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Autore: Sospiri_amore    16/05/2017    0 recensioni
All'età di sedici anni Elena si trasferisce a New Heaven, USA, con il padre.
Qui vivono gli Husher, una famiglia con la quale sono grandi amici da sempre.
Elena frequenterà il Trinity Institute, una scuola esclusivissima, che la catapulterà in un realtà fatta di bugie, ambizione, menzogne e rivalità che la porterà a scontrarsi con parecchi studenti.
Un amico appena conosciuto le ruberà il cuore o qualcun altro riuscirà a farla innamorare?
Chi ha lasciato quello strano biglietto sul suo armadietto?
Chi ha scattato la foto scandalosa che gira per la scuola?
Elena riuscirà a non rivelare un grande segreto alla persona che ama?
© Tutti i diritti sono riservati
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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IERI:
Nuovo anno, nuove paranoie


 


New Heaven è coperta di neve. I miei scarponcini fanno scricchiolare il manto bianco sulla strada che mi porta alla fermata del bus. Kate è al mio fianco silenziosa.

Le poche macchine che girano per strada hanno le catene, e vanno a passo d'uomo. Decine di studenti sono asserragliati alla fermata. Le strade sono così piene di neve che è sconsigliata la circolazione. 

 

Sbuffo. Non vedo James da giorni.

 

"Credo che per James sia impossibile guidare, guarda quanta neve", dalla bocca di Kate, oltre le sue parole, escono candide nuvole di vapore.

 

Sbuffo di nuovo e alzo gli occhi al cielo.

 

"Lo so che non lo vedi da dopo Natale, ma credo che tu possa aspettare ancora un po'. Del resto non poteva fare altrimenti, la sua famiglia era partita", Kate si stringe la sciarpa intorno al collo.

 

Incrocio le braccia e metto il broncio.

 

"Sai che avrebbe voluto passare l'ultimo dell'anno con te, ma la festa era organizzata da mesi, non poteva mancare. Certo, il fatto che fosse a un'ora di macchina da qui non ti ha aiutata, se poi consideri la nevicata... Insomma, non ha il dono del teletrasporto", Kate guarda l'orologio, il bus è in ritardo.

 

Picchietto il piede e stringo la mascella.

 

"Lo so. Lo so, che c'era pure Rebecca con lui. Ma c'era pure Adrian, Stephanie e Lucas. Fidati, James non avrà fatto avvicinare quella strega".

 

Aggrotto la fronte ed emetto strani mugolii. 

 

"Capisco che il fatto che sia andato dagli Smith, senza te, ti abbia dato fastidio, ma tu non gli hai detto che volevi star con lui. Che doveva fare? Non sapeva che in verità tu volevi accompagnarlo", Kate si affaccia sulla strada, in lontananza vede i fari del bus.

 

Stiracchio le braccia lungo il corpo e prendo respiri profondi.

 

"Ovvio che tuo padre si è comportato male non mandandoti alla festa. Ma tu sei stata così tonta da dirgli che volevi fare sesso con James! Come pretendevi che ti lasciasse stare fuori casa per giorni e giorni?", Kate riesce ad infilarsi davanti alla massa di studenti e salire per prima sul bus.

 

Ho un gran mal di testa, con le dita mi massaggio le tempie.

Lascio scorrere il fiume di persone per poi cercare la mia amica che ha trovato due posti a sedere.

 

"Ricorda che non è successo nulla. Tu piaci a James, solo che è dovuto partire con la sua famiglia. La nevicata l'ha bloccato fuori città. Il fatto che non sia venuto a prenderti oggi è sempre per colpa della neve. Capito? N E V E", Kate mi parla come fossi una bimba di tre anni.

Tossicchio cercando di contenere le emozioni che mi turbinano dentro come un ciclone:  "Ok, posso capirlo. La neve gli ha impedito di tornare in città dopo la festa in campagna organizzata dai suoi genitori. Posso capire che non mi abbia portato dagli Smith, visto che non gli ho detto che non volevo andare", piccoli tic nervosi mi stanno facendo chiudere gli occhi, traballare le guance e scattare le spalle, "Posso capire che Reb... Reb... Reb... Insomma quella strega, sia stata invitata. Posso capire anche che mio padre mi abbia segregata in casa. Kate, posso capire tutto razionalmente. Ne parliamo e riparliamo da giorni. Ma allora perché mi sento un palloncino pronto ad esplodere? Perché sono arrabbiata, frustrata, ansiosa, furiosa, preoccupata e immensamente triste?".

