, ce ne andiamo da qui tra tre ore al massimo.”

Senza aggiungere altro tornò al centro di quell'improvvisato ring e decise che avrebbe seguito il suo istinto, avrebbe dato retta al suo sospetto. Non aveva davvero tempo da perdere e voleva tornare a casa. Ne aveva abbastanza di tutto. Senza esitazione attaccò Kostav; un colpo al viso, una torsione del braccio e le sue ossa scricchiolarono mentre lui urlava di dolore. “Mi ringrazierai dopo” gli disse un attimo prima di spezzargli il collo con un movimento deciso. Il corpo privo di vita cadde in terra sotto gli sguardi attoniti dei presenti, di tutti loro. Calò il silenzio per un istante, infine Anatoly la raggiunse e dopo uno sguardo al corpo di Kostav le tese la mano per stringere la sua, sul suo viso un mezzo sorriso che ad Allison diede fin troppe certezze.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Kostav aprì gli occhi piano, ricordava di aver combattuto, ricordava che la sua avversaria era stata Allison Morgan e ricordava che aveva avuto la meglio. Più o meno. “Dove diavolo sono?” mormorò alzandosi a sedere e strofinandosi gli occhi per riprendere lucidità.

“Sei sul mio jet privato” gli disse la voce che gli aveva parlato poco prima che perdesse i sensi. “Bourbon?”

Lui afferrò il bicchiere che Allison gli porgeva e bevve un lungo sorso. Guardò le altre facce presenti e poi scrutò lei da capo a piedi prima di parlare. “Perché non mi hai ucciso? Ne avevi l’opportunità.”

“Non avevo ragione di ucciderti. Tutto quello che mi serviva era una fialetta del tuo sangue e una del tuo veleno di lupo. Non dovevo per forza farti fuori per averli.”

“Ah” lui ridacchiò. “E io che credevo che non ti servisse un motivo per uccidere. Non sei tu la cacciatrice più temuta e spietata dell’intero pianeta?”

“A dire il vero” si difese lei. “Di me si dice che sono la più giusta tra le cacciatrici.”

“Non è quello che ho sentito dire io. Negli ultimi cinque anni hai...”

“Negli ultimi cinque anni” lo interruppe Allison con calma. “Ho fatto ciò che dovevo per proteggere la mia famiglia, mio marito. Non è per lo stesso identico motivo che tu ti sei unito alla Bratva? Per proteggere tua moglie a tua figlia? Com’è che si chiama? Ah sì, Elizabeth.”

Lo sguardo di Kostav si fece dorato, si alzò minaccioso ma Allison, al contrario di John ed Oliver non si agitò né si mosse di un millimetro. “Lascia la mia famiglia fuori da tutto questo.”

La cacciatrice si mise in piedi e lo guardò. “Tua moglie e tua figlia sono al sicuro Carl. In questo momento sono in viaggio verso un posto protetto, lo stesso posto in cui manderò te, se lo vorrai.”

Lui deglutì a vuoto. “Non posso lasciare la Bratva.”

“Non puoi o non vuoi?”

“Non posso!” l’uomo scosse energicamente il capo. “Credi che mi piaccia uccidere la gente? Per niente. Odio sparare, odio dover spaventare persone e rapire famiglie per ricattare. Conosco la morte e le mie mani sono sporche di sangue, tu sai cosa sono... non posso far nulla per quello, è la mia maledizione. Ma questo,” le mostrò l’anello che ogni membro della Bratva possedeva, una specie di simbolo di unione e fedeltà. “Lo odio. E se credi che sarai in grado di tirarmene fuori, sei pazza.”

Allison afferrò una borsa e la poggiò sul piccolo tavolino. Quando la aprì dentro c’erano dei soldi e dei documenti. “Il tuo nuovo nome è Ted Lance, tua moglie si chiama Gina, tua figlia Mia. Vivete a Londra, tu sei un buttafuori al locale Momas, lei è una parrucchiera proprietaria di un salone nel centro della città. Avete un cane, si chiama Milk, il nome lo ha scelto tua figlia quando uno dei miei glielo ha regalato. È una vivace palla di pelo bianca.” Prese un anello e glielo diede. “Sostituisci il tuo anello mafioso con questo. È un anello lunare, non ti trasformerai più durante la luna piena, a meno che non sia tu a volerlo. Avrai il pieno controllo sul lupo. Ti spedirò dalla tua famiglia tra pochissimo.”

Lui la guardò. “Non hai sentito quello che ho detto?” Guardò Oliver. “Tu sei Oliver Queen giusto? Sai com’è vivere all’interno della Bratva, sai che non è possibile uscirne quando si vuole. Potresti spiegarglielo per favore?”

“Allison” iniziò Oliver. “Lui ha ragione.”

“No” John sembrò rifletterci un attimo. “Anatoly crede che Carl sia morto.”

