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Autore: itachiforever    11/05/2017    7 recensioni
[Venerdì 13]
Una ragazza, i suoi genitori, il suo cane e una nuova casa.
Un lago, una foresta e un campeggio sventurato.
Giovani ragazzi, una piccola vacanza e uno spietato serial killer immortale.
Differenze, similarità e qualche salvataggio.
Crystal Lake troverà la pace?
Genere: Horror, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 3 – Nuove informazioni



 


 
Jasmine stava frugando da un bel po’ in cantina, alla ricerca di qualcosa di interessante. Finora solo una vecchia sedia a dondolo, in ottimo stato, era stata la cosa più degna della sua attenzione. Aveva trovato per lo più roba polverosa, soprammobili, pentolame vario, addirittura pezzi di ricambio di qualche auto. Finalmente però, tra uno scatolo di vecchi vestiti e una cassetta degli attrezzi, trovò un baule di legno piuttosto pesante. Le parti in metallo si erano un po’ arrugginite e la vernice blu che lo ricopriva era scrostata o scolorita in vari punti. Riuscì ad aprirlo senza problemi, non era chiuso a chiave fortunatamente per lei. Dentro trovò vari libri dalle copertine sgualcite. Essendo una specie di bookworm era convinta di aver trovato il forziere del tesoro.
C’erano libri gialli di una qualche collezione, alcuni libri di cucina e alcuni su caccia, pesca e sulle piante locali. Quelli probabilmente sarebbero interessati a suo padre, gli piaceva andare a pesca di tanto in tanto e fare delle escursioni. Spesso erano andati insieme quando era più piccola e non riuscì a non sorridere al pensiero. Non mancavano poi libri di narrativa di vario genere, tra cui una vecchia edizione di “Shining” e una di “Alice nel Paese delle Meraviglie”, che mise subito da parte, decisa ad aggiungerli tra i pezzi più “vintage” della sua collezione. C’erano addirittura dei vecchi fumetti di Spiderman. Non era il suo supereroe preferito, ma si sarebbe volentieri accontentata. Sul fondo trovò anche vecchie riviste di cinema e un gran numero di giornali. Aveva davvero trovato il forziere del tesoro. Tirò fuori con cautela i delicati fogli di carta ormai ingiallita dal tempo. I giornali erano maggiormente locali e non tutti erano interi. In ognuno c'era un articolo che citava almeno una volta Jason.
Prese uno scatolo e lo svuotò del suo contenuto di cianfrusaglie – erano dei pattini quelli? Chissà se il lago si ghiacciava in inverno… – riempiendolo invece di giornali, riviste, fumetti e i libri che le sembravano più interessanti. Poi risalì le scale, tornando in camera sua.
Fece spazio sulla scrivania e vi mise sopra lo scatolo, per poi andare a prendere da uno dei cassetti del comò un portalistini dalla copertina rossa. Si andò a sedere e tirò fuori da alcune delle pagine protettive di plastica degli altri fogli di giornale.
Quel raccoglitore era un po’ il suo piccolo archivio personale. Dentro ci teneva ritagli di giornali e riviste. C’erano recensioni di film, libri e videogiochi, articoli su bellissimi posti in cui andare in vacanza, consigli di veterinari ed esperti sui cani, articoli su concorsi ai quali aveva partecipato con la scuola, tutto perfettamente ordinato. Poi c’era la sezione più corposa, quella che aveva curato con maggior attenzione. Aveva raccolto tutti gli articoli su Jason e Crystal Lake che era riuscita a trovare su internet e sui giornali, ma mettere le mani sui quotidiani di Crystal Lake non era certo facile. E ora invece aveva un bel po’ di materiale per le mani. Si sentì come una di quei detective dei film che facevano lunghe ricerche su un solo argomento per poi riuscire a risolvere il mistero. Lei però non aveva nessun mistero da risolvere, era assolutamente certa che in quella foresta attorno casa sua, da qualche parte, un omaccione mascherato si aggirava.
