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Autore: cin75    18/05/2017    4 recensioni
Jared fa una vita che a qualcuno non piace. Jensen ne ha addirittura due di vite!!
Si incontreranno. Si scontreranno. Si ameranno.
Ma non sempre la vita che fai o che ti ostini a portare avanti porta al "vissero felici e contenti!"
Genere: Drammatico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L' I N C O N T R O

“C’è ancora molto da aspettare ?!” domandò cordiale ma con una punto di seccatura Jensen, alla segretaria che smistava come un cerbero tutto ciò che doveva arrivare, persone comprese, al suo capo: Jared Padalecki.

“Il sig. Padalecki oggi è molto impegnato e non so quando potrò prenderle l’appuntamento che chiede. Quindi abbia pazienza e dopo che avrò parlato con lui direttamente, vedrò di sistemarla in qualche modo.”

“Sistemarmi in qualche modo?!” replicò leggermente offeso ma sorridente.

“Lei non ha idea dei giornalisti che ogni giorno vogliono un intervista…esclusiva… con lui!” disse la ragazza indicando la porta alle sue spalle.

“Posso solo immaginare!” fece accondiscendente. Poi mentre stava per rimettersi a sedere, la porta dell’ufficio di Jared si aprì e ne uscirono tre uomini indaffarati a leggere carte su carte. Il biondo approfittò di un attimo di distrazione della segretaria e scattò verso l’ufficio, entrò e si chiuse la porta alle spalle.

“Cosa c’è ora in agenda Gen?!” fece senza alzare la testa dai documenti che stava consultando.


“Un caffè sarebbe ideale a quest’ora!” fu la risposta


Jared alzò lo sguardo verso lo sconosciuto nel suo ufficio e strinse gli occhi per metterlo a fuoco. Lo fissò da capo a piedi.

“E lei sarebbe?!”

“Jay Ross. The Final Travel Journal!” rispose Jensen.

Jared ripetè a fior di labbra il nome del giornale che sapeva decisamente di funebre: “Il giornale dell’ultimo viaggio”

“Non che ci sia niente di male , ma…che interesse può avere un giornale di …..viaggi, presumo….per uno che fa il mio lavoro, sig. Ross?”

“Magari sono qui per offrirle un viaggio!? Quello che sarà il viaggio della sua vita??!!” scherzò l’altro, avanzando appena verso la scrivania.

“Ok! Divertente. Ma mi creda, se Gen la trova qui dentro …di divertente ci sarà ben poco da vedere!”

“Già, ho notato!”, convenne sbirciando la porta che aveva violato. “ La sua segretaria è un vero mastino infernale!”

“Io eviterei di farglielo notare!” e in quel preciso momento la nominata Gen fece capolino nell’ufficio di Jared. Il ragazzo alla scrivania guardò l’inaspettato ospite e sorrise sornione. “Lieta di averla conosciuta, sig. Ross!” fece come saluto di buona fortuna, Jared.

La ragazza avanzò a grandi passi verso l’intruso e il suo sguardo era a dir poco demoniaco.

“Le avevo detto che non poteva entrare. Che avrei parlato con il sig. Padalecki e che nell’eventualità le avrei preso un appuntamento.”

“Beh! ormai ci sono. Mi prenda un appuntamento per…adesso!” azzardò.

“Cosa??!!” esclamò esterrefatta la ragazza.

“Lui è libero, io sono già qui. Lei, a quanto pare…” e guardò fuori dall’ufficio, invitando la ragazza a fare lo stesso. “….ha già la sua bella fila da smaltire, quindi….. Qui Pro Quo, Clarice!!” ironizzò.

E a quel punto Jared non resistette e scoppiò a ridere.

“Lo trovi divertente?!” fece Gen, fissando il suo capo.

“Perdonami! Perdonami, Gen. Ma dopo essere stato due ore con i nostri contabili…ne avevo bisogno. E poi lui….lui è divertente!!”

“Già, io sono divertente. Anzi ..io sono esilarante!!” rafforzò il finto giornalista.

“Non si allarghi!” lo fulminò lei con lo sguardo, gelando il sorriso che Jensen aveva sulle labbra.

