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Autore: _Y u s h i_    19/05/2017    0 recensioni
Sungmin, Hyukjae e Donghae hanno sempre vissuto fingendo di essere una famiglia. Per ognuno di loro il termine 'amore' ha assunto diverse sfumature, costringendoli ad una ricerca sul vero significato di questa parola. Attraverso relazioni confuse, strane amicizie e profonda riconoscenza, i tre ragazzi percorreranno le loro strade per capire quale legame li unisce realmente.
[EunHae]
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Donghae, Eunhyuk, Kyuhyun, Sungmin
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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The Lee Brothers
(2/6)



- Allora come è andata? –
Donghae rigirò il suo pranzo con la forchetta cercando un modo per far sembrare che lo avesse effettivamente assaggiato. Non guardò Hyukjae negli occhi, sapendo che un solo sguardo gli sarebbe bastato per far aumentare il senso di nausea che già provava.
Scrollò le spalle e fece una smorfia, non voleva far capire al fratello che c’era qualcosa che non andava e sapeva che se avesse aperto bocca, sarebbe arrivato un fiume di domande.
- Non ami particolarmente l’università, vero? –
Hyukjae si abbassò tanto quanto bastava per poter incontrare lo sguardo di Donghae. Non gli piaceva quando le persone lo ignoravano, non sapeva se era un riflesso che gli era rimasto da quando era un bambino, ma soffriva terribilmente di solitudine e temeva l’abbandono da parte dei suoi cari.
- Hae, mi potresti almeno guardare in faccia? –
E Donghae lo fece, alzò lo sguardo e incontrò gli occhi scuri del fratello maggiore.
Il nodo che aveva in gola si fece ancora più stretto e la sue mente corse immediatamente all’immagine di Hyukjae e Sungmin insieme, quella mattina.
- Sto bene. – Tossì mentre continuava a separare i vari ingredienti del suo pranzo.
- Non è quello che ti ho chiesto. –
Fu in quel momento che Donghae sentì un peso cominciare a premergli sullo stomaco, era il segnale, era il momento in cui avrebbe dovuto scappare o sarebbe esploso, era il momento in cui tutto ciò che aveva sopportato per tre anni a quella parte veniva a galla e cercava di uscire.
Ma Donghae non poteva permetterselo, non poteva far sapere a Hyukjae quello che davvero pensava, non poteva deludere Sungmin dopo tutti i sacrifici che il ragazzo aveva fatto per lui, non poteva aggrapparsi ad una speranza di felicità che avrebbe trascinato inevitabilmente i tre ragazzi alla divisione della loro famiglia.
- Scusami Hyuk, ho lezione adesso, devo andare. –
Donghae si alzò dal tavolino della mensa universitaria e si tirò il cappuccio su fino al naso per evitare che suo fratello si accorgesse di come i suoi occhi si stessero facendo sempre più rossi e senza nemmeno salutarlo se ne andò di corsa.
La scusa era sempre quella, il percorso lo stesso, dopo pochi passi il ragazzo si chiuse la porta del bagno dell’università dietro le spalle ed afferrò il lavandino. Aveva gli occhi lucidi, non di pianto ma di consapevolezza, il respiro era affannoso e la testa gli stava pulsando.
Donghae chiuse gli occhi e prese un respiro profondo, lasciò che ogni suo problema scorresse via e non si mosse fino a che non sentì il battito del suo cuore smettere di battere frenetico.
Non sapeva cosa fosse, aveva pensato ad attacchi di panico o un accumulo di stanchezza, ma succedeva ogni volta che si trovava da solo con Hyukjae e la situazione stava cominciando a sfuggirgli di mano.
Erano passati tre anni da quando Sungmin gli aveva detto che lui e Hyukjae avevano cominciato a frequentarsi, tre anni dal giorno in cui Donghae aveva passato la notte in bianco cercando di capire cosa fosse quella sensazione di disagio che non gli permetteva di respirare, tre anni da quando il ragazzo si era domandato perché la notizia datagli dal fratello l’avesse scosso a tal punto e tre anni da quando Donghae si era accorto di essere irrimediabilmente attratto da Hyukjae, lo stesso ragazzo che all’età di cinque anni era diventato suo fratello a tutti gli effetti.
