Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: elfanika2    12/05/2017    0 recensioni
Se pensate che quello che state per leggere sarà come sempre una bella fiaba con un lieto fine ricredetevi. I personaggi principali sono sempre gli stessi, che passano da reame a reame, cambiano d'identità, ma non d'aspetto o di carattere perché i personaggi delle fiabe sono vanitosi e questo si sa. Queste sono le storie di un giovane dall'aria nobile e arrogante che sembra un conte e di un uomo giovane e affascinante, ma così affabile nei modi e cordiale che sembra quasi essere un maggiordomo. Ecco a voi Ciel Phantomhive e Sebastian Michaelis come non li avete mai visti, fuori dalla residenza e, apparentemente, completamente ignari del patto. Cos'è successo? Vi chiederete e fate bene.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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" Dall'antologia delle fiabe, Volume primo, la storia di Cappuccetto rosso.

C'era una volta una dolce bimbetta; solo a vederla le volevan tutti bene, e specialmente la nonna che non sapeva più che cosa regalarle. Una volta le regalò un cappuccetto di velluto rosso, e poiché‚ le donava tanto, ed ella non voleva portare altro, la chiamarono sempre Cappuccetto Rosso. Un giorno sua madre le disse: "Vieni, Cappuccetto Rosso, eccoti un pezzo di focaccia e una bottiglia di vino, portali alla nonna; è debole e malata e si ristorerà. Sii gentile, salutala per me, e va' da brava senza uscire di strada, se no cadi, rompi la bottiglia e la nonna resta a mani vuote."

"Sì, farò tutto per bene," promise Cappuccetto Rosso alla mamma, e le diede la mano. Ma la nonna abitava fuori, nel bosco, a una mezz'ora dal villaggio. Quando Cappuccetto Rosso giunse nel bosco, incontrò il lupo, ma non sapeva che fosse una bestia tanto cattiva e non ebbe paura. "Buon giorno, Cappuccetto Rosso," disse questo. "Grazie, lupo." - "Dove vai così presto, Cappuccetto Rosso?" - "Dalla nonna." - "Che cos'hai sotto il grembiule?" - "Vino e focaccia per la nonna debole e vecchia; ieri abbiamo cotto il pane, così la rinforzerà!" - "Dove abita la tua nonna, Cappuccetto Rosso?" - "A un buon quarto d'ora da qui, nel bosco, sotto le tre grosse querce; là c'è la sua casa, è sotto la macchia di noccioli, lo saprai già," disse Cappuccetto Rosso. Il lupo pensò fra sè: Questa bimba tenerella è un buon boccone prelibato per te, devi far in modo di acchiapparla "

 

C'era una volta un bambino che portava sempre sopra tutti gli abiti un mantello rosso sangue e che abitava in un piccolo paese.

Ciel aveva amato qualcuno che indossava il colore rosso. Non ricordava nulla del suo passato ma c'era questo colore che lo perseguitava, una figura femminile avvolta in fiamme rosso vermiglio. Era un ragazzino ancora eppure già in lui spiccavano la tenacia, la decisione e il carisma, qualità insolite in tenera età. Nonostante il carattere spigoloso, la madre era molto affettuosa e gli abitanti del piccolo villaggio erano gentili, tutti amavano quel bambino un po' capriccioso che sfidava tutti a giocare con lui e non perdeva mai una partita, neppure con le persone più scaltre.

Un giorno, mentre aiutava in casa a cucinare un bambino più piccolo di lui lo additò e gli urlò: “ Tu, perché porti una benda sull'occhio? Ti fa sembrare strano e inquietante.”

Ciel non aveva saputo dare una risposta ed era rimasto in silenzio, fingendo di non aver sentito e ignorandolo finché l'altro non se ne fosse andato. Da sempre qualcosa gli diceva che non avrebbe dovuto avere un pentacolo inciso nella carne e una benda a coprirlo. Eppure nonostante il sentimento di confusione e diniego, non avrebbe saputo spiegarlo ma sapeva perfettamente che quel simbolo era l'unica cosa che lo legava alla realtà e che se fosse sparito, qualsiasi appiglio sarebbe scomparso con esso. Era l'unica cosa giusta in qualche modo, in un mondo di cose sbagliate, sottosopra e bizzarre.