E mentre la ragazza guadagnava l’uscita, ricordò a Jared che mezz’ora dopo aveva una video conferenza con l’ambasciatore francese.

“Parla francese?!” chiese con fare sorpreso , Jensen.

 “Bien sùr!” recitò Jared. “y espagnol !” continuò alzandosi dalla sua scrivania, fece il giro e si andò a sedere sul bordo esterno così da stare di fronte a Jensen che nel frattempo si era accomodato su una delle poltroncine che erano di fronte al tavolo di Jared. “E un pochino di italiano! Ma detesto il tedesco…non riesco proprio a farmelo entrare in testa!” fece con aria afflitta se quel suo punto debole.

“Caspita!!” esclamò colpito Jensen, lodandolo e battendo lievemente le mani in segno di approvazione. “Sono sinceramente sbalordito. Sapevo …mi avevano detto che lei era uno che nascondeva molte …peculiarità..” accentuò con il tono e con lo sguardo. “….ma questo mi sorprende davvero!”

“Mr. Ross..io ho contatti , a causa del mio lavoro, con gran parte del mondo. Cerco di cavarmela come meglio posso, facendo ricorso sulle mie forze.” Fece con un tono che a Jensen parve decisamente serio.

“Contatti con un mondo decisamente fortunato!” azzardò.

“Al contrario!” e questa volta il tono di Jared era decisamente serio. “Io contratto con la parte peggiore del mondo. Quello che ha a che vedere con gli abusi, le torture, le violenze più assurde e cerco di rimediare per quello che posso. Con quello che posso!” rafforzò. “Non limiti il suo giudizio a quello che vede qui dentro o al palazzo in cui questo ufficio ha sede. C’è ben altro dietro!”

“Oh!! non sa quanto le credo in questo momento!” fece cercando di nascondere l’ironia.

“Che vorrebbe dire?!” chiese perplesso per quell’affermazione.

“Niente ! ma il fatto è che è difficile pensare che lei si occupa, come dire, dei più bisognosi, indossando un doppio petto firmato. O che dal suo ufficio al piano attico o magari andando a pranzo in uno dei migliori ristoranti di Filadelfia , discute della fame del mondo.”


 

Jared accusò il colpo, ma sapeva che ben presto avrebbe segnato il suo punto. Si issò sulle gambe e lentamente raggiunse il suo interlocutore.

“Lei mi è simpatico e per quanto io non capisca come la sua testata giornalistica sia interessata a ciò che faccio, voglio svelarle qualcuno dei miei segreti!” fece avvicinandosi ancora.

“Sono tutto orecchi!” lo incoraggiò Jensen.

Jared sporse un braccio verso di lui e con l’altra mano sembrò cercare qualcosa all’interno della manica della giacca. Quello che ne venne fuori , fece alzare le sopracciglia di Jensen, decisamente sorpreso.


La targhetta del prezzo dell’abito.


“Lo ha rubato?!” ironizzò Jensen, fissando il cartellino e poi il giovane.

“Sono tornato due giorni fa dall’Uganda. Nel mio guardaroba non ci sono abiti classici o tanto meno firmati. Questo, che ritornerà nel pomeriggio nell’atelier dove è stato ritirato, lo ha preso Gen perché avevo degli incontri importanti per oggi. E mi scusi tanto se non mi faccio vedere in maglietta e jeans dall’ambasciatore francese!!” ironizzò. “Non faccio un pasto decente , come direbbe lei, in un ristorante costoso, dalla…Dio!.... credo dalla mia Prima Comunione!!” scherzò. “E riguardo questo posto…” fece allargando le braccia indicando la stanza in cui era e anche quello che c’era all’esterno. “…è un ufficio messo gentilmente a disposizione da uno dei nostri benefattori.”

“Ma io…” qualcosa cominciò a trillare nella mente di Jensen. Doveva sapere se tutto ciò che stava sentendo era vero. Perché se lo era, qualcosa non tornava.

