Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: mgrandier    15/05/2017    15 recensioni
"Se in quell’istante avessi avuto il coraggio di abbassare lo sguardo,
evitando quegli occhi trasparenti come cristallo e taglienti come il filo di una lama,
allora, forse, avrei avuto la libertà.
La libertà di obbedire."
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Resa
 
Seguendo con lo sguardo la corsa di Oscar, André tentò di alzarsi da terra, puntando un ginocchio sul selciato e mettendosi lentamente in piedi. Intanto, come comparso dal nulla tra il gruppo dei presenti, Girodel si lanciò al suo inseguimento, le code della giacca sollevate nella furia della corsa e le braccia tese verso di lei. Forte e non provato dall’aggressione che invece aveva subito Oscar, Girodel riuscì a raggiungerla sul filo del molo, proprio mentre lei già stava per tuffarsi in acqua.
- Oscar! Fermatevi! – sentì gridare André mentre, muovendo qualche passo malfermo, impedito dagli abiti fradici e incollati addosso, così come dalla spossatezza che lo attanagliava appesantendo ogni movimento, riusciva ad avvicinarsi al molo e a vedere come lei si agitasse nel tentativo di sfuggire alla presa di Girodel che la teneva saldamente per le braccia, serrando la sua schiena al proprio petto.
- E’ inutile … - cercava ancora i calmarla Girodel - … la lettera sarebbe in acqua ormai da troppo tempo per essere ancora recuperabile … -
Tuttavia, lei non sembrava intenzionata a cedere; continuando a dimenarsi e a strattonare l’amico, Oscar gridava la sua ribellione, cercando di convincerlo a non intromettersi – Lasciatemi, Girodel! Io devo trovare quella lettera! Noi ne abbiamo bisogno per … -
Quando riuscì a raggiungerli, André cercò lo sguardo di Oscar, legandolo al proprio e trovando finalmente lo spiraglio per fare breccia nella sua rabbia improvvisa; lei parve improvvisamente riaversi, recuperare un barlume di lucidità e affidarsi alle sue parole.
- Oscar, guarda: - la chiamò cercando di controllare la propria voce, soffocando la delusione che lui stesso avvertiva bruciare nel petto – la lettera non c’è più … Non c’è nulla sulla superficie dell’acqua che possa far pensare che sia ancora recuperabile. – le spiegò poi, tentando di sollevare un braccio, per indicarle lo specchio liscio e inquieto dell’acqua – Noi troveremo un’altra soluzione … ne sono certo. –
La vide muovere il capo rapidamente, negando con vigore e socchiudendo le labbra in una smorfia delusa, per poi serrare gli occhi e rilassare le spalle, arresa e spossata; Girodel, allora, lasciò la presa, sospingendo Oscar con delicatezza tra le braccia di André.
Avvertirla di nuovo sul proprio petto, fu un sollievo; poterla sostenere, e al tempo stesso quasi appoggiarsi a lei, ebbe il potere di donargli un istante di pace, un anelito di speranza. Tra le braccia, riusciva a intuire il suo respiro irregolare, i singhiozzi soffocati nella stretta forte con cui lei si era aggrappata alle sue spalle, nascondendo il viso sul suo collo, e d’istinto aprì le dita sulla sua schiena, accarezzandola con dolcezza infinita, accogliendo e sciogliendo tutta la tensione, la rabbia e la delusione che ora lei lasciava fluire da sé, incapace di lottare oltre contro ciò che era accaduto. Chinò il capo, poggiando la guancia sui suoi capelli umidi, stringendola ancora di più a sé, perché lo sentisse davvero, e perché anche in quel momento di sconforto, lei potesse avvertire che non tutto era perduto; perché ancora, nonostante tutto, erano insieme.
- Dove andrete? –
Non si era accorto di quanto il Generale si fosse fatto vicino; tuttavia, la sua voce, ferma e severa come la conosceva da sempre, non lo sorprese. Forse, pensò in quel frangente, per una vita intera lo aveva avuto alle spalle, silenzioso nel suo scrutare e meditare, lucido e freddo nel valutare ogni dettaglio, e si era aspettato di udire quella voce da un momento all’altro in ciascuno degli istanti che aveva trascorso insieme a sua figlia; probabilmente, non aveva mai creduto di poter realizzare il sogno di una vita al fianco di Oscar, proprio anche per la consapevolezza di essere osservato dallo sguardo tagliente del Generale, che non avrebbe mai concesso nulla più di quanto già non avesse già fatto in passato.
