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Autore: Minga Donquixote    08/05/2017    2 recensioni
«Sei incredibile!» Si lamentò lei, tornando a sedersi sul pavimento e afferrandogli una mano. «Vuoi pure che ti racconti una fiaba per bambini?»
Cutler la guardò minaccioso e strinse forte la mano, facendola gemere di dolore. «Sei insopportabile.» le sibilò.
«Faccio del mio meglio.» ribattè lei, testarda.
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Era sicuramente un incubo il posto in cui era capitata la giovane Eris Gallese. Parrucche incipriate, lotte di pirati, dannati corsetti e no docce saponate.
Quando non si studia la storia, ci si trova impreparati.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Norrington, Lord Cutler Beckett, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8. Una Lady che si rispetti...

E come previsto i sintomi di intontimento e debolezza non erano dovuti soltanto al cambiamento tra il sole cocente della mattina e il vento freddo della sera.
La mattina del secondo giorno in mare Eris scoprì tristemente di essere in quei giorni del mese.
Beh, non credo vogliate sapere esattamente come se la cavò, fatto sta che la giovane si rinchiuse per 4 giorni in camera da letto (aspettando che il cibo le venisse servito lì), richiedeva ogni giorno abbondante quantità d’acqua, si azzardò ad uscire la sera soltanto il terzo giorno, l’ultimo richiese nuove lenzuola e quasi mandò in fiamme mezzò ponte per bruciare "qualcosa".
Cutler aveva tentato di chiedere il motivo di tanta ostinazione e tentò persino di entrare nella sua stanza mentre le urlava contro dall’altra parte. Inutile dire che fu fortunato a scamparsela dopo che lei gli ebbe tirato contro quasi tutto l’armadio.
Fortunatamente il quinto giorno di viaggio, Eris uscì con un gran sorriso stampato sulle labbra. I capelli, che si era lavata accuratamente con l’acqua piovana del quarto giorno (messa a fuoco per sterilizzarla), splendevano alla luce del sole, dandole riflessi dorati.
Il viso era roseo e felice, come non lo era mai stato.
Quella mattina, Cutler la incontrò a fare colazione nel solito posticino tra i due Tenenti e quella, vedendolo, lo salutò con un gran fracasso.
«BUONGIORNO, BECKY!» saltò fuori dal tavolo, lo afferrò per un braccio e si chinò appena per baciargli una guancia. Quando si tirò indietro si sentì l’inconfondibile schiocco e i due ufficiali nascosero le risate dietro dei tovaglioli di seta.
Il viso del più basso era un misto di orrore e incredulità.
«Buongiorno a voi…» mormorò soltanto, non capendo appieno l’azione della ragazza.
«A te!» lo corresse lei, sorridendogli. «Non mi sono mica dimenticata dell’altra sera.»
Un colpo di tosse da parte di Groves fece voltare di scatto la mora, mentre Beckett ghignava apertamente. Eris fece per avvicinarsi all’uomo in difficoltà, ma una mano le prese una delle sue e si ritrovò un paio di labbra premute su di essa.
Aprì la bocca in un’espressione confusa ma le richiuse rapidamente quando gli occhi dell’uomo si posarono sul suo viso. Aveva uno sguardo canzonatorio e malizioso, uno sguardo che non gli aveva mai visto se non quando giocava al gatto ed il topo con i suoi nemici.
Sentiva come se i suoi occhi grigi e penetranti riuscissero leggere il suo imbarazzo e questo non fece che aumentarlo. Si trovò ad arrossire controvoglia e un sorrisetto sadico adornò le labbra del Lord.
«Ma certo che no. Mi sono assicurato che non lo dimenticaste facilmente, dopotutto» smielò lasciandole una carezza prima di abbandonare la sua mano e tornando ritto e imperioso.
