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Autore: Donnasole    19/05/2017    2 recensioni
Questa storia è un tentativo di riempire i non detti nella storia di Zuko durante il viaggio che il ragazzo compie da solo nel secondo libro. Per chi non avesse letto il fumetto THE SEARCH o non gli fosse piaciuto, questo racconto è il modo in cui immagino siano andate le cose.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Azula, Iroh, Ozai, Ursa, Zuko
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Shigururu ya horie no chaya ni kyaku hitori

Pioggia di novembre
nella sala da te sul canale
un solo avventore.

Jisei no ku (haiku del commiato)




<< E' l'ora del rimedio per il Signore del Fuoco! >>
L'annuncio echeggiava monotono attraverso i corridoi del palazzo reale come un eco infinito. Appena una voce si spegneva subito un'altra si levava accompagnando il suono metallico del gong in un susseguirsi di frasi dal ritmo ipnotico; ed ad ogni colpo Ursa trasaliva.
Come ogni giorno, da due anni a quella parte, la donna aveva preparato il rimedio per il Signore del Fuoco secondo le istruzioni del medico di corte e, come d'uso, era ella stessa a recarlo. Da quando le era stato affidato il compito di vegliare sulla di lui salute, neppure una volta aveva mancato al proprio dovere e quella sera, puntuale come al solito, percorreva la strada in direzione delle stanze da letto private di Azulon.
Mai come quel momento il cuore e i pensieri della donna erano stati pesanti ed incerti.
Il gong vibrò così vicino all'orecchio che Ursa incespicò rischiando di far cadere il vassoio.
Un passo dopo l'altro percorreva la storia della famiglia reale: dipinta alle pareti, ricamata sugli arazzi, intagliata nelle porte: strumento di propaganda al servizio della nazione, come monito agli osservatori affinché nessuno dubitasse del potere insito nel dominio e ad ogni passo, essa si faceva più raccapricciante, con diluvi di fiamme volte a schiacciare nemici o chiunque fosse così folle da sbarrare il cammino. La signora, sopraffatta da quel nauseante sfoggio di violenza, si arrestò, incapace di proseguire. Le assistenti alle sue spalle pestarono l'una il fondo della veste dell'altra guardandosi inquiete.
L'ingresso della stanza stava spalancato davanti a loro; un'enorme bocca pronta a divorarle.
Ursa respirò a fondo recuperando il sangue freddo e con passo risoluto varcò la soglia, ignorando le guardie ma avvertendo sulla propria nuca, l'insistente sguardo dei dragoni modellati nel metallo che, dalla porta, la fissavano feroci.
Ad accoglierla un ambiente stranamente raccolto: l'alcova, incassata, era seppellita sotto cascate di veli, un tavolino basso, con gli avanzi della cena stava alla sua sinistra e, dietro tre file di cortine variopinte, la sagoma di spalle del Signore Azulon, restava immobile in attesa.
Ursa cercò disperatamente di ricordare quanto appreso sul suocero.

Nato nell'anno della cometa da un padre già anziano Azulon aveva dimostrato precocità e genio nel dominio del fuoco. Inventore della tecnica del fulmine, temuto e rispettato, teneva l'intera nazione sotto il giogo del proprio potere intimidatorio ed al contempo rassicurante.
Di formidabile aspetto; il volto dall'ovale allungato; la bocca risoluta; gli occhi velati da una profonda cupezza dai quali scaturivano lampi oscuri di misantropia e diffidenza, spiccava per caparbietà e imperturbabilità. Per i suoi avversari Azulon era tanto sottile da essere informe, faceva uso della collera per confonderli, dell'arguzia per far crollare loro i nervi. Non dava quartiere. Attaccava quando erano impreparati e sferrava il colpo quando meno se lo aspettavano. Viveva secondo l'assioma “ dell'andare fino in fondo”. La moderazione nelle sue azioni non era contemplata e quando vinceva un avversario, si assicurava di distruggerlo sin nel profondo dell'anima, per uccidere totalmente il suo spirito di combattimento: tale era l'uomo che Ursa si accingeva ad affrontare.

