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Autore: Rebecca_Daniels    10/05/2017    2 recensioni
*DISCLAIMER: i nomi sono cambiati, ma i personaggi sono chiaramente appartenenti ai One Direction"
E' il 20 Agosto 2013 quando Lexi Golder, ventiduenne londinese per adozione, quasi dottoressa in Storia e fan sfegatata dei The Rush, vede la sua vita cambiare radicalmente. Che cosa potrebbe accadere se una pazza decidesse di sparare al suo grande amore risalente alle scuole medie, nonché cantante della band di cui è innamorata, durante il red carpet per il loro docu-film? Che cosa potrebbe riservarle il destino se per una volta decidesse di fare davvero qualcosa della sua vita? - Un viaggio ironico e introspettivo nella vita di una ragazza più o meno normale che forse capirà come non basta respirare per vivere. Buona lettura & Grazie xx
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PART II
10th January 2014



-Allora Lexi: dicci come è successo?!?!
Era forse la millionesima volta che le facevano quella domanda ed ancora non aveva escogitato una risposta plausibile, perché cosa fosse successo non lo sapeva nemmeno lei.
“Cosa dovrei dire??? Che un giorno mi sono sentita strana e che mentre ascoltavo una canzone, che ora non ricordo, mi sono svegliata ed ho visto la faccia della mia migliore amica che mi guardava sconcertata e piangeva, mentre si teneva per mano con mio fratello con cui si è sempre odiata, da che io abbia memoria?!”.
- Non lo so come sia successo... Io... Sì, insomma... Io...
- Scusate, ma la mia amica è appena stata dimessa dall'ospedale, dopo essere stata in coma per cinque mesi... Ha bisogno di riposo e nessun tipo di emozione forte, quindi vi pregherei di lasciarci andare a casa e di rispettare la sua privacy e la sua salute... Grazie  e buona giornata.
Si sentì spingere avanti dalla mano sicura di Mia in mezzo a quella folla di giornalisti e fotografi affamati di novità che si era assiepata fuori dall'entrata dell'ospedale nel momento stesso in cui si era risvegliata, tre gironi prima. Lexi si chiese come mai la sua amica avesse tutta quella dimestichezza con la stampa e come mai loro la conoscessero così bene, ma in quei giorni erano successe troppe cose strane per preoccuparsi anche di quello, così decise di non fare domande, dato che il mal di testa aveva già ricominciato a torturarla. Il dottor Lawson le aveva assicurato che era assolutamente normale avere tutte quelle frequenti emicranie e che presto sarebbero passare, soprattutto perché i valori degli esami erano apposto, come anche l'elettroencefalogramma. Le avevano detto che era “Sana come un pesce!”, a meno a detta dell'infermiera che aveva scoperto averla assistita per tutto quel tempo e che le avevano detto chiamarsi Sarah. Era talmente persa nel marasma che le turbinava per la testa che nemmeno si accorse di essere giunta di fronte al portoncino blu di Lexington Street. Finalmente qualcosa che le risultava davvero familiare.
- Ed eccoci qui!! Bentornata a casa Lexi!!
Quel posto non era cambiato di una virgola da quando vi era uscita quella mattina del 20 Agosto, dopo essersi data una sistemata per il grande giorno della premiere. Scacciò immediatamente dalla testa quel ricordo: non si sentiva ancora pronta per affrontare tutto quello. Mia si era imposta con sua madre perché tornasse subito a vivere con lei nel loro appartamento ed era riuscita, come sempre, ad averla vinta a patto che Karen potesse stare da loro almeno per la prima settimana e che poi avesse libero accesso alla casa in qualsiasi momento avesse avuto voglia di vedere sua figlia. Logicamente, Lexi non aveva avuto voce in capitolo. Ne su quello ne sulla quantità di informazioni che le erano state riversate addosso negli ultimi tre giorni solo per prepararla alla sua uscita dall'ospedale, che si era rivelata molto più traumatica di quanto avesse mai potuto immaginare. Tutti quei regali, quei messaggi su Twitter e gli articoli di giornale, per non parlare dei paparazzi e dei giornalisti che facevano di tutto per avere una sua intervista, l'avevano altamente destabilizzata, senza contare poi la scoperta che la sua migliore amica e suo fratello, che ora sembrava totalmente un'altra persona, si erano messi assieme e che pure i suoi genitori stavano riallacciando i loro rapporti.