Kate mi guarda con un risolino stampato in faccia: "Perché sei cotta, stracotta. Sei completamente andata fuori di testa per James. Non so come possa essere possibile, ma ti piace il suo carattere arrogante, la sua faccia da sbruffone e i suoi modi prepotenti. C'è da dire che ha dimostrato molta dolcezza e dedizione nei tuoi confronti. Il regalo che ti ha fatto è una cosa davvero speciale".

"Cotta? Nooo. Che dici? Pfui. Io innamorata di James. No. No. Mi piace, questo sì. Ti ricordo che sono una ragazza forte e indipendente e non saranno certo un paio di occhi verdi, due labbra morbide, un profumo estasiante e parole dolci, a farmi sciogliere come una pera cotta".

Kate sta per scoppiare a ridere: "Ma ti senti? Non hai visto James per più di una settimana appena. Mica è partito per la guerra. Fidati, sei completamente andata".

 

Kate mi spinge, vuole scendere. Il bus è arrivato in prossimità della scuola.

"Sei pronta a rivederlo? Mi raccomando non fargli paranoie inutili, non ha fatto nulla di male. Ok?".

"Ok", le dico poco convinta.

 

L'idea di poter stare con lui, anche solo per cinque minuti, mi spaventa molto. Del resto usciamo insieme da un mese circa, non è mai successo che stessimo lontani per troppo tempo. Se James fosse cambiato? Se avesse ascoltato Rebecca e si vergognasse di me?

Ci siamo sentiti molto per telefono e con i messaggi, ma non è la stessa cosa.

 

Man mano mi avvicino a scuola la mia tensione aumenta.

La preside Marquez è con un megafono davanti al portone d'ingresso, sembra una vigilessa: "Tutti gli studenti sono pregati di entrare nell'edificio. Recatevi nelle vostre aule senza perdere tempo nei corridoi. Causa neve, molti studenti non sono riusciti a raggiungere la scuola. Siete pregati di muovervi".

Diversi professori dirigono il flusso di ragazzi verso l'interno. Per essere il primo giorno di scuola dopo le vacanze, ci sono pochi studenti. Kate ed io ci aggreghiamo al gruppo principale che, con molta calma, si sta muovendo. Il rischio di scivolare e farsi male è molto alto.

 

Mi arriva un messaggio. È James.

-Sono bloccato da mia nonna. Maledetta neve. Appena liberano la strada vengo a scuola. XO-

 

Odio la neve. Il clima gioca a mio sfavore

Adesso come faccio a stare attenta in classe se l'unica cosa che mi frulla per il cervello è James?

Ci provo a prendere appunti a storia, a matematica e a letteratura. Giuro, ci provo. Quello che invece faccio per tutta mattina sono scarabocchi, guardare fuori dalla finestra e mangiucchiare la penna. Ore buttate al vento.

Pure in pausa pranzo non faccio altro che osservare chi entra in mensa. Ogni cigolio di porta mi giro di scatto. Kate non dice nulla ma ridacchia sotto ai baffi. 

Stephanie, Lucas e Adrian stanno da soli in un tavolo vicino. Vorrei chiedere loro qualche informazione sui giorni trascorsi fuori città, ma non credo che mi direbbero molto. Soprattutto Lucas, non penso di starle molto simpatica. Da quando Stephanie è diventata nostra amica pare infastidito della nostra presenza.

Tartasserò Adrian al Club di Teatro nel pomeriggio. Lui è tranquillo, poi è il miglior amico di James, non ho problemi a parlare con lui.

 

"Notizie di Jo? L'hai più visto dopo l'ultimo dell'anno?", mi chiede Kate mentre sgranocchia delle carote.

