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Autore: rocchi68    11/05/2017    1 recensioni
“Marina o pirateria?” Gli chiese quel giorno, sorseggiando qualcosa di alcolico e fissando il nipote.
“Non so.”
“È finito il tempo dei dubbi e se non vuoi diventare mercante, non ti resta che scegliere.”
“Difficile scegliere tra il divertimento e la noia.” Ghignò il giovane, facendo scuotere la testa al nonno che si era rimesso in piedi.
“La legge non è noiosa, se si è nel giusto.”
“Io non sono mai stato nel giusto.”
“Ricorda che il mare è un posto pericoloso, se si naviga da soli.” Borbottò l’anziano, afferrando il bastone e puntandolo contro la schiena del ragazzo, quasi volesse fargli capire che la giustizia aveva molte armi a suo vantaggio e che prima o poi si sarebbe dovuto arrendere.
“Solo perché hai scelto la marina da giovane, non significa che io debba ripercorrere la tua strada.”
“Tuo padre ha fatto la scelta peggiore.” Sospirò l’uomo, riprendendo in mano il bicchiere e portandoselo alle labbra.
“Ti prometto, nonno, che riuscirò a renderti fiero di me.” Continuò il ragazzo, raccogliendo la borsa con le sue cose e avviandosi, quindi, verso il porto.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Impegnato a dare indicazioni ai suoi uomini, Scott non sapeva che qualcuno stava fissando le sue azioni con interesse.
Da un calice di cristallo la dea della discordia stava osservando ogni più piccolo movimento di quel pirata.
E mentre fissava la nave rossa che navigava tranquilla sul mare, le sue creature le facevano compagnia.
“Però. Il nostro ladruncolo ha deciso di non scappare. Crede di venire a farci una visitina: offriamogli della musica melodica.” Soffiò la dea, sfiorandosi le labbra e facendo scorrere sul bordo del bicchiere un dito.
Quel semplice movimento fece uscire dal liquido delle piccole luci azzurre e una voce angelica che si stendeva sempre più.
 
Incurante della situazione che Courtney aveva creato, il rosso aveva continuato a pensare ad una qualche strategia.
Sapeva che la dea non sarebbe rimasta con le mani in mano, ma di certo non credeva di scontrarsi con una mossa così anticipata.
Nel frattempo Dawn, ancora rinchiusa nella cuccia di Zanna, aveva cercato di liberarsi della sua prigionia, aprendo poco per volta la porta dove Scott l’aveva rinchiusa.
Insieme a lei uscì anche il cagnolone che si era ritrovato con un ridicolo fiocco rosa in testa.
“Oh, andiamo. Stai benissimo.” Lo rassicurò la giovane, mentre il cane si scrollava di dosso il fiocco.
Tempo di fare pochi passi e Dawn notò che tutti erano al lavoro.
Alcuni stavano usando dei rinforzi in legno per la struttura, altri stavano controllando le vele sotto indicazione di Duncan.
E poi c’era Scott che con aria sicura stava manovrando la nave, dirigendola verso delle rocce.
“I Denti del Drago…” Sospirò lei, venendo presto raggiunta da Brick che si era calato dalla vedetta, spaventandola appena.
“Quelli là signorina, solo un capitano uscito pazzo oserebbe navigarci in mezzo.” Spiegò il pirata, facendo annuire Dawn.
“Brick sistema meglio quella vela.” Lo richiamò il capitano.
“Scusatemi signorina.” Soffiò Brick, issandosi nuovamente.
La giovane, vinta dalla curiosità, salì i pochi gradini e si avvicinò a Scott che con aria imperturbabile fissava il mare calmo davanti a sé.
Nei suoi occhi non leggeva la paura.
Sembrava quasi conoscesse ogni cambiamento del mare, anche se sfidare il dio Poseidone non era una mossa saggia.
Tuttavia il corsaro non sembrava preoccupato.
Era quasi rilassato nel passare in mezzo a quelle rocce, come se fosse conscio che quella prima prova era una passeggiata in confronto a quello che avrebbero dovuto passare non appena Courtney si fosse svegliata.
“Sei proprio sicuro di…”
“Sì, abbiamo già fatto queste cose.” Borbottò, senza riuscire a rassicurarla.
“Senti…”
“No, non c’è altro modo di attraversare il mare.”
“Ma…”
“E sì, hai il permesso di stare zitta a prendere lezioni gratis di vela.”
“Sai…”
“E poi una nave non è posto per una donna.” Ghignò il rosso, distogliendo l’attenzione dall’orizzonte solo per un secondo.
Giusto per osservare la reazione della loro ospite.
Come se non s’immaginasse cosa avrebbe potuto fare Dawn.
“Owen, piano con quella leva.” Ordinò nuovamente il capitano, ricevendo una risposta affermativa dal compagno.
Mentre dispensava ordini e consigli ai membri della sua ciurma, lui si era accorto che la giovane donna stava cercando di trattenersi dal picchiarlo, facendo lunghi e profondi respiri.
La sua speranza era che sapesse quello che faceva.
 