Prese tutti gli articoli raccolti nel corso del tempo, rigorosamente sistemati in ordine cronologico, e li rilesse velocemente per ripassarli, anche se praticamente li sapeva a memoria. C’era il primo massacro avvenuto ad opera della madre di Jason, quello della classe in crociera a New York praticamente sterminata, e la maggior parte di quelli che destarono più scalpore, ovviamente tutti nella zona di Crystal Lake. Poi si mise a leggere gli articoli che aveva trovato in cantina, concentratissima. I massacri erano stati molti di più di quelli riportati nei giornali che non fossero della zona. Le dita le diventarono nere a causa della polvere e dell’inchiostro. Annotò su un foglio tutte le date di tutti gli eventi. Una piccola percentuale non era avvenuta né in estate né tantomeno di venerdì 13. Mentre rifletteva su questo le venne un’idea. Prese il suo telefono e cercò su google maps la biblioteca di Crystal Lake, poi calcolò il percorso e salvò lo screen. Sarebbe andata a controllare lì per trovare altre informazioni quello stesso pomeriggio. Aveva cercato dal pc comodamente da casa sua già più volte, ma ormai aveva finito tutte le informazioni disponibili.
Intanto si fece ora di pranzo e scese in cucina a mangiare con la famiglia.
“Hai trovato qualcosa di interessante in cantina?” le chiese la madre.
Jasmine non fece parola dei giornali. “Ho trovato un baule di vecchi libri e qualche rivista. C’è una bella sedia a dondolo, potremmo metterla in una delle camere vuote o in soggiorno vicino al camino.”
 “Più tardi la vado a vedere, magari riusciamo a trovarle un bel posticino” disse suo padre.
“C’è anche un bel baule blu, posso tenerlo vero?” chiese lei speranzosa.
“Non mettetevi in testa di tenere e portare su tutta quella roba, ho appena finito di sistemare le stanze” Intervenne Anna.
Arrivati alla frutta, saltò fuori il discorso che Robert sarebbe dovuto andare in ospedale per praticamente tutto il pomeriggio, avrebbe iniziato a lavorare sul serio il giorno seguente. Jasmine gli chiese di accompagnarla in biblioteca, con la scusa di voler andare a dare un’occhiata e di aver finito di leggere tutto quello che aveva.
“Non hai detto di aver trovato dei libri?” le domandò Robert.
“Sì, ma sono libri che ho già letto, li voglio tenere perché sono vecchie edizioni ben tenute”
Sì misero così d’accordo. Robert avrebbe lasciato Jasmine in biblioteca e sarebbe tornato a prenderla per tornare a casa. Aveva a disposizione tutto il pomeriggio per le sue ricerche.
Finito di pranzare, la ragazza aiutò la madre a sparecchiare e poi andò fuori con Finn per la solita passeggiata dopo pranzo.
Quel giorno l’aria era un po’ più fresca, tirava un leggero venticello che era un piacere sentire sulla pelle. Finn stavolta era al guinzaglio, per quanto fosse ben addestrato non conoscevano ancora quella zona e se davvero c’erano tagliole in giro preferiva averlo sempre vicino e sotto controllo. Si avviarono attraverso un piccolo sentiero immerso nel verde, sparendo ben presto alla vista di Anna che li guardava allontanarsi dalla finestra.
 
Jason aveva continuato la sua ronda senza sosta. Ora che l’estate era iniziata, avrebbe avuto più da fare, ne era sicuro. Stava tornando verso casa sua quando un fruscio attirò la sua attenzione. Un rumore di passi alla sua sinistra, poco più avanti. Si avvicinò al sentiero, perfettamente nascosto tra la folta vegetazione, quasi dimentico del coniglio morto nella sua mano sinistra. Davanti a lui, senza accorgersi minimamente della sua presenza, passò la ragazza dai lunghi capelli neri che si era trasferita nella casa a pochi metri, con un cane al guinzaglio che la seguiva tranquillo, senza allontanarsi più di mezzo metro da lei. La sua mano libera andò subito a cercare il manico del suo fidato machete, pronto ad usarlo in qualunque momento. Non aveva intenzione di sterminare quella famiglia, per il momento. A meno che non gli avessero dato un valido motivo. Non erano le uniche persone che abitavano nella zona, dopotutto. La maggior parte delle case erano vuote fortunatamente, grazie a lui, ma qualche persona particolarmente tranquilla era stata risparmiata dal massacro.
La ragazza e il cane arrivarono a breve in riva al lago.
Jasmine era esterrefatta dalla bellezza di quel posto. Era davvero sulle sponde del Crystal Lake!
