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Autore: Arsax    14/05/2017    1 recensioni
Non sapevo come eravamo arrivati a questo, sapevo solo che faceva male. Molto male. Non riuscivo a sopportare tutto ciò. Era come se mille lame gelide mi trafiggessero il cuore, e non solo figurativamente.
Come si era arrivati fino a quel punto? Noi due, sotto il potente e scrosciante bacio della pioggia, aggrovigliati in una danza mortale. Piantai i miei occhi nei suoi e pensai che forse era il destino a volere tutte quelle cose. Tutto quel sangue e tutto quel dolore. Tutta quella morte.
Abbandonai la testa all'indietro guardando le nuvole nere sopra di me e lasciando che la pioggia lavasse via ogni mio dolore e che mi baciasse per l'ultima volta.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 15

Sono nella sala delle udienze e ho in mano un paletto insanguinato. Non sono disgustata, anzi sorrido compiaciuta guardando Stefan, seduto al tavolo della giuria.
Stefan mi restituisce uno sguardo carico di sorpresa e odio. Si alza e si dirige a passo di carica verso di me e in mano stringe un paletto.
Iniziamo a lottare ferendoci, ma senza riuscire ad infliggere il colpo mortale. Il labbro mi sanguina e all'ennesima ferita che Stefan mi infligge, scoppio a ridere.
-Hai davvero il coraggio di uccidermi?- gli chiedo guardandolo divertita.
-Sì, sono pronto a farlo.- risponde guardandomi minaccioso.
-Non ti credo, mi ami troppo per riuscire a farlo.
-E tu? Non mi ami?
-Ho smesso di amarti quando ho scoperto ciò che volevi fare!
Mi getto su di lui e gli pianto il paletto nel cuore. Mi guarda ad occhi sbarrati.
-Serena...- geme e un fiotto di sangue gli usce dalla bocca. -Perché?
Vedo la luce abbandonare i suoi occhi e il corpo diventare molle, senza vita. Il sangue mi inzuppa i vestiti, mi macchia le mani e a me tutto quello
piace.

Mi svegliai urlando come una disperata. Stefan si svegliò all'istante dal divano sul quale stava dormendo e corse verso il mio letto.
-Cos'è successo? Stai bene?
Lo controllai alla ricerca di una ferita qualunque e quando vidi che stava bene, gli posai le mani sulle guance e lo guardai con occhi lucidi.
-Stai bene.- dissi in un soffio, visibilmente preoccupata.
-Certo che sto bene, sei tu quella che...
Lo abbracciai stringendolo forte. Stava bene, respirava ed era vivo. Quel sogno era stato vivido come tutti quelli precedenti, ma c'era qualcosa che mi aveva turbato molto di più. Non sapevo dire cosa fosse stato, ma ero molto più preoccupata.
Stefan ricambiò l'abbraccio confuso e inspirai il suo odore, forte e deciso come lui.
-Mi spieghi cos'è successo?- mi sussurrò all'orecchio.
-Ho sognato che ti uccidevo e che... ne ero contenta.- dissi vergognandomi come una ladra.
Omisi il particolare del "mi ami troppo per distruggermi", perché era ancora più imbarazzante del sogno stesso.
-Da come ti sei svegliata, non mi sembrava che ti piacesse così tanto uccidermi.- disse ridacchiando e mi scappò un sorriso. -Stai meglio?- domandò più serio.
-Puoi dormire con me? Tanto il letto è grande abbastanza per quattro persone.
-In teoria dovremmo aspettare fino alla nostra notte di nozze.- rispose malizioso e si beccò un piccolo schiaffo sul braccio.
Ridacchiò e si mise sotto le coperte, guardandomi intensamente negli occhi.
-Tirami un calcio e mi sveglio, d'accordo? Per qualunque cosa, svegliami.
Annuii e mi coprii fin sotto il mento. Non avevo mai dormito con un altro ragazzo, all'infuori di Mirko, e mi faceva strano avere Stefan a qualche centimetro di distanza da me, ma mi sentii più al sicuro.
Mio zio mi aveva raccomandato di non abbassare la guardia, infatti avevo uno dei suoi paletti nel cassetto del comodino, ma con Stefan accanto mi sentivo protetta. Per quella notte, riuscii a dormire tranquilla.

