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Autore: rocchi68    18/05/2017    2 recensioni
“Marina o pirateria?” Gli chiese quel giorno, sorseggiando qualcosa di alcolico e fissando il nipote.
“Non so.”
“È finito il tempo dei dubbi e se non vuoi diventare mercante, non ti resta che scegliere.”
“Difficile scegliere tra il divertimento e la noia.” Ghignò il giovane, facendo scuotere la testa al nonno che si era rimesso in piedi.
“La legge non è noiosa, se si è nel giusto.”
“Io non sono mai stato nel giusto.”
“Ricorda che il mare è un posto pericoloso, se si naviga da soli.” Borbottò l’anziano, afferrando il bastone e puntandolo contro la schiena del ragazzo, quasi volesse fargli capire che la giustizia aveva molte armi a suo vantaggio e che prima o poi si sarebbe dovuto arrendere.
“Solo perché hai scelto la marina da giovane, non significa che io debba ripercorrere la tua strada.”
“Tuo padre ha fatto la scelta peggiore.” Sospirò l’uomo, riprendendo in mano il bicchiere e portandoselo alle labbra.
“Ti prometto, nonno, che riuscirò a renderti fiero di me.” Continuò il ragazzo, raccogliendo la borsa con le sue cose e avviandosi, quindi, verso il porto.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Mentre la Chimera continuava nel suo lungo viaggio verso Tartaro, Courtney si era concessa un bagno.
Essendo una divinità, aveva assistito allo spettacolo esilarante sul pesce e aveva sentito tutto il lungo discorso tra Dawn e Scott, sbuffando sulla stupidità di sciocchezze che avevano detto.
“Basta con le chiacchiere. Sentiamo qualche bell’urlo.” Sorrise, prendendo una bolla, soffiandoci sopra e ghiacciandola.
Raccolta la sfera tra le mani, la scosse, formando l’immagine di un Roc, uccello mitologico leggendario, e alzandola quindi al cielo.
In contemporanea la Chimera si ritrovò nel mezzo di un inverno perenne che costrinse la nave a fermarsi in mezzo al ghiaccio.
La temperatura non più ottimale costrinse la ciurma a coprirsi maggiormente.
“Miseriaccia ladra. Che altro c’è ora?” Imprecò Scott per quell’ennesimo intoppo.
Se prima aveva ancora qualche dubbio, ora ne aveva la certezza.
Lui e il suo equipaggio erano appena diventati lo stupido giocattolo di una divinità, quella del caos, che non aveva niente di meglio da fare che trastullarsi, fissando le imprese fallimentari di alcuni uomini.
Perché passi la vicenda delle sirene, ma quella sul pesce mastodontico e quella ai Cancelli di Granito non potevano essere una casualità.
“Coraggio, uomini! Andate a rompere il ghiaccio. Dobbiamo proseguire.” Ordinò il rosso, mentre la ciurma scendeva con gli attrezzi adatti.
Tutti, chi più e chi meno, preferivano non commentare quel momentaccio.
Infatti alcuni di loro, complici le pessime avventure vissute, lavoravano con scarso impegno e con poca fiducia.
“Rubiamo il Libro della Pace…ci ritiriamo ai Tropici.” Brontolò Brick diverse volte picconando sullo spesso strato di ghiaccio.
Nel mentre Zanna iniziò ad abbaiare, quasi volesse richiamare Brick per lo scarso impegno e per quelle frecciate rivolte al loro capitano.
Infatti, il pirata, ignorò il cane, continuando a borbottare e a imprecare.
L’abbaiare, però, sempre più incessante di Zanna, risvegliò Scott che sentì come un sibilo e un respiro affannoso.
Gli parve, ma non ne aveva la certezza, d’aver intravisto in lontananza una figura biancastra volare tra le montagne, lasciando dietro di sé una scia di neve.
Avvertendo il pericolo sempre maggiore e un verso sinistro, lo stesso cagnolone si era ritirato spaventato.
Poi ad un tratto solo silenzio.
Durò pochi secondi, quasi fosse la quiete prima della tempesta.
Infatti da dietro una montagna, sbucò l’enorme uccello di ghiaccio che Courtney aveva evocato a suo servizio.
L’immenso animale compì un rapido giro intorno alla Chimera, come se fosse un avvoltoio, mentre tutti i presenti non avevano che occhi per quello spettacolo incredibile.
“Tornate sulla nave!” Urlò subito il rosso, richiamando i suoi amici e sperando che facessero in tempo.
Quelli più vicini erano già quasi a bordo, mentre Brick e Tyler erano ancora abbastanza lontani.
Quest’ultimo era stato per qualche motivo preso di mira dall’uccello, il quale per non essere afferrato, decise di tuffarsi nell’acqua ghiacciata.
“Tyler, afferra la fune.” Tentò Dawn, lanciando all’uomo una corda che lui recuperò a fatica.
Quel movimento però non era passato inosservato al Roc, che puntò sulla donna le sue attenzioni.
Infatti, aspettò che fosse distratta e poi passò all’attacco.
Lo stesso Scott che si era voltato ad aiutare Duncan e Brick, si accorse con qualche attimo di ritardo di quell’assalto e dalla sua bocca uscì solo il suo nome.
“Dawn!”
Sentendosi chiamare, si voltò di scatto e vide l’animale arrivarle addosso.
Il suo tentativo di scappare e, poi, di divincolarsi risultò vano, tanto che anche Scott, accorso per salvarla, non poté fare nulla.
Infatti mentre lei si ritrovava tra le grinfie di quella creatura, lui non può far altro che fissarla, mentre viene portata su una sorte di torre.
Gettata al suolo, l’uccello cercò di attacarla, con Dawn che fu costretta a sacrificare il suo giubbotto pur di non farsi mangiare.
Quella creatura peccando d’intelligenza, aveva perso alcuni istanti e si era distratto, consentendo alla giovane di nascondersi in una piccola caverna di ghiaccio, mentre lei sperava che qualcuno non la considerasse già morta e che venisse a salvarla.
 
