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Autore: LadyLicionda    11/05/2017    0 recensioni
Eiko Wadsworth scopre improvvisamente di soffrire di Disturbo Dissociativo dell'Identità, ovvero personalità multipla. I suoi problemi iniziano quando realizza che ogni personalità è dotata di una volontà propria, di desideri propri e di ambizioni uniche. Come se non fosse abbastanza, ognuna di loro si scopre ben presto innamorata di una persona diversa. Riuscirà Eiko a mantenere il suo segreto e a destreggiarsi fra le attenzioni romantiche di sette irresistibili ragazzi senza soccombere ai capricci delle sue eccentriche personalità? NOTA BENE: Per questa versione è previsto un finale multiplo (uno per ognuno dei ragazzi di KNB). Il rating potrebbe cambiare con il progredire della storia. I personaggi di KNB appartengono all'autore originale Tadatoshi Fujimaki, tutti gli altri sono personaggi creati da me.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kiseki No Sedai, Nuovo personaggio, Taiga Kagami, Yukio Kasamatsu
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12

“Benvenuta alla Seirin!”

 

 

 

 «Eiko, sbrigati o faremo tardi!».

In piedi davanti alla porta spalancata della mia stanza, Haruka continua a tamburellare nervosamente il piede a terra. A intervalli regolari controlla l’ora sul display del cellulare fino a quando, esasperata, mi agguanta per il polso e mi trascina giù per la scalinata. Ho appena il tempo di afferrare la cartella prima di ritrovarmi nella limousine bianca, seduta accanto alla mia esuberante cugina.

«Non ho avuto neanche il tempo di fare colazione», mugugno, provando a sistemare il fiocco verde sulla mia nuova divisa scolastica.

«Mangia questo».

Senza molte cerimonie, Haruka infila un croissant nella mia bocca ancora aperta e mi ordina di masticare. Ubbidisco e la ringrazio con un cenno del capo mentre l’auto si mette in moto.

«Visto che oggi è il tuo primo giorno di scuola, ti porterò in giro a dare un’occhiata», commenta Haruka con evidente sicurezza. «Sono certa che ti ambienterai subito, ma se dovessi trovarti in difficoltà vieni a cercarmi. Di solito nel pomeriggio ho gli allenamenti con il club di pallavolo perciò mi trovi in una delle palestre. Durante la pausa pranzo vengo a prenderti in aula, perciò aspettami lì e non muoverti. Cerca di non attirare troppe attenzioni, ma questo non sarà un problema per te. Se qualcuno ti parla sii amichevole ma non dare troppa confidenza. Ricorda che da oggi inizia la tua nuova vita perciò non menzionare, per nessun motivo, la Teikō. Non abbassare mai la guardia: non appena gli altri studenti scopriranno che siamo cugine, inizieranno a ronzarti intorno come api per diventare tuoi amici. Ovviamente il loro obiettivo sarà solo ingraziarsi un altro membro della nostra famiglia. Luridi parassiti», sulle ultime due parole, la mano di Haruka si stringe in un pugno, pronto a rilasciare un potente colpo.

«Ho capito, calmati adesso», la incoraggio ad abbassare il braccio e a rilassare i muscoli tesi. «Non devi preoccuparti. Non ho intenzione di commettere lo stesso errore dell’anno scorso».

Chino il capo ripensando agli avvenimenti dell’anno passato, quando ho scoperto di soffrire di Disturbo Dissociativo dell’Identità. Quando mio padre mi ha rivelato che dentro di me vive un’altra persona, non volevo credere alle sue parole. Questa ragazza pericolosa è comparsa per la prima volta davanti ad Arthur, durante la mia infanzia, dicendo di chiamarsi Meiko. Pochi mesi fa, a causa sua, tre studenti della Teikō sono stati ricoverati in ospedale in condizioni piuttosto gravi. Tra di loro c’era anche Aizawa, l’artefice delle lettere minatorie che, da un po’ di tempo, trovavo ormai nel mio armadietto. La ragione di tale odio nei miei confronti è stata la mia amicizia con Akashi e i ragazzi della squadra di basket.