“Io non possiedo niente di tutto questo. Di mio, ho solo i beni della mia famiglia. I miei sono benestanti , non lo nego, anche perché sarebbe da ipocrita rinnegare i fondi che mi aiutano, in parte, a fare quello che faccio. Ma tutto questo…tutto questo non mi appartiene. Lo scriva bello grande nel suo articolo , Jay, perché onestamente sono stanco di dire sempre le stesse cose a tutti i suoi colleghi , ogni santa volta!!”

Jensen era senza parole, cosa molto difficile per lui e stava cercando qualcosa con cui controbattere quando Gen entrò nell’ufficio. “Jared, il collegamento è pronto!”

“Arrivo subito!” rispose il giovane. “E’ stato un piacere conoscerla , Jay!” uscendo a grandi passi e lasciandosi alle spalle il giornalista.

“Piacere mio!” rispose senza enfasi, l’altro, voltandosi appena.


 

Cinque minuti dopo, Jensen era fuori dall’ufficio “in prestito” di Jared. Senza dare nell’occhio, osservò ogni angolazione dell’edificio. I palazzi su cui affacciava l’ufficio stesso di Jared. I vari punti di accesso. Le porte delle scale, gli ascensori, la vigilanza. Ogni cosa. Come al solito.

Solo che questa volta, sentiva quella vocina , che da tempo non sentiva e che gli intimava di stare attento.

Quella vocina che già una volta gli aveva urlato nella testa!


 

Quando fu fuori dal palazzo, chiamò Misha.

“Ehi, angioletto. Come vanno i tuoi compiti!?” chiese semplicemente, dato che era per strada.

“Come mai questa domanda? Lucifero non ti ha convinto?!” ironizzò l’amico.

“Se è quello che crediamo , è un Lucifero che sa recitare dannatamente bene! Finisci i compiti. Io cerco dove fare il nido!” e mise giù.

La scelta cadde su un palazzo da cui poteva vedere perfettamente l’ufficio di Jared. La grande vetrata che sostituiva una parete, erano un invito a fare un centro perfetto , ovunque Jared si fosse trovato.

Jensen ci passò tre giorni su quel terrazzo. Annotò la distanza, il vento che tirava, i riflessi del sole nelle varie ore della giornata. Tutto come da protocollo.


 

Una mattina però accadde qualcosa.

Fino a quella mattina , le giornate di Jared erano state di una routine mostruosa, quasi snervante.

Poi verso le tre del pomeriggio, Jensen vide fermarsi davanti l’ingresso principale una macchina da cui vi scesero una coppia , una giovane donna di colore e uno che sembrava essere per lo più una specie di sorvegliante.

Li perse giusto il tempo di vederli entrare nell’ufficio del suo bersaglio.

Fu in quel momento che accadde tutto.

Jensen fissò la ragazza che entrò per prima nella stanza e quasi come un flash riconobbe i suoi lineamenti.

Per giorni prima di entrare in contatto con Jared, aveva letto e riletto il suo fascicolo, visto e rivisto ogni foto delle sue giovani vittime. Ma se erano davvero vittime perché una di quelle ragazze che erano immortalate nelle foto, era letteralmente volata tra le braccia del giovane che l’afferrava per i fianchi facendola girare intorno con tanto di sorriso estasiato?

Perché si stavano abbracciando come se non avessero aspettato altro, da tempo? Perché quella coppia alle loro spalle era tutt’altro che in apprensione ma invece sorrideva di sincera commozione?

Quale vittima ha una simile reazione verso il proprio carnefice?


 

Dal suo mirino militare , Jensen riusciva ad osservare ogni cosa, ogni viso, ogni emozione che su quel viso veniva manifestata e allora quella vocina riprese a fare casino nella sua mente.

Prese il cellulare e chiamò Misha.

“Devi darmi delle risposte, Mish. Il bersaglio comincia ad essere sfocato!” metaforò sul fatto che agire contro Jared non fosse quello che bisognava fare.

“Stavo per chiamarti, amico. Ho buttato giù qualche altro firewall di Sheppard. Qualcosa non torna, come non torna la storia su Padalecki. Devi darmi mezz’ora. Solo mezz’ora.”

“Ti do’ quindici minuti!”

“Ok!” e mise giù.