La nave entrò nel pertugio tra le rocce con Scott che prestava massima attenzione a non urtare qualche scoglio.
Grazie al silenzio dell’equipaggio e alle indicazioni precise di Brick, la Chimera aveva raggiunto il luogo dove molte altre imbarcazioni non erano state fortunate.
Una serie di relitti in rovina si stesero davanti a loro con buona parte della ciurma che manteneva fisse le posizioni.
Ben presto dal mare si iniziò a diffondere l’eco di una dolce melodia e la stessa Dawn, incuriosita da quel suono che mai aveva udito, si voltò verso il capitano.
“Cos’è questo suono?” Chiese, notando che dalle polene di alcune navi erano usciti degli esseri fatti d’acqua.
“Sirene.”
La ragazza, quindi, fissò con attenzione quelle donne e queste ghignarono nella sua direzione, mentre Zanna si rendeva conto del pericolo.
Infatti aveva cominciato ad abbaiare, mentre il resto dell’equipaggio, sotto l’influsso del canto, non faceva altro che seguire i movimenti di quelle creature.
Owen e Noah, infatti, stavano ballando e anche gli altri si erano ormai fatti ammaliare da quella voce soave.
“Scott…Scott…” Tentò lei, cercando di richiamare il pirata che si era quasi appisolato sopra il timone e che stava conducendo la nave verso gli scogli.
“Duncan…”
“Venite con me parleremo d’amore.” Promise il vice, facendo negare la donna.
“Vuoi peccare, si può fare.” Soffiò il rosso, mentre Brick, dondolandosi da una corda all’altra andava a sbattere contro l’albero maestro.
“Ah! Uomini.” Sbottò Dawn, spingendo il capitano e sottraendogli il comando del timone.
Così facendo, riuscì ad evitare l’urto con una serie di scogli acuminati.
Le sirene tuttavia continuando a cantare, avvicinavano sempre più a sé l’equipaggio che non riusciva a resistere a quei dolci richiami.
Sconsolata la giovane abbassò lo sguardo e notò che Zanna era l’unico in grado di poterla aiutare.
Subito gli porse una corsa e gli ordinò di bloccarli per evitare che si tuffassero in mare.
Il cane, seguendo il comando della donna, li circondò e li bloccò tutti insieme con la corda.
Fu nell’alzare lo sguardo verso le vele che Dawn si rese conto che Brick era ancora in pericolo.
Quest’ultimo infatti si era ripreso ed era andato incontro ad una sirena che lo stava trascinando con sé in acqua.
Dawn risollevò, quindi, Scott e lo sistemò contro il timore, sperando che rinsavisse e che li portasse al sicuro.
Affidata alla Chimera un navigatore, la giovane afferrò una corda con uncino e si lanciò verso Brick che, ripresosi dall’incantesimo delle sirene, stava per annegare.
Riportato a bordo e assicuratasi che rimanesse bloccato per un po’, la donna si accorse che una delle sirene aveva preso Scott.
“Zanna…prendi Scott.” Ordinò nuovamente lei, mentre il cane per eseguire il suo comando, mordeva il sedere al capitano.
Sentita quella fitta dolorosa, il rosso era tornato in sé, ma i movimenti oscillatori della Chimera lo condussero verso un’altra sirena che cominciò a baciarlo, facendolo ripiombare sotto incantesimo.
La nave, rimasta senza timoniere, si ritrovò ad urtare contro alcuni relitti, scivolando giù per una cascata.
La stessa Dawn si ritrovò a capitombolare, finché non si ritrovò abbracciata a Scott che la baciò con passione.