Con il passare del tempo, a mano a mano che il rapporto tra i suoi fratelli si faceva più palese e le effusioni da parte dei due diventavano sempre più frequenti, Donghae aveva cominciato a notare come la cosa gli desse sempre più fastidio, odiava quando i due ragazzi più grandi lo trattavano come un bambino e cercavano di tenerlo all’oscuro da ciò che succedeva in famiglia o tra loro due, come se fosse troppo immaturo per prendere le decisioni da sé o come se fosse semplicemente il terzo in comodo.
Eppure non poteva fare a meno di sentirsi a casa quando Sungmin gli sorrideva ed abbracciandolo gli diceva che andava tutto bene, non poteva fare a meno di frenare il battito quando Hyukjae lo prendeva con sé e lo portava a vedere il tramonto nel loro posto segreto, lo stesso che avevano scoperto da bambini, o quando passavano la notte insieme nei giorni in cui il maggiore dei tre aveva i turni di notte a lavoro.
Ciò che Donghae non voleva ammettere nemmeno a sé stesso, era che i suoi sentimenti per Hyukjae non accennavano a diminuire, ogni volta che si ritrovava da solo con il ragazzo, ogni volta che il maggiore gli mostrava quel sorriso tutto gengive così particolare o quando Hyuk lo coccolava come un fratello minore, ma che ai suoi occhi sembrava molto più di quello, Donghae sentiva che tutto ciò che avrebbe voluto nella vita sarebbe stato avere quel ragazzo per sé, tanto da domandarsi se non fosse effettivamente amore ciò che provava.
I tre ragazzi erano cresciuti assieme e tante volte Donghae si era domandato cosa avesse spinto i due a legarsi tra di loro invece che con lui e più di una volta si era chiuso nella sua stanza a piangere, sentendosi un peso per gli altri. Era sempre stato lui la pecora nera, quello che non voleva aiutare in casa, il più viziato e coccolato o semplicemente il più piccolo, ma da quanto lui e Hyukjae erano entrati a far parte della stessa famiglia, pensava che il loro rapporto fosse diventato più solido, in fin dei conti vivevano insieme anche se Sungmin andava da loro quasi tutti i giorni.
Donghae riaprì gli occhi e si guardò allo specchio, una lacrima solitaria era scesa sulla sua guancia e la caccio via con il dorso della mano. Non era la prima volta che gli capitava di piangere per la sua situazione, ma sapeva che non erano lacrime di tristezza, ma di frustrazione, quindi come ogni altra volta le ricacciò indietro e si diede una rinfrescata al viso.
Non stava bene, non era felice, ma nessuno avrebbe dovuto saperlo.
 
Hyukjae posò il vassoio nella pila accanto al cestino dei rifiuti con aria assente, non era riuscito a finire il suo pranzo e per l’ennesima volta uscì dalla mensa con il cuore a pezzi.
Donghae era suo fratello, anzi, era ancora più che un fratello, era cresciuto insieme a lui, avevano condiviso ogni esperienza, ogni parola e segreto, ogni disavventura. Donghae era importante per lui, era una presenza indispensabile per la sua vita e sapeva che non avrebbe sopportato se un giorno il ragazzo fosse andato da lui dicendo di volersene andare e vivere una vita sua, semplicemente lui non avrebbe potuto sopportarlo. Nella sua mente lui, Donghae e Sungmin sarebbero stati insieme per sempre, perché il loro legame andava ben oltre la semplice amicizia.
Eppure non aveva potuto non accorgersi di come il minore fosse diventato freddo, un po’ alla volta aveva creato un muro intorno a sé, non lo aveva più lasciato entrare nel suo mondo come invece aveva fatto per tutti gli anni che avevano passato assieme e in cuor suo Hyukjae sperò che non dipendesse dalla sua relazione con Sungmin come invece pensava.
Sungmin era la sua guida, il suo punto di riferimento, il suo idolo e colui al quale Hyukjae doveva la sua vita, Sungmin era tutto ciò di cui il ragazzo sentiva il bisogno a fine giornata, aveva bisogno dei suoi abbracci, dei suoi baci e di sentire che per lui ci sarebbe sempre stato. Hyukjae sapeva di avere un problema a relazionarsi con le persone, da quando i suoi genitori lo avevano abbandonato non era più riuscito a fidarsi di nessuno, erano poche le persone con cui si lasciava andare e Sungmin era sempre pronto ad accoglierlo a braccia aperte, ad ascoltarlo e a curare i suoi problemi con il suo amore.