Nei quattro giorni successivi, Stefan fu molto impegnato nell'organizzazione del funerale del padre e come gli avevo promesso, lo aiutai in ogni modo, anche se mi faceva fare poco o niente. Capii che voleva affrontare quella situazione da solo, così non gli ronzai intorno più del necessario.
Avevo molto tempo libero e con mio zio mi allenai più di quanto non avessi mai fatto in precedenza. Nelle lingue non avevo quasi più problemi e così decise di continuare le lezioni di storia e politica in lingua rumena e tedesca, così come già avevano tentato di fare i miei genitori in precedenza.
Dopo essermi consultata con mio zio, avevo deciso che non potevo aspettare che i Lovinescu commettessero un errore. La confessione di Alin Vidrean e le sue supposizioni potevano essere solo il frutto dell'odio che provava verso i Lovinescu, ma non volevo sottovalutarlo. Avevamo stabilito di cercare di entrare in possesso di qualche informazione e avevo deciso di coinvolgere Erica e Renzo, dato che erano i più fidati del clan Von Ziegler. Avevano molte conoscenze e, grazie ai pettegolezzi che giravano più velocemente di un messaggio e-mail, sarebbero riusciti a scoprire qualcosa anche se le fonti sarebbero state poco attendibili.
-Peccato che il tuo fidanzato sia un Lovinescu.- affermò Erica, dopo che ci eravamo accordati su come procedere. -Per quanto mi stia simpatico e si sia dimostrato più volte molto premuroso nei tuoi confronti, non credo che fosse completamente all'oscuro di tutta questa faccenda.
-Ha ragione.- confermò Renzo. -Ionut avrebbe sicuramente coinvolto suo figlio nel suo piano, a meno che, come ha detto Stefan, non avesse programmato di distruggere anche lui.
-Ed è per questo che ho chiesto il vostro aiuto. Voglio vederci chiaro in tutta questa faccenda. Vi prego di cercare di scoprire anche qualche informazione riguardo a Lucian Lovinescu. Quel tipo non mi convince e ho il sospetto che la persona con la quale si sia accordato Ionut, sia proprio lui.
-Stai tranquilla, tesoro. Ti proteggeremo con le unghie e con i denti.- affermò Erica abbracciandomi.

Il giorno del funerale arrivò senza che me ne accorgessi e mi presentai alla tenuta dei Lovinescu molto presto, per infondere forza a Stefan e dare l'impressione di essere due veri fidanzati.
-Una buona impressione è tutto. Alle persone non interessa altro se non l'apparenza.- mi avevano detto molte volte sia Stefan che zio Wilhelm.
Una domestica mi accompagnò alla camera di Stefan. Bussai alla porta e quando entrai, vidi una camera anonima. Non c'era nulla che facesse intendere quali fossero i suoi hobby e le sue passioni. C'erano solo un computer e una televisione, ma per il resto era una camera comune.
Stefan stava cercando di annodarsi la cravatta e notai che aveva gli occhi stanchi, accompagnati da un paio di occhiaie scure. Mi avvicinai lentamente, ma lui non si girò. Gli toccai la spalla e sembrò sorpreso di vedermi lì in quel momento.
-Lascia, faccio io. Stai facendo un casino.- dissi iniziando ad annodargli la cravatta.
-Potrei abituarmi a tutte queste attenzioni.- rispose sorridendo divertito.
-Tu riprenditi il prima possibile, perché non voglio farti da balia per il resto dei miei giorni.
Ridacchiò e mi sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, guardandomi negli occhi con un'intensità che mi lasciò letteralmente senza fiato.
-Serena... io...
Bussarono alla porta e ci allontanammo di scatto, come se fossimo due ragazzini che avevano appena fatto qualcosa di sbagliato. La porta si aprì ed entrò l'assistente di Stefan, del quale non avevo ancora imparato il nome, e riferì che tutti gli ospiti erano arrivati.
Vidi Stefan ritornare il principe di sempre, con lo sguardo fiero e glaciale, pronto a celebrare il rito funebre di suo padre.

Fu una cerimonia breve e senza una lacrima. Prima ci eravamo messi in coda per dare l'estremo saluto a Ionut Lovinescu, e notai che c'erano anche i miei amici e i miei genitori. Quando fu il mio turno di dare l'ultimo saluto a Ionut, guardai dentro la bara e mi sembrò che Ionut stesse solo dormendo. Aveva il solito colorito pallido, vestiti puliti e qualche oggetto a lui appartenuto.