Per un breve momento era stata sul punto di lasciarsi andare, ma ricordare come l’aveva trattata, Siracusa e tutto il resto le restituì la lucidità necessaria.
Con un pugno forte e deciso, si allontanò dal pirata, ritornando al timone e accorgendosi solo in quel momento che erano destinati agli scogli.
Presa dallo sconforto, pensò che non vi era via d’uscita, ma prima di sfracellarsi, sulla sinistra, notò un relitto che s’affacciava verso la luce.
Non essendoci via d’uscita e sapendo che nel caso peggiore sarebbero tutti morti, decise di virare verso quella possibilità.
“Zanna! I rostri!” Ordinò Dawn, mentre il cane correva verso il comando da azionare.
La giovane sperava che funzionasse.
Nella sua mente quell’idea era impossibile da realizzare, ma credeva nella bontà degli dei.
I rostri si scontrarono, quindi, con il legno marcio del relitto che avevano davanti a sé, quasi sbriciolandolo e nel mentre riuscirono a distruggere le sirene che smisero così di cantare.
Fu nel cadere in mare aperto che Dawn seppe d’esser riuscita a salvare la Chimera, anche se l’imbarcazione era rimasta piuttosto danneggiata da quella brutta avventura.
Poco per volta i vari membri della ciurma si risvegliarono da quel sogno e si ripresero quasi totalmente.
Scott nel vedere l’orizzonte, sgombro da scogli e da relitti, scattò in piedi e si girò verso il timone, credendo che il merito fosse di Duncan.
Fu nell’alzare gli occhi che la vide.
Quella che considerava una sciagura gli aveva appena salvato la vita.
Tuttavia questo pensiero scomparve quasi subito e infatti il rosso non poté che restare meravigliato dalla bellezza della loro ospite.
Il vento che le scompigliava i capelli e il sorriso verso il mare la facevano sembrare una dea, anche se Scott sapeva benissimo che ora non aveva più molte scuse per trattarla come al solito.
E si ritrovò a sbuffare, mentre si avvicinava ai suoi uomini, i quali, come se fosse una congiura, gli fecero notare che non era merito suo.
“Ci ha salvati Dawn.” Esordì subito Brick, facendolo diventare nero di rabbia.
Scott, infatti, salì con passo svelto i gradini che lo separavano dal timone, mentre Zanna lo anticipava leggermente.
“Riprendetevi e tornate con i piedi per terra.” Ordinò Duncan, mentre il rosso pensava a come comportarsi.
Non poteva ringraziarla: avrebbe perso ufficialmente la faccia dinanzi ai suoi uomini, ma non voleva nemmeno passare come un cinico disgraziato.
“Ecco il mio piccolo eroe: sei stato proprio coraggioso.” Iniziò Dawn, ricoprendo di complimenti e carezze il cane che l’aveva aiutata con le sirene.
“Ehm…ehm…” Tentò il rosso, tossicchiando appena.
“Dicevi che una nave non è posto per una donna?” Chiese lei con un sorriso, continuando a manovrare il timone.
Ritrovatosi spiazzato il rosso rispose prima con un’occhiataccia e poi con un grugnito seccato.
“Assolutamente! Insomma…dai un’occhiata. La balaustra era in mogano intagliato e queste parti sono arrivate da Damasco. Hai idea di che ho passato per rubarle? È per questo che le donne non dovrebbero guidare.” Sbuffò il capitano, picchiettando con una mano sopra i danni che lei aveva provocato.
 