Fece ancora qualche passo, fino a trovarsi quasi con i piedi nell’acqua, stando ben attenta a non bagnarsi e ammirando il meraviglioso spettacolo che la natura le stava offrendo. Tutto era illuminato dalla luce del sole, i riflessi dell’acqua quasi l’abbagliarono. Riuscì a vedere un pontile di legno non troppo lontano e qualche altro ancora più in là. La sagoma di una casa sulla sponda opposta faceva capolino tra il verde che dominava ovunque su tutto.
Si appoggiò ad un albero, completamente rapita dalla scena, dimenticandosi del possibile pericolo che stava correndo e di Finn, che ora aveva lo sguardo fisso verso il sentiero da cui erano venuti. Qualcosa aveva attirato la sua attenzione, ma non c’era nulla lì, adesso.
Jason si era leggermente ritratto. Spostando un ramo per vedere meglio aveva provocato un fruscio, attirando l’attenzione del cane. Continuando a guardare la ragazza, ancora ignara della sua presenza, constatò con sollievo che non aveva intenzione di spogliarsi e buttarsi in acqua come faceva la maggior parte delle ragazze che arrivavano lì. Jason non potè fare a meno di confrontarla con loro. Se ne stava tranquilla, appoggiata ad un albero, a guardare il lago. Il suo lago. Era abbastanza pallida per essere estate, l’abbronzatura non era ancora arrivata sulla sua pelle, forse non usciva molto. Non era magrissima come le sue tipiche vittime adolescenti, ma era sicuro che fosse un po’ più alta della norma. Non quanto lui ovviamente, lui era sempre stato il più alto di tutti dopo l’incidente… e dopo quello che avevano fatto a sua madre. Al ricordo dell’accaduto, Jason sentì rimontare dentro di sé una potente rabbia che non lo abbandonava mai del tutto. L’urgenza di sfogarla violentemente contro qualcuno si fece più forte, specie dopo che quel piccolo cane tornò a guardare verso di lui senza vederlo, abbaiandogli contro, e risvegliando dalla sua ipnosi la ragazza, facendola sobbalzare.
“Finn? Finn che hai?” Jasmine cercava di capire a cosa stava abbaiando il suo cane, ma vedendo solo alberi e cespugli un brivido le corse lungo la schiena. Poteva essere…? No, sicuramente era la sua immaginazione che le giocava brutti scherzi. O così sperava almeno, non era pronta ad un possibile incontro al momento. “Non c’è niente lì, sta buono” disse più a sé stessa che al cane. Lo avvicinò a sé, accarezzandolo per tranquillizzarlo e per tranquillizzarsi, e ritornò sui suoi passi, di nuovo verso casa.
Jason li seguì finchè non entrarono entrambi in casa. Prima di chiudere la porta la ragazza diede un’ultima occhiata alla foresta. Fece il giro della casa per riuscire a vederla dalle finestre ancora sprovviste di tende, ma senza riuscirci. Quindi tornò in una posizione dalla quale riuscisse a vedere bene l’ingresso. Ben presto la porta si riaprì e ne uscirono il padre e la ragazza. L’uomo salutò la moglie con un bacio e si infilò in macchina, facendo manovra. Con un po’ di sorpresa Jason notò che la ragazza aveva cambiato i corti pantaloncini di jeans con dei pantaloni neri lunghi, ma un po’ più attillati dei precedenti. Aveva anche una borsa a tracolla di stoffa viola, con delle spille rotonde attaccate sopra. Da quella distanza non riusciva a vedere cosa rappresentassero.
“Mi raccomando, fai attenzione Jas” sentì dire alla madre. Jas? Era quello il nome della ragazza? Curioso come nome, pensava lui.
“Tranquilla mamma, non me ne andrò in giro” rispose Jas. Quindi stava uscendo, chissà dove andavano. Le due si salutarono e la ragazza raggiunse in macchina il padre.
