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Autore: cin75    23/05/2017    4 recensioni
Jared fa una vita che a qualcuno non piace. Jensen ne ha addirittura due di vite!!
Si incontreranno. Si scontreranno. Si ameranno.
Ma non sempre la vita che fai o che ti ostini a portare avanti porta al "vissero felici e contenti!"
Genere: Drammatico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L’ A B B O R D A G G I O !!!

Quando Jared uscì dal suo ufficio, si guardò distrattamente intorno, quasi come dovesse rendersi conto che direzione prendere. Ma quella distrazione non gli evitò di incrociare il suo sguardo con dei bellissimi occhi verdi che lo stavano guardando.

Jared si sentì per un attimo sconcertato da quell’incontro. Assottigliò lo sguardo verso il ragazzo che gli stava sorridendo e decise di avvicinarsi.

“Credevo di averle dato tutte le risposte che le servivano per il suo articolo, dieci giorni fa, sig. Ross!” esordì.

“Non sono qui per il mio articolo. Quello ha preso decisamente una strada che non immaginavo!” affermò tranquillamente, sorridendo all’espressione perplessa di Jared.

“Allora perché è qui?!”

“In realtà sono qui da stamattina , ma il suo cerbero in gonnella mi ha messo molto educatamente alla porta. Volevo offrirle il caffè, ma ormai siamo ad ora di pranzo e credo che dovrò optare per un invito a pranzo!”

“Sono molto impegnato signor….”, ma Jensen/Jay, lo anticipò.

“Jay! Jay , andrà benissimo.” Fece offrendo la mano in segno di presentazione.

Jared la strinse cortesemente, ma ripetè educatamente il suo diniego. “Rimango comunque molto impegnato!” liberandosi subito dopo dalla presa forte della mano di Jensen.

“Andiamo, Jared!!! Non le sto offrendo la Prima Comunione!!” lo provocò Jensen, memore del loro primo incontro e Jared sorrise, non riuscì ad evitarlo.

“E cosa mi sta proponendo?!”

“Il chiosco sulla quinta. E’ poco distante da qui. Fa’ i migliori hot-dog che io abbia mai mangiato!!”

Jared strinse appena le labbra , come se stesse decidendo velocemente cosa fare. Jensen lo affascinava. Lo conosceva appena eppure lo affascinava.

“Ok!” decise alla fine. “Ma ad una sola condizione!”

“Sarebbe?!”

“Ho bisogno prima di un caffè. O giuro che prendo a pugni qualcuno!!” esordì , quando immediatamente dopo, il suo cellulare squillò. “Oddio…non ci posso credere!” disse esasperato vedendo il nome sul display.

“Non rispondere!” azzardò Jensen passando semplicemente al “tu”.

Jared sorrise, accettando quell’improvvisa confidenza. “Magari fosse così semplice!” fu la risposta. E poi attivò la comunicazione.

“Ehi!!?”

“…….”

“Sul serio, Gen??!” fece seccato guardando per un attimo verso la finestra da cui si intravvedeva la sottile sagoma femminile che lo fissava contrariata.

“…..”

“Sono in quell’ufficio da stamattina alle sette. Ho visto gente, ho parlato con altra gente, ho ascoltato l’impossibile da altra gente ancora. Sono stanco. Il mio cervello è stanco. I miei occhi lo sono e ho un disperato bisogno di caffè!”

“…..”

“Sì, lo so che avresti potuto prendermelo tu. Ma avevo bisogno di uscire da lì per un po’!!” fece mentre dava le spalle a Jensen per avere più privacy in quella sua telefonata.

“…..”

“No. Il fatto che lui abbia un sorriso incredibile, due occhi verdi fantastici e un culo da favola, non ha niente a che fare con il fatto che ho fame e ho bisogno di una pausa. Ci vediamo tra un ora!” spiegò parlando a basa voce.

“…..”

“No.” Ribadì severamente e poi: “Ciao!!” e mise giù. Sospirò pesantemente e si girò verso Jensen.