Nel sentire quei discorsi e quelle parole in Dawn aumentò la rabbia
Non credeva esistesse qualcuno così arrogante e superbo da dibattere su una cosa simile.
In fin dei conti era merito suo se loro erano ancora vivi.
Non si sentiva di discutere sulle condizioni della Chimera, ma almeno non erano finiti contro gli scogli.
Mai nella vita si era sentita così sminuita e offesa.
Lo stesso Zanna che aveva eseguito gli ordini di Dawn, distolse lo sguardo dal padrone e abbassò la testa.
“Sei impazzito? Ti ho salvato la vita.” Le fece notare, stringendo con rabbia il timone.
“Me la sarei cavata…come sempre.” La sminuì, spostandola dal comando della nave e fissandola con superiorità.
Fu nel sentire quelle parole che la calma di Dawn si abbassò ulteriormente.
Ci mancava soltanto che le dicesse che preferiva morire piuttosto d’essere salvato da una donna e allora sì l’avrebbe picchiato sul serio.
“Certo.” Sbottò lei, scendendo i gradini e dandogli le spalle.
La sua intenzione era quella di sbollire la rabbia nella stanza che le avevano dato, giusto per non uccidere il capitano.
Dopotutto lui doveva portare il suo cadavere a Siracusa e lei non voleva perdersi la scena della sua morte.
Ancora non poteva credere che Mike avesse voluto sacrificare la sua libertà e la sua vita per quell’ingrato corsaro.
Nel vederla in quello stato, i membri della ciurma si scostarono per farla passare, mentre borbottava qualcosa di poco delicato.
“Che ingratitudine. È tipico.” Sbottò amara, mentre Scott cercava altri danni per le sue azioni scellerate.
Fu nel sporgersi verso il parapetto che notò un ulteriore ferita sulla già martoriata Chimera.
“E hai scheggiato la vernice. Lo vedi? Quello non è un graffietto.” Continuò con tono misto tra l’arrabbiato e il provocatorio.
Dawn stanca di tutte quelle accuse, aprì la porta della sua stanza e la chiuse con rabbia dietro di sé, mentre un ghigno compariva sul volto del capitano.
Lui considerava divertente quel stuzzicarla senza sosta, celando i suoi tentativi di ringraziarla che avrebbero minato la sua autostima.
Fu nell’accorgersi d’avere lo sguardo di tutti addosso che Scott intuì d’aver sbagliato.
Tutti, nessuno escluso, gli stavano rinfacciando quel comportamento.
A partire da Duncan e per concludere con Brick tutti lo fissavano adirati.
Fu nel sentir guaire Zanna che Scott abbassò lo sguardo verso il cane che distolse l’attenzione dal suo padrone.
Nel constatare quella sorta d’insubordinazione da parte dei suoi compagni, il rosso grugnì seccato, staccandosi dal  timone.
“Umpf…il cane, l’equipaggio e quella donna!” Sbuffò seccato, avviandosi verso la stanza della loro sfortunata ospite.
Giunto dinanzi alla porta bussò con veemenza e non ottenendo risposta si girò verso i suoi uomini che lo fissavano serio.
Davanti a quegli sguardi così freddi e impassibili, il rosso si ritrovò a bussare con maggior forza, sperando vivamente di non dover sfondare nulla.
“Cosa c’è?” Chiese Dawn.
“Grazie!”
“Non c’è di che!”
“Ma figurati.”
“Non ti preoccupare!” Ribatté lei fredda.
“Stai tranquilla!”
“Bene!” Alzò la voce, sperando d’allontanarlo.
“Addio!”
“Addio a te.” Riprese Dawn, chiudendo la porta e facendo girare il rosso verso il suo equipaggio.
Gli altri, notando i suoi tentativi di ricucire lo strappo, sorrisero e tornarono ai loro impegni, mentre Scott si rigirava verso la porta, sorridendo appena.
Quella donna non era così male come pensava.
Aveva il suo bel caratterino e non era propensa a rispettare i suoi ordini, ma non le dispiaceva poi molto.
Il rosso stanco di quella faccenda, si voltò verso Zanna che l’aveva seguito fino alla porta e che scodinzolava felice.
“Contento adesso?” Chiese ironico, facendo abbaiare il cane.
Il capitano risolta anche quella situazione imbarazzante, tornò verso il timone, mentre lo stesso Zanna distolse lo sguardo dal padrone.
Lui sapeva bene cosa lo stava tormentando.
 