Era stata assente per cinque mesi e la vita attorno a lei si era completamente rivoluzionata. Quindi, vedere che la sua camera era esattamente come l'aveva lasciata la fece sentire immediatamente più tranquilla e a suo agio: lì sapeva come muoversi, in che posto cercare le cose e, soprattutto, sapeva chi era. Tutti continuavano a chiederle come stesse, se si sentisse bene, ma la verità era che Lexi non ne aveva la più pallida idea. Di nuovo.
Si sedette sul letto, con le gambe incrociate e le spalle appoggiate alla testiera, lasciando che il cuscino si sgualcisse sotto il suo sedere, prendendosi qualche secondo per guardarsi attorno, quando la porta si aprì quel poco che bastava per far comparire gli occhi azzurri e familiari di Mia.
- Tutto bene? Hai bisogno di qualcosa??
- Sì, mamma... Tutto bene.
- Te l'ho già detto che quasi, quasi ti preferivo muta?
- Almeno dieci volte da quando mi sono svegliata... Ma tranquilla: non mi offendo.
- Vuoi da bere, qualcosa da mangiare, una rivista?
- Una rivista, Mia?? Ma sei seria?? L'unica cosa di somigliante ad una rivista qui dentro è il catalogo dell'Ikea!
Mia le fece la linguaccia, anche se dentro di sé stava pensando con quanta cura avesse setacciato tutta casa per far sparire ogni traccia di giornali di gossip che potessero parlare di Lexi o della sua relazione con Hugh: tutto doveva essere come se quei cinque mesi non fossero mai trascorsi, almeno finché Lexi non avrebbe ricordato da sola. Questo era quanto le aveva detto il dottor Lawson una volta constatato come Lexi non avesse alcun tipo di ricordo in merito a quel tempo trascorso in ospedale, aggiungendo che nessuno avrebbe dovuto rivelarle nulla per evitare ogni tipo di emozione forte, capace di scompensare l'equilibrio fisiologico precario in cui si trovava la sua migliore amica, specialmente dopo i due collassi cardiaci che aveva avuto. Mia aveva cercato di opporsi, di scovare una soluzione di compromesso, ma sia lui che Sarah erano stati irremovibili: avrebbe dovuto ricordare tutto da sola e se non ci fosse riuscita, loro non avrebbero potuto farci nulla. 
- Sei simpatica come sempre... Allora io vado a fare una doccia, poi magari ci guardiamo un bel film: che ne dici?
- Sì, credo si possa fare... Ma lo scelgo io!!
- Va bene, va bene... Solo perché sei convalescente.
Quando la porta si richiuse alle spalle di Mia, Lexi sentì un brivido percorrerle la schiena, come se quel rumore fosse familiare ma al contempo diverso da qualcosa che le sembrava far parte del suo passato. Scosse la testa e la sua attenzione cadde sull'ipod che Mia le aveva gentilmente fatto trovare sul comodino affianco al letto. Lo afferrò e lo accese, senza infilare le cuffiette. Una delle prime canzoni dei The Rush era in riproduzione ed un sorriso si dipinse sul volto di Lexi quasi automaticamente, come se gli angoli della sua bocca rispondessero ad un comando preimpostato a cui non poteva disobbedire.
“Wow... L'ultima volta che l'ho ascoltato era mentre aspettavo di vederli alla premiere... Prima di... Di quello... Chissà che cosa ne hanno pensato loro del mio gesto... Mi riterranno una pazza, anche se Mia sostiene che mi siano venuti a trovare qualche volta e che mi abbiano invitata a loro primo concerto negli stadi... Io so solo che non ho avuto notizie di nessuno di loro da quando mi sono svegliata... Però, il solo pensiero che Lucas sia stato nella mia stessa stanza sapendo che ci fossi anche io, mi sembra una cosa surreale... Pagherei anche solo per esser certa che lui sia cosciente della mia esistenza, dopo undici anni...”.

Dall'altra parte della città, Nate non ci poteva credere.