Non capì l’allusione dell’uomo finché non voltò la testa verso i due ufficiali silenziosi, che fissavano la scena sbalorditi e anche un poco imbarazzati. Quasi quanto lei ora che faceva caso al viso colorito di Theodore.
Accortasi di aver detto qualcosa di estremamente equivoco si girò nuovamente verso Beckett per trovare un appoggio e lo trovò gongolante nella sua personale vittoria.
«T-Tu…»
Il Lord sorrise divertito e le fece cenno di seguirlo, lasciando la sala. Camminarono per qualche secondo nel più completo silenzio finché non raggiunsero un corridoio che conduceva all’ufficio del capitano.
«Cos’era quell’intervento ambiguo? Sicuramente Theodore e Andrew avranno inteso malissimo» si consentì a ribattere lei, gonfiando le guance in modo a dir poco infantile, ma non accennando a fermarsi dietro di lui.
«Ambiguo? Non lo era affatto, Miss Eris» affermò lui, con una finta espressione da angioletto innocuo (che usciva maledettamente bene al bastardo).
«Lo era un casino!» lo aggredì.
«Mi sono concesso un momento di…» ci pensò su. «…divertimento.»
«Ah, finalmente! Un po’ di umanità, diamine!» esclamò allegra spingendogli il cappello in avanti e facendolo borbottare infastidito. «Se vogliamo chiamarla umanità e non sadismo.» aggiunse poi ricordando lo sguardo malizioso dell’altro.
Quando raggiunsero la stanza, Cutler si scostò cortesemente per lasciar passare prima lei e, una volta entrata, si chiuse la porta alle spalle.
«Sadismo, dite?» chiese poco dopo, girando la scrivania e sedendosi sulla sua poltroncina preferita. Gli dava un’aria ancora più intimidatoria, ora che la giovane vi faceva caso.
«Ovviamente. Sedurmi in quel modo…» ringhiò, offesa.
«Sedurvi? Sono riuscito a sedurre voi?» era chiaramente sorpreso eppure questo non limitò il rossore sulle guance della giovane.
«C-Certo che no! Conosco quei trucchetti! Non ci sarei mai cascata!» urlò, cercando si mascherare il suo imbarazzo per furia cieca. «Almeno non completamente…»
Beckett accennò un nuovo sorrisetto e lasciò scivolare un dito sulla superficie liscia del tavolino stracoperto di fogli e lettere da leggere, anche se messi in pile ordinate.
«Però la mia era un’osservazione sincera. Come diavolo fa un verginello come te a sapere quelle cose?»
Senza preavviso le arrivò un colpo di bastone sulla testa facendola gemere e piegare dal dolore. La batosta non era stata violenta ma poteva sentire un futuro bernoccolo nascere sulla sommità del capo.
«Ma perché diavolo l’hai fatto?!» piagnucolò, sfregandosi la parte lesa, tentando di attenuare il dolore e trattenendo le lacrime che pizzicavano sulle ciglia. Aveva dimenticato quanto faceva male.
«Punto primo, Miss Eris, non descrivetemi in quel modo. Punto secondo, sedurre non vuol dire necessariamente entrare nelle sottane di una donna» sbuffò contrariato.
«Si, certo. Dì la verità…non ci sei riuscito» il secondo colpo tentò la sua occasione ma la ragazza si scostò appena in tempo, tirando indietro la sedia e guardandolo male. «Se mi stai insegnando qualcosa alla Rafiki, beh, non sta funzionando!»
Cutler lasciò scivolare dalle mani il bastone, poggiandolo nuovamente accanto alla scrivania, ma sempre a portata di mano, e la guardò severamente.
«Lasciando da parte gli scherzi…mi hai detto che non avevi mai corteggiato nessuno tempo fa» riprese lei, con più attenzione.
Ed era vero. La prima partita a scacchi tra loro era andata di domande a raffica e quando era toccato a Beckett rispondere quello aveva detto di non aver mai corteggiato nessuna donna per mancanza di tempo.