Un dignitario sollevò il drappo di velo.
La donna fece cenno ad Hachiko e Zyolee di attenderla e oltrepassò la prima fila di tendaggi.
Il vecchio, seduto allo scrittoio stava srotolando assorto alcuni involti.
Uno cadde aprendosi e la principessa vi riconobbe il ritratto di Lu Ten.
Al suono di un campanellino celato, la seconda fila di tendaggi venne sollevata.
Ursa trattenne il fiato mentre Azulon sollevava il dipinto e dopo averlo contemplato lo riponeva con cura in un cofanetto.
Un altro squillo e l'ultima barriera venne rimossa.
La donna, come da etichetta si inchinò profondamente prostrandosi a terra fino a toccare il pavimento con la fronte.
<< Mio Signore vi ho portato il rimedio. >>
Il vecchio, continuando a scrivere, allungò, dietro la schiena, il braccio libero con gesto impaziente. Rapida Ursa gettò uno sguardo attorno.
Erano soli.
Celati dalle cortine che discretamente avevano ripreso la propria funzione, nessuno poteva sentirli, nessuno disturbarli.
Fendendo il vuoto con le dita Azulon si riscosse dalle proprie meditazioni, smise il lavoro e si girò per tre quarti lanciandole uno sguardo infastidito. Come incapace di sostenere la durezza dei suoi occhi, Ursa tornò a toccare con la fronte il gelido pavimento. Sentendosi ardere ripeté la formula che tante volte aveva provato prima di giungere al cospetto del suocero.
<< Mio signore! >> esordì con un filo di voce.<< Se mai questa donna in qualche maniera vi fu gradita, se nel vostro animo alberga un briciolo di compassione, vi supplico di ascoltare le preghiere della figlia, della madre e della leale suddita.>>
Il cipiglio sulla fronte del vecchio si accentuò.
Era oltremodo seccato dall'ardire di quella nuora che fino ad allora aveva tenuto un comportamento impeccabile.
<< Che cosa vuole chiedere questa trinità femminea.>> la schernì severo. << che pretende udienza nonostante la sua protestata umiltà.>>
Incrociando le braccia sul petto la inchiodò a terra sotto il peso del suo sguardo.
Il temporeggiamento di quella creatura stava peggiorando l'umore già abbastanza cupo del Signore del fuoco. Si sentiva affaticato. Provato. La morte del nipote non era passata senza turbamento ed alla sua età non riusciva più a rallegrarsi delle nuove prove e difficoltà che la vita gli rovesciava addosso. Il motto “ quando l'acqua sale la barca s'alza” non aveva per lui più alcun significato.
Era un vecchio, malato e stanco.
Solo, se si escludeva quella femmina seccante.
Ursa si morse il labbro alzandosi al cenno di Azulon.
<< Mio Signore sono venuta a supplicare per la vita di mio figlio Zuko. Vostro nipote. >>
<< So chi è Zuko donna. >> replicò l'altro infastidito. << Che io sappia non corre alcun pericolo. >>
<< Il Rama-Kai >> proseguì imperterrita la donna.<< Deve affrontarlo per vostro ordine. >>
L'anziano patriarca rimase per un attimo interdetto cercando di rammentare.
Un lampo di comprensione attraversò il volto del vecchio che annuì.
<< Vi scongiuro di dispensarlo. >> supplicò ancora la principessa.
Azulon si lisciò i baffi riflettendo attentamente. Il Rama-Kai era si un rito, ma celava in se una buona dose di pericolo, sopratutto per dominatori inesperti e le paure di Ursa risultavano comprensibili.
Contemplò la possibilità di essere stato troppo precipitoso, di aver permesso all'impulsività di gettare un velo sul discernimento, però, rifletté anche, l'offesa era stata grande.
Ozai aveva mancato di rispetto e lealtà e ormai Azulon si era già esposto troppo per poter tornare indietro.
<< Zuko affronterà la prova. >> decise infine dopo attenta valutazione.<< non asseconderò le paure di una madre troppo apprensiva. >>