Nella Chimera, Scott si ritrovò per qualche secondo spiazzato.
Non poteva credere che la sola assenza di Dawn fosse capace di alimentare tutte le sue insicurezze su quel viaggio.
Voltandosi verso la ciurma, però, il coraggio ritornò da sé.
Lui non si era mai arreso in vita e non aveva intenzione di farlo proprio ora.
Dopotutto doveva un favore alla donna per la faccenda delle sirene e finalmente poteva sdebitarsi in qualche modo.
Per alcuni giorni aveva pensato a come ripagarla e l’occasione fornita da quella creatura glaciale era assai ghiotta.
Così facendo sarebbe parso come un eroe ai suoi occhi e forse ne avrebbe ottenuto un giudizio positivo.
Ripensando a questo, si vestì e si preparò con i migliori attrezzi possibili per iniziare l’ardua scalata.
Inoltre prima di partire, diede alcuni ordini ai suoi uomini e poi rubacchiò al suo vice i suoi fedeli coltelli.
Nel farlo Duncan si ritrovò ad alzare gli occhi al cielo, mettendo le mani sui fianchi.
Ricavato anche uno scudo dalla lunga sfilza di strumenti di Lightning, Scott scattò verso l’arpionatrice, chiamando con un fischio Zanna.
Il cane tirando un osso a cui era legata una leva, attivò la macchina che sparò la freccia cui era attaccata una corda e che Scott afferrò al volo.
Evitati molti metri di scalata, il rosso iniziò con l’aiuto dei coltelli ad arrampicarsi, scalando la torre con attenzione e togliendosi la neve che gli finiva sulla faccia.
Di certo quella situazione non rientrava proprio nella lista di cose da fare quando aveva cominciato con la pirateria.
Neanche andare a caccia di sirene o di pesci giganti era stato un suo desiderio.
Lui avrebbe solo voluto trovare qualche tesoro, riparare la Chimera e poi, con quello che gli sarebbe rimasto, fare una vita tranquilla e agiata.
Non chiedeva di vivere nel castello, ma una semplice dimora accogliente gli sarebbe stata sufficiente.
Un qualcosa di basilare per una persona senza troppe aspettative.
Zanna poi sarebbe andato, secondo i suoi calcoli, a fare compagnia a suo nonno e lui avrebbe avuto una scusa valida per andarli spesso a trovare.
E invece niente.
Era cascato in un mare di guai.
Ecco cosa pensava, mentre scalava quella vetta, imprecando e brontolando a denti stretti quello che sentiva.
“Non si era accorta del pennuto, ma tutti gli altri lo hanno visto. Era più grosso di un galeone e Dawn? Dawn guardava dall’altra parte.” Sbuffò, ridendo provocatorio.
Di certo non appena fossero stati al sicuro, le avrebbe fatto una bella ramanzina.
Le avrebbe chiesto se era sua intenzione farlo schiattare di paura e se avesse una vaga idea di cosa avesse provato in quel frangente.
Era proprio questo che nemmeno Scott capiva.
Cosa aveva provato quando gli era stata portata via all’improvviso?
Si era sentito vuoto e infelice.
Tutto il contrario di quando ce l’aveva a bordo e di quando, con la sua aria da esperta, lo rimproverava in qualche modo.
Nel pensarlo, sembrava tutto nell’ordinario, ma quella normalità a Scott piaceva molto.
E avrebbe tanto voluto che restasse così.
Non per i suoi uomini, ma per qualcosa che ancora non riusciva a capire.
 