Dopo che tutti ebbero preso posto, Stefan entrò, salì su una specie di pulpito e disse un paio di parole in onore di suo padre. Chiese anche un minuto di silenzio e terminata la cerimonia, sei servi chiusero la bara e se la caricarono in spalle, sotto il suono lugubre delle campane che suonavano a morto. Iniziarono a camminare lentamente verso il luogo di sepoltura, non molto lontano dal castello Lovinescu, e tutti i presenti iniziarono a seguire il feretro.
Camminammo per svariati minuti in mezzo alla foresta già innevata e alla fine giungemmo in un cimitero situato in una radura. Misero il corpo nel mausoleo dedicato ai re e alle regine della famiglia Lovinescu. Il mausoleo sembrava il castello dei Lovinescu in miniatura con tutte quelle guglie e il colorito scuro.
Quando il corpo fu sistemato nel loculo a lui dedicato, tutti iniziarono ad andarsene e nel cimitero restammo solo io e Stefan. Uscimmo dal mausoleo e lui si sedette su una delle panchine di pietra del cimitero, non curandosi della neve che si era depositata sopra durante la notte. Pensai che volesse starsene da solo con i suoi pensieri, così mi avviai verso il cancello.
-Serena, potresti restare?- mi chiese a voce bassa.
Mi strinsi nel lungo e pesante mantello nero, tolsi la neve e mi sedetti accanto a lui. Restammo in silenzio per svariati minuti, fino a quando Stefan non decise di romperlo.
-Mi ricordo dei tuoi genitori, anche se avevo solo due anni. Erano splendidi, regali e fieri, ma quando mi videro mi sorrisero amorevolmente. Mia madre mi aveva spinto verso di loro, Astrid si era inginocchiata davanti a me e mi aveva fatto vedere cosa stringeva fra le braccia: tu. Mia madre aveva detto "Stefan, questa è la tua futura sposa". Marius mi aveva guardato serio e mi aveva detto "Mi raccomando, proteggila da tutto e da tutti, così come faremo io e sua madre per sempre. Lei è la mia principessa e non permetterò che le succeda nulla di male".- Fece una breve pausa e finalmente mi guardò in faccia. -Farò come mi disse quel giorno tuo padre, te lo prometto.
-Perché mi stai dicendo tutte queste cose?- chiesi confusa.
Era strano che mi stesse dicendo proprio in quel momento che mi avrebbe difesa. Forse stava ripensando a suo padre e a ciò che aveva detto Alin Vidrean? Mi avrebbe protetta perché, come dimostrava, si era veramente affezionato a me o era un trucco per farmi abbassare la guardia sempre di più, fino ad indurmi a fidarmi completamente di lui?
Stefan fece spallucce. -Non lo so.
Forse quando stava male, iniziava a dire cose che non c'entravano nulla con la situazione che stava vivendo. Forse era il suo modo per elaborare il lutto. Non ne avevo idea.
-Mia madre e tua madre iniziarono da subito a progettare le nostre nozze. Fecero comunella.- continuò a raccontare sorridendo, con gli occhi lontani. -Invece io volevo solo disegnarti la faccia con i pennarelli.
Scoppiai a ridere di cuore, decisamente troppo viste le circostanze, ma riuscii a contagiare Stefan.
-Eri malefico già a due anni.- gli dissi ridacchiando.
-Mi ricordo anche che mia madre, per farmi stare buono, si era messa a cucinare i papanasi, il mio dolce preferito. Era strano che una regina cucinasse, ma mia madre era fatta così.
Lo vidi rabbuiarsi lentamente e pian piano mi avvicinai, pensando velocemente ad un altro argomento, ma Stefan continuò.
-Eravamo andati a fare una passeggiata nei boschi, io e mia madre. Era primavera e volevo raccoglierle qualche fiore per farla felice. Mia madre si blocca e mi dice di andare a nascondermi su un albero e di non fare rumore.- iniziò a raccontare e notai che aveva cambiato i tempi verbali, come se fosse di nuovo là, nella foresta. -Arriva la folla, la circonda e inizia a colpirla con bastoni, pietre e a spararle contro con i fucili. Lei non emette un lamento. E' una regina dopotutto. C'è sangue ovunque e prima che le infliggano il colpo mortale, mi guarda con occhi pieni d'amore e mi sorride. Non appena la folla inferocita se ne va, scendo dall'albero e la chiamo, la scuoto, ma lei non si muove. Provo a pulirle la faccia dal sangue, provo a svegliarla, ma lei non apre gli occhi. Poggio la testa sul suo petto, cercando il battito del suo cuore, ma non c'è. Cala la notte, fa freddo, sono stanco e ho fame, ma non voglio lasciarla lì. Sento i lupi avvicinarsi, ma non scappo. Io...
