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Autore: rocchi68    15/05/2017    2 recensioni
“Marina o pirateria?” Gli chiese quel giorno, sorseggiando qualcosa di alcolico e fissando il nipote.
“Non so.”
“È finito il tempo dei dubbi e se non vuoi diventare mercante, non ti resta che scegliere.”
“Difficile scegliere tra il divertimento e la noia.” Ghignò il giovane, facendo scuotere la testa al nonno che si era rimesso in piedi.
“La legge non è noiosa, se si è nel giusto.”
“Io non sono mai stato nel giusto.”
“Ricorda che il mare è un posto pericoloso, se si naviga da soli.” Borbottò l’anziano, afferrando il bastone e puntandolo contro la schiena del ragazzo, quasi volesse fargli capire che la giustizia aveva molte armi a suo vantaggio e che prima o poi si sarebbe dovuto arrendere.
“Solo perché hai scelto la marina da giovane, non significa che io debba ripercorrere la tua strada.”
“Tuo padre ha fatto la scelta peggiore.” Sospirò l’uomo, riprendendo in mano il bicchiere e portandoselo alle labbra.
“Ti prometto, nonno, che riuscirò a renderti fiero di me.” Continuò il ragazzo, raccogliendo la borsa con le sue cose e avviandosi, quindi, verso il porto.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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L’indomani la Chimera era riuscita ad attraccare alla riva di un’isola disabitata.
Non ci voleva un genio per capirlo data la mancanza completa di abitazioni e la difficoltà per raggiungerla.
E mentre Scott fissava una volta di più i danni che la sciagura aveva causato, Duncan si era messo a dare ordini al resto della ciurma.
“State a sentire: ci fermiamo solo qualche minuto. Se vi perdete, poi non partite.” Riprese risoluto, soffermandosi in particolare su alcuni membri dell’equipaggio.
Alcune volte erano partiti in ritardo proprio a causa di queste calamità, mentre altre volte erano scappati solo per il rotto della cuffia.
Nel sentire quei richiami, altri consigli e ordini, la maggior parte della ciurma si fissò confusa, chiedendosi se non stesse esagerando.
Tutti, quindi, si voltarono verso Scott che, annuendo appena, aveva appoggiato la decisione del suo vice e che stava esaminando, con Zanna al suo fianco, un ulteriore pezzetto di legno, staccatosi dalla balaustra.
Accortosi che le normali preghiere agli dei sarebbero state inutili per riparare la sua povera Chimera, si era rimesso in piedi e si era avvicinato a Duncan che stava sistemando le corde di alcune vele.
“Come può una donna da sola fare così tanti danni?” Borbottò, sfiorando il timone, mentre il suo vice continuava a ghignare.
Gli sembrava d’essere tornato indietro nel tempo.
Quando durante una missione su coste vicine a Siracusa aveva conosciuto Gwen e di come quest’ultima lo stesse per uccidere.
E da come stava reagendo il rosso non c’erano troppe differenze.
Era più che evidente che il loro rapporto fosse migliorato leggermente dall’inizio del viaggio.
Quando erano partiti da Siracusa non riuscivano nemmeno a fissarsi negli occhi, senza provare disgusto o fastidio, ma a distanza di alcuni giorni la situazione era migliorata.
“E va bene! Ci serviranno scalpelli di vario tipo, una pialla e una montagna di legname.” Sospirò il rosso, scendendo i gradini che lo separavano dal ponte.
“Allora? Avete sentito il capitano? Cercate dei tronchi e fate in fretta.” Ordinò Duncan, mentre Scott accarezzava nuovamente la nave cui era tanto legato.
Nessuno conosceva il vero legame che l’univa alla Chimera e di certo, Dawn vedendolo così si era chiesto se fosse pazzo per caso.
Infastidita da quel comportamento assurdo, quasi da bambino, alzò gli occhi al cielo e poggiò le mani sui fianchi.
“Oh, per l’amore del cielo! Basterà un po’ di linfa degli alberi e tornerà come nuova.” Tentò, prendendo un secchio e scendendo dalla nave.
“Quando vorrò un tuo consiglio, te lo…ehi! Dove vai? Beh…vai, ma almeno portati qualcuno…” Soffiò, interrompendosi nel notare che non solo veniva ignorato, ma che buona parte del suo equipaggio la seguiva come un cagnolino scodinzolante.
Perfino Zanna si era fatto abbindolare da quella donna e Dawn, senza troppi problemi, si fece scortare da quei pirati tanto gentili.
“Oh, grazie. È una gioia vedere che degli uomini come voi hanno ancora un pizzico di normale cortesia.” Soffiò, lanciando una frecciatina al rosso.
Quello che Scott non riusciva proprio a capire era questo.
Come potevano i suoi uomini, già sposati e tutto, interessarsi di quello scricciolo biondo che faceva più danni che altro.
Alcuni avevano pure figli ed erano felici, ma quello stare appreso a Dawn proprio non riusciva a tollerarlo.
E se qualcuno gli avesse fatto notare che era geloso, allora lui avrebbe ribattuto che Gwen e amiche non erano delle clienti troppo affabili.
“Normale cortesia…” Bisbigliò, imitandola e scurendosi in volto.
Dietro di sé, poi sentì un fruscio e lo ricondusse a Duncan.
Se perfino quell’idiota si era fatto fregare allora non poteva più contare su nessuno.
Infatti il suo vice era già sul punto di scendere con tanto di secchio in mano, prima che il rosso si risvegliasse.
“Non ti affannare.”
“Ma lo sai che ha ragione: la linfa degli alberi sarebbe perfetta per…”
“Basta! Resta sulla nave!” Lo interruppe, scendendo lentamente e seguendo lo sparuto gruppetto che era partito.
In pochi passi li raggiunse, anche se non capiva il perché si sentisse così strano.
C’era un qualcosa che lo rimproverava per quel carattere impossibile che si ritrovava.
“Ho già detto grazie. Si tratta di questo, vero?” Esordì, seguendoli ancora.
“Si tratta di riparare la nave. Se rompo una cosa la aggiusto.” Rispose Dawn, osservando alcuni alberi.
“Mmh, coltello prego.” Continuò lei, facendogli alzare lo sguardo al cielo.
“Oh, certo. Adesso ti do anche un’arma.”
Non servì nemmeno che lei lo chiedesse nuovamente, dato che gli altri membri della ciurma avevano già estratto il rispettivo coltello, porgendolo alla loro ospite.
“Grazie Brick.” Soffiò Dawn, mentre quest’ultimo le fece una riverenza e si avvicinò al capitano per rimproverarlo.
“Sai, dovresti essere un pochino più cortese.” Ghignò il pirata, nei confronti del rosso.