Dopo aver lasciato la Teikō ho continuato i miei studi a casa e mi sono diplomata privatamente. Inoltre ho iniziato il ciclo di cure che dovrebbero aiutarmi a riprendere il pieno controllo su me stessa. Anche se da quella sera non si è più manifestata, Meiko non è sparita. È ancora presente da qualche parte nel mio subconscio e io non posso dirmi al sicuro. Di conseguenza è comprensibile l’ansia di Haruka.

Oggi inizia la mia vita da liceale e tutta la mia famiglia ha deciso perché io frequentassi la stessa scuola di Haruka. Mia cugina è più grande di me di un anno, quindi ora è una mia senpai. Ma in realtà le è stato affidato il compito di tenermi d’occhio. Avere un membro della famiglia vicino a me, ha spiegato lo psicologo, mi aiuterà ad affrontare il nuovo contesto scolastico con più serenità e a mantenere stabili le mie emozioni. Inoltre ho deciso di fare del mio meglio per non fare più preoccupare nessuno. Per questo mi assicuro di arrivare sempre in orario agli incontri con la mia psicologa e di assumere ogni giorno i medicinali prescritti. Voglio evitare a tutti i costi che si ripeta quanto successo l’anno scorso. Affronterò questo nuovo anno come farebbe la vera Eiko, senza attirare attenzioni inutili, senza pretendere di trovare un posto nella piccola società scolastica ma, soprattutto, senza stringere amicizie. In questo modo non dovrò temere di coinvolgere persone innocenti nei miei problemi. In fondo, non ho bisogno di amici.

«Che cos’è quell’aria depressa?».

La voce di Haruka richiama la mia attenzione.

«Non è niente, stavo solo ripetendo le regole. Come ho detto, non devi preoccuparti. Questa volta farò attenzione a non stringere amicizia con nessuno».

Alla mia dichiarazione, Haruka sospira infastidita, quindi si gira verso di me e colpisce la mia fronte con un dito.

«Ti dirò una cosa: tu sei una stupida!», dichiara infine esasperata, facendo sussultare persino Arthur seduto al volante. «Stammi bene a sentire, Eiko. Nessuno ha detto che devi vivere la tua nuova vita da liceale come un reclusa o un’asociale. Hai dimenticato cosa ha detto la dottoressa: l’auto-isolamento è assolutamente vietato. Non pensare nemmeno lontanamente di chiuderti in te stessa e rinunciare a farti degli amici, o ti prendo a pugni il primo giorno di scuola», di nuovo la sua mano si chiude minacciosa. «Ok, prima ho esagerato con le raccomandazioni ma volevo solo ricordarti di essere prudente, per il tuo bene. Invece tu non hai capito niente. Conosco quella faccia. Stavi di nuovo pensando a quello che è successo l’anno scorso, ammettilo!!!».

«No, io…», incapace di discolparmi, infine confesso, piena di vergogna.

«Eiko», Haruka posa una mano sulla mia spalla e la sua voce si addolcisce. «Ne abbiamo già parlato e nessuno pensa che sia colpa tua, perciò smettila di fare l’insicura e abbi più fiducia in te stessa. E poi ci sono io con te. Vedrai: quest’anno sarà il migliore della tua vita e tu conoscerai un sacco di nuovi amici. So che sei ancora legata ai tuoi compagni della Teikō, ma adesso devi guardare avanti», dispiegando un larghissimo sorriso, mi dà un colpetto sulla spalla e io ritrovo fiducia.

L’auto si ferma e Arthur annuncia che siamo arrivati a destinazione. Esco dall’abitacolo insieme ad Haruka e uno sbuffo di vento corre tra i miei capelli. È di nuovo primavera e i ciliegi sono fioriti ancora una volta.