Hyukjae amava Sungmin, sentiva che sarebbe stato perso senza di lui… ma c’era anche Donghae, il suo fratellino, il ragazzo fragile e a volte scontroso che era cresciuto al suo fianco. Per una volta era lui a dover proteggere qualcuno e avrebbe mentito se avesse detto che il sentimento che lo legava al minore era meno intenso di quello che c’era tra lui e Sungmin, ma Hyukjae non poteva, sapeva che era sbagliato e non voleva nemmeno pensare a cosa sarebbe potuto succedere se solo si fosse lasciato andare a quella possibilità.
- Signor Lee? – Il ragazzo alzò lo sguardo per ritrovarsi davanti lo sguardo incerto del suo docente di lettere.
- Mi dica. – Il ragazzo fu preso alla sprovvista, non era mai una cosa buona quando un docente voleva parlare con lui e in fondo sapeva benissimo quale fosse il problema.
- Abbiamo… abbiamo ricevuto il pagamento della retta di questo semestre di suo fratello, ma non il suo. –
Hyukjae abbassò lo sguardo e si morse un labbro. – Lo so, mi dispiace, se solo poteste aspettare qualche giorno in più, mio fratello sta per ricevere lo stipendio e potrò pagare anche io. –
-  Signor Lee… Hyukjae, conosco i tuoi genitori da molto tempo, lo so che ti senti in debito con loro, ma sono la tua famiglia, lasciarsi aiutare da loro non li renderà meno orgogliosi di voi ragazzi, sia tu che Donghae siete degli ottimi studenti… non lasciare che la vostra carriera scolastica venga messa in pericolo solo perché… perché… -
- Perché non sono davvero i nostri genitori. Lo dica pure, non è un segreto. –
- Mi dispiace, ma penso che dovresti parlare con la tua famiglia e chiedere un piccolo aiuto, come amico dei tuoi genitori ti capisco meglio di chiunque altro, ma come docente non c’è molto che posso fare, ti danno tre giorni ancora per pagare. –
- La ringrazio e vedrò di parlare con i signori Lee. – Mentì, ma sapeva benissimo che non avrebbe mai avuto il coraggio di chiedere alle persone che lo avevano accudito per così tanti anni di spendere ancora denaro per lui.
L’uomo si congedò con un piccolo gesto a mo’ di saluto e lasciò Hyukjae da solo, immerso ancora una volta da mille pensieri.
Il ragazzo tirò fuori il suo cellulare e controllò che non ci fossero chiamate, sapeva che Sungmin stava riposando dopo il turno di notte e che non avrebbe potuto chiamarlo o rispondere alle chiamate, ma Hyukjae aveva un disperato bisogno di sentire la sua voce. Le sue mani corsero involontariamente a comporre il numero del ragazzo e quando arrivò la voce della segreteria, Hyukjae non poté fare a meno di sentirsi solo e sperduto.
 
La campanella appesa all’entrata del negozio squillò non appena Sungmin fece scattare la serratura. Aveva lavorato abbastanza in quel posto da guadagnarsi la fiducia del suo capo e avere il permesso di poter aprire e chiudere il piccolo market notturno da solo, senza dover sempre aspettare l’addetto di turno.
Erano le nove di sera quando il ragazzo voltò il cartellino all’entrata aprendo ufficialmente il negozio e subito andò ad accomodarsi dietro la cassa con una rivista in mano, in attesa che qualche cliente notturno facesse la sua comparsa. Il mini-market vendeva un po’ di tutto, dai cibi ai piccoli oggetti di uso quotidiano alla merce di tabaccheria, ma durante la notte ciò che più andava venduto era ramen istantaneo, preservativi e alcolici e nonostante il ragazzo avesse molta esperienza e si fosse munito preventivamente di lezioni di autodifesa, passare le notti da solo il quel negozio lo inquietavano sempre.
La campanella squillò nuovamente avvertendo della presenza di un cliente e Sungmin alzò gli occhi dalla rivista solo per riconoscere una faccia nota.