“Oh, bene! Ci mancava anche una lezione di etichetta da un topo di sentina.” Sbuffò Scott, tirandogli un pugno e facendolo finire in mezzo alla vegetazione.
“Però lei ha salvato la nave, capitano.”
“Ma grazie Tyler!”
“E ora aiuta a ripararla.” Aggiunse Noah.
“È molto in gamba.” Continuò Owen.
“E coraggiosa.” Terminò Noah.
Nel sentire tutte quelle sciocchezze il rosso era al limite della pazienza.
Era l’unico che sentiva d’essersi accorto che quella megera aveva causato un danno dietro all’altro.
Infatti si era portato le mani in faccia, stufo di quei discorsi.
Era da almeno 12 ore che tutti gli facevano notare che se non fosse stato per lei, a quell’ora altro che sirene, sarebbero andati direttamente a trovare Ade.
E mentre Scott cercava di mantenere la calma e di non prendere a cazzotti il buonsenso, lei aveva già provveduto a tagliare appena una pianta, per estrarne la linfa con cui potevano curare la Chimera.
Tempo di riempire il secchio e staccò la lama dalla superficie irregolare della corteccia.
“Questa ragazza non saprebbe aggiustare un’unghia spezzata.” Sbottò lui in un attimo, zittendo i presenti.
“Francamente sei l’uomo più volgare e ottuso che io abbia mai conosciuto.”
“Senti, bella…ho visto i ricchi bamboccioni con cui te ne vai in giro: io sono il solo uomo che tu abbia mai conosciuto.”
Fu nel girarsi e nel darle le spalle che Scott pensò d’aver vinto uno scambio.
Lei, a suo modo di vedere, non aveva possibilità di ribattere, ma quando sentì la linfa scivolargli sulla testa capì che non era così.
Doveva aver toccato un tasto dolente per averla fatta infuriare così, anche se gli importava relativamente.
Rigirandosi, notò che lei si fissava le unghie, fingendo di non aver fatto nulla di male.
Scott, quindi, prese del fango e ne fece un’enorme palla, mentre l’equipaggio fissava quella scena leggermente preoccupato.
“Oh no! No!” Ordinò lei, ricevendo comunque il fango in faccia e cadendo, quindi, malamente al suolo.
Nel vederla rialzarsi, Owen e Noah puntarono sulla vittoria in quello scambio, mentre Dawn si ripulì furiosa.
“Sei prepotente.”
“E tu sei viziata.”
“Maleducato, presuntuoso, egocentrico, ingrato, impossibile, insopportabile.” Gli urlò, lanciandogli contro qualsiasi cosa trovasse per terra.
“Almeno non sono represso.”
“Io repre…te la faccio vedere io la repressa.” Lo sfidò, staccando un sasso da terra con il chiaro intento di colpirlo in testa.
Prima però di portare a termine la sua opera, sotto sguardo fisso di Scott, si fermò, sorprendendosi per un tremore che scuoteva la calma dell’isola.
Le stesse piante si erano ritirate come risucchiate e una luce intensa era andata ad illuminarli, prendendoli alla sprovvista.
“Posalo a terra.” Le consigliò il giovane, facendo annuire Dawn.
Prima che riuscissero a far qualcosa, sotto i loro piedi si apre una piccola voragine con Brick e Zanna che ci cadono sopra.
Quella semplice voragine ben presto fece capire ai vari pirati che quella non era un’isola normale.
Il dislivello in cui Brick e il cane erano caduti non era altro che l’occhio destro di un animale.
Notando ciò e resisi conto d’essere in pericolo, i pirati iniziarono a correre verso la Chimera con Scott che urlava verso il suo vice.
“È un pesce! Duncan! Duncan!”
Nel vederli correre così disperatamente, il vice si chiese cosa li preoccupasse e solo una pinna che sospinse la nave poco più in là, gli fece capire in cosa si erano imbattuti.
Sfruttando comunque la stessa pinna del pesce Scott e il resto dell’equipaggio riuscirono a recuperare terreno e con un balzo raggiunsero le corde della Chimera.
Giunto nei pressi del timone, Dawn si mise subito ad indicare la stella per Tartaro, mentre Scott ordinava al vice di mantenere la posizione.
Il rosso credeva che quel pesciolone troppo cresciuto potesse tornargli utile in altro modo e potesse in qualche modo aiutarlo per il proseguo del loro viaggio.
Infatti, lasciato nuovamente il comando a Duncan, raccolse l’ancora, passando una delle estremità della corda a un suo uomo.
“Brick! Fissala!” Gli ordinò secco.
“E dove la fisso?” Si chiese dubbioso, mentre Scott cercava d’arpionare l’animale.
Riuscito nella sua impresa, si voltò soddisfatto, fissando con aria di superiorità Dawn che si ritrovò a ridere divertita nel accorgersi che il capitano, a causa di un breve sobbalzo, era caduto di faccia sul ponte della nave.
Nonostante il volo fatto e la brutta avventura passata, Scott sorrise di rimando, intuendo di non essere così perfetto come voleva far credere.
E Dawn era stata la prima in grado di fargli fare un bagno d’umiltà, senza che se ne rendesse conto.
La sua strategia prevedeva, in quel caso, di sfruttare la velocità del pesce a proprio vantaggio per raggiungere la meta con meno difficoltà.
Se l’inizio con quel volteggiare tra le onde gli era sembrato divertente, ritrovarsi poi a dar di stomaco per via di quei movimenti oscillatori non era il massimo.
Scott non sapeva esattamente quant’era passato da quando l’ancora si era attaccata al corpo del pesce.
Potevano essere trascorsi pochi minuti da quel supplizio, come potevano essere ore intere in balia di quel malessere.
“Scott! Gli uomini non ce la fanno più.” Lo chiamò all’improvviso Duncan, restando fisso all’albero maestro.
In altre circostanze il rosso avrebbe fatto notare al suo vice che loro erano dei pirati e che non avevano nulla da temere.
Avrebbe anche aggiunto che Brick e gli altri erano delle donnicciole, incapaci di resistere anche dinanzi al più stupido mal di mare.
Ma quella volta anche lui stava male.
Forse la dieta a base di cetriolini e uova non era proprio il massimo per un viaggio così turbolento.
“Non ce…la faccio…più neanche io. Taglia la fune!” Riprese al limite, con Duncan che dopo pochi secondi poneva fine a quel supplizio.
Senza più il pesce al proprio servizio, la nave rallentò e almeno ora, il rosso sentiva d’avere la sicurezza che 10 giorni sarebbero stati più che sufficienti.
Gli effetti di quella parte del viaggio, però, erano più che lampanti.
Owen, Tyler e Noah erano piegati in due e cercavano di trattenere la nausea, mentre Zanna vicino a loro non riuscendo a resistere, diede di stomaco.
 
