Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: badheadache    14/05/2017    3 recensioni
Dal primo capitolo.
"Non ricordava cosa aveva sognato, ma ormai era consapevole del fatto che la differenza tra realtà e incubo era davvero sottile, quasi inesistente. Perso completamente il sonno, decise di alzarsi per dirigersi nel refettorio. Quasi ogni notte andava lì, solitamente senza grandi motivi. Semplicemente adorava, quando non riusciva ad addormentarsi, osservare dalle grandi vetrate la luna, che quasi gli sorrideva come una madre. [...]
“Quindi è per questo che la mattina fai così schifo durante gli allenamenti, moccioso?” Eren sobbalzò e si congelò sul posto.
Il capitano Levi era l’ultima persona che voleva incontrare, e per giunta in un’occasione del genere. Non aveva pensato a cosa dirgli, sapeva solo che doveva, prima o poi, dirgli qualcosa."
(Long sulla coppia Eren e Levi, che seguirà il corso degli eventi dell'anime, cercando di approfondire le interazioni umane, che nella storia, giustamente, non sono troppo presenti).
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 2
 
“Ehi, moccioso.”
Levi era infastidito. “Guarda che devo venire anche io a vedere l’esperimento. Spero che non sia sulla memoria, altrimenti sarebbe un totale fallimento”.
Vide Eren cercare di farfugliare qualcosa, ma lo zittì immediatamente con un gesto annoiato della mano: aveva già parlato fin troppo, e doveva concentrarsi per camminare. Anche se era passata una settimana, Levi non si era ancora ristabilito del tutto, e la caviglia continuava a dolergli; era costretto a zoppicare lievemente, cercando di non appoggiarla. Questo lo rallentava, ma era sicuro che, se si fosse presentata un’occasione di battaglia di lì a breve, il dolore sarebbe magicamente svanito, lasciando spazio a quella sensazione di adrenalina a cui lui era malsanamente abituato.
Eren lo seguiva come un cane segue un padrone: anche se il capitano era consapevole di andare più lento del solito, lui rimaneva comunque dietro di lui. Questo gli aumentò il nervoso. “Che c’è?” Gli disse, girandosi di scatto. “Anche il soldato più forte dell’umanità a volte poggia male il piede”.
Lapidario, come sempre:  gli veniva naturale, era abituato a trattare male le persone. Si diceva, quasi per discolparsi, che almeno era consapevole di farlo.
“Mi stavo chiedendo quando riuscirà a tornare in forze, capitano”.
“Ora ti preoccupi pure per me, Jaeger?”
“Sì”.
Non si aspettava una risposta così risoluta e quasi dimenticò di appoggiare solo metà piede, rischiando una caduta. Nei suoi confronti, non sentiva una frase così esplicita da praticamente tutta la vita. Si era sempre limitato, dopo la morte dei suoi due più cari amici, a badare unicamente a sé stesso, e in secondo luogo a seguire gli ordini. Tutto questo con lo scopo di sopravvivere, sia fisicamente che psicologicamente. In quel momento ripensò per la seconda volta – aveva cercato di soffermarvisi il meno possibile – ai pochi che si erano veramente affezionati e fidati di lui dopo quell’incidente. Lo avevano davvero aiutato a superare il lutto, ma non credeva se ne fossero mai resi conto.
Ora erano morti anche loro. E Levi si era promesso di non ripetere lo stesso errore per una terza volta.

 
*
 
Levi camminava cercando di essere il più possibile veloce verso il punto prestabilito. Hanji aveva deciso di ripetere l’esperimento fallito prima della 57esima spedizione, e ora Eren, teoricamente (Levi non era molto convinto), doveva cercare di trasformarsi dentro il pozzo, in modo da poi essere studiato in forma di gigante da Hanji. La sottoscritta era talmente eccitata che, seppur in quel momento fossero a una certa distanza l’uno dall’altra in attesa della trasformazione, Levi poteva giurare di sentire ogni tre secondi un gridolino acuto provenire dalla sua sinistra.
Passò un tempo troppo lungo, e Levi ormai era completamente convinto che Eren non ce l’avrebbe fatta. Proprio mentre realizzava questo pensiero, sentì un boato e vide una luce accecante. Si mise in posizione, pronto a fermarlo in modo che non potesse fare nulla che non fosse sotto il loro controllo. Si accorse subito che qualcosa non andava: Eren urlava inferocito, probabilmente perché non riusciva ad uscire dal pozzo. Chiamarlo pozzo era ormai un eufemismo: il titano aveva praticamente creato una nuova collinetta. Levi schizzò subito in aria, osservando la situazione dall’alto: Eren sembrava inferocito, così decise subito di intervenire. Con pochi rapidi movimenti, tagliò i muscoli delle braccia, in modo da non fargli causare danni. Per precauzione, tagliò anche quello della mascella, per poi arpionarsi alla sua fronte e posizionarsi sopra il suo naso, esattamente davanti agli occhi. Gli piantò una lama nella guancia e lo guardò con occhi torvi: era decisamente incazzato.
“La vuoi piantare di diventare una ragazzina mestruata quando ti trasformi in un titano, eh Jaeger?! Ricordati perché stai facendo tutto questo” urlando, gli mostrò il simbolo del corpo di ricerca, le ali della libertà: “e non costringermi ad ammazzarti, idiota!”
Gli occhi del gigante quasi cambiarono. Levi capì che era riuscito nel suo intento, ma era ancora incazzato. Quel cazzo di ragazzo non riusciva a contenersi, qualsiasi situazione gli capitasse davanti. Era proprio un bamboccio con la voglia di morire. E proprio per questo non voleva avvicinarsi a lui più di così.
 