"No. Lavorava da suo zio per qualche giorno, in attesa che riprendesse la scuola. Credo che sia rimasto anche lui bloccato dalla neve", le rispondo.

"Ci siamo divertiti noi tre. Mia madre ha rotto un po' le scatole, ma non troppo", Kate vuole chiacchierare, ma io non sono dell'umore adatto, "È il primo capodanno che lo passo con i miei amici. Non mi era mai successo prima".

Kate è arrossita. 

Mi accorgo di quanto sia stata egoista, pensavo così tanto a me stessa da non accorgermi che aveva voglia di sfogarsi un po': "E ne passerai decine, decine, decine, decine... In mia compagnia. Promesso?".

"Promesso", ripete Kate scoppiando a ridere.

Ci abbracciamo. Quel contatto mi rigenera, mi riempie il cuore.

Mi sento decisamente meglio.

 

Grazie al buon umore ritrovato, tutto merito di Kate, il pomeriggio passa senza grossi traumi. Il laboratorio di Informatica scorre senza grossi intoppi. Schiacciare tasti, leggere codici mi aiuta a non pensare a James. Non troppo almeno.

 

La scuola semi deserta fa un certo effetto, di solito decine di studenti corrono da un'aula all'altra. Mi ritrovo a percorrere il corridoio che porta al Teatro della scuola in solitudine. Ho ancora dieci minuti buoni prima che Miss Scarlett faccia l'appello.

Estraggo dalla cartella il fascicolo che mi ha regalato James.

 

Lo sfoglio fino a pagina 15: Capitolo 3 - I miei Sogni.

Avrò letto questo capitolo come minimo cinquanta volte. Come tutto il fascicolo del resto. Con un sorrisino ebete i miei occhi si spostano su le parole che James ha scritto. Parole solo per me. Un vero e proprio tesoro.

 

"Che fai qui? Ti sei persa?", la voce di Nik mi distrae dalla lettura.

"No, stavo leggendo una cosa prima di andare al Club", con attenzione ripongo il fascicolo nella cartella.

"Stavo andando anche io a Teatro. Quelli del Gruppo B del secondo anno sono rimasti a casa, bloccati dalla neve. Pomeriggio libero", mi dice mettendosi le mani dietro la testa.

Insieme ci incamminiamo, una accanto all'altro.

"Come hai passato le vacanze?", chiedo.

"Sono stato a Boston per lavoro, abbiamo un grosso caso tra le mani. Solo all'ultimo dell'anno ho festeggiato con amici. Tu?".

"Natale in famiglia e il 31 l'ho passato con Kate e Jo", non ho voglia di approfondire il discorso.

"Kate e Jo?", dal suo sguardo capisco che si sta chiedendo come mai non l'abbia passato con James. 

"Tanto per la cronaca James era con i suoi genitori in campagna. Con la nevicata di questi giorni è rimasto bloccato", mi rendo subito conto di aver alzato un po' troppo la voce e i toni, Nik non c'entra nulla, "Scusa... È che...".

"È che ti manca e non vedi l'ora di rivederlo".

"Già. Banale vero?", arrossisco leggermente.

"No. Voglio solo che tu sia felice e serena. Se James ti fa stare bene allora è la cosa giusta", gli occhi azzurri di Nik mi fissano. Mi guardano come se cercassero di capire cosa penso. Poi, con delicatezza mi accarezza i capelli, "Credo che sia la cosa giusta, adesso". 

"Lo credo anch'io", rispondo con un sorriso.

 

Un trambusto proviene dal Teatro.

Adrian rotola fuori dalla porta insieme a più di una ventina di accessori di scena: cappelli, bastoni da passeggio, occhiali e scarpe. Sono tutti sparsi per terra mentre lui è a faccia in giù. Nik ed io accorriamo subito e rialziamo Adrian, che tutto scombinato, cerca di mettersi a posto. 

"Sono inciampato nello scalino tra il Teatro e il corridoio", dice mentre raccoglie gli abiti per terra.

Lo scalino sara alto, sì e no, mezzo centimetro, è praticamente invisibile.

Adoro la sbadataggine di Adrian.