«Ed era la verità. Non ho corteggiato ma...» si trovò in difficoltà con lo sguardo languido della giovane puntato su di se, mentre sollevava le sopracciglia in un gesto volutamente maligno. «…ho dovuto sedurre donne, si. E non guardatemi in quel modo tanto sorpreso.»
Beh, non poteva non esserne sorpresa. Ovviamente un uomo importante doveva e poteva trovarsi in affari anche con importanti donne e in quel caso il fascino era più che ben venuto ma stavamo parlando di Cutler Beckett. Quell’uomo era un iceberg.
«Uhm…» non sembrava tanto convinta ma poteva accettare quella dichiarazione, dopotutto non aveva ragione di mentirgli.
Si alzò dalla sedia su cui si era seduta e prese a gironzolare per la stanza, passando piacevolmente due dita sui solchi nei libri.
«Il vero motivo per cui vi ho portato qui, Miss Eris, non è per parlare della mia reazione ma della vostra.»
Eris alzò un sopracciglio, stordita, e gli rivolse nuovamente tutta la sua attenzione, non stanziandosi dalla piccola libreria in mogano.
«La mia?»
«Ho deciso di darvi lezioni di galateo, giacché sembra essere priva anche delle basi»
Gli lasciò 5 secondi di quiete, poi la risata spasmodica della giovane scoppiò nella stanza. Quasi si piegò a metà dalle risate e questo non giovò alla pazienza dell’uomo.
«Tu…» rise. «…che fai lezioni…di galateo…a me?» no, non poteva essere realmente serio.
«Non posso certo permettervi di vedere il Re, rischiando di traumatizzarlo con i vostri modi di fare» la rimproverò, cercando di riconquistare l’attenzione che aveva perso nel giro di pochi istanti.
«Quanto siamo esagerati. Poi non è nemmeno sicuro che verrò alla cerimonia» fece spallucce tornando a guardare i libri, decisamente più interessanti. «Probabilmente sarò a fare baldoria in qualche bel localino di Londra colmo di giovani marinai coraggiosi.»
Guardò Cutler come per vedere la sua reazione ma quello semplicemente ghignò malignamente e posò la testa sulle dita incrociate.
«Beh, direi che vi sarà impossibile farlo»
«E perché mai sentiamo?»
E ovviamente non poteva chiudere quella bocca, accettando il simpatico aiuto di Beckett senza dover peggiorare la situazione e istigarlo...
«Perché una Lady Beckett che si rispetti non va certo in bettole, per di più  lontana da suo marito.»
No. Ovviamente non poteva.

«No, Mercer! Ve lo siete meritato, un corno! Non posso farlo! Non posso!» beh, non ci erano voluto molto per trovarla urlante e delirante in giro per la stanzetta, che rovesciava cose al suo passaggio.
Mercer, sentendo tutto quel baccano fuori dall’ufficio fece allontanare tutte le guardie nei dintorni ed era andato in prima persona a controllare.
«Lo sapevo che avevi qualcosa in mente dalla prima sera!»
Si guardarono male a vicenda eppure Beckett sembrava ancora divertito. «Oh, ve l’assicuro. E’ estremamente irritante anche per me. Non vi avvicinate nemmeno lontanamente al mio livello.»
Eris si lasciò scappare un ghigno offenso e si avvicinò a lui, sovrastandolo e guardandolo dall’alto in basso. «Beh, è curioso detto da un nano come te.»
«Miss Gallese!»
La ragazza abbandonò lo sguardo odioso rivolto a Cutler e si girò verso Mercer che aveva richiamato la sua attenzione.
L’uomo la stava guardando con uno sguardo deluso e lei se ne sentì morire. Certo, divertente anche essere guardata male dall’assassino più crudele dell’Inghilterra ma…beh, faceva male lo stesso.
Con un ultimo sguardo carico di rancore, girò su se stessa e uscì dalla stanza.