Furono quindici minuti molto lunghi, ma quando Jensen vide che il gruppo nell’ufficio stava per sgombrare, si allarmò. Sapeva che Jared aveva in previsione un viaggio quella sera stessa e se non avesse agito entro i prossimi minuti , avrebbe perso la possibilità di farlo senza creare troppa pubblicità. Non si sarebbe mai messo a sparare tra la gente.

Quindi la sua ultima possibilità doveva coglierla non appena Jared avesse messo piede fuori dall’edificio.

“Andiamo , Mish! Quanto ti ci vuole ancora??!!” fece ansioso.


E poi eccolo!

Jared!

Perfettamente al centro del mirino, non appena fece due passi fuori dal palazzo, quasi come se si fosse messo in posizione.


Jensen respirò affondo e tese il dito sul grilletto.

“Andiamo…andiamo…andiamo….” sibilò tra i denti in attesa della chiamata di Misha.

Stava quasi per premerlo quando il cellulare vibrò.

Attivò la comunicazione e…

Ferma la giostra , Falco. Ferma immediatamente la giostra!!” gridò Misha dal suo cellulare.

“Cristo Santo!!” si ritrovò a bestemmiare Jensen allontanando immediatamente il dito dal grilletto e puntando il fucile verso l’alto. L’avvertimento allarmato dell’amico poteva significare solo una cosa.

Guai!!

“Ma che stai dicendo!?” chiese dopo aver resettato quel momento di panico.

“Il bersaglio non è quello che ci hanno detto. E chi ci ha ingaggiato non è chi dice di essere!”

“Figli di puttana.” Esclamò furioso. “Ok! Torno al rifugio.”

“Perfetto! Io sono già qui.” Gli rassicurò Misha.

Jensen raccolse le sue cose, ma un attimo prima di mettere via il mirino, lo puntò ancora verso Jared, fermo per la strada insieme alle persone che lo avevano raggiunto nel suo ufficio.

“Credo che ci rivedremo presto, amico!” fece sorridendo quando vide il giovane sorridere alla ragazza al suo fianco.


 

Non appena entrò nel bunker, Jensen mise via il suo armamentario e raggiunse Misha ai computer.

“Allora ? che cazzo è questa storia?!”

“Quando ho buttato giù l’ultimo firewall è come se si fossero aperte le porte dell’Inferno. E’ Sheppard!!” disse deciso.

“In che senso?!”

“E’ Sheppard che è a capo dell’organizzazione di cui accusava Padalecki. Ho trovato i registri, i conti, gli incontri, le date dei sequestri e delle nascite. I nomi di chi usufruiva di quei…servizi. Tutto. È sbucato fuori tutto. Ed è un casino Jensen. E’ davvero un gran casino!! L’Inferno è niente a confronto dell’organizzazione di Sheppard.”

“Perché Jared? Perché volevano uccidere Jared?!”

“Non lo so, ancora non trovo niente su questo, tranne un’annotazione su un registro elettronico.”

“Che tipo di annotazione ?!”

“ “Camelot deve cadere!!!” ”

“Che significa?!”

“Forse Jared non è il cattivo della storia, ma il buono e Sheppard vuole metterlo a tacere?!” rispose Misha, indicando di tanto in tanto quello che aveva scoperto e che Jensen leggeva scorrendo velocemente con gli occhi sullo schermo del pc.

“Già. Forse Jared sa qualcosa su di lui. Ha qualcosa che potrebbe mettere a rischio l’attività di Sheppard.”

“Ma se è così, quando saprà che Jared è ancora in giro, vivo e vegeto, capirà che ti sei tirato indietro e si farà i suoi conti e magari ci proverà in altra maniera a far fuori Jared?!”

“Non glielo permetterò. Mi ha preso per il culo una volta. Non gli permetterò di fare del male a Jared.” Asserì deciso, quasi offeso per quell’affronto subito.

“Che vuoi fare?!” chiese allibito Misha da una simile decisione così veloce.

“Passo al lato oscuro. Salvo il bersaglio!”, fece convinto. “Sei con me?!”

“Lo sai che non vai da nessuna parte senza di me, uccellino!”

“Ti voglio bene anch’io , angioletto!” e si misero al lavoro.


 

   
 
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