- Signor Kim, anche stasera è venuto a trovarmi? – Disse con un sorriso.
Il signor Kim era uno dei clienti assidui del market, quasi ogni sera all’orario di apertura si presentava al negozio con la scusa di dover comprare le sigarette, ma Sungmin sapeva che il vero scopo di quell’uomo era ‘comprare’ un po’ della compagnia del ragazzo. Il signor Kim era un uomo sulla cinquantina, celibe, un insegnante di storia nella scuola media cittadina, con una grande passione per i viaggi e per la nicotina. Della sua vita aveva tanti rimpianti, ma una frase che diceva sempre era ‘Non lasciare che le abitudini diventino il tuo futuro’ e dopo tanti anni, ancora il suo sogno era quello di vendere casa e cercare nuove avventure nel mondo a bordo della nave dei suoi sogni. Tra il signor Kim e Sungmin, negli anni, era nata una sorta di amicizia nonostante il grande divario d’età, spinta principalmente dalla simpatia che l’uomo provava per quel ragazzo così simile a lui per certi versi e a sua volta Sungmin era stato attratto dalla semplicità con cui il signor Kim si era semplicemente seduto al fianco della cassa una sera e aveva cominciato a parlargli della sua vita.
Sungmin si era subito accorto di quanto all’uomo mancasse qualcuno con cui confidarsi ed era più che felice che l'uomo gli rallegrasse le sere solitarie che passava al negozio. Quando poi il signor Kim gli aveva rivelato il suo segreto più grande, ovvero la sua omosessualità nascosta prima d’allora a qualunque altra persona nel mondo, Sungmin sentì che si sarebbe potuto lasciare andare anche lui in sua presenza e diventò in un qualche modo un complice dell’uomo nei suoi sogni e avventure.
- Sono venuto a comprare queste E a trovarti. – Disse l’uomo appoggiando un pacchetto di gomme da masticare davanti alla cassa.
- Niente sigarette? – Si sorprese Sungmin.
- No, niente sigarette oggi. –
- Sta per caso cercando di smettere? Come le avevo consigliato? – Sungmin sorrise compiaciuto strappando lo scontrino e consegnandolo all’uomo.
- In realtà sto cercando di risparmiare, ogni centesimo è prezioso e le sigarette costano fin troppo per il mio stipendio. –
- Sta cercando di mettere via i soldi per la sua Lady? –
Il signor Kim accennò un sorriso e tirò fuori una foto dal suo portafoglio.
- Venezia, Italia. Sento che è il momento buono per il mio viaggio e questa voglio che sia la mia prima destinazione. –
- Uuuh. – Mimò il ragazzo realmente felice per il suo amico, per tanto tempo aveva ascoltato i suoi racconti sulle varie città che avrebbe voluto visitare e l’Italia era sempre stata al primo posto.
- Sì, questa volta lo faccio davvero, ne sono convinto. Questo è il mio sogno… e questi sono i tuoi soldi, scusami se parlo sempre troppo. –
Sungmin osservò le monete sul palmo della mano del signor Kim, pensò a quanto in quegli anni l’uomo lo avesse aiutato anche solo tenendogli compagnia e pensò che fosse tempo di restituire un piccolo favore.
- Non si preoccupi, offro io per questa volta, li conservi per il suo viaggio. –
- Ma Sungmin, sono solo pochi spiccioli! –
- L’ha detto lei, ogni centesimo è prezioso. –
Il signor Kim sembrò commosso da quelle parole, si leccò le labbra e abbassò gli occhi per poi rialzarli subito e guardare dritto verso il ragazzo.
- Lee Sungmin, che Dio ti benedica, sei una persona meravigliosa e chiunque abbia la fortuna di stare al tuo fianco dovrebbe sapere che dono dal cielo gli sia capitato. –
Sungmin sorrise imbarazzato e arrossì un poco.
- Lei è troppo gentile. –
- Ma dimmi un po’, c’è già forse qualcuno che ha questa fortuna? Mi piangerebbe il cuore partire e sapere di lasciare da sola una persona a me così cara. –
Il ragazzo non poté frenare un sorriso ancora più ampio e cercò di mordersi il labbro inferiore per non farlo notare. La sua mente corse subito a Hyukjae, al modo in cui si erano svegliati l’uno nelle braccia dell’altro, a come si erano baciati prima che Hyukjae andasse via e a come ogni sera lo ritrovava nel suo letto ad aspettarlo insieme a Donghae.