«Sei pronta?», si assicura Haruka dopo essersi sistemata la gonna, arruffata dal vento. Le rispondo con tutta la decisione di cui sono capace quindi, solleviamo entrambe lo sguardo sull’imponente edificio che si staglia davanti a noi. «Benvenuta alla Seirin!».

 

 

***

 

I cortili della scuola pullulano di stand. Ovunque è un energico vociare di studenti impegnati a conquistare l’attenzione delle nuove leve. Come all’inizio di ogni nuovo anno, i membri di tutti i club gareggiano ferocemente tra loro per strappare agli avversari nuovi iscritti. Io e Haruka avanziamo intrepidamente attraverso il campo di battaglia, ma senza eludere gli ostacoli. Proteggendomi dall’assalto simultaneo dei rappresentati di diversi club, mia cugina si assicura di collezionare un volantino da ognuno di loro per poi cedermelo.

«Prenditi del tempo per dare un’occhiata a tutti. Magari trovi qualcosa che ti interessa».

Seguendo il suo consiglio, inizio a sfogliare i depliant: club di letteratura, club di shogi e scacchi, club di fotografia, club di recitazione, club di giardinaggio, club di calcio, club di scherma, club di nuoto, club di scienza. I miei occhi si soffermano infine sul volantino del club di scrittura. Da quando sono iniziate le sedute terapeutiche scrivo regolarmente in un diario. È stata la mia psicologa ad assegnarmi questo compito che devo svolgere ogni giorno. Non avevo mai scritto nulla di personale prima e non avevo mai pensato di comporre testi di alcun genere. Non avevo idea di quanto benefico e liberatorio fosse scrivere, riportare sulla carta bianca i propri pensieri e le proprie emozioni. È un ottimo metodo per fare chiarezze nella mia mente e nel mio cuore e adesso non riesco più a farne a meno. Questa mattina ho deciso di infilare nella cartella anche il mio diario, sebbene Haruka non fosse d’accordo. Mi rendo conto che sia rischioso: se qualcuno dovesse leggerlo verrebbe a conoscenza del mio segreto e sapere che l’ultima erede della famiglia Wadsworth soffre di personalità multipla offrirebbe solo un succulento spunto per il prossimo gossip dei media. Ecco perché da domani lo lascerò di nuovo ben custodito nel cassetto della mia scrivania, nella mia camera. Oggi è il mio primo giorno di scuola e volevo assicurarmi di registrare tutte le mie emozioni prima di dimenticarle.

«Il club di scrittura?», Haruka si sporge sul foglio di carta, appoggiando il mento sulla mia spalla. «Potrebbe essere una buona idea provare a scrivere qualcosa di diverso. Magari scopri di essere una grande scrittrice e di avere del talento».

«Io? Del talento?».

Sentire questa parola accostata al mio nome provoca una smorfia di assurdità sul mio viso.

«Perché? Non puoi saperlo», riprende Haruka, disapprovando la mia reazione. «Hai dimenticato? Non rinunciare prima di aver provato. Mah, siamo solo al primo giorno, quindi hai tutto il tempo per decidere col calma».

Il suo braccio mi attira a sé mentre la sua mano scompiglia affettuosamente i miei capelli.

«Haru-chan! Da questa parte!».

Una voce femminile e squillante si alza tra la confusione. Haruka solleva il braccio salutando una ragazza che stringe in mano un pallone da pallavolo. Mi fa cenno di seguirla e ci avviciniamo a quello che sembra essere lo stand del club di pallavolo.

«Non avevi detto di non poterci aiutare perché avevi da fare? Cosa ci fai a scuola così presto?», domanda la ragazza imbronciando le labbra. «Aspetta, chi è questa ragazza? E’ così carina! Sembra una bambola. La conosci?».

«E’ mia cugina e oggi è il suo primo giorno», risponde Haruka in tono svogliato.