C'era mancato veramente poco perché urlasse contro Mia e Sarah quando, una volta corso su per le scale che aveva appena percorso dopo essere stato in compagnia di Lexi per quasi quattro ore ed aver scoperto che si era finalmente svegliata, gli avevano detto che non poteva vederla. Sarah lo aveva dovuto allontanare di forza e chiamare Hugh perché lo andasse a prendere, dato che era talmente scosso da non riuscire neppure a guidare. Appena si era seduto sul sedile di pelle della macchina dell'amico e compagno di band, era esploso in una pianto senza ritegno che voleva cercare di lenire la fitta di dolore che si stava diffondendo dentro di lui. Si era preso la testa tra le mani, strapazzando e tirando quei capelli castani che, un po' per abitudine ed un po' per piacere alle fan, continuava a tingere di biondo sulle punte, sperando così di svegliarsi da quell'incubo assurdo in cui sperava di esser stato intrappolato.
Aveva aspettato cinque mesi, si era affezionato, forse aveva cominciato a provare qualcosa di più per quanto potesse suonare inquietante ed assurdo, ma quando era arrivato il momento per cui tanto aveva pregato: fine.
Tutto era finito.
Hugh l'aveva abbracciato e aveva lasciato che si sfogasse sulla sua spalla senza alcuna fretta, per poi riaccompagnarlo a casa, dove era rimasto rintanato per i seguenti tre giorni, cancellando qualsiasi impegno, anche quelli con i ragazzi. Se non poteva vedere lei, non voleva vedere nessuno.
Sapeva che era appena tornata nel suo appartamento con Mia, che molto gentilmente gli mandava aggiornamenti in tempo reale su come stesse e su che cosa facesse Lexi, ma lui si sentiva senza forze. Steso in quel letto a due piazze che solitamente gli sembrava altamente attraente, ma che in quel momento gli appariva troppo grande e vuoto per lui, prese il cellulare ed entrò su Twitter, cercando qualcosa con cui distrarsi. Il cielo, però, doveva avercela con lui. Tutto su quel dannato social network parlava di Lexi e del suo miracoloso risveglio, con illazioni su un possibile ritorno di fiamma tra Mia e Hugh ed espressioni di felicità per il ritorno alla vita dell'eroina di tutto il fandom. Foto di quel sorriso che aveva sperato di essere lui a far spuntare sul viso di Lexi per cinque mesi, riempivano la sua timeline, rischiando di farlo impazzire, tanto che si ritrovò a lanciare l'Iphone ai piedi del letto, incurante del fatto che si sarebbe potuto frantumare al suolo.
- L'ho baciata cazzo!! Io l'ho baciata e lei ha praticamente risposto, ed ora non si ricorda nulla! Le ho dedicato due fottutissime canzoni e non si ricorda nulla!!
Stava urlando da solo nel bel mezzo di una casa che stentava a riconoscere, forse per il fatto che negli ultimi mesi aveva passato più tempo all'estero ed in quella stanza d'ospedale che tra quelle quattro mura. Aveva pianto abbastanza il giorno in cui si era svegliata e lui non era mai stato tipo che si lasciasse andare così tanto ai sentimenti, per lo meno quelli tristi e deprimenti. Nate sorrideva sempre e faceva ridere gli altri, con la sua gioia di vivere, i suoi ventidue anni vissuti spensieratamente, con la sua voglia di affrontare ogni giorno come se fosse il più bello della sua vita. Eppure, in quel momento, tutto ciò che avrebbe voluto fare era correre da lei e chiederle se veramente, nemmeno dopo averla baciata, si ricordasse di che cosa fosse successo tra loro. Oppure gli sarebbe anche bastato avere qualcosa da prendere a pugni.
Si sentiva un emerito imbecille per aver creduto a tutte quelle teorie sul fatto che lei lo potesse sentire, che fosse mentalmente presente.
- Dannata Sarah!! Ed io cretino che ti ho ascoltato e ho continuato a leggere ogni lacrima, ogni battito accelerato come delle risposte alle mie azioni!! Che cretino...
Si lasciò cadere sul letto, osservando il soffitto grigio come il suo umore, fino a quando il campanello non lo avvertì che aveva visite. Svogliatamente si alzò ed andò verso la porta, dove Zach lo stava aspettando con una faccia decisamente preoccupata, cosa che capitava piuttosto di rado, dato che era la persona più riservata ed imperscrutabile che Nate avesse mai conosciuto.