Lo trovò che sorrideva, gli occhi sorridevano e aveva le braccia incrociate al petto. In una classica posa orgogliosa e con un ghigno decisamente strafottente.

“Hai….hai sentito?!”

“Cosa?!” fece innocentemente Jensen. “Che hai fame? O che hai bisogno di un caffè?”

“Jay!” lo rimproverò bonariamente.

“O che ho un culo fantastico?!” rise più apertamente.

“O Gesù!! Io…io…mi dispiace. Io non volevo che tu…”

“Cosa? che capissi in che squadra giocavi?”

Jared sospirò leggermente imbarazzato. Jensen allora gli si avvicinò e sporgendosi appena verso il suo viso…

“Tranquillo! Giochiamo nella stessa squadra!” sembrò volerlo rassicurare dato che le sfumature di rosso che si avvicendavano sul volto di Jared diventavano sempre più evidenti.

“Cosa? Tu?...”

“E già! Non si direbbe se non fosse…” e rimase un attimo perplesso.

“Se non fosse per cosa?!” azzardò Jared , incuriosito.

“Aspetta com’era? Ah, sì!!” esclamò alla risposta giusta. “ Un sorriso incredibile, due occhi verdi fantastici e un culo fantastico!” e guardando l’espressione di nuovo imbarazzata di Jared, scoppiò a ridere.

“Da favola! Il termine che ho usato è :da favola!!” ci tenne a precisare Jared che si unì a lui nella risata.


 

Dopo quella specie di approccio sotto copertura, Jensen passò molto tempo con Jared. Ma se per Jared tutto poteva sembrare come l’inizio di qualcosa, per Jensen oltre a quel qualcosa, c’era anche il fatto che doveva tenere sotto controllo Jared.

Per non destare sospetti aveva comunicato a Sheppard che ci stava ancora lavorando e che Jared si era dimostrato un bersaglio difficile da isolare.


 

Farlo fuori in una pubblica piazza, farebbe di lui un martire. E questo non lo vogliamo, vero Mark?!” fu la scusante addotta da Jensen anche se nella risposta di Sheppard , il cecchino vi aveva scorto una palese insoddisfazione. Quindi doveva stare con gli occhi ben aperti.


 

Quando stavano insieme, Jensen di tanto in tanto faceva presente a Jared che con il lavoro che faceva poteva attirarsi addosso l’ira di qualcuno interessato a ben altro che alle buone azioni. Ma ogni volta la risposta di Jared lo lasciava profondamente colpito.

“Fare del bene ha sempre attirato il male. Ma non per questo bisogna fermarsi! ”

E ogni volta Jensen rimaneva senza parole.


 

Tutto sembrava filare liscio. I controlli di Misha, gli appostamenti di Jensen quando non poteva stare con Jared.

Fin quando, una mattina, accadde quello che i due professionisti si aspettavano.

Jensen e Jared erano ad un chiosco, accanto a degli alberi, quando un bambino si avvicinò loro per ordinare un panino. Ma fu solo per semplice fortuna che il panino gli cadde dalle mani e il bimbo iniziò a piagnucolare. Jared si abbassò istintivamente per consolarlo e fu in quel momento che un piccolo buco rosso si palesò nel petto del povero ragazzo che serviva hot-dog, facendolo cadere rovinosamente a terra.

Jensen scattò come un felino verso Jared e il bimbo, buttandoli a terra. Coprendoli con il suo corpo.

“Ma che succede?!” esclamò Jared, mentre il piccolo aveva preso a piangere impaurito.

“Sta giù. Stanno sparando!!” mormorò per non allarmare il bimbo e mentre, guardingo, osservava la piazza e gli edifici circostanti alla ricerca del bastardo che aveva appena fatto fuoco e che di certo li stava tenendo ancora sotto tiro.


 

Evidentemente Sheppard non si era bevuto la sua scusa!


 

“COSA??!” fece sbalordito , Jared, mentre automaticamente andò a proteggere meglio il bambino.