Jason li guardò andar via, insieme alla signora di cui ancora non sapeva il nome. Quando tutti andarono via e lui rimase solo, si decise a tornarsene a casa anche lui. Per arrivarvi prese la scorciatoia che passava in mezzo al vecchio “Camp Blood”. Una volta giunto a destinazione andò direttamente in cucina, passando dalla porta sul retro. Con un solo movimento del braccio liberò parte del ripiano per mettersi a scuoiare il povero coniglio, invadendo tutto il restante spazio, peraltro già ampiamente occupato, con immondizia derivante dai suoi precedenti pasti. Alcune scatole di latta vuote caddero sul pavimento, anch’esso invaso dal sudiciume, ma non se ne curò. Quella cucina, anzi tutta la casa, aveva visto tempi migliori, quando sua madre era ancora viva e poteva ancora fare le pulizie e cucinare per lui. Era un’ottima cuoca. Era anche per questo che Jason mangiava, pur non avendone bisogno. Sentire i sapori del cibo gliela ricordava, lo tranquillizzava e lo rattristava allo stesso tempo. E dopo la tristezza, come sempre, arrivava la rabbia. Ma finchè non fosse arrivato qualcuno da punire, si sarebbe concentrato sulla nuova famiglia. Sarebbe stato meglio per loro trasferirsi da un’altra parte. Un solo passo falso e si sarebbero ritrovati tutti all’altro mondo. Dopo aver finito di spellare il coniglio, accese il camino in salotto per cucinarlo. Non che per lui carne cruda o carne cotta facessero molta differenza, ma se aveva tempo libero, preferiva impiegarlo facendo qualcosa. Mentre il suo pasto si cucinava, si aggirò per la casetta, non troppo grande, alla ricerca di qualcosa da fare. Magari era davvero arrivato il momento di buttare un po’ di rifiuti. In mezzo a tutta quella confusione riuscì comunque a trovare un sacco di plastica nera, ma non lo aveva riempito neanche fino a metà quando si stufò e preferì mettersi a pulire le sue varie armi. Il machete era il suo preferito, ma non disdegnava altri metodi. E mentre una mannaia tornava a brillare si ritrovò a pensare a come avrebbe ucciso le sue prossime vittime.
 
Arrivati in città Robert si fermò davanti ad una ferramenta e vi entrò insieme alla figlia. Avrebbe lasciato le copie delle chiavi di casa per fare un mazzo anche per Jasmine e in più doveva ordinare la targhetta con il nome da appendere alla porta d’ingresso. Dopo di che accompagnò Jasmine in biblioteca, raccomandandole di fare attenzione e di aspettare che fosse venuto a prenderla, quindi se ne andò.
Jasmine entrò in biblioteca, dove ad accoglierla al bancone c’era una signora con capelli biondo scuro lunghi e riccissimi che le ricadevano su una camicia a righe verticali blu e bianche. Senza perdere troppo tempo, Jasmine si fece fare la tessera per poter usare i computer, prendere in prestito i libri e accedere all’archivio. Entrò nella sala lettura, i cui muri erano riempiti da scaffali di vocabolari ed enciclopedie di ogni genere. Non era molto grande, ma andava bene. C’erano solo un paio di ragazzi seduti ad un tavolo, sommersi di libri, forse studiavano per l’ammissione all’università. Quattro scrivanie in fondo alla sala erano dedicate ai pc. Sedendosi ad una di queste la ragazza iniziò a fare ricerche nell’archivio informatico, dove c’erano anche le pagine dei giornali di zona. Tirò fuori dalla borsa il foglio dove aveva scritto le date e i luoghi degli omicidi e ogni volta che trovava un evento in più lo annotava. Tra gli articoli trovò anche alcune interviste fatte a quelle poche persone che erano riuscite a sopravvivere dopo un incontro ravvicinato con Jason. Alcune foto allegate erano quasi incredibili, sembravano set dei film. Andando sempre più indietro nel tempo, trovò alcuni articoli che non aveva ancora mai visto, forse perché pubblicati solo sul quotidiano cittadino. C’era quello di quando Jason era annegato, con tanto di foto e interviste, quello dell’omicidio commesso dalla madre Pamela e della sua morte e i primi omicidi “irrisolti” che vennero poi attribuiti a Jason. Stampò questi ultimi con la stampante messa a disposizione dei tesserati e iniziò a leggere.
Scoprì che Pamela fece causa ai responsabili del campeggio, voleva giustizia per il suo bambino. Ma furono tutti assolti per mancanza di prove e l’accaduto venne attribuito alle condizioni fisiche e mentali di Jason e definito come un tragico incidente. Oltre a questo, il corpo non venne trovato, nonostante le ricerche. Venne celebrato un funerale, ma senza bara. Jasmine si sentì male per la signora Voorhees. Nessuna madre dovrebbe affrontare una cosa del genere, non c’era da meravigliarsi se poi fece quello che fece. Prima di continuare a leggere si soffermò a guardare una foto di Jason da bambino. E vedendolo sorridere, non potè far altro che sorridere a sua volta.