Dopo aver sentito le parole del bambino, Ciel non voleva restare in casa con la madre, qualcosa attirava il suo sguardo sempre verso il vasto bosco vicino a casa ed era lì che voleva andare, ma lei non l'avrebbe mai lasciato uscire senza un valido motivo, tanto più che in poche ore sarebbe calata la notte. Per avere il permesso corse dunque dalla donna e chiese con voce dolce: “ Voglio andare a trovare il vecchio saggio che abita nel bosco, è sempre solo e ha detto che quando voglio posso andare da lui. Ho sentito oggi in paese che non si sente tanto bene e volevo portargli qualcosa per farlo star meglio.”
La madre che era di buon cuore, che sapeva cosa voleva dire faticare per stare bene e avere un pezzo di pane da mangiare in tavola, acconsentì a mandare il figlio in aiuto di quell'uomo così gentile, che spesso la aiutava badando al suo bambino mentre lei lavorava nei campi e così preparò un bel cestino. Ci mise del buon vino, una focaccia ripiena e una crostata di mele che aveva preparato proprio quella mattina. Con un bacio sulla fronte del figlio si era poi raccomandata: “ Comportati bene, tratta il signore con gentilezza e mi raccomando, segui sempre la strada maestra e non uscirne altrimenti potresti perderti. Fa in modo di arrivare a casa sua prima che cali la sera e non uscirne durante la notte, chiedigli se puoi dormire sul pagliericcio e domattina torna a casa”
Ciel annuì e tranquillizzò la madre, assicurandole che sarebbe tornato per la colazione e che non doveva preoccuparsi di nulla e partì saltellando verso il fitto degli alberi. Una volta assicuratosi che la casa non fosse più in vista smise di saltellare e tenendo il cestino più per noia che per necessità, si mise a girovagare tra gli alberi, come se una forza misteriosa lo stesse attirando fino ad arrivare ad una radura, al cui c'entro erano sistemate pietre, incastonate in un mare di fiori blu, mossi dalla dolce brezza primaverile. Standosene lì in piedi sembrava una goccia di sangue in un oceano sconfinato, il suo mantello tirato dolcemente dal vento, il cappuccio ormai tirato giù e il cestino dimenticato. Il cielo era infiammato dai colori del tramonto e per quanto potesse essere pericoloso il bosco di notte, non voleva andarsene, lì c'era pace e quel sentimento di agitazione che aveva nel cuore si era placato. In silenzio, mentre Ciel era perso nella contemplazione dei colori che mano a mano sbiadivano diventando di un morbido e vibrante blu scuro, un lupo si avvicinava. Prima che equivochiate, non un lupo vero, ma un uomo che in tutto aveva l'aspetto di un predatore affamato. Con una lungo mantello nero a coprirlo fino ai piedi, capelli corvini e pelle bianchissima su cui due occhi rosso fuoco spiccavano come tizzoni ardenti, ecco Sebastian Michaelis fece la sua comparsa. Mentre la falce di luna e le prime stelle iniziarono il loro corso nel cielo, la sua voce risuonò, melliflua e incantatrice.

“ Cappuccetto rosso, non dovresti vagare nel bosco da solo, è pericoloso. Non hai paura di camminare di notte senza nessuno che ti accompagni?” Ciel si girò e Sebastian era lì a pochi passi di distanza, una figura inquietante ed eterea. Demoniaca quasi. Il pensiero fece venire un brivido inspiegabile lungo la schiena di Ciel, una cosa che non gli capitava spesso e soprattutto che non era spiacevole. Non era una sensazione di paura a smuoverlo quanto un'emozione che somigliava ad...affetto. Era come se lo conoscesse da tempo e che tutto questo fosse solo un modo per stuzzicarsi a vicenda, quindi decise di stare al gioco.

“ Paura? E di cosa esattamente? Di lupi come te?”
“ Oh te ne sei accorto eh?”
“ Non è difficile visto come ti presenti. E poi nei tuoi occhi c'è chiaramente fame.”
“ Dovrò imparare a celarla meglio allora” il ghigno che comparve sul viso del lupo non fece altro che irritare di più il ragazzino che rispose con un certo fastidio: “ Se vuoi provare a mangiarmi, sappi che potresti scoprire che sono molto indigesto e quasi sicuramente ti andrei di traverso.”
“ Sarebbe un pasto molto interessante allora. Vieni e porta il tuo cestino, non mi piace parlare al freddo e a stomaco vuoto”