Non passò molto tempo poiché l’ora del pranzo arrivò presto. Cutler aveva espressamente vietato ai marinai e mozzi di servirle in camera. Per mangiare sarebbe dovuta scendere e pranzare insieme a tutti gli ufficiali.
E ovviamente, far presa sullo stomaco della donzella fu una delle sue migliori scommesse. Vero, poteva essere dannatamente testarda ma la fame le vinceva tutto.
Quando la prima portata fu servita al lungo tavolo, la testa moretta della giovane spuntò dalla porticina e fece scattare lo sguardo su tutti i presenti.
Beckett alzò gli occhi e la trovò sulla soglia, le mani che andavano a torturare le maniche della sua casacca (grigia quel giorno).
«Oh, ci onorate della vostra presenza quest’oggi» la prese in giro l’uomo, riferendosi ai precedenti quattro giorni in solitario.
Lo sguardo del resto della tavolata si posò su di lei ma in quel momento era concentrata solo a fulminare l’ometto pomposo davanti.
«Si, non volevo certo privarmi ancora di vostra signoria.» e si girò verso i soldati. «E certamente non dei migliori ufficiali dell’Inghilterra.» sussurrò, accennando un sorriso.
Avanzò lentamente ma notò che l’unico posto vacante era accanto alla sinistra del Lord. Deglutì e si sedette senza un fiato.
La cena proseguì senza intoppi. Dopo il primo arrivò il secondo e poi fu posato al centro un vassoio con mele e aranci.
Eris si rifiutò di prenderne, lasciando il poco spazio per il dolce che sarebbe stato servito a breve.
«Una mela?» domandò Cutler al suo fianco, mostrandole una mela verde e girandosela tra le dita.
«Avvelenata. Rifiuto e vado avanti.» e distolse lo sguardo dal frutto per puntarlo sulla porticina che conduceva alle cucine.
Beckett ghignò ancora, posò la mela nel piatto bianco e la tagliò abilmente.
«La vostra risposta alla questione trattata questa mattina?» domandò prima di portarsene un pezzetto alla bocca.
Eris ringhiò appena e gli rivolse un’occhiata carica di odio, quasi vicino alla furia di poche ore prima.
«Nei tuoi sogni, manipolatore bastardo.»
Le porte della cucina si spalancarono e il cuoco, seguito da altri tre aiutanti, portò su una teglia tanti piccoli piattini contenenti curiosi pezzi di qualche strana crostata. Era di un rosso acceso e stuzzicava certamente appetito al solo guardarla.
«Speravo che avreste risposto così.» le mormorò una voce venosa di malvagità in un orecchio,facendola rabbrividire da capo a piedi.
Il cuoco servì lentamente tutti gli ufficiali finché non giunse a Beckett ed Eris. Posò un'altra porzione davanti al Lord e poi fece per porgerne un’altra alla ragazza quando la mano dell’uomo si alzò proprio davanti al piatto, bloccando la sua avanzata.
La giovane lo guardò, incredula mentre Cutler volse gli occhi freddi sullo chef, un sorrisetto di scherno sulle labbra.
«Niente dolci per Miss Eris.» poi li fece scorrere fino al viso scioccato della fanciulla «Non vogliamo appesantire ancora la vostra linea, non è vero?»
Scese un silenzio così pesante che nemmeno gli ufficiali si azzardarono a toccare il cibo. Solo Beckett si era preso il disturbo di tornare a dare la propria attenzione alla torta nonostante uno sguardo duro gli puntava alla testa parruccata.
Fece passare giusto due minuti poi, rialzando il viso, fulminò il resto dell’equipaggio che si affrettò a tornare al proprio piatto, non dando più alcuna cura alla ragazzina.
Eris era talmente scombussolata da quell’offesa indiretta che non riuscì a pronunciare nulla in contrario o a tirargli qualche frecciatina di vendetta.