«Impossibile!», dichiara la ragazza scuotendo energicamente la testa in segno di negazione. «Come può un maschiaccio come te avere una cugina tanto graziosa? Come ti chiami?», chiede infine rivolgendosi direttamente a me e ignorando gli insulti di Haruka.

«Mi chiamo Eiko Wadsworth. Molto piacere».

Non appena termino la presentazione non solo la ragazza davanti a noi, ma anche le altre compagne di squadra di Haruka si avvicinano piene di curiosità. Dopo avermi guardata, iniziano a squittire e urlare in coro, prendendomi a turno fra le loro braccia e accarezzandomi come fossi un cagnolino. È la prima volta che il mio volto da bambina scatena una reazione tanto veemente.

«Capitano, possiamo tenerla?», implora una giocatrice.

«Si, si. La voglio assolutamente in squadra!», le fa eco una seconda.

«Potremo coccolarla e accarezzarla quando vorremo!», minaccia infine una terza.

«Che diavolo state dicendo, cretine! Eiko non è mica un cane!!».

Haruka esplode strappandomi dalle grinfie delle sue scalmanate compagne.

«Mi dispiace, ma purtroppo io non sono brava come Haruka. Non sono portata per gli sport», confesso subito dopo nella speranza di soffocare l’entusiasmo del gruppo.

 «Questo non è un problema», controbatte il capitano. «puoi diventare la nostra manager».

«Temo che finirei solo col combinare pasticci».

«Nooo! È anche impacciata! E’ assolutamente adorabile!!!».

A quanto pare, qualunque cosa dica non servirà a demotivarle. Per fortuna Haruka interviene prima che la situazione degeneri.

«Vi avverto: state lontane da Eiko o dovrete vedervela con me. Maniache!».

«Sei sicura di poter parlare così al tuo capitano e alle tue compagne?», le chiedo preoccupata. Apprezzo le sue intenzioni, ma forse ha esagerato.

«Non preoccuparti, siamo abituate al linguaggio di tua cugina», interviene il capitano con una risata. «Beh, non posso obbligarti a entrare nel club se non vuoi. Ma sappi che se dovessi cambiare idea, sarai sempre la benvenuta».

Approfittando della distrazione di Haruka, impegnata a tenere a bada il resto della squadra, il capitano mi fa l’occhiolino per poi richiamare all’ordine le ragazze. Dopo un breve saluto alle compagna di squadra, Haruka mi prende con sé e ci lasciamo alle spalle lo stand.

«Sembrano delle ragazze simpatiche», commento quando ormai siamo lontane.

«Si, ma non abbassare la guardia o ti divoreranno. Adesso che sanno che sei mia cugina, proveranno in tutti  modi a convincerti a entrare nella squadra. Se dovessero infastidirti le sistemerò io».

Non ho dubbi al riguardo e non posso che sentirmi in ansia. E’ chiaro a questo punto che Haruka non perderà di vista le sue compagne. Inizio ad essere un po’ preoccupata per loro. Il mio primo incontro qui alla Seirin ha sicuramente lasciato un forte impatto e più tardi devo ricordarmi di riportarlo nel mio diario. Sono felice di aver conosciuto le compagne di squadra di Haruka. E’ un bel gruppo affiatato e ora sono impaziente di assistere alle loro partite.

 

***

 

Arriva il momento di separarmi da mia cugina e raggiungere la mia aula. Purtroppo la sua classe si trova al piano superiore, quello riservato al secondo anno. Prima di varcare la soglia prendo un bel respiro e nella mente ripeto le parole di incoraggiamento di Haruka. Non posso cambiare quello che è successo in passato, ma non devo lasciare che condizioni il mio presente. Preferirei dimenticare la mia esperienza alla Teikō ma so che non accadrà mai. Il ricordo di quella sera è ancora nitido nella mia memoria, così come i volti di Mayumi, Satsuki, Akashi. Ma ho promesso di guardare avanti e non tormentarmi. In questa scuola non mi conosce ancora nessuno quindi posso ricominciare da zero, procedendo con cautela. Anche se Meiko non è più ricomparsa, i dottori hanno detto che la mia condizione è ben lontana dal definirsi stabile. Se non altro so che la mia seconda personalità tende a riemergere quando mi trovo in un forte stato emotivo o psicologico. Di conseguenza mi basterà evitare le situazioni estreme e rimanere in un contesto il più tranquillo possibile.