Mentre scalava la torre, Dawn aveva iniziato a cercare un modo per uscire da quella situazione.
Di certo non poteva restare in quella caverna per sempre e, quindi, poteva solo fissare il Roc in attesa di una possibilità.
Prima di formulare un piano decente, una mano le tappò la bocca, facendola spaventare, per poi calmarsi dinanzi a Scott.
“Sei venuto a salvarmi?”
“Sì, se è così che la vuoi mettere. Questo, però, ti costerà un’altra gemma: non era previsto nel pacchetto turistico.”
“Allora. Come facciamo a scendere?”
“Ecco…non lo so.”
“Cosa?”
“Non lo so ancora. Ci sto pensando, va bene?”
“Scali una torre di ghiaccio e non sai come scendere?” Chiese sconcertata.
“Di tutte le ingrate…senti, se vuoi affrontare i rischi da sola si può organizzare.”
“D’accordo. Dunque, cosa possiamo usare? Corde.” Propose subito.
“No.”
“Rampini.”
“No.”
“Le tue spade.” Tentò quasi disperata.
“No, ma ho questo.” Riprese, estraendo un piccolo coltello, mentre Dawn si strinse nelle braccia, rabbrividendo.
“Fantastico: ci si pulisce i denti quando finisce con noi.”
“Sì…ecco vedi nelle mani di un esperto un buon coltello ha mille e uno usi.” Ghignò il rosso, facendo volteggiare l’arma che cadendo per terra catturò l’attenzione del Roc.
L’animale, infatti, sentendo quel debole tintinnio si era subito avviato verso la grotta con Dawn che fissava furibonda Scott intento a difendersi con una debole risatina.
“Scappa!” Le ordinò subito il rosso, cominciando a correre e avviandosi verso il burrone.
Buttatisi nel vuoto, Scott cercò subito di atterrare con lo scudo che aveva dietro la schiena, tenendo in braccio la ragazza che si era avvinghiata a lui spaventata.
Con difficoltà il pirata stava cercando di manovrare quell’improvvisato mezzo di trasporto, senza considerare i violenti scossoni che ricevevano di continuo.
Infatti oltre ad evitare i tentativi d’attacco dell’animale, il rosso doveva anche schivare i pezzi della struttura che cadevano loro addosso.
Inoltre per rendere le manovre più semplici doveva dare indicazioni a Dawn e spesso la cosa gli risultava difficile, se non impossibile.
Ritrovatisi in una grotta Scott si era quasi convinto d’essere al sicuro, ma il Roc evocato da Courtney era riuscito a seguirli anche al suo interno.
Inseguito da quella bestiaccia, il rosso aveva capito che doveva inventarsi qualcosa per sbarazzarsene.
Uscire dalla struttura con ancora quel dannato uccello tra i piedi avrebbe messo in pericolo anche i suoi uomini e infatti Scott decise di farsi seguire in un punto dove la grotta diventava sempre più stretta.
Loro c’erano passati indenni, mentre il Roc si ritrovò intrappolato nell’immensa struttura che stava cadendo a pezzi.
Ricevuta un’ulteriore spinta dal crollo della torre, Scott e Dawn erano usciti da un buco della montagna, urlando.
A sentire la loro voce Duncan e il resto della ciurma alzarono il capo, con il vice che quasi s’aspettava la ricomparsa del suo superiore.
“Eccoli qua.” Borbottò, mentre Owen sganciava una moneta a Noah per la scommessa appena persa.
I 2 giovani si ritrovarono, quindi, ad atterrare su una vela, strappandola e coprendoli del tutto.
Riaperti gli occhi dopo il volo appena effettuato, Scott si ritrovò sopra a Dawn.
“Fatto: come avevo programmato.” Sospirò il rosso, fissandola intensamente, mentre lei lo abbracciava con un sorriso.
Scostata la vela, la ciurma interruppe quel momento e urlò di gioia nel vedere che la ragazza stava bene.
Lo stesso Brick si era azzardato ad abbracciarla, quasi non temesse le reazioni del capitano o della consorte che lo stava aspettando a Siracusa.
“È tornata Dawn.” Esultò buona parte del gruppo.
“Ti facevamo bella che morta per sempre.” Continuò Brick, mentre il resto della ciurma annuiva convinta.
Scott nel vedere tutto ciò si sentì come bruciare.
Gli avevano portato via Dawn e il suo equipaggio non si preoccupava minimamente per le sue condizioni.
Come se non bastasse, avvertiva alla schiena un dolore lancinante e infatti si rimise in piedi con immensa fatica.
“Oh, io sto bene…niente di che. Mi commuove vedervi tutti così preoccupati.” Tossicchiò il capitano, stiracchiandosi la schiena, mentre alcuni pezzi della torre, cadendo sul mare ghiacciato, liberavano il passaggio.
Mentre la sua ciurma esultava, il rosso si girò verso Dawn che gli sorrise e poi se ne tornò nella sua stanza.
 