Nel notare i suoi uomini in quello stato, Scott si ritrovò a negare con il capo, sedendosi e sbattendosi una mano sul viso.
Mai più avrebbe usato uno stratagemma simile in vita sua.
“Chi è che ha avuto questa idea?” Si chiese, mentre Dawn gli si sedette vicino, trattenendo un conato.
“Non lo so…ma mi deve un pranzo.” Scherzò, facendolo sorridere.
Nell’alzare lo sguardo il rosso s’accorse di quanta strada avevano fatto e di quanto poco mancasse prima di giungere a destinazione.
Stranamente, ora desiderava che quei 10 giorni continuassero per sempre.
Sapeva che tornati a Siracusa qualcosa sarebbe accaduto.
I suoi uomini e Dawn sarebbero tornati a casa e questo non gli andava giù.
Non riusciva proprio a sopportarlo, ma ormai era tardi per rimangiarsi la parola data.
“I Cancelli di Granito…non pensavi che ti avrei portato così lontano.”
“No, è vero. Ma Mike sì…per qualche motivo hai la sua fiducia.”
“Chissà perché.” Sospirò Scott, girandosi e fissando mare.
Fu nel vederlo così triste che Dawn si avvicinò, giusto per conoscere meglio l’uomo con cui stava viaggiando.
“Come vi siete conosciuti voi due?”
“Dawn, io…”
“Cosa c’è?”
“Se te lo dicessi, crederesti che io sia sempre il solito.”
“Provaci almeno.” Soffiò, facendolo annuire.
Scott, quindi, salì sulla balaustra e sciolse le vele per permettere alla Chimera una navigazione più agevole.
“Scappavo per salvarmi come al solito. Un paio di scagnozzi mi avevano accerchiato: ero in trappola. Una spada alla gola, una sul petto e una sul…” Cominciò puntandosi un pezzo di legno sulle varie zone, compreso quella sulle parti basse e venendo interrotto da Brick che, con del cibo offerto alla ciurma, riuscì a distrarre Dawn.
“Cetriolini e uova.”
Il rosso si ritrovò, quindi, a tossicchiare per avere la completa attenzione della loro ospite e per continuare la sua storia.
“Beh, ti sei fatta l’idea. Poi ci fu una quarta lama…era Mike. Aveva visto tutto dalla sua camera, era scivolato lungo le mura del castello per combattere al mio fianco. Caspita se abbiamo combattuto: come se l’avessimo provato. Da quel giorno siamo stati unitissimi.” Riprese con aria sognante, come se quell’avventura fosse cosa recente.
“Poi cosa vi è successo?” Chiese Dawn, facendo cambiare espressione al rosso che la fissò serio e triste.
“Cosa c’è, Scott?”
“Abbiamo preso strade diverse.” Concluse, allontanandosi ed evitando ogni ulteriore spiegazione.
Nel vederlo così distante e infelice, la giovane intuì che c’era qualcosa di strano in lui.
C’era un segreto che cercava di nascondere.
Un segreto che, però, lo abbatteva sempre più.
Confusa e dispiaciuta nel vederlo così strano, Dawn capì che si era fatta un’idea sbagliata su Scott.
Lui non aveva solo difetti, ma c’era anche qualche pregio nel suo carattere.
E con incolpevole ritardo aveva capito il perché Mike avesse dato la sua fiducia all’amico.
Quest’ultimo, probabilmente, sarebbe andato comunque a Tartaro.
Aveva solo bisogno di una spintarella per dargli la sicurezza necessaria.
 