Una volta ritrovata la calma compio il primo passo verso la mia nuova vita. Un vento impetuoso di voci mi travolge. Schiamazzi e risate, ovunque è una festa di suoni che colpiscono le mie orecchie, di gesti teatrali che catturano il mio sguardo. Intimidita dall’atmosfera giocosa e incredibilmente vivace che domina l’aula, mi infilo tra la massa informe. Grazie alla mia statura minuta riesco ad avanzare senza intoppi. I miei chiassosi compagni di classe non sembrano accorgersi di me, immersi come sono nelle loro conversazioni. Sono per lo più divisi in piccoli gruppi sparsi per la stanza, intenti a condividere le prime impressioni sulla nuova scuola, su qualche senpai avvicinatosi per promuovere il proprio club o su qualche possibile interesse romantico appena sbocciato. Ciò che però accomuna ogni studente è sicuramente il desiderio di socializzare e familiarizzare il prima possibile con i nuovi compagni di classe e approfittarne magari per stringere qualche alleanza che potrebbe rivelarsi fruttuosa durante l’anno.

Dentro di me cresce un’agitazione mescolata all’entusiasmo. Mi sento combattuta fra una miriade di sentimenti differenti per natura e intensità. Per quasi un anno mi sono tenuta a debita distanza da qualunque tipo di luogo pubblico. Dietro ordine dei medici, mi trovo di nuovo in balia di questa burrascosa tempesta che chiamano società, con il compito, o forse sarebbe più appropriato dire missione, di infiltrarmi e diventare parte di essa. Se da una parte è un bene che non ci siano volti conosciuti tra quelli dei miei compagni, che potrebbero riportare alla mente la mia terribile esperienza alle scuole medie, dall’altra sapere di dover ripartire dalle basi per instaurare una qualsiasi relazione mi fa sentire incredibilmente insicura. Tuttavia, ora che so quanto ancora instabile sia la mia condizione, non posso permettermi il lusso di cedere allo sconforto e abbattermi alla prima difficoltà.

Ma il destino sembra avere in serbo per me la più devastante delle prove. Proprio quando penso di aver trovato la serenità giusta ad affrontare la mia nuova vita, un’altra matricola, di cui non mi ero accorta fino a questo momento, mi passa accanto sfiorandomi. Il contatto è minimo ma sufficiente a farmi voltare per incrociare lo sguardo del ragazzo. Due iridi, splendenti e chiare come geme di topazio, bloccano il respiro nella mia gola. Il cuore quasi mi schizza in bocca per la sciagurata coincidenza ordita dal Fato. Ero sicura che non avrei più rivisto nessuno di loro, che avrei potuto voltare pagina e ricominciare da zero. Invece, l’improvvisa apparizione di Kuroko Testuya davanti ai miei occhi mi risveglia bruscamente dal mio sogno, affogando i miei pensieri in un caos primordiale da cui, sento, non riemergerò facilmente. Se il mio cervello ha congelato la sua capacità razionale, l’istinto è ancora abbastanza valido da precipitarsi in mio soccorso. Appena un attimo prima che Kuroko dischiuda le labbra per rivolgermi la parola, i miei piedi si mettono in moto e mi portano lontano da lui.