- Forse. – Ammise infine con un filo di voce.
- Aaah! Lo sapevo! Mi aspetto di conoscerla… o conoscerlo. – Disse il signor Kim strizzandogli l’occhiolino e uscendo dal negozio ridendo e salutando Sungmin con un gesto.
Il ragazzo si lasciò cadere sulla sedia della cassa e tirò un lungo sospiro, la notte era ancora lunga e già sentiva la mancanza dell’uomo.
L’unico aspetto positivo era che da quando gli era venuto in mente Hyukjae, non se ne era più andato. Sungmin chiuse gli occhi e pensò ai suoi fratelli, erano loro che gli davano la forza per continuare, sapere che il suo lavoro veniva totalmente ripagato dall’amore e l’impegno che i due ragazzi più piccoli gli dimostravano, in particolare Hyukjae che sapeva riconoscere quando il maggiore avesse bisogno di più di semplici parole.
Era ancora assorto nei suoi pensieri quando la porta scattò all’improvviso facendolo balzare in piedi. L’individuo che ne entrò era fradicio dalla testa ai piedi ed entrò imprecando e scompigliandosi i capelli per liberarsi dall’acqua. Sungmin si affacciò alla vetrata per scoprire che aveva cominciato effettivamente a piovere, ma senza dare troppo conto al ragazzo che ora si stava dirigendo a passo sicuro verso la stanza addetta al personale del negozio.
Fu un secondo, Sungmin si rese conto di cosa stesse cercando di fare quel ragazzo e istintivamente scattò in avanti e gli afferrò un braccio.
- Ehi! Cosa pensi di fare? –
Il ragazzo cercò di divincolarsi ed entrare nello stanzino ma Sungmin gli diede un colpo secco nel retro della coscia sinistra e lo mise in ginocchio, bloccandolo poi con un braccio dietro la schiena.
- Che diavolo stai facendo idiota? –
Urlò il ragazzo abbassandosi il cappuccio e guardando con aria di sfida Sungmin. Nel momento in cui i loro sguardi si incontrarono, Sungmin rimase di stucco da quanto familiare gli sembrasse quel volto, eppure era sicuro di non averlo mai visto prima.
Ciò che lo sorprese ancora di più, poi, fu la sicurezza con cui quel ragazzo lo stava guardando dal basso, ma come se fosse superiore a lui, per niente spaventato dalla posizione in cui si trovava.
Sungmin rimase in silenzio, immobile, un po’ spiazzato dalla situazione e senza sapere bene cosa fare, ma per fortuna pochi secondi dopo, sull’uscio della porta del negozio comparve la figura del suo capo che ripiegava con cura un ombrello.
- Sungmin lascialo pure, non farà niente di male. –
- AH! – Rinfacciò il ragazzino ghignando e alzandosi con aria altezzosa da terra, come se la figuraccia di essere appena stato messo al tappeto non lo sfiorasse minimamente.
Sungmin si voltò verso il suo capo con aria interrogativa e vide l’uomo tirare fuori una busta bianca dalla tasca del suo cappotto nero.
- Lui è Kyuhyun, da oggi ti aiuterà qui al market, era da tanto che mi chiedevi di trovarti un aiutante, giusto? –
La felicità di Sungmin durò poco, pochissimo, giusto il tempo di sentire le parole che il suo capo proferì subito dopo. – Per questo ho dovuto abbassarti un po’ la paga, adesso ho due dipendenti dopotutto. – Disse porgendo al ragazzo la busta con il suo stipendio all’interno.
Sungmin spalancò gli occhi e mancò poco che non si buttasse ai piedi dell’uomo implorante.
- Signore non può farmi questo, devo pagare la retta dei miei fratelli, come faremo a vivere se mi toglie anche una parte dello stipendio? –
Il capo lo guardò con aria infastidita e scrollò le spalle prima di rimettersi in testa il suo amato cappello.