Nik raccoglie un vistoso cilindro rosso a pois verdi e me lo mete in testa, poi scoppia a ridere. Io prendo un paio di occhiali da clown e li metto sul suo naso, sopra a quelli che porta di solito. 

"Per evitare di cadere, la prossima volta usa questo", porgo ad Adrian un bastone da passeggio a strisce bianche e nere. Il ragazzo cerca di trattenere le risate, ma alla fine esplode. Sembriamo tre pazzi vestiti per carnevale.

 

"Adrian!", la voce di Miss Scarlett risuona per il corridoio vuoto. La donna si sta avvicinando a gran passi, "Ti avevo detto di mettere via il materiale di scena. Perché è tutto per terra?".

Adrian strappa dalla mia testa il cappello e dal volto di Nik gli occhiali, poi come un fulmine raccoglie il materiale. In pochi secondi si ritrova tutto tra le braccia in equilibrio precario.

"Ciao Nicholas. Come stai tesoro? Ripreso dall'ultimo dell'anno?", Miss Scarlett bacia sulle guance Nik e lo prende a braccetto.

 

Adrian ed io li fissiamo imbarazzati. Immaginare quei due insieme mi fa un certo effetto. Tra me e Nik non c'è nulla, ed è giusto così, ma mi sembra che nessuna donna vada bene per lui. Miss Scarlett ha troppi sbalzi d'umore, un momento è serena l'altro sembra una iena.

 

"Sì, tutto bene. Sono venuto a vedere come procedono i lavori a Teatro. Oggi pomeriggio non ho studenti", Nik si incammina insieme alla donna. Adrian li segue cercando di non far cadere il materiale. Io sono l'ultima della fila.

Il Teatro è al buio. Una decina di studenti è sul palco e sta già lavorando.

Le risatine di Miss Scarlett e gli sbuffi di fatica di Adrian, rompono il silenzio della grande sala. Tutto quel vuoto e quella calma mi fanno venire i brividi. Ho speso così tante energie a pensare a James che adesso sono esausta e stanca. 

 

Un brivido mi percorre la schiena.

Provo disagio, mi sento osservata.

C'è qualcosa che non va. 

Mi guardo intorno, ma non noto nulla

Una mano mi afferra il polso.

Vengo tirata.

Nel buio della sala non capisco che sta succedendo.

Mi ritrovo con la schiena appoggiata contro un angolo coperto del Teatro.

Due labbra si appoggiano sulle mie.

Un profumo conosciuto e desiderato riempie le mie narici.

James.

 

"Che diavolo fai? Sei impazzito? Mi è preso un colpo", bofonchio tra un bacio e l'altro.

"Shhh", James mi bacia con passione, ha afferrato il mio viso. Il suo corpo è schiacciato contro il mio. Sento il suo petto muoversi a ritmo, "Non devi stare più lontana da me. Capito? Stavo impazzendo".

Alle sue parole mi sciolgo. Mi sembra tutto così strano: "Ho avuto un piccolo contrattempo con mio padre".

"Male, molto male. Dovrò comportarmi da bravo ragazzo se voglio ottenere la sua fiducia", James mi spinge contro al muro sollevandomi leggermente. Sento le sue mani infilarsi sotto la maglia e i suoi morsi sul collo.

"Magari non troppo da bravo ragazzo", dico maliziosamente.

James ridacchia: "Senti la pivella. Mi piace questo lato di te". I suoi baci si fanno più misurati, con le dita gioca con i miei capelli mentre con il naso sfiora il mio volto, "Questo non è il posto giusto. Credo sia meglio darci una calmata".

"Già, tra l'altro devo andare. Ho una lezione che mi aspetta", dico mentre mi sistemo il maglioncino e cerco di pettinarmi i capelli. James mi passa la cartella caduta per terra, ha il suo solito sorrisetto furbo stampato in faccia. 

"A dopo", con la mano mando un bacio a James.

"A dopo", risponde.

 

Andando verso il palco non penso altro che a James. Non ho più paranoie o paure, ho solo emozioni. Come in preda ad una allucinazione senza fine, mi perdo nel ricordo dei suoi occhi verdi, nella forza dei suoi abbracci e nel desiderio che ho per lui.

 
   
 
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