A parte quel piccolo difetto iniziale, l’esperimento andò egregiamente. Hanji analizzò il materiale direttamente, in modo da non farlo svanire se staccato da Eren. Era entusiasta, ma Levi non capì molto di quello che diceva, perché emetteva versi acuti e, in più, era distratto dal rumore dei suoi pensieri.
Si sentiva più solo che mai, dopo quella disastrosa spedizione, solo e terribilmente in colpa. Ricordò che aveva concordato il piano per proteggere Eren ed imprigionare il titano dalle fattezze femminili con i suoi più fidati esattamente due ore prima della loro morte: seppur consapevole che anche lui, come loro, avrebbe dato volentieri la vita per la Causa, non riusciva a non piangerli, non riusciva ad accettare l’ennesima scomparsa delle persone a lui più vicine. Volente o nolente, Levi, come ogni essere umano dotato di natura altrettanto umana, si affezionava velocemente alle persone. E in quel momento ammise a sé stesso di sentirsi terribilmente umano.
Levi considerò questo tipo di emozioni un difetto. Un grande difetto da sradicare il più velocemente possibile per diventare ciò che gli altri si aspettavano fosse, ciò che doveva essere: il soldato più forte dell’umanità. Non aveva tempo ed energie da spendere in pensieri così irrazionali, ma si sentiva sopraffatto dai sentimenti. Tutto ciò, ovviamente, non l’avrebbe mai rivelato a nessuno.
Venne distratto da uno sguardo. Eren, ormai diventato completamente cosciente di sé, lo guardava senza ritegno con i suoi enormi occhi verdi. Levi, seppur vantasse di uno sguardo davvero severo e addirittura angosciante, non riusciva a reggerlo. Erano occhi che quasi lo accecavano: limpidi, pieni di curiosità, ma soprattutto preoccupati. Probabilmente, se Eren non gliel’avesse detto direttamente, Levi non si sarebbe mai accorto del vero significato di quello sguardo.

 
*
 
Restarono fino al tramonto, fino a quando il titano svenne, e Levi tirò fuori Eren dalla nuca, esausto. Dopo averlo portato in camera e aiutato a riprendersi a dovere, Levi andò in refettorio assieme ad Hanji, che nel mentre gli spiegava qualche importante scoperta: “Sulla pelle ho trovato un sacco di cellule che assomigliano a quelle umane! Sono diverse, molto più grandi e attive, ma si assemblano in modo casuale: pensa che ho trovato una cellula con caratteristiche simili a quelle del fegato umano attaccata a una cellula che assomigliava a una della cute! Incredibile, è una scoperta pazzesca! Magari i titani sono così enormi perché le loro cellule sono più grandi e si assemblano solo all’esterno!” Era come impazzita, ma Levi era abituato. Inoltre, le scoperte sembravano davvero importanti, ma lui, ancora turbato, non riusciva ad assimilare.
Durante la cena parlò con Erwin per decidere quando concedere l’udienza ad Armin. Smith concordò con lui di tenerla il prima possibile, in quanto ormai avevano avuto prova del fatto che le supposizioni del biondo si rivelassero praticamente sempre esatte. Mentre Erwin gli parlava, Levi si accorse che Mikasa Ackerman gli aveva riservato uno sguardo che faceva concorrenza al suo. Dopotutto, avevano lo stesso cognome, quindi probabilmente erano stretti parenti: ma lei probabilmente non lo sapeva, e a lui non importava nulla. Il suo concetto di famiglia era morto da tempo.
Probabilmente Ackerman guardava in cagnesco lui e Hanji per aver stremato Eren, e Levi pensò a quanto fosse stupido quel moccioso a non aver ancora capito che Mikasa era paurosamente innamorata di lui. A Levi sembrava quasi una stalker, e se non fosse stato il soldato più forte dell’umanità probabilmente sarebbe stato inquietato da quell’atteggiamento, anche se non rivolto direttamente a lui.
Il suo sguardo tornò al piatto e l’attenzione verso Erwin Smith, che proponeva di svolgere la riunione la sera stessa. Levi annuì con fare annoiato, realizzando di avere un nodo allo stomaco che non gli aveva fatto toccare cibo.


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice:
Che dire, ho amato scrivere tutto ciò che passava nella testa del nostro amato Levi. In quanto indecifrabile, ho fatto un po’ fatica a farlo risultare coerente al personaggio che è realmente, ma nell’insieme mi reputo abbastanza soddisfatta. Ditemi che ne pensate voi.
Inoltre, non ho avuto il coraggio anche solo di pensare che Levi chiami Eren anche nella sua testa per cognome. Lo troverei inaccettabile, quindi dentro di sé lo chiamerà Eren: è già innamorato, lo sappiamo tutti.
Un piccolo chiarimento: la teoria di Hanji sulle cellule dei giganti è di mia fantasia. Confesso che mi è venuta in mente mentre leggevo il manga, e mi sembra tutt’ora un pensiero abbastanza coerente sul comportamento fisico dei titani. Chissà, magari un giorno lo chiariranno e io avrò azzeccato. In quel caso mi sa che diventerà uno spoiler, ma per ora, non c’è pericolo.
Al prossimo capitolo.
  
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