- Ah... Ciao.
- Wow... Direi che non sono proprio la persona che ti aspettavi di vedere.
- No, scusa Zach, è che... Nulla, vieni: entra pure.
Si sedettero sul divano di pelle nera, mentre la pioggia iniziava a scrosciare imperterrita sulle grandi vetrate che formavano un'intera parete del salotto, confondendo le figure  longilinee delle piante del giardino su cui si affacciavano. Nate alzò il termostato e cominciò a rigirare nervosamente il piccolo telecomando tra le mani, con una crescente voglia di frantumarlo in mille pezzi, se non fosse stato per una provvidenziale mano di Zach che glielo portò via per appoggiarlo sul basso tavolino di vetro. Nate lo rimase a fissare per qualche secondo: era perfetto come sempre quel ragazzo, capelli neri tenuti indietro da un beanie altrettanto scuro, giacca di pelle dello stesso colore sopra una maglia bianca che faceva risaltare il fisico asciutto che aveva sempre avuto, anche quando erano dei bimbetti di diciotto anni che credevano di poter dominare il mondo con due sorrisi ed un po' di moine. Avevano imparato presto che non sarebbe sempre stato così ed erano cresciuti assieme, affrontando tutto e cominciando a lavorare su di loro e su quello che volevano fosse il loro progetto musicale. Erano maturati davvero e una prova certa era quella piccola fedina che Zach portava all'anulare destro, simbolo del suo imminente matrimonio con Page.
- Ma davvero ti sposi tra quattro mesi?
Zach lo guardò un attimo sorpreso, ma poi sembrò decidere di non fare domande e seguire il bizzarro flusso di pensieri dell'amico.
- Sì... E, sinceramente, non vedo l'ora.
Era sempre stato un ragazzo di poche parole ma sapeva che i suoi amici avevano imparato a conoscerlo e a capire che quello non era un modo per allontanarli, ma solo un'occasione in più per lasciare che loro si raccontassero di più a lui e gli permettessero di star loro vicino.
- Ti invidio, sai?
Ecco: quella era una cosa che il bel anglo-indiano non avrebbe mai pensato di sentire dalla voce di Nate, ovvero una delle persone più semplici e pure che avesse mai avuto la fortuna di incontrare. Lo riteneva come un fratello minore e voleva che per lui ci fosse solo il meglio ed era proprio per questo che si trovava lì, in quel momento, poiché sapeva come potesse star male per la storia di Lexi. A dire il vero, c'erano rimasti male un po' tutti, perché speravano veramente che lei potesse svegliarsi e mantenere quel legame che sembrava inspiegabilmente essersi creato con ognuno di loro, ma i miracoli sono rari e loro avevano già ricevuto quello che gli spettava.
- Perché?
Nate appoggiò la schiena al divano e lasciò che la testa cadesse sullo schienale, contemplando per l'ennesima volta il soffitto: avrebbe dovuto dipingerlo di qualche altro colore, perché quel grigio non faceva che deprimerlo maggiormente.
- Perché così avrai qualcuno da cui tornare ogni volta che finiremo un tour... Qualcuno da chiamare quando scenderai dal palco ogni sera... E questo per tutta la vita... E' bello, no?
Rimase in silenzio per qualche secondo, grato del fatto che Zach non gli facesse domande ma aspettasse che fosse lui a spiegarsi meglio.
- Sai cos'è assurdo? Che io l'ho provato con lei per questi cinque mesi... Non vedevo l'ora di accendere il pc e chiamarla per raccontarle che cosa fosse successo durante i concerti... Figurati che, nonostante avessi scoperto fosse innamorata pazza di Lucas, non riuscivo ad aspettare un secondo di più per tornare da lei...
- Non riesci nemmeno a dire il suo nome.
Non era una domanda: era un'affermazione. Una di quelle che cadono come un meteorite nei film di fantascienza e fanno cambiare le sorti del mondo. Solo che quello non era un film e la vita di Nate era cambiata sul serio, ma in peggio. Non poteva nemmeno pensarlo il suo nome, specialmente dopo che erano stati categorici sul divieto di raccontarle qualsiasi cosa riguardasse quei mesi a meno che non fosse lei a chiederlo o, meglio ancora, a ricordarselo, altrimenti la sua salute né avrebbe risentito e questa era l'ultima cosa che Nate avrebbe mai desiderato per lei .