Perso in quei pensieri, esitò a rispondere e la voce tornò a tuonare, esigente e perentoria.
- La lettera accennava alla Svezia, alla dimora di Steninge[i]: davvero vi sistemerete presso la famiglia Von Fersen? –
André sollevò il capo, raddrizzando la schiena, pur senza lasciare Oscar che, in reazione alle parole del Generale, si era fatta più rigida tra le sue braccia. Cercò di voltarsi, lentamente, mentre lei si accomodava al suo fianco e non accennava a volersi allontanare da lui, nemmeno nel momento del confronto diretto con il padre; con lo sguardo, percorse il selciato, fino a riconoscere gli stivali austeri del Generale, e a risalire lungo le brache scure, per poi percorrere la sua uniforme, arrampicandosi su per il groviglio di medaglie e mostrine, e infine incontrare i suoi occhi, impassibile. André sostenne il suo sguardo, volando con la mente e con il cuore ad un identico incontro, trovando un ricordo limpido e vivo che gli provocò un brivido lungo la schiena. Sapeva di dover rispondere, questa volta; aveva l’assoluta consapevolezza che difficilmente si sarebbe trovato per la terza volta ad affrontare così direttamente il Generale Jarjayes e, soprattutto, il padre della donna che amava. Prese fiato, con dolorosa lentezza, e raccolse tutta la dignità che aveva in corpo, per controllare la propria voce e dosare le proprie emozioni.
- Il contenuto di quella lettera, corrisponde a verità. – esordì scandendo le parole, nonostante la gola bruciasse nello sforzo di parlare – Laggiù Oscar sarà al sicuro, lontana dai pericoli della corte. – precisò.
Lo sguardo del Generale parve tremare, sotto quella sorta di accusa; le sue labbra si tesero, scomparendo quasi in una espressione grave. L’uomo allora si mosse appena, rivolgendosi direttamente a Oscar.
- Io sono tuo padre, Oscar, ho il diritto di scegliere per te e di disporre per il tuo futuro. – le disse con insostenibile fermezza – Sono tuo padre, - ripeté poi, con la voce appena incrinata nella sua impassibilità – e ti ho cresciuta come mio erede, investendoti di grandi aspettative e responsabilità. Debbo riconoscere di aver ottenuto molto, da te … - ammise poi, senza distogliere lo sguardo da Oscar, che André avvertì scossa da un brivido in reazione a quelle parole - … forse più di quanto mi sarei aspettato. –
Il Generale distolse lo sguardo, lasciando che corresse a terra mentre poco oltre, quasi per timore e rispetto di ciò a cui stavano assistendo, gli uomini del porto stavano arretrando di qualche passo, nascondendo i loro volti in sommesse conversazioni tra loro. André lasciò che Oscar si muovesse, rivolgendosi completamente al padre, ormai certi entrambi di essere giunti ad un passo dal conoscere il loro destino.
- Sei sempre stata matura, figlia mia, più di quanto potessi immaginare, per la tua età, - riprese poi il Generale, lasciando che la voce rincorresse i propri pensieri e trattenendo a sé l’attenzione di Oscar, come quella di André, quasi fossero sospesi al filo teso e invisibile di quelle parole - e ti sei sempre mossa con correttezza, tanto da guadagnarti stima e rispetto. Tuttavia ora … -
Quell’esitazione spezzò il respiro di André; la sua mano tornò a poggiarsi sulla spalla di Oscar che, di riflesso, parve arretrare in modo appena percettibile, fino a sfiorare con la propria schiena sul suo petto. André non distolse lo sguardo dal Generale: lo vide socchiudere gli occhi, tormentato, e poi scuotere lento il capo, mentre le labbra tornavano a piegarsi in una espressione sofferta, prima di riprendere a parlare.