- Non ti lamentare, ti ho trovato un collega, dovresti ringraziarmi… e tu Kyuhyun, comportati bene. –
- Agli ordini! – Disse il nuovo ragazzo imitando il saluto militare.
Sungmin era troppo sconvolto per spiaccicare parola, non si accorse nemmeno che il suo capo se ne era già andato e rimase con lo sguardo fisso nel vuoto, mentre mille immagini gli riempivano la mente.
Questo era un problema, un grossissimo problema.
Sungmin, normalmente, riusciva a portare a casa a malapena ciò che serviva per vivere e mettere da parte i soldi per poter pagare l'università dei due più giovani, un taglio allo stipendio avrebbe portato solo ulteriori sacrifici, avrebbe voluto dire dover rinunciare non solo a quei pochi sfizi che si permettevano di tanto in tanto, ma anche ad alcune delle necessità quotidiane.
- E così tu sei il commesso notturno. -
Sungmin alzò lo sguardo e lo puntò sul ragazzo davanti a lui leggermente infastidito.
Quel 'Kyuhyun' lo conosceva da due minuti e già aveva capito che tipo era: sbruffone, menefreghista, uno di quelli che fanno sempre il minimo indispensabile e che pensano solo al bene di sé stessi. E Sungmin odiava quelle persone.
Il maggiore aveva passato gran parte della sua vita a lottare contro quello stereotipo, aveva fatto in modo che i suoi fratelli, come lui, conoscessero il vero valore del lavoro, dell'impegno e del raggiungimento dei propri scopi e la frase 'Non ho voglia' o 'Non ce la posso fare', non era ammessa nel loro vocabolario.
Sungmin sbuffò in silenzio, fece passare una mano tra i capelli ossigenati e alzò gli occhi sul nuovo commesso e portatore di sventure, cercando di analizzarlo. Da più vicino il biondo poté notare come il ragazzo davanti a lui avesse un aspetto impeccabile, camicia dentro i pantaloni, colletto sistemato a dovere, scarpe costose e un taglio di capelli all'ultima moda. Il suo volto era solcato da alcune tracce dell'acne giovanile, ma sapeva tenerle a bada con un po' di fondotinta e l'unghia che andò a posarsi sul suo labbro era perfettamente curata.
Nel complesso questo Kyuhyun era un tipetto niente male, sicuramente di bell'aspetto e di certo non era l'aspetto che ti aspettavi da un individuo abbastanza disperato da dover accettare un lavoro come cassiere, in un market notturno per di più.
- Sono Lee Sungmin. -
Gli porse una mano riluttante ma Kyuhyun gliela afferrò con decisione per poi stringerla più del dovuto.
- Se avessi saputo che il cassiere era così bello, sarei diventato un cliente abituale molto tempo fa. -
Sungmin non mosse ciglio, non era la prima volta che qualcuno gli faceva delle avance, ma di certo era la prima volta che ad interessarsi fosse un maschio. Optò per ricambiare uno sguardo freddo e sicuro, così da mettere bene in chiaro le cose come stavano.
- Si lavora e non si perde tempo, questa è la mia politica e spero che anche tu deciderai di seguirla. -
- Eh dai biondino, di notte non ci sono molti clienti, dobbiamo pur svagarci in qualche modo, no? -
Il maggiore ghignò tra sé e sé, andò verso il fondo del market, davanti alla zona freezer dove sapeva che avrebbe trovato ciò che cercava, poi con ancora quel sorriso maligno sulle labbra tornò ad affrontare il nuovo arrivato.
- Oh sì. E io conosco un ottimo svago! - Poi con una mossa di polso lanciò verso il ragazzo l'oggetto che aveva recuperato e alzò le sopracciglia. - Questa è una scopa, è davvero uno spasso lavorare con lei, divertiti mi raccomando! -
Sungmin girò i tacchi e fece per tornare dietro alla cassa, nella sua postazione, quando la voce di Kyuhyun gli arrivò più impertinente che mai.
- Mi stai forse invitando a scopare Lee Sungmin? -
Il maggiore si colpì la fronte con una mano e soffiò fuori l'aria dal naso.
Sarebbe stata una notte più lunga del previsto.
 
Quando Sungmin aprì la porta di casa, sapeva che avrebbe trovato i suoi fratelli svegli ad aspettarlo. Era sempre così, per quanto potesse dir loro di andare a dormire, per quanto potesse dir loro che avrebbe tardato, si ostinavano a rimanere alzati fino al ritorno del maggiore.