Angolo autore:

Dopo settimane di assenza Ryuk, il mio fedele tirapiedi sottopagato e insopportabilmente buonista, è tornato dove gli si compete: in una gabbia 3 metri X 2.

It: Galleggi...

Tu guarda: It.
Annega in un tombino e lasciami in pace.

It: Galleggerò presto al cinema.

Ve lo consiglio, ragazzi.
Un clown sadico, pazzo e cinico.
Ma ha anche dei difetti.

It: Guarda, guarda: George, vero?

Io non mi chiamo George, Georgie o qualsiasi cosa la tua mente malata stia partorendo.
Sono rocchi, tuo signore e padrone.
Non dimenticarlo pagliaccio.

Ryuk: La mia storia...

La storia.
La storia di Ryuk.
La storia che Ryuk sperava diventasse un best-seller.
La storia e Ryuk.

Ryuk: Rintronato.

Lasciate una recensione per il mio ritorno, dalle prove strutturate, da interrogazioni letali e da cracker scaduti.

It: Cracker scaduti?

Nuovo strumento di tortura usato da quelli che caricano le macchinette per far fuori i ragazzini pestiferi.
Peccato sia solo un mio sogno.

Ryuk: Ringrazio chi legge...

Silenzio.
Ryuk ringrazia chi legge, recensisce, segue e si ricorda della sua esistenza.
Detto questo vi saluto.
Alla prossima.

It: Lasciamo Ryuk in gabbia?

L'ho messo in vendita sull'Ebay.
Ho trovato un orientale che se l'è comprato per 20 euro, 2 mele e una confezione di cioccolatini piccanti.
   
 
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