Parte del suo tormento era da ricercarsi proprio a Siracusa.
Ancora non riusciva a capacitarsi che qualcuno potesse sacrificare la sua vita per un tizio che rivedeva dopo un decennio e che non dava troppe garanzie.
Si trattava pur sempre di un pirata e nemmeno il buon Zeus poteva sapere cosa frullasse nella sua testa.
Anche se abbandonare così un amico avrebbe fatto infuriare buona parte delle divinità che stavano sull’Olimpo.
Lui lo faceva solo per questo e per il denaro che sarebbe caduto nelle sue tasche.
Di Mike, di Siracusa, di Dawn e del Libro della Pace non gliene poteva fregar di meno.
E mentre la Chimera andava incontro alla sera, alle sue spalle Scott aveva lasciato un principe che aspettava con pazienza il suo ritorno.
A fissare la sua città dalla minuscola finestrella della sua cella Mike si sentiva strano.
Vederla così grigia e infelice gli sembrava un affronto per tutte le difficoltà che avevano avuto in quegli ultimi 5 anni.
E ora quel furto che sembrava voler sbriciolare ancor di più i buoni propositi di re Chris.
Proprio quella sera il suo anziano padre, accompagnato da una fedele guardia, aveva fatto visita all’erede.
“Mike, presto vieni. Una nave attende nel porto: i miei più fidati ufficiali ti porteranno lontano da Siracusa.” Affermò il sovrano, prendendo per il braccio il giovane prigioniero.
“Cosa? E le guardie degli ambasciatori?”
“Sono addormentate o ben corrotte, ma dobbiamo andare subito.” Continuò il re, avviandosi verso la porta.
“Andare dove? A vivere il resto della mia vita in esilio?”
“A vivere, figliolo. Non ti farò giustiziare per un reato di Scott.” Riprese il vecchio, avvicinandosi minaccioso al figlio.
“Neanche Scott lo farà.”
“Mike, non essere ridicolo. Scott non ha intenzione di andare a Tartaro! Lo Scott che conoscevi da bambino…”
“È ancora in lui ora che è uomo. Io l’ho visto.” Riprese il principe, alzando la voce e interrompendo suo padre.
“Mike, io…”
“Padre, io so quel che faccio.” Lo rassicurò, poggiando una mano sulla sua spalla e tornandosene quindi ad osservare il panorama che si stendeva desolante dalla finestrella della sua cella.
L’anziano sovrano, riscontrata la testardaggine nel suo erede, annuì con il capo e si voltò, chiudendosi la porta alle spalle e sigillandola con l’unica chiave della guardia che l’aveva accompagnato.
 
Angolo autore:

Ryuk: Buonasera lettori. Rocchi è KO in questi periodi e, quindi, sarò io a salutarvi.
Ringrazio chi ha seguito la storia fino a qui e chi ha recensito.
Detto questo vi auguro tanti sogni felici.

Freddy: Prima che arrivi io a distruggerli.

It: Palloncino?

Ryuk: No.

It: Galleggiano tutti e anche voi galleggerete se non lasciate una recensione.

Ryuk: Zitto pagliaccio!

It: Anche tu shinigami galleggerai.

Ryuk: Non vedo l'ora...alla prossima!
   
 
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