Tornò con la schiena contro la sedia e abbassò lo sguardo verso il ventre piatto , tastandolo. Certo, le sue gambe non erano finissime come quelle di una modella ma non era così grassa da non poter mangiare dolci…giusto?
L’uomo, dal canto suo, aveva mirato a ferirla il più possibile ma non si aspettava un silenzio completo da parte sua. Credeva che almeno avrebbe ribattuto qualcosa o si sarebbe difesa con qualche battutina delle sue.
E invece niente. Si era chiusa. Aveva colpito sicuramente il suo punto dolente.
Quando terminò il suo dolce si alzò dalla sedia ma la ragazza non diede cenno di averlo sentito e rimase con gli occhi bassi.
«Miss Eris, dopo di voi.»
Sentendosi chiamare, la Gallese alzò il viso e guardò il punto oltre la porta aperta che le segnalava il Lord.
Si alzò silenziosamente, fece un cenno agli altri membri che ricambiarono e si incamminò davanti all’uomo, sapendo esattamente dove andare.
Cutler non la seguì subito, infatti quando arrivò davanti al suo ufficio dovette aspettarlo per qualche secondo.
Si sentiva talmente imbarazzata che non riusciva a guardarlo nemmeno un po’ e ringraziava la semi oscurità lungo il corridoio che le copriva lo sguardo ferito.
Entrò appena la porta fu sbloccata e andò a sedersi rapida alla solita poltrona davanti al mobile ormai familiare.
Beckett la guardò e tirò un sospiro avanzando e fermandosi alla destra di lei.
Un altro sospiro e un piatto con la fetta più grande di crostata rossa fu posato proprio sotto gli occhi di Eris.
La guardò e un moto di rabbia incontrollabile le montò dentro.
«Un comportamento esemplare, sembra che non siate del tutto priva di basi» la voce del maggiore le arrivava ovattata quasi come quando erano sul ponte la prima sera ma stavolta non era il vento, le onde o la stanchezza a farle sembrare distante l’uomo. Era solo furia. Di quella che non provava da anni.
«Una giusta ricompensa per un giusto silenzio.»
La ragazza allungò la mano verso la fetta e quando Cutler fu sicuro che stesse per afferrarla, quella semplicemente la spinse via, più precisamente fuori dal tavolo finché non finì in un cestino lì accanto.
Lui assottigliò lo sguardo, sospettoso, ancora non spostandosi dal suo fianco.
«Queste lezioni…di cosa trattano?» sussurrò Eris.
Con un nuovo sorrisetto soddisfatto si avvicinò all’altro capo della scrivania e si rilassò sulla poltrona.
«Credo di non avere molto tempo. Londra è vicina per cui quando io sarò occupato, sarà Mercer a darvi lezioni. La moderazione sarà alla base di tutto. Proprio come avete imparato poco fa.»
Lei si morse le labbra a sentir quelle parole ma non sfuggì allo sguardo di Beckett.
«Cominceremo questo pomeriggio alle cinque con la postura e il vostro portamento. Non tardate.»
La Gallese si alzò in fretta, pronta a lasciare quella stanza, conscia che avrebbe dovuto tornarci di nuovo tra poche ore, ma un tossire irritato la costrinse a fare retromarce.
«Lezione numero uno.» le ringhiò dietro lui. «Non ve ne andate finché non vi è stato permesso.»
Eris fece un respiro profondo per calmare i nervi a fior di pelle e, tenendo gli occhi sulla porta chiusa, disse: «Posso andare, mio signore?»
«Siete respinta.»
Senza lasciargli tempo di bloccarla oltre, aprì la porta e uscì più velocemente possibile come se le mancasse l’aria.

Quel pomeriggio Beckett la costrinse in un vestito celeste (che non si rifiutò di indossare, ancora offesa e imbarazzata) e la richiamò di nuovo nel suo posto preferito.