Il lupo si inoltrò nel cuore della foresta, seguito da cappuccetto rosso che camminava, attento a non perdere di vista il mantello nero che svolazzava nel vento gelido della notte. Si strinse il suo addosso per ripararsi da quelle pugnalate gelide, desiderò ardentemente di potersi riparare da qualche parte. Ecco che arrivarono in una piccola casa, che il ragazzo riconobbe come l'abitazione dell'anziano che lo aveva accolto tante volte. Perplesso varcò la soglia, convinto che avrebbe trovato ad attenderlo seduto su una poltrona logora un uomo dai capelli scuri e gli occhiali spessi, pieno di rughe che con un sorriso caldo l'avrebbe invitato a sedere davanti a se per giocare a scacchi. Chi si sedette sul divanetto liso fu invece il lupo che lo guardò sorridendo e in un attimo Ciel comprese: “ Chi vuole conoscere il suo nemico deve trattarlo come un amico no? Non so come tu abbia fatto a travestirti da vecchietto ma devo ammettere che ha funzionato alla perfezione.”
“ Se avessi voluto divorarti, l'avrei già fatto. Ma qualcosa mi dice che non sei ancora pronto per essere mangiato.” una semplice frase fece venire i brividi al giovane, nonostante la casetta fosse ben riscaldata, il fuoco scoppiettante nel camino e il mantello pesante. Chiuse la porta dietro di sé e con nonchalance posò il cestino sul tavolo accanto alla scacchiera e si sedette al suo solito posto, dove iniziò a sistemare i pezzi. L'uomo emise un verso di disappunto nello svuotare il cestino con le mani avvolte in un paio di guanti neri e poi gli aveva rivolto un sorrisetto malizioso: “ Avevo sperato in un po' di carne, ma mi farò bastare quel che mi hai portato. Vuoi giocare anche stasera?” si sfilò il mantello e Ciel constatò, senza sorpresa, che era vestito di nero anche sotto, una semplice casacca e pantaloni lunghi, vestiti dall'aspetto caldo e comodo. Con naturalezza divise il cibo per entrambi, affrontando con un sorriso lo sguardo perplesso del ragazzino mentre gli dava parte della sua crostata e mangiava. Per il lupo quel cibo non aveva un vero sapore, ma era sufficiente guardare la sua preda mangiare golosamente il dolce semplice e genuino per far si che un sorrisetto comparisse sulle sue labbra. Finito il pasto gli incarti furono accantonati e iniziarono a giocare a scacchi. La partita non era mai accompagnata da chiacchiere o discussioni, era semplice e puro gioco di strategia, fatto di mosse e contromosse complicate per provare a superarsi l'un l'altro.

Ciel, che era così bravo nei giochi vinse anche quella partita, senza capire che in fondo quello che aveva vinto davvero era il suo avversario, che continuava a guardarlo anche dopo che i pezzi furono riposti. Stava per dire qualcosa quando si accorse che le palpebre del più piccolo si stavano già chiudendo accompagnate dal dolce scoppiettio del fuoco. Sebastian quasi inconsciamente riprese un abitudine di un altro mondo e con un piccolo inchino sollevò il ragazzino per sistemarlo sul letto, ma quando fece per lasciarlo tra le coperte, la mano di porcellana lo trattenne per la maglietta, un gesto ovviamente frutto della stanchezza e del freddo pungente che riusciva a penetrare in casa nonostante il calore del focolare e le spesse pareti. Nonostante ciò, il lupo non riuscì a trattenere un espressione sorpresa e quando lo riprese in braccio, la sua piccola preda si raggomitolò tra le sue braccia, contro il suo corpo alla ricerca di calore e inconsciamente andò a prendere la mano marchiata, quella che li teneva ancora saldamente legati. Un attaccamento simile da parte di qualcuno che dovrebbe disprezzarti... quel semplice gesto, inconscio, riuscì a smuovere qualcosa nel petto del demone, qualcosa che sembrava un cuore con dei sentimenti. Decise che per una sera avrebbe semplicemente dimenticato di essere un predatore a caccia, affamato e che si sarebbe concesso di riposare e di godere di quel piacevole calore che si era acceso nel suo petto. Avvolse quindi il braccio libero attorno agli esili fianchi di cappuccetto rosso mentre il mantello scivolava via e si stese sul letto, coprendo entrambi e concedendosi un po' di meritato riposo. Quando al mattino cappuccetto non rientrò a casa, la madre iniziò a preoccuparsi, ma quando il villaggio si mise a cercare il bambino, tutto ciò che trovarono fu una casa vuota, un focolare spento e un mantello rosso lasciato sulla soglia assieme ad uno nero. Mentre si allontanavano tutti, rassegnati e tristi, un bimbo si voltò a guardare e giurò di aver visto quello che sicuramente doveva essere cappuccetto senza il mantello camminare verso l'alba affiancato da un uomo alto vestito di nero. 

   
 
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