Non importa che la sorte abbia deciso di prendersi gioco di me facendomi incontrare uno dei miei vecchi amici. Durante questi mesi mi sono preparata a fronteggiare anche questa possibilità. Dopo il mio trasferimento, tra i corridoi della Teikō ha iniziato a circolare la voce che avessi perduto parte della mia memoria a causa di un incidente. Un pettegolezzo che lo stesso preside, col consenso dei miei genitori, si è prodigato a diffondere per giustificare la mia improvvisa partenza. Ma questa bugia è stata approvata da tutta la mia famiglia soprattutto per far fronte a una crisi imprevista, e l’incontro con un vecchio membro della squadra di basket rientra, senza ombra di dubbio, nella categoria degli incontri critici. Fingere. Fingere di non riconoscere. Fingere di non ricordare. Fingere di non vedere, di non sentire. Ogni giorno trascorso mi sono allenata con l’obiettivo di risultare credibile. So bene che è una tattica meschina, ma nella mia condizione attuale rappresenta l’unico appiglio abbastanza sicuro per me. L’unica strategia che possa tenermi ancorata ad una realtà stabile, a una dimensione in cui sono ancora io ad avere il controllo.

          Accelero il passo e la mia camminata si trasforma presto in corsa. La mia testa è annebbiata dall’improvviso incontro con Kuroko. Come giustificherò il mio comportamento? Riuscirò a convincerlo di aver perso la memoria? Sono stata sicuramente sfortunata ad incontrarlo, ma sono ancora in tempo per entrare nel personaggio e interpretare il ruolo. Le mie riflessioni vengono violentemente interrotte. La mia fuga si arresta contro la schiena di uno studente e la potenza dell’impatto mi fa cadere all’indietro, sul pavimento.

          «Tutto bene?».

          «Si, grazie», rispondo afferrando la mano tesa. È molto più grande della mia e la sua stretta vigorosa.

          Di nuovo in piedi, solevo lo testa. Un ragazzo dallo sguardo arcigno, tanto intenso da conferirgli un’aria più matura della sua età, mi osserva dalla cima della sua eccezionale statura. I due occhi, sormontati da un paio di bizzarre sopracciglia biforcute, splendono come due cristalli di granato rosso.

«Sei davvero piccola», commenta con una voce lievemente graffiata. Per qualche curiosa ragione, quel suono evoca subito nella mia mente l’immagine di una tigre selvaggia, il cui riposo sia stato interrotto dal festoso gioco di due goffi cuccioli.

«Mi spiace», rispondo d’istinto, dimenticando per un attimo che il ragazzo davanti a me non è affatto un predatore della savana e che io non sono un esuberante tigrotto.

«Eh?! Non devi scusarti. Non è colpa tua se sei piccola».

Cosa? Le parole del ragazzo mi risvegliano dalle mie fantasie. Ovviamente non posso rivelare il vero motivo per cui mi sono scusata, o mi prenderebbe per pazza, ma non voglio che questo ragazzo fraintenda.

«No, volevo dire che mi spiace di esserti venuta addosso. E’ colpa mia, stavo correndo nei corridoi».

Sul volto dello studente compare il colorito della vergogna e la severità che prima aveva dominato il suo sguardo lascia ora il posto all’imbarazzo.

«Pensavi che mi fossi scusata per essere così piccola?», gli chiedo, sondando i miei dubbi. Il suo silenzio impacciato mi spinge a sorridere. «Se la metti così, allora anche tu dovresti scusarti…per essere così alto», concludo indicando la sua statura decisamente fuori dal normale. «Sei giapponese?».

«Si, lo sono, ma ho vissuto in America fin da bambino. Non volevo offenderti, è che non sono abituato a vedere studentesse così piccole», confessa il ragazzo portando una mano dietro la nuca. «Tu invece non sembri giapponese».

«Sono di famiglia mista. Mio padre è giapponese mentre mia madre è britannica. Neanche tu però sembri il tipico adolescente giapponese. Per caso pratichi sport?».

«Mi sono appena iscritto al club di basket».