Ormai non aveva altri luoghi dove recarsi. Era un continuo avanti e indietro tra la camera da letto e il suo ufficio.
Cutler le insegnò a tenere la testa alza, le spalle e la schiena dritte e un sorriso finto ma educato sulle labbra.
Furono due ore intense e decisamente distruttive per il suo fisico. La sua schiena le doleva un sacco per le forzature applicate quando si sedeva, si alzava in piedi e camminava. Il vestito inoltre non faceva che complicare il tutto, andando sotto le sue scarpe col tacco e rischiando di farla cadere.
“Mento in alto!” le ripeteva lui ogni volta che si azzardava ad abbassare gli occhi per non cadere, spingendole con un bastone sotto il viso.
Fortunatamente, quando Cutler fu soddisfatto di averla torturata abbastanza la lasciò uscire, ancora dubbioso.
Non si era lasciata sfuggire una maledizione né commentini aspri.  Aveva mantenuto la moderazione che si era raccomandato di ricordargli eppure quella parte ferita e sottomessa aveva preso a torturarlo interiormente.
Quei improvvisi silenzi lo laceravano più delle sue parole affilate ma, Lord Cutler Beckett, uomo ambizioso e orgoglioso, proprio non aveva voglia di ferire se stesso ancor di più chiedendole perdono. Probabilmente nemmeno l’avrebbe accettato e si sarebbe trovato con un’umiliazione in più. Da giungere a tutte quelle che lei stessa già gli aveva provocato.
Che poi stava parlando di Eris Gallese. Quella mocciosa non si scalfiva. Sarebbe tornata quella di prima e avrebbe proseguito a dargli grattacapi come sempre.
Ma Cutler Beckett, si sa, peccava di quella maledetta presunzione.
Eris, uscita per la terza volta dall’ufficio,quel giorno per prima cosa filò nella sua cabina e si sfilò il vestito di dosso con tanta furia da strapparlo ma non se ne curò e lo buttò via.
Riempì il contenitore di acqua a terra e posò cibo raccolto dalle cucine per il cagnolino. Cercò il suo completo nero ormai asciutto dal lavaggio del giorno prima nell'armadio, lo indossò in fretta e uscì nuovamente.
Un unico obiettivo fisso.
«James Norrington!»
L’ammiraglio, che prima stava osservando il cielo che si faceva via via più scuro, si girò a guardare la ragazza avvicinarsi e prendergli il bavero della camicia in una forte stretta, abbassandolo al suo livello.
«Insegnami a combattere!»
Perché se voleva andarsene da quel posto il più in fretta possibile avrebbe dovuto saper maneggiare una spada e se Beckett non poteva aiutarla, si sarebbe aiutata da sola.




Angolo dell'Autrice
Si, lo so. Non è lunghissimo ed è pieno di rabbia ma Cutler è un personaggio pomposo e prima o poi avrebbe colpito il punto debole di ogni donna: la sua linea. Per Eris, forse, ha anche esagerato (vedrete la sua storia ma non immaginatevi nulla di drastico, non è certo un dramma, questa ff). Il prossimo capitolo lo provedo un po' più lungo quindi immagino mi richiederà tempo e sto programmando un bel momento tra i due (terribile o romantico? Vi lascio col dubbio).
Vi metto inoltre qui sotto i link per i vestiti di Eris poichè non sono una tipa che descrive molto gli abiti e spesso può venire curiosità al lettore. Vedrò di migliorare sotto questo punto di vista.
Sto aggiornando tardi quindi se trovate errori (dopo la controllatina che darò prima di postarlo) è dovuto alla stanchezza.

Completo Nero e Grigio da uomo (in pratica quello che indossa quando Cutler non gli rompe sulla sua discutibile femminilità) = http://i65.tinypic.com/97i23q.jpg
Mantello = http://i64.tinypic.com/10qe9g2.jpg
Vestito celeste = http://i65.tinypic.com/xblfns.jpg
  
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