- No... Non ce la faccio.
 Trasse un profondo respiro e sentì Zach mettersi nella sua stessa posizione, al suo fianco, come a dirgli che lui sarebbe stato lì anche tutta la notte se ne avesse avuto bisogno, aspettando che tutto trovasse una giusta prospettiva, ma era come se per Nate, quella volta, fosse impossibile vedere il lato positivo della situazione. E questo non era decisamente da lui.
- Io non sono uno che si arrende Zach, lo sai... Ma in questo caso non posso fare nulla, neanche se lo volessi... E cazzo se vorrei andare sotto quel portone blu e urlarle che merito almeno di vederla sorridere una volta!
Una lacrima dispettosa scese lungo la sua guancia leggermente rossa per la foga con cui aveva parlato e per quella sensazione d'impotenza che gli schiacciava il petto, impedendogli di respirare normalmente, i pugni a stritolare il tessuto morbido dei pantaloni della tuta.
In quel momento, Zach si rese conto di quanto la situazione fosse molto peggio di quanto tutti loro pensassero: avevano sottovalutato la reale entità del problema, credendo che Nate si fosse semplicemente affezionato a Lexi, come d'altra parte era accaduto a tutti loro, eccetto per il fatto che lui si fosse letteralmente innamorato di quella ragazza.  Come se tutto ciò non bastasse, Zach era quasi certo fosse la prima volta che all'irlandese capitasse di innamorarsi. Innamorato di una persona con cui non aveva mai parlato, di cui non aveva mai visto gli occhi ma che aveva dato la vita per loro: era tremendamente meraviglioso. Gli riusciva difficile immaginare di innamorarsi di Page senza averne mai sentito la voce squillante o senza essersi perso in quel celeste sconvolgente che aveva trovato solo nei suoi occhi, eppure per Nate era stato così.
Continuarono a contemplare il soffitto grigio ancora per qualche minuto, in completo silenzio, fino a quando Zach non decise di dar voce ai suoi pensieri, sperando di aiutare in qualche modo l'amico.
- Potrebbe ricordare... Se ha provato quello che senti tu per lei, nessuna amnesia potrà nasconderglielo per sempre.
 Forse Zach aveva ragione e sempre forse, un giorno Lexi avrebbe potuto ricordare: ma lui sarebbe stato capace di aspettare e magari saperla insieme a qualcun altro? Non sapeva nemmeno se sarebbe stato capace di vederla di persona e trattenersi dall'abbracciarla o stringerle quella mano che negli ultimi mesi era diventato il loro modo per comunicare, figurarsi vederla tra le braccia di un altro ragazzo.
Era un silenzio carico di significati quello che era sceso tra di due amici, interrotto solo dal rumore costante della pioggia sulle finestre. Dopo quella che ad entrambi sembrò un'eternità, Zach disse:
-Dovresti ridipingere questo soffitto: è deprimente.
E detto questo si alzò per prendere due birre dal frigo: quello era solo l'inizio.





Hi sweethearts!
Pubblico oggi perché: 1) non volevo più aspettare 2) non avro tempo di farlo per tutto il weekend ^^
Okay. Passiamo alle cose importanti. LEXI SI E' SVEGLIATA!!! YEEEEE!! Lo so che non state gioendo con me e so anche che mi starete maledicendo in diciotto lingue diverse, ma sono sicura della mia scelta. Non poteva svegliarsi e BOOM: ha la vita che ha sempre desiderato. Troppo semplice. A dir poco irreale (e di irreale qui ne abbiamo già a palate**). Quindi sì: Lexi è sveglia e non ricorda un fico secco. Nate sta soffrendo. Il resto della gente non sa che fare. Bella vita di merda, ma alle volte va così ^^
Spero non siate troppo arrabbiate per lasciare un commento e che mi facciate sapere che ne pensate: ora comincia tutta un'altra storia.
Grazie per essere arrivate fin qui e spero rimaniate per il vero divertimento, perché lexi da sveglia è tutto fuorché un personaggio semplice **
As always
Lots Of Love xx



  
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