- … non posso permetterti di commettere un errore simile, Oscar. – ammise infine – Non senza avere la certezza che tu abbia deciso conoscendo davvero tutta la verità. –
André chiuse gli occhi. Le sue dita si strinsero sulla stoffa fradicia cercando il contatto con le spalle di Oscar, mentre il brusio della notte del porto sembrava crescere tutto attorno, nello sciabordio disordinato delle onde che si infrangevano sul molo e contro le chiglie delle navi, nelle voci lontane degli uomini sulla spianata del porto, nel fischio sommesso e insistente della brezza che si era levata e, decisa, sferzava il suo corpo bagnato con un soffio gelido. Inspirò ancora, a forza, imponendosi di attendere senza reagire, restando in ascolto, sempre più teso, per poi tornare a spalancare gli occhi, all’udire di nuovo la voce del Generale.
- Chi ha mentito una volta, può tornare a farlo. – affermò allora l’uomo – Non potrò mai più fidarmi di lui completamente. –
Oscar, di riflesso, si volse a cercare André, incrociando per un istante il suo sguardo, quasi che in un battito di ciglia, lui potesse aiutarla a comprendere le parole del padre; il suo gesto, non sfuggì al Generale che, pronto, riprese a parlare, pungente.
- Devo dedurre che lui non ti abbia raccontato. – la provocò allora, avvicinandosi di un passo, prima di rivolgersi ancora a lei, chiamandola direttamente – Oscar: sei davvero convinta di voler legare il tuo futuro a quello di un uomo che ti ha mentito? –
André si sentì colpito, ferito come se il Generale avesse affondato un pugnale nel suo petto; scosse il capo, faticando a controllare i propri movimenti e a sopportare il silenzio pesante che aveva avvolto entrambi, Oscar e suo padre, soffocando persino la voce del porto. Sentì mancare il fiato, bruciare ancora la gola e pungere le lacrime; deglutì a fatica, incredulo di fronte all’astuzia con cui il Generale stava mettendo alla prova Oscar, nell’estremo tentativo di metterla in discussione, di indurla a rivedere le proprie scelte.
Gli parve che il tempo si fosse fermato. Riuscì a immaginare il tormento di Oscar, i dubbi e le incertezze; sapeva di non poterle spiegare, non in quel momento almeno, e si maledisse di non averlo fatto in passato, certo che tutto fosse ormai sepolto come un episodio lontanissimo e superato, ormai ininfluente, come un dettaglio senza importanza, nel groviglio di intrighi in cui il Generale stesso aveva trascinato la propria figlia, senza scrupolo alcuno …
- Oscar … - sussurrò tra le labbra, mentre il suo sguardo si perdeva nell’intreccio di una ciocca scura, trattenuta dietro il suo orecchio perfetto, e la pelle candida, nell’incavo tra il lobo delicato e lo spigolo vivo della mandibola, si tendeva sotto il pulsare rapido di una vena scura. Riuscì a mantenersi saldo, mentre lei, lenta, si voltava a cercare ancora il suo sguardo, gli occhi scuri e profondi, lucidi e tormentati come forse non li aveva mai scorti prima; vide chiaramente il suo dubbio farsi piega di sofferenza sulla fronte e gli zigomi sollevarsi, mentre lei pareva riuscire a leggergli dentro, affondando nel suo stesso tormento, nella sua disperazione, facendola propria. Si sentì nudo, abbandonato in balia del vento, sferzato dalle raffiche gelide della notte, e poi improvvisamente protetto, avvolto dall’abbraccio del suo sguardo che era mutato proprio sotto i suoi occhi, e sorretto dal respiro leggero del riflesso delle sue labbra.
Oscar tornò a volgersi al Generale, la sua voce fu al contempo filo di lama e balsamo soave.
– André non mi ha mai mentito, padre; e se anche mi ha taciuto qualcosa, sono certa che sia stato solo per proteggermi. – affermò decisa, con il mento sollevato e il viso rivolto al proprio padre – Non gli ho mai chiesto di raccontarmi tutto di sé: quello che conosco di lui mi è più che sufficiente per scegliere di essere sua moglie e per essere certa che non avrò mai a pentirmi di questa decisione. –
 
Il sangue parve tornare a fluire in tutto il corpo, risvegliando le membra dal loro torpore; André ebbe un leggero capogiro, si mosse cercando si recuperare il proprio equilibrio, ma non riuscì a stabilizzarsi e il porto, l’ombra della Florentia, la spianata verso la città, tutto attorno prese a ondeggiare, provocandogli un immediato senso di nausea. Si irrigidì, in reazione a quella fastidiosa sensazione di instabilità e quando l’orizzonte tornò saldo, comprese invece come il suo corpo fosse sorretto da Oscar che, prontamente, si era passata il suo braccio sulla spalla, sostenendolo. Riuscì a mala pena ad incontrare il suo sguardo, a rivolgerle un sorriso, stemperando quel riflesso preoccupato che aveva reso i suoi occhi così cupi e tremanti, e ad annuire con il capo, prima che l’attenzione di entrambi fosse di nuovo attirata oltre il confine del loro abbraccio.