“Bingo per John! Più o meno. Anatoly saprà che sei ancora vivo. Ma non sarà mai capace di trovarti, ora” Allison gli poggiò una mano sul petto. “Questo farà un po’ male, ma è necessario.” Chiuse gli occhi e Kostav serrò le mascelle mentre una leggera luce azzurra lo avvolgeva. Un secondo dopo era sparito e la borsa con lui.

“Cos’hai fatto?” le chiese Oliver con gli occhi spalancati.

“Cosa sei tu?” fu invece la domanda di John.

Lei sorrise amaramente. “Sono tutto e sono niente. Andiamo a concludere questo affare” disse loro scendendo dal jet.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Anatoly si avvicinò con passo sicuro, si fermò e mise le mani nelle tasche del cappotto, tra le labbra un sigaro acceso da cui ogni tanto tirava una grossa boccata. “Allison Morgan, quella che uccise uno dei più leali e letali della Bratva. Niente male, devo dire, per una donnina minuta come te.”

Allison rise. “L'unica donnina che io vedo qui sei tu, Anatoly.”

“Allison” sibilò Oliver stringendo i denti. “No.”

Ma lei gli fece un cenno con la mano, poi si rivolse di nuovo al Pakhan. “So che hai provato a fregarmi” gli disse. “Kostav è un uomo carismatico, rispettato e ambizioso. Hai fiutato il pericolo, hai capito che molti dei tuoi uomini preferiscono lui a te ma ti rimangono leali solo per una questione di codice d'onore. Così hai pensato che se qualcuno lo avesse fatto fuori al posto tuo, in questo caso io, te lo saresti tolto dai piedi e, allo stesso tempo, avresti potuto chiedere altri soldi perchè nessuno uccide uno dei fratelli della Bratva senza conseguenze. Giusto?”

Anatoly la guardò senza dire niente e tirò un'altra boccata dal sigaro. Allison continuò. “Quanto mi avresti chiesto? Altri dieci milioni come... punizione per aver ucciso uno dei tuoi?”

“Altri cinque mi sarebbero bastati” il russo abbozzò un sorriso. “Come l'hai capito?”

“Sono una ricca orfana. Riconosco una truffa anche a chilometri di distanza.” La cacciatrice gli passò la borsa con il pagamento. “Sono quindici, come stabilito. Ah dimenticavo... nel caso non lo avessi capito, Kostav è vivo, ma ha deciso di lasciare la Bratva. Fossi in te non proverei neppure a cercarlo. Sarebbe tempo sprecato. Addio Pakhan, è stato interessante fare affari con te.”

Anatoly rise e le passò un sigaro. “È roba forte, solo per chi ha... come dite voi Americani? Per chi ha le palle?” chiese. “Tu le hai Allison Morgan, nonostante tu sia una donna.”

Lei prese quel regalo tra le dita. “Do svidaniya, Anatoly.”

“La tua pronuncia è perfetta!” le urlò dietro lui mentre lei risaliva sul jet seguita da Oliver e John. “Do svidaniya signor Queen e signor Diggle.”

Loro lo salutarono con un gesto della mano appena accennato.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

“Sono a casa!” Urlò Allison entrando e trascinandosi dietro la ventiquattro ore e la borsa piena di souvenir. “Hey, c’è nessuno?”

“Solo io!” esclamò Hayley scendendo le scale e fermandosi a fissarla con occhi sgranati. Il viso pieno di lividi, entrambi gli occhi neri. “Cosa ti è successo alla faccia?”

Lei mise la valigia in un angolo e le sorrise. “Niente di grave. Diciamo solo che quelli della Bratva picchiano duro.”

“Allison” mormorò l’altra avvicinandosi per stringerla in un abbraccio. “Prendi un po’ del mio sangue.”

“Non serve” la tranquillizzò Allison sciogliendo l’abbraccio. “Ho solo bisogno di una doccia e di una dormita. Dove sono Hope e Matt?”

“Sono andati in campeggio per il weekend.”

La cacciatrice corrugò la fronte. “È mercoledì.” Si diresse in cucina e tirò fuori dalla tasca della giacca le fialette. Quando si voltò per poggiarle sul tavolo, trovò un foglietto con scritto sopra un nome. “Hales...” sussurrò guardandola.

L’Ibrida sorrise con gli occhi lucidi, come quelli della sua amica. “Mary mi ha dato il nome che ci serviva. Ecco perché Matt ha portato Hope in campeggio.”

Allison pianse un po’, ma riprese subito il controllo. “Questo vuol dire che...”

Hayley la raggiunse e le strinse una mano. “È ora del tutto per tutto. Io prendo gli ultimi ingredienti, come d’accordo.”

La sua amica annuì ricambiando la stretta della mano. “Io vado a prendere Klaus.”

   
 
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