Gli presi la mano nella mia e lo vidi ritornare al presente. Sapevo com'era andata la storia, ma sentirla nei minimi particolari fu orribile, soprattutto se a raccontarla era Stefan. Mi guardò come se si fosse accorto solo in quel momento che ero lì ad ascoltarlo e sospirò.
-Ricordala come una regina forte e una madre amorevole, d'accordo?- gli dissi.
-Non capiterà mai più una cosa del genere, te lo prometto.- affermò invece.
A cosa si riferiva? All'essersi aperto così tanto con me o al linciaggio di sua madre? Non sapevo dirlo, ma non volevo nemmeno ritornare sull'argomento, anche perché sapevo che gli faceva molto male.
-Forza, torniamo al castello. Ho le chiappe che sono diventate due ghiaccioli.- dissi cercando di sdrammatizzare e lo feci sorridere.
Il comportamento di Stefan mi lasciava confusa. Era protettivo e possessivo nei miei confronti, ma appena si accorgeva che si era un poco aperto, ritornava a chiudersi nel suo guscio fatto di strafottenza e sarcasmo. Stefan era veramente un enigma che mi incuriosiva parecchio.

Il giorno dopo tornammo a Torino e la sera ci incontrammo con i miei amici. Stefan non aveva voglia di uscire, ma io l'avevo quasi portato di peso al solito pub dove ci incontravamo. Temevo che se fosse rimasto da solo, sarebbe caduto nella malinconia.
-Cosa facciamo per Halloween?- chiese Erica sorseggiando il suo limoncello.
-Non ne ho idea.- ammisi.
-Possiamo andare in discoteca.- propose Marika, ma l'idea fu scartata subito da tutti; non eravamo tanto tipi da discoteca.
-Andiamo a fare "dolcetto o scherzetto".- affermò Renzo, facendo ridere tutti eccetto Stefan.
-Come minimo ci tirano dietro le ciabatte o ci rincorrono col battipanni.- rispose Francesco.
-Potreste venire da me.- disse Stefan senza troppo entusiasmo.
-No, ci sarebbero i miei genitori a controllarci, visto che siamo sullo stesso pianerottolo.
-Ho un cottage in montagna, non molto lontano da Aosta.
Lo guardammo sorpresi. Stava veramente invitando otto ragazzi scalmanati, vampiri e mezzosangue, a stare nel suo cottage in montagna?
-Che c'è? Avete bisogno di un posto dove festeggiare e mi sembrava una buona idea, non va bene?
-No, no! È una splendida idea!- rispose entusiasta Erica, stampandogli un sonoro bacio sulla testa.
La cosa lo fece rimanere di sasso, perché non si aspettava un gesto simile, ma non fece commenti.
-Grazie, nostro salvatore. Te ne saremo sempre riconoscenti.- disse Erica, fingendo di inginocchiarsi davanti a lui.
Scoppiammo tutti a ridere per il tono teatrale che aveva usato. Tirai fuori il quaderno, pronti a decidere cosa portare da mangiare e da bere.
-Io porto il limoncello e la sangria.- si propose subito Erica.
-La sangria è il sangue, così non destiamo sospetti agli umani.- mi affrettai a tradurre per Stefan.
-Idea geniale.- rispose sorridendo senza allegria.
Spartiti i piatti e le bevande, tornammo a casa soddisfatti. Stefan mi sembrò molto meno malinconico rispetto all'inizio della serata e ne fui felice, soprattutto perché non avrei potuto stargli tanto dietro in quel periodo.
Mio zio, da quando avevo avuto la mia prima predizione, voleva che il mio allenamento fosse talmente intenso da portarmi allo sfinimento, per farmi avere una predizione e vedere se la sua ipotesi fosse esatta.
Io ero sinceramente spaventata, soprattutto perché "l'altra me" mi faceva paura. Non volevo perdere di nuovo il controllo del mio corpo, ma dovevo farlo per imparare a controllare quel potere.