Jensen gli indicò il ragazzo morto poco distante da loro e con un gesto relativamente pacato, indicò a Jared di strisciare dietro il piccolo chiosco per stare più al riparo. “Chiunque sia, ha un silenziatore!” disse.

“Cosa…cosa facciamo?!”

“Un attimo. Ci sto pensando!” e così dicendo vide il palloncino al lato del carretto.

Si guardò in giro e vide che c’erano molte persone nella piazza davanti alla strada in cui erano loro. Si alzò appena. Tirò fuori dalla tasca posteriore del suo jeans un coltellino e lo fece scattare. Poi con la punta della lama fece scoppiare un palloncino.

Lo scoppio risuonò nella piazza e poi, subito dopo, Jensen, si alzò senza mai smettere di restare protetto dal chiosco e urlò: “Tutti giù. Qualcuno sta sparando!!” e come sperava, la reazione istintiva della gente presente fu quella di correre da ogni parte pur di mettersi al riparo.

In quella confusione, si mischiarono anche Jared e Jensen, dopo aver ordinato al bambino di restare dov’era. Ben nascosto.

Anche se Jared aveva avuto delle rimostranze da fare. Rimostranze che erano crollate definitivamente alle spiegazioni di Jensen.


 

Ascoltami. Chiunque sia, ha sparato a te. Mirava a te. E di sicuro vuole ancora andare a segno. Ora dimmi!! Vuoi che ci segua mentre abbiamo anche il bambino con noi o vuoi che lui resti qui al sicuro!”

Jared guardò il ragazzo, poi il bambino terrorizzato e comprese che Jensen/Jay aveva ragione.

Ok! Piccolo. Tu ora resti qui, al sicuro e vedrai che tra un po’ tutto sarà finito e potrai tornare dalla tua mamma. Ma non devi muoverti da qui. Ok?!”

Il bimbo annuì ancora scosso e per far vedere che aveva capito, si rannicchiò contro la paretina del chioschetto.

Bravo campione!!” fece Jensen e poi con uno strattone deciso, afferrò Jared per il braccio e lo costrinse a seguirlo.


 

Nella loro fuga una vetrina andò in frantumi senza spiegazioni, poi il vetro di un auto dietro cui si erano nascosti, poi la piccola vetrina di una libreria. Il tutto mentre la gente si chiedeva cosa diavolo stesse accadendo a quelle vetrine.

“Quel bastardo deve essere su un tetto qui intorno!” ringhiò Jensen, dopo l’ennesima sosta dietro ad una macchina.

“Ma che cosa vuole da me?!”

“Farti fuori, mi sembra chiaro, no?!”

“Ma perché?”

“Perché il bene attira sempre il male!” lo parafrasò Jensen. “Ok!, laggiù c’è la stazione della metro. Se riusciamo a raggiungerla, saremo al sicuro. Da lì posso chiamare un mio collega e poi vedremo di risolvere la cosa!”

“Perché sei così dannatamente calmo?!”

“Perché sono un giornalista. E non sono stato sempre dietro ad una scrivania!” mentì con la prima scusa plausibile che gli venne in mente.

“Sei stato in zone di guerra?!”

“Non le chiamerei così ma non penso che sia il momento di parlarne, non credi?” fece perplesso Jensen, facendo presente al giovane accovacciato al suo fianco la situazione in cui si trovavano. “Ok!...al tre corri più veloce che puoi verso l’entrata della Metro. Non voltarti. Non rallentare. Non esitare. Tu corri e basta.”

“Ma tu…”

“Tranquillo. Sarò dietro di te. Non ti lascio!” lo rassicurò Jensen.

“Ok!” rispose fiducioso Jared, pronto a fare quello che gli era appena stato chiesto.

“Allora….uno…due …..TREEE!!” e Jared scattò fulmineo verso la stazione Metro sentendo alcuni vetri andare in frantumi poco dietro di lui e la gente che scattava colta di sorpresa da ciò che stava accadendo. Ma il giovane strinse i denti e fece esattamente come gli aveva detto Jay.