<< E' troppo giovane per il Rama-Kai. >> insistette Ursa ostinata ignorando l'occhiata di indignato stupore dell'uomo.<< Non può farcela, è impossibile. >>
<< Impossibile?! >> gridò Azulon risentito prima che un eccesso di tosse lo costringesse ad interrompersi.<< Quando si è determinati l'impossibile non esiste, solo quando l'uomo è privo di coraggio non può persuadersene. >> inveì furibondo.<< Avevo la stessa età di Zuko quando mi sottomisi alla prova. Quindi non venirmi a dire cosa è o non è possibile. >>
Ansava agitandole il dito davanti al volto, sottolineando ogni parola mentre con l'altra mano si stringeva il petto.
Un lieve brusio si levò alle loro spalle dai domestici allertati dai toni accesi della diatriba.
<< Ma Zuko non è come voi. >> protestò ancora la madre con la voce rotta dal pianto,<< Lui non ce la farà. >>
<< Zuko affronterà il Rama-Kai e questo è quanto! >> disse sbraitando il vecchio, il volto paonazzo e la fronte imperlata di sudore.
<< No! >>
Ursa schizzò in piedi battagliera.
Dietro le cortine intanto, gli altri si guardavano l'un l'altro a disagio, indecisi sul da farsi. Un'ancella scomparve lungo il corridoio in cerca di aiuto.
Azulon nel mentre boccheggiava. Aveva cominciato a sentirsi male poco dopo il pasto serale e questo scontro inaspettato lo aveva fatto giungere al punto di rottura. Si guardò attorno in cerca d'aiuto ma vedendo solo la sua avversaria roteò gli occhi e crollò. Caduto bocconi, si mise a strisciare nello spasmodico tentativo di raggiungere la tazza con il rimedio poggiato a poca distanza da lui. Ursa, anticipandolo, rapida raccolse il contenitore e prese a stringerlo forte, fino a farsi sbiancare le nocche.
<< Dammelo! >> ordinò il vecchio con voce strozzata.
<< Giura che Zuko non farà la prova. >>
Azulon rotolò sulla schiena rantolando e contorcendosi in cerca d'aria. Tentò di sollevarsi, fallendo miseramente ed il respiro si ridusse ad un fischio sottile e prolungato. Il vecchio, in tutta la sua lunga vita, per la prima volta, si trovava a non aver le forze per reagire seppure la resa non potesse comunque essere contemplata.
<< Sto male. >> esalò con il volto pallido e le labbra bluastre. Gli occhi annebbiati seguivano la tazza fra le mani della donna, ben fuori dalla sua portata.
<< Giuralo! >> ripeté ella disperata.
Troppo tardi.
Ormai il vecchio non poteva più sentirla, sprofondato com'era nello stato di sincope che precede la fine.
Fu così che morì il grande Signore del Fuoco Azulon: riverso in una pozza di sudore ed urina; e fu così che, il generale Iroh ed il principe Ozai lo trovarono, ai piedi di una pallidissima Ursa che ancora stringeva al petto la tazza colma.



NOTE DELL'AUTORE.

Nella mia immaginazione Azulon è sempre stato l'incarnazione dello spirito del bushido, con tutto ciò che comporta, nel bene e nel male, esserlo. Ma il Codice non è altro che una via tracciata che t'impastoia rendendoti schiavo e cieco delle sue stesse regole.
Ursa, anche se a livello inconscio ne prende la forma e diviene l'ultimo avversario del vecchio che mai si sarebbe aspettato di combattere l'ultima battaglia contro un membro della propria famiglia, per di più donna.
Anche se muore Azulon non ne esce sconfitto, paradossalmente il suo non cedere, nemmeno di fronte alla morte, lo rende vincitore, poiché mai viene meno ai propri principi; Ursa d'altro canto, per amor materno e per troppa paura, abbandona la via del Tao e della non azione e assume quella dell'avversario perdendo temporaneamente se stessa.
  
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