Sollevò il capo, seguendo i passi pesanti con cui il Generale si stava ormai allontanando, dando loro le spalle, a capo chino, quasi curvo sotto un peso gravoso e ingombrante; l’uomo proseguì per alcuni secondi, oltrepassando gli uomini ancora fermi, irrigiditi dal freddo e dalla situazione. André notò solo allora i loro abiti gocciolanti, le camicie logore, fradice e incollate alla pelle,  intuendo in quel frangente come, molto probabilmente, fossero stati proprio quegli uomini ad accorrere in loro aiuto e collaborando per salvarli dalla morsa scura del mare. Allora, il rumore secco delle falcate del Generale risuonò con un’eco sinistra, come fosse il rintocco di un pendolo rabbioso, condannato a scandire un tempo infinito … che poi, improvvisamente, si interruppe.
Il Generale rimase fermo e André vide le sue spalle sollevarsi, come se l’uomo avesse preso un profondo respiro, prima che la sua schiena curva si raddrizzasse di scatto, recuperando il portamento fiero che le aveva sempre conosciuto.
- Hai vinto, André. – affermò l’uomo, la voce ferma e il tono grave, tanto da potersi udire in modo distinto, anche da quella distanza.
Quindi André lo vede voltarsi, tornare e cercarli entrambi con lo sguardo, e poi puntando finalmente in modo inconfutabile nella sua direzione. D’istinto, raccolse le proprie forze, mosso da una sorta di orgoglio nascosto, e sollevandosi dal sostegno di Oscar, riuscì a tornare fermo sulle proprie gambe.
- Generale, io non … - accennò una risposta, muovendo un passo per avanzare in direzione dell’uomo, sotto il suo sguardo attento, ma il Generale non gli lasciò tempo per proseguire.
- Ho capito, André. – riprese fermo, il tono della voce improvvisamente pacato, quasi tranquillo – Sono stato io a metterti in condizione di dover scegliere tra me e lei, e tu hai scelto lei. – spiegò poi – Avrei dovuto immaginarlo … Era tutto sotto i miei occhi fin dal principio … e lo è stato ancor di più, in seguito. –
André rimase in silenzio, colpito da quella ammissione; le dita di Oscar scivolarono sul suo polso, in una carezza sul palmo si insinuarono fino a intrecciarsi con le sue in una stretta calda, mentre la sua figura si faceva vicina, accostandosi al fianco. Con la coda dell’occhio, ne scorse il viso luminoso e le labbra piegate in un sorriso nascosto che non ebbe modo di fiorire, sferzato dal richiamo del Generale.
- Ad ogni modo, comunque stiano le cose, mia figlia ha un conto in sospeso con me. – affermò, nuovamente padrone del proprio contegno, muovendo qualche passo per farsi più vicino.
Oscar si fece immediatamente rigida e la stretta della sua mano divenne serrata su quella di André che l’udì chiaramente trattenere il fiato.
- Padre di cosa state … - mormorò palesemente sorpresa.
- Sappiamo entrambi di cosa sto parlando, Oscar. – riprese il Generale ormai completamente ristabilito nel suo consueto portamento fiero e determinato – Ho udito chiaramente le tue parole: se un giorno dovessi incontrare mio padre, dovrò ricordarmi di ringraziarlo[ii]. – citò lentamente, assottigliando lo sguardo per non mancare nessuna delle parole che ricordava – Credo che ti riferissi al tuo congedo, a quello che, allora, ti era parso una sorta di castigo … - precisò infine.