Non si voltò. Non rallentò. Non esitò. Corse e basta.

E quando si rese conto di essere nella stazione, al coperto, al sicuro tra la folla che ignara di ciò che gli stava succedendo, si affaccendava tra i vari vagoni, Jared si fermò e mise le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.

“Wow!! Non ho mai corso tanto in vita mia.” esclamò e solo allora si voltò e si rese conto che Jay non era dietro di lui come aveva promesso.

Si guardò terrorizzato intorno. Scrutò tra la gente che gli sfilava accanto. “No..no..no… Jay…Jay dove sei?!” disse a bassa voce come se fosse una preghiera. “Dove sei…dove sei….” e come una preghiera , quella sua richiesta fu ascoltata.

“Ehi!! sono qui.” Rispose la voce calda di Jensen. Gli mise una mano sul braccio per tranquillizzarlo.

“Avevi detto che saresti stato….”

“Sì, lo so. Ma nonostante io sia attratto non proprio dal gentile sesso, sono ancora un gentiluomo. E c’era una vecchietta a cui ho ceduto l’ingresso prima di entrare.”

“Spiritoso!!” ironizzò Jared. “Ma non provare più a farmi uno scherzo del genere!!” lo rimproverò subito dopo.


 

Fu un attimo.

Un bagliore nei loro occhi.

Un respiro più affannato di un altro. Un battito di cuore più forte.

Come calamite i loro visi e le loro labbra trovarono il perfetto incastro in un bacio quasi disperato. Forse in cerca di conforto. Forse di sollievo.

Le mani intorno ai visi per rendere quel contatto più concreto e forte. Le lingue che si accarezzavano premurose e lente , nel segreto delle loro bocche unite. I loro sapori che si mischiarono in un perfetto afrodisiaco. Il calore dei loro corpi che divampava in quel bacio. Poi le mani di Jared , come fatte di vita proprie, strinsero la schiena forte di Jensen, tastando e premendo , schiacciando il corpo dell’altro verso il suo. E per tutta risposta le mani di Jensen si aggrapparono quasi disperate ai fianchi del giovane come ad impedirgli di andare via, di spostarsi o solo provare a mettere spazio tra di loro.

Gemettero uno sulle labbra dell’altro e la voglia di continuare esplose come un fuoco di artificio nelle loro teste e ….


 

“Ehi!! prendetevi una stanza , piccioncini!!” fu il monito divertito di alcuni ragazzi che li sorpassarono e se li lasciarono alle spalle.


 

Quel leggero rimprovero bastò a che i due si allontanassero , almeno per riprendere fiato. Si guardarono negli occhi e dove fin’ora c’era stata la paura per quello che era successo e l’agitazione per mettersi in salvo, ora c’era una velata scintilla di passione e desiderio.

“E’ stato….è stato…”

“Da togliere il fiato!” finì Jensen leggermente affannato.

“Già. Da togliere il fiato!” ripetè Jared e poi deglutì e si costrinse riaccendere il cervello , momentaneamente fuori uso a causa del bacio meraviglioso di Jay. “Hai detto che dovevi chiamare un tuo collega?!” sussurrò ancora emozionato.

“Cosa?....sì. Sì…Misha. Devo chiamare Misha!!” balbettò Jensen e prese il cellulare dalla sua tasca. Compose il numero e spiegò quello che era successo.


 


 

Fuori dalla stazione, una pattuglia di polizia veniva allertata poiché un uomo era caduto da uno dei palazzi. Aveva a tracolla un fucile ad alta precisione, ma la cosa che mise in allarme la polizia intervenuta, fu che l’uomo non era morto per la cosiddetta caduta.

Quello che l’aveva ucciso era il foro di proiettile che aveva giusto al centro della fronte.

La caduta era avvenuta solo dopo.


 


 

 


 


 

   
 
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