Sul letto a una piazza e mezza di Sungmin, Hyukjae era intento a guardare un programma scadente dalla piccola televisione posta sopra il tavolo da pranzo, Donghae disteso davanti a lui con la testa appoggiata sul suo grembo e una mano che penzolava fuori dal materasso.
- Vi avevo detto di non aspettarmi. - Li rimproverò Sungmin.
- Stavamo parlando un po' e non ci siamo accorti del tempo che passava. - Mentì Hyukjae e sapeva benissimo che non l'avrebbe data a bere al suo ragazzo, il quale si era appena avvicinato a lui per strappargli un bacio veloce.
- Vado a letto. - Fu la risposta del più piccolo a quel gesto e ancora una volta la sua freddezza non poté che far rimanere di sasso i suoi fratelli, già più che preoccupati per il suo comportamento.
Hyukjae sbuffò e si mise a sedere sul bordo del letto, gesticolando a Sungmin di raggiungerlo. Una volta che entrambi i ragazzi furono seduti uno vicino all'altro, il minore dei due si lasciò cadere a pancia in su, portandosi con sé anche il fratello e avvolgendolo in un abbraccio.
- Come è andato il lavoro? -
Sungmin si morse un labbro, non poteva dire a Hyukjae dei problemi che avrebbero potuto avere a causa del taglio al suo stipendio.
- Mmh.. bene, al solito, ho un nuovo collega. -
Hyukjae alzò un sopracciglio.
- Davvero? E com'è? Mi devo sentire minacciato? -
- Oh sì, è proprio un bel ragazzo, occhi e capelli color nocciola, portamento elegante, altezza statuaria... -
- Sungminnie? - Chiese preoccupato il minore.
- Stavo scherzando, è un moccioso, una palla al piede. - Ammise infine Sungmin con un sospiro.
- Non sembra sia andata tanto bene. - Constatò Hyukjae sollevandosi su un gomito per riuscire a vedere meglio il biondo.
- No, no. E' solo che ho molto sonno, ti dispiace se dormiamo? -
- In realtà sì, avevo altri progetti per la notte ma... -
Hyukjae non fece a tempo a concludere la frase che sentì la porta della camera di Donghae sbattere furiosa e il ragazzo non poté fare a meno che sentirsi in colpa.
- S-si, dormiamo. -
- Pensi che faccia così per noi? - Chiese Sungmin. Non era la prima volta che affrontavano il discorso, ma non erano mai arrivati ad una soluzione. - Pensi che si senta messo da parte? -
- Vorrei tanto poterti dire di no... ma... -
Scese un breve silenzio imbarazzante, ma Sungmin scosse leggermente la testa e scattò seduto sul letto.
- Non pensiamoci adesso, vado a fare una doccia, tu fila a dormire. -
- Posso rimanere con te stanotte? - Chiese il minore speranzoso, quasi mettendo su un carinissimo broncio.
- Non lo fai tutte le sere? - Scherzò Sungmin avvicinandosi a lui e guardandolo con occhi amorevoli.
Hyukjae sorrise debolmente e annuì, poi si lasciò abbandonare sul cuscino che profumava di shampoo e di tinta per capelli e alzò una mano per accarezzare il volto di Sungmin.
- Torna presto Min, non riesco a dormire se non sei vicino a me. -
Il maggiore sorrise e gli baciò la mano, per poi scendere sulle sue labbra delicatamente.
- Torno presto, dormi Hyukjae. -
E gli diede un bacio...
- Dormi amore. -
...e un altro.


 


- note -
Non c'è molto da dire su questo capitolo, ma siccome non voglio arrendermi all'idea che non ci sia più nessuno che legge in questo fandom vi ricordo che un commento o un segno di vita (anche solo inserendo la storia tra le seguite) è sempre ben accetto! Inoltre vi ricordo, soprattutto a chi è nuovo nella sezione, che su Facebook abbiamo un gruppo dedicato alle fanfiction dei Super Junior e che potete trovare qui >>
Al prossimo capitolo e grazie a chiunque leggerà questo~

 
Shi
  
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