Il campeggio chiuse, dopo l’omicidio dei due animatori responsabili dei bambini il giorno dell’incidente. Venne riaperto l'estate successiva, nel 1958, ma durante gli ultimi preparativi per l'inaugurazione scoppia un misterioso incendio, probabilmente appiccato da Pamela, ed un simile incidente avviene l'anno successivo, quando lei stessa avvelena le scorte idriche. La storia del campeggio sembrò finire lì, ma ventitrè anni dopo, venerdì 13 giugno 1980, il compleanno di Jason, riaprì nuovamente. Facendo un veloce calcolo, Jason avrebbe dovuto avere 34 anni. Poi le venne un’illuminazione. Era il 9 giugno. Controllò sul calendario del pc. Il 13 sarebbe nuovamente stato un  venerdì.
Venne presa da una strana agitazione e ripensò all’episodio di qualche ora prima. Era stata davvero una buona idea trasferirsi qui, specialmente in questo periodo? Cercò di non pensarci, riprendendo a leggere.
Pamela uccise tutti coloro che furono coinvolti nella riapertura del campeggio, tranne una ragazza, che la decapitò. Da qui conosceva la storia a memoria, ma venne a conoscenza solo ora che non ci fu un funerale per lei. Sapeva che la testa della donna non venne ritrovata, ma non questo dettaglio. Venne sepolta nel cimitero di Crystal Lake, ma nessuno pianse per la sua morte.
Eccetto Jason ovviamente. Scampato chissà come alla morte, vendicò quella della madre, non permettendo a nessuno di disturbarli.
Alla ragazza venne in mente un’idea, a cui prima non aveva pensato. Non voleva disturbare né Jason, né sua madre, ma dopo quello che entrambi avevano passato meritavano un minimo di compassione secondo lei. Cercò su internet varie cartine della zona e stampò quelle che potevano esserle più utili. Segnò con un cerchio a penna la zona di casa sua, del vecchio campeggio, del cimitero e la zona ipotetica di casa Voorhees su tutte. Una era quella turistica della cittadina, una era per le strade e i sentieri del bosco e una era fondamentalmente la vista dal satellite di google.
Dopo aver esaurito anche le informazioni disponibili in biblioteca, si erano fatte quasi le 17, fece un giro esplorativo della biblioteca, prendendo in prestito alla fine un libro di Coelho.
Finalmente venne il momento di tornare a casa. Suo padre la venne a prendere in perfetto orario e le consegnò il suo mazzo di chiavi. Arrivarono a casa in breve tempo, chiacchierando delle impressioni sulla biblioteca e l’ospedale. Dopo una cena a base di carbonara, Jasmine andò a sistemarsi in una delle stanze degli ospiti, quella con il divano letto color sabbia, sul suo comodo pouf blu. Le pareti della stanza erano state lasciate bianche, in attesa di ricevere qualche quadro o qualche mensola. Un basso mobiletto grigio con le ruote ospitava una tv non troppo grande e  la sua Xbox One. Inserì il disco della terza stagione di “The Walking Dead – A new frontier” pronta a giocare il terzo episodio, non prima di aver dato sue notizie agli amici che l’attendevano su whatsapp, raccontando loro tutto quello che aveva scoperto quel pomeriggio. In poco più di un’ora e mezza riuscì a completarlo, giusto in tempo per farsi spedire in camera dalla madre.
Si lavò, si cambiò e si mise a letto, con Finn accanto, e insieme si addormentarono.
I primi due giorni a Crystal Lake erano andati più che bene.
Sarebbe continuato così?
 

 







Angolo Autrice
Ciao a tutti!
Eccomi tornata con il terzo capitolo. Qui Jason fa una comparsa decisamente più significativa della precedente e lo continueremo a vedere sempre più spesso. Come vi sembra?
Ringrazio Lux in Tenebra per la recensione, passate a trovarla perché è davvero una bravissima scrittrice ;)
Questa invece è la prestavolto che ho scelto per Jasmine: Emily Rudd
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Detto questo vi saluto, recensite e fatemi sapere cosa ne pensate della storia e se avete qualche consiglio.
Ciao ciaoooo
 
  
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