Dopo tre giorni di estenuanti allenamenti, università e decisioni da prendere per il mio enorme regno, crollai mentre mio zio mi stava allenando all'uso del paletto. Caddi a terra e iniziai a tremare.
Da subito, zio Wilhelm mi tolse il paletto dalle mani, per evitare che mi facessi male o che lo usassi, e mi si avvicinò. Dopo qualche secondo di tremori, mi alzai e guardai mio zio con gli occhi completamente bianchi.
-Lucian è una minaccia, va eliminato il prima possibile. Tanto sangue, tanta sofferenza e tanta disperazione. Paletti, paletti ovunque. Sangue caldo che scorre tra le mie dita.
Zio Wilhelm si mosse di poco, ma ciò bastò a farmi scattare e mi buttai su di lui. Cademmo entrambi a terra e lo tenni schiacciato sotto di me, impedendogli ogni movimento, ma lui non sembrava essere spaventato.
-Dovrai sempre obbedire ai miei ordini, altrimenti ci saranno delle conseguenze rischiose. Sangue. Sangue ovunque!
Caddi a peso morto su mio zio, segno che la predizione era finita, e rimasi incosciente per venti minuti, molto meno rispetto alla prima predizione. Quando mi risvegliai, mio zio mi passò un calice colmo di sangue.
-Stanno migliorando.- mi disse non appena riuscii a mettermi seduta da sola.
-Mi dispiace...- borbottai.
Com'era possibile che "l'altra me" fosse saltata addosso a mio zio? Che cosa diavolo mi era preso?
-Non fa niente. Può succedere, ma non è stata colpa tua, chiaro?
Annuii senza troppo entusiasmo e zio Wilhelm mi dette da mangiare un pezzo di cioccolato.
-La predizione non è stata tanto utile. È risaputo che Lucian sia una minaccia, soprattutto dopo che gli ho fatto fare delle figuracce davanti a tutto il Consiglio.- affermai bevendo il sangue tutto d'un fiato.
-Bisogna stare attenti, perché sembra che riuscirà a scatenare una guerra.
-Ma, come hai detto tu, le predizioni non sono esatte. Ciò può capitare domani come fra un decennio o addirittura un secolo.- ribattei.
Andai a prendere il mio quaderno, nel quale scrivevo i miei sogni strani, e annotai anche quella predizione.
-Cosa fai?- mi chiese incuriosito.
-Annoto tutte le predizioni e i sogni strani che faccio. E' da un po' di tempo che faccio dei sogni strani, molto reali, e da quando mi hai detto che posso fare anche dei sogni premonitori, ci sto più attenta. Cerco di scrivere ogni particolare possibile.
-Quindi hai fatto dei sogni strani?- mi chiese incuriosito.
Mi pentii subito di averglielo detto e annuii, rossa come un peperone. Gli passai il quaderno e mi misi a giocare col ventaglio di mia madre, facendolo roteare e lanciandolo in aria, mentre zio Wilhelm leggeva tutto ciò che avevo scritto.
-Dovevi dirmelo subito!- protestò, vedendo la data che avevo annotato sopra ai sogni.
-Me ne vergognavo... pensavo che fossero sciocchezze, ma quando ho visto Stefan per la prima volta, dopo che lo avevo già visto in sogno, ho iniziato a scrivere.- risposi continuando a non guardarlo in faccia.
-Ecco perché mi avevi chiesto se anche i sogni potevano essere premonitori. Avevi sognato Stefan ancora prima di conoscerlo e volevi sapere se c'entrasse qualcosa con questa tua dote.- capì infine mio zio.
Restò in silenzio per qualche minuto, riflettendo, e alla fine mi restituì il quaderno, dicendomi di continuare a scrivere i miei sogni e le predizioni, ma di avvertirlo nel caso avessi sognato altro.
Ero abbastanza preoccupata, ma in quei giorni non ebbi più alcuna predizione o sogno strano.

Angolo autrice.
Buonasera a tutti. Le cose si stanno intrecciando sempre di più e se volete sapere come andrà a finire, be', dovete continuare a leggere xD
Vi ringrazio per essere arrivati fin qui, per aver messo la storia tra le seguite/preferite e per le recensioni. Vi mando un bacione enorme e...
Al prossimo capitolo!
Arsax <3
  
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