18. Josephine
Parigi, 2 maggio 1787
Cara Oscar,
Debbo dire che la serata di ieri è stata davvero anomala.
Come io non ho ricevuto molte delle tue lettere, così tu non hai ricevuto le mie, e non avevi idea di chi fosse Roucher. Nello stesso tempo io non avrei mai rinunziato a vederti dopo così tanto tempo. O, meglio, non avrei mai rinunziato a vederti moglie, a cercare di strapparti notizie sulla tua nuova vita, commenti sugli ultimi accadimenti, e persino a provare a farti arrossire con domande un poco imbarazzanti. Ma sei arrivata in maniera incredibilmente improvvisa, dopo i tuoi pellegrinaggi in tutto il regno. Ed io, come ho solo potuto accennarti rapidamente ieri, avevo già promesso di terminare il pomeriggio con Monsieur Roucher, quando il tuo messaggio mi è giunto. Lui inoltre non ha voluto sentire ragioni. Ha preteso di scortarmi, sia all'andata che soprattutto al ritorno, poiché le zone attorno a Parigi non sono affatto sicure la notte.
Il resto lo conosci, non è il caso di descrivere la serata a chi era presente. Ma lasciami dire che alcune cose mi hanno lasciata davvero stupefatta. In primo luogo la tua reazione sorpresa. Non credevo che ti saresti rintanata in un mutismo fatto di parole di circostanza. Ho per la prima volta potuto vedere come instauri i rapporti con qualcuno di cui non ti fidi. Non sei scortese, per nulla. Anzi, chiacchieri e con domande apparentemente banali giri attorno al nuovo arrivato come un cane da caccia di nostro padre. E lo hai fatto per un tempo abbastanza lungo, osservando, ascoltando e facendoti un'idea di Roucher, per decidere se fosse un amico o un nemico.
I tre uomini sono stati ben più diretti. Penso di poter dire che sono più istintivi e meno sospettosi, in generale. E quindi più rapidi nelle loro decisioni. André ha immediatamente deciso che gli era simpatico, e inoltre il tipo di argomentazioni era decisamente nelle sue corde. Sono felice di averli veduti parlare così amichevolmente e francamente tra di loro. Ho scoperto che tuo marito conosce davvero molte cose, si intende di politica e sa parlare molto bene. Non si troverebbe affatto a disagio nei salotti che frequenta Roucher. Penso davvero che dovreste accettare l'invito che vi ha rivolto e provare a venire ad Auteuil. E anche tu hai una buona dialettica, una volta che lasci sciogliere la patina di gelo che ti fa sospettare di tutti (anche se so che sospetti di lui temendo per il mio avvenire).
A proposito di gelo. Devo dire che vederti dopo il matrimonio mi ha reso felice. Sei davvero un'altra persona. Più serena, meno disposta a nasconderti, sorridi più spesso, lanci ad André delle occhiate meravigliose che raccontano tutto il vostro amore. Non sai quanto ne sia lieta. Ti ho persino sentita ridere alle battute discutibili di quell'odioso soldataccio che si chiama Alain! Voi due sembrate essergli sinceramente affezionati, soprattutto tuo marito, e francamente mi sono chiesta perché. Rude, sgraziato, ha rimbeccato Roucher con certe maniere da incolto da farmi alterare in più di un'occasione. Sembra molto sicuro del fatto suo, ma mi chiedo davvero su che basi possa parlare con tutta quella sicumera! Debbo dire che davanti alla caserma mi aveva fatto un'impressione decisamente migliore. Vedi come ci si sbaglia a volte? Preferisco il soldatino timido e taciturno, François.
Ora ti saluto, ho scritto fin troppo. Spero davvero che accettiate l'invito e veniate ad Auteuil.
La tua Josephine de Liancourt.