André rimase senza fiato: ricordava esattamente il momento e il luogo in cui aveva udito Oscar pronunciare quelle stesse parole e solo allora ebbe chiara consapevolezza del fatto che il Generale non solo li avesse seguiti silenzioso, durante la loro fuga verso Le Havre, osservandoli di nascosto e, forse, cercando davvero di scrutare oltre l’apparenza di quella scelta inspiegabile, ma soprattutto si fosse mantenuto nell’ombra, quasi a proteggerli, riservandosi di intervenire e affrontare la realtà solo nel momento in cui era divenuto veramente impossibile farne a meno. Là, sul ponte della Florentia, probabilmente ancora incapace di darsi risposte concrete e accettabili, il Generale era stato, prima di ogni altra cosa, padre e aveva scelto di rischiare tutto, per la propria figlia …
Sollevò lo sguardo, sfiorando il volto impassibile del Generale e poi volgendosi a cercare il viso di Oscar, scorgendo oltre il suo sguardo lucido e sottile, il tumulto profondo da cui il suo animo era sconvolto. La vide sostenere lo sguardo del padre, un incontro di fuoco e cristallo, in cui tempo e parole sembravano essersi fuse in un dialogo silenzioso, denso di anni e attese. Le labbra sottili si strinsero sotto la morsa degli incisivi e le spalle vibrarono sotto la sferza fredda della brezza che investì il porto in quell’istante, spezzando il fiato e la volontà di resistere oltre in quel duello.
Oscar allora distolse lo sguardo dal proprio padre, chinando appena il capo e inumidendosi le labbra, prima di dischiuderle in una piega simile ad un sorriso.
– Vi ringrazio, padre, – disse infine lei lentamente – per avermi ottenuto il congedo dal mio incarico a corte. – proseguì - Ma, soprattutto, vi ringrazio per aver accolto, in un tempo ormai lontano, il ragazzino che era André nella vostra dimora e per averlo posto al mio fianco, prima ancora che potessi comprendere quanto fosse importante per la mia stessa vita. –
André rimase in ascolto di quelle parole, stupito e colpito dalla semplicità di quella limpida e profonda ammissione di riconoscenza che andava ben oltre ciò che il Generale avrebbe potuto aspettarsi. Riuscì a distinguere il sibilo teso del respiro con cui l’uomo rispose alla figlia, e poi lo scricchiolio delle suole sul selciato, mentre, forse soddisfatto o troppo colpito, il Generale si voltava per poi allontanarsi. Udì pochi passi e un fruscio di stoffa, quindi di nuovo silenzio, spezzato da una voce grave, profonda e ferma.
- Avrete il vostro benestare alle nozze. – affermò il Generale Jarjayes, senza voltarsi verso di loro, ma puntando il viso all’ombra limpida del cielo sopra la città – Me ne occuperò personalmente: la sparizione di quel verme di Valtand libererà Madame Adelaide dalle trame oscure in cui era rimasta intrappolata e i sostenitori della sua causa certamente dovranno dare delle spiegazioni, ma quello di cui ora sono a conoscenza chiarirà molti dubbi anche a Sua Maestà il Re. Sono certo che nella sua infinità magnanimità potrà comprendere la situazione. Tuttavia, voi lascerete la Francia e non vi farete ritorno finché non saremo certi che, per voi, sia di nuovo un luogo sicuro. Per questo, vi prometto solennemente che avrete quella lettera e che provvederò poi io stesso a consegnarvela.  E se così veramente deve essere … allora sarò io a … - si fermò un istante, prendendo fiato, per poi terminare con voce incrinata da una emozione a mala pena soffocata - … ad accompagnare mia figlia all’altare, per affidarla definitivamente a te, André. -
 
[i] Cercavo una meta che mi andasse a genio … e l’ho trovata tra le foto delle vacanze di Mademoiselle Alex Amari che ringrazio per il suggerimento più o meno volontario! La dimora è realmente una delle proprietà della famiglia Fersen.
[ii] Riferimento al Capitolo 58, Lo sguardo della selva.

Angolo dell'autrice: probabilmente era ormai nell'aria; persino il Generale ha ceduto, rivelando un ultimo lato del suo carattere, quasi beffardo.
Io ringrazio sentitamente tutte le amiche le leggono, seguono, ricordano, preferiscono e mi accompagnano con i loro commenti e le loro impressioni.
Un abbraccio a tutte! A presto!
  
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