Ripresa la navigazione, il capitano aveva avvertito un dolore lancinante alla schiena che per poco non lo fece urlare.
Si tastò quindi la ferita e s’accorse che era parecchio profonda e che se non faceva qualcosa, poteva rischiare una bella infezione.
Per il resto della giornata non si era fatto vedere, troppo intento a medicarsi e a riposare per mostrare il suo volto in giro.
Fu nel tardo pomeriggio che sentì bussare lievemente alla sua porta.
All’inizio non ci fece troppo caso, poi quel suono si fece sempre più incessante e andò ad aprire, coprendo la zona martoriata il più possibile.
“Ti senti bene, Scott?”
“Non dovrei?”
“Non eri presente a pranzo e credevamo avessi bisogno di qualcosa.”
“Del tipo?” Chiese, rimanendo sulla porta.
“Pensavo stessi studiando le ultime mappe.”
“Niente di tutto ciò, Dawn.” Ghignò, invitandola ad entrare.
“Non è da te essere così calmo, Scott.”
“Perché sei qui?”
“Ero preoccupata per te.”
“Non dovresti preoccuparti: ho bisogno solo di riposare.” Ammise lui con sguardo stanco.
“Non è solo questo.”
“Lo credi tu.” Soffiò, distendendosi sul letto e avvertendo una fitta che gli fece fare una piccola smorfia.
“Mostrami la schiena.”
“Perché dovrei?”
“So cosa nascondi.” Tentò, avvicinandosi appena.
“Tu non sai niente di me e allora perché vuoi aiutarmi?”
“Perché mi hai salvato la vita.” Soffiò, appoggiandogli una mano sulla spalla.
“Io…”
“Io desidero tornare a Siracusa con te e con il Libro della Pace.”
“Non credo che rimarrò per troppo tempo a Siracusa.” Borbottò il rosso, ammettendo le sue intenzioni future e rattristandola appena.
“Perché?”
“Non sono l’orgoglio della città e poi ho un ultimo luogo da visitare prima di ritirarmi per sempre dalla pirateria.”
“Poi però potresti tornare.”
“I pirati non tornano quasi mai indietro.”
“Tu…”
“Mike ha un regno da tirare avanti e avrebbe troppe noie con il mio ritorno.”
“Non è vero.”
“Io sono responsabile inconsapevole del furto del Libro e questo è un peccato che nessuno può perdonarmi.”
“Io sì. Il Libro non è su questa nave e forse potremo…”
“Lascia perdere, Dawn.” Soffiò il rosso, interrompendola e tastandosi la zona coperta di bende.
“No.”
“Mi avevi chiesto della schiena?” Tentò il pirata, girandosi appena e mostrando la ferita che si era procurato.
La ragazza, per la prima volta, notò cosa si era fatto.
Era un taglio molto profondo che i suoi rozzi modi non erano riusciti a curare per il meglio.
Infatti le bende erano impregnate di sangue e avvolte senza senso intorno al suo corpo.
Eliminati i segni di quella stupida medicazione, lei aveva iniziato amorevolmente a ripulire la ferita, per poi applicarvi degli unguenti utili alla cicatrizzazione.
In ultima l’aveva coperto con le bende e gli aveva dato un leggero schiaffo, quasi volesse fargli capire che poteva confidarsi almeno con lei.
“Ho finito.” Esultò, mentre lui si rigirava e le donava una lieve carezza.
“Grazie Dawn.”
“Riposa un po’, Scott.”
“Per forza, anche perché questa sera tocca a me navigare.” Sorrise il rosso, mentre lei arrossiva appena.
“Allora ti farò compagnia.”
“Non è un appuntamento.” Riprese scherzoso il capitano, mentre lei si rialzava e usciva lentamente dalla sua stanza.
Risalite le scale, giunta sul ponte e data una lieve carezza a Zanna, Dawn si era messa a fissare il mare, mentre il suo cuore continuava a battere intensamente.





Angolo autore:

Ryuk: Piccola e innocente variazione sulla trama.

Sempre il solito maleducato.
Ryuk vi ringrazia per le recensioni e tutto il resto.

Ryuk: Lo sanno che gli voglio bene.

Ecco perchè il Death Note è pieno di nomi.
Comunque filo altrove che ho di meglio da fare che curarmi di uno shinigami.

Ryuk: Allora vi saluto io...

It: Galleggiano tutti.

Freddy: Vi aspetto nei miei incubi.

It: Alla prossima!
   
 
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