Basket? Questo vuol dire che prima o poi incontrerà Kuroko e magari diventeranno compagni di squadra. Fino a che punto può arrivare la sfortuna di una persona? Se avessi saputo che questo ragazzo era un giocatore di basket, non gli avrei rivolto la parola. Non è prudente per me avere troppi contatti con questo sport. Farò meglio a troncare qui la conversazione.

«Scusa ma ora devo tornare in classe», senza attendere una risposta ruoto su me stessa e ripercorro la strada da cui sono venuta. Tornata al punto di partenza, spalanco la porta dell’aula ma appena prima di varcare la soglia, una presenza imponente compare alle mie spalle.

«Così siamo compagni di classe».

Lo stesso ragazzo che credevo di aver lasciato nel corridoio attende ora di entrare in aula, la mia aula. Mi faccio da parte e lo lascio passare. Lo seguo con lo sguardo mentre prende posto nel banco dietro il mio. Il suo arrivo ha destato la curiosità di tutti gli altri studenti. La prima impressione non è certo la migliore. Questo tipo incute davvero paura e intorno a lui si respira un’aura opprimente, così intensa da mettere in soggezione chiunque si trovi nelle vicinanze. Non mi sorprende che i miei compagni di classe si tengano a debita distanza da lui. E la stessa cosa ho intenzione di fare anch’io, sebbene per un motivo diverso. Stringere amicizia con lui mi porterebbe ad incrociare nuovamente il mio cammino con quello di Kuroko e, più in là, con quello di tutti gli altri vecchi miei amici.

Anche se il Fato ha deciso di mettermi a dura prova, non cadrò nella sua trappola. Non sono sola, Haruka è in questa scuola, insieme a me e io non sono più la stessa Eiko dell’anno scorso. È vero, l’incontro con Kuroko mi ha colta di sorpresa ma da adesso in poi non mi farò trovare di nuovo con la guardia bassa. Si tratta solo di resistere tre anni, i prossimi tre anni. Da questo momento in poi avrò la possibilità di mettere in pratica i frutti del mio addestramento. A parte Kuroko, nessun altro è a conoscenza del mio passato alla Teikō e solamente Haruka sa del mio segreto. Un segreto che potrebbe disonorare il nome Wadsworth. So che nessun membro della mia famiglia teme di perdere la faccia a causa della mia malattia. La loro unica preoccupazione è che io sia in grado di vivere serenamente la mia vita. I miei genitori non hanno mai badato a cose come la reputazione, il prestigio. Per loro sono altri i valori importanti, ecco perché non hanno paura che il mio segreto diventi di dominio pubblico. Il loro unico timore è che potrebbe condizionare la mia vita ed espormi al giudizio della gente. In poche parole si preoccupano solo di me, senza badare affatto all’influenza negativa che il mio disturbo potrebbe avere sul nome della famiglia. Ma io la penso diversamente. Dal momento che non posso contribuire ad accrescere il prestigio della compagnia poiché non ho talenti, voglio almeno proteggerla dalle malelingue. Ecco perché la missione che io stessa mi sono imposta è quella di impedire, in qualunque modo e con qualunque mezzo, che il mio segreto venga rivelato. Non posso esporre alla vergogna le persone che amo.

Sicura di aver preso la giusta decisione, rinnovo infine, nel silenzio, il mio voto. Entro in aula e con passo saldo  mi avvicino al mio banco. Intanto il resto della classe accompagna la mia avanzata con bisbigli preoccupati di sottofondo, dovuti alla presenza del ragazzo giunto dall’America. Da parte mia, invece, ignoro l’unico paio d’occhi puntato sulla mia figura. Da quando sono ritornata, infatti, lo sguardo silenzioso di Kuroko non si è sollevato da me. Facendo appello alla mia determinazione, sfilo davanti al mio vecchio amico e, ignorandolo, prendo posto di fianco a lui.

 

   
 
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