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Autore: IwonLyme    20/05/2017    1 recensioni
‘Il Principe’ è un racconto sulla libertà, sul significato che essa ha soprattutto per il giovane Nivek, protagonista e narratore, che verrà messo a confronto fin da subito con la bellezza di essa, la sua importanza e, almeno per lui, il suo difficile raggiungimento. Non è facile essere liberi e Nivek desidera talmente tanto esserlo che romperà ogni regola per raggiungere questo scopo.
Tuttavia ciò che inizia come un gesto ribelle e di rivalsa gli costerà proprio ciò che da principio inseguiva e si troverà catapultato in una realtà ed in un mondo molto più duro e severo di quanto non fosse suo nonno ed il villaggio in cui viveva da emarginato. Una guerra contro un re malvagio ed un padrone pronto a legarlo per sempre a se stesso saranno le cause delle sue vicissitudini che lo porteranno a riflettere sulla propria vita, sul vero scopo di essa e sulla sua nuova condizione: essere un Drago Domato.
“[…] tutto sta nel comprendere che qualcosa non ci è davvero tolto se noi non lo lasciamo andare via.”
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo capitolo è un capitolo di passaggio dove vengono narrati gli avvenimenti poco prima dell'arrivo di Nivek e Nowell all'accampamento dei Ribelli. Ho deciso di rompere gli indugi e di pubblicare il prossimo capitolo domani! Spero che questo vi piaccia e vi risulti comunque interessante!
 
La Voce del Re - Parte VIII
 
Planammo piano in una pianura pronti a far riposare le nostre ali indolenzite dalle raffiche di vento e dal sole cocente. Il cielo cominciava a mostrare le stelle e la luna chiara. Toccata terra i miei simili ripresero le loro sembianze. Io fui l'ultimo a posare le zampe sull'erba tiepida ed a lasciare che Nowell abbandonasse la mia schiena. Mi sfiorò il muso ed io ne venni rinfrancato. Ero molto stanco e desideravo addormentarmi accanto a colui che possedeva il mio cuore. Lasciai che le squame cadessero dal mio corpo e lento ripresi le sembianze di colui che ai suoi ordini obbediva. Mi abbracciò con forza ed io assaporai quel calore che mi faceva sentire chiaramente un battito lontano ed una musica perfettamente a tempo. Guardai il suo viso quando si divise da me e, lasciandomi andare, cominciò ad aiutare Yorick a sistemare il fuoco ed il resto.
– Nivek … – Mi chiamò mio nonno con la voce rotta dalla stanchezza. Abbandonando controvoglia le spalle del mio Domatore mi avvicinai a lui. Mi sedetti nell'erba vicino a dove si era sdraiato. Lo guardai in viso e vidi i suoi occhi lucidi e commossi. – Nivek … – Mormorò e sollevò una mano per sfiorarmi la guancia. – … sei un Drago stupendo, e non posso immaginare figura più bella e perfetta. – Disse mentre la malinconia gli rigava le guance.
Gli sorrisi dolcemente e strinsi il suo braccio cercando di confortarlo dalla colpa che sentiva nel petto. Era stato duro con me, cieco, ma non doveva tormentarsi oltre, doveva riuscire a perdonare se stesso. – Grazie, nonno, le tue parole mi rendono felice. – Gli risposi e lui ne venne ancor più scosso.
Elmer sospirando si sdraiò a terra di colpo schiantandosi accanto a me e con mio stupore cominciò a dormire immediatamente. Di certo con lui non si poteva mantenere un livello di serietà necessario al fine di condurre una commuovente conversazione: velocemente Murray ritrovò la calma. Sospirai mentre guardavo i nostri passeggeri affaccendati nell'accensione del fuoco e nella preparazione di una cena soddisfacente per tutti, cena che il mio amico di vecchia data non avrebbe gustato se fosse rimasto così profondamente appisolato, almeno pensavo visto che non conoscevo le doti olfattive di Elmer che rimanevano vigili perfino nel più profondo sonno.
Quando le stelle divennero luminose mangiammo e silenziosamente cominciammo a cercare un posto per la notte. Mi dirigevo volentieri accanto a Nowell quando Jethro riuscì a fermarmi. Mi chiamò mentre Wren ed il mio Domatore parlavano e si mise accanto a me. – Nivek … cosa …
– Non ho compreso a pieno. – Risposi velocemente sapendo perfettamente cosa volesse chiedermi.
– Qualcosa però è diverso? – Domandò comunque ed io annuii gravemente. – Non dovrei impicciarmi, perdonami, solo pensavo a una possibilità che tu fossi … insomma … più libero di quanto potrò mai essere. – Lo guardai in viso e, sebbene mi intenerisse la sua preoccupazione per me, questa volta era meglio che comprendessi da solo ciò che mi stava accadendo. Per lui la mia volontà ritrovata avrebbe assunto tutto un altro significato, per me era ciò che era: un'altra stranezza da comprendere.
 – Non preoccuparti, Jethro, quando saprò con esattezza sarai il primo a cui lo dirò. – Conclusi alzandomi ed andando a mettermi vicino a Nowell. Lui mi guardò incuriosito. Quella notte il mio cuore mi mancava più di quanto potessi dire. La nostra stretta vicinanza nel volo si era spezzata a terra ed ora ne sentivo fortemente il vuoto e la voglia di ricucirla. Senza dirmi nulla continuò a parlare con Wren. Nel profondo del suo cuore il mio padrone sapeva perfettamente cosa mi spingeva a cercarlo e lui, certamente meno sensibile di me alla distanza, provava forse un flebile sollievo da ciò che mi forniva immensa calma e salvezza. Non potevo proprio farne a meno. Quella notte desiderai che il mio cuore tornasse indietro, anche se questo avesse significato la mia completa schiavitù.
Yorick si sedette sospirando accanto all'amica e lei gli sorrise mentre con lo sguardo cercava Jethro che intanto aveva cominciato a parlare con Murray. Mio padre sollevò lo sguardo dall'acqua chiara che reggeva tra le mani ed incrociò i miei occhi. Li fuggì veloce. – È stato gentile Murray a volerti come compagno, non pensi? – Gli chiese Wren dandogli l'occasione di distrarsi dalla mia presenza.
– Sì, non avrei potuto chiedere di più. – Rispose semplicemente.
– Non avevano mai portato persone, sono stati molto abili. – Constatò Wren che era ben soddisfatta del suo viaggio.
– Volare per loro è certo più facile che per altri, l'aria è il loro elemento, in essa sono forti e veloci. – Dissi essendo l'unico che tra di loro poteva davvero capire il perché di tanta abilità.
– In effetti. – Commentò la donna sorridendo.
– Qualcosa non va? – Mi sussurrò Nowell osservandomi con una certa preoccupazione.
– No … sono solo molto stanco. – Conclusi cercando di non turbarlo oltre. Non mi sentivo felice né contento di essere in compagnia di tutti loro, era come se qualcosa di ben peggiore stava annerendo la mia anima così come il Cielo veniva turbato dalle nubi del nemico.
– Sarà meglio andare a dormire. – Disse il Solitario alzandosi. – Credo che tutti i Draghi siano abbastanza stanchi da dormire profondamente in pochi istanti. – Guardò Elmer e sorrise. – Qualcuno lo sta già facendo. – Mi sollevai anche io da terra ed insieme andammo verso le coperte che avevano preparato. Mi sdraiai voltandomi su un fianco e Nowell si mise dietro di me e fece in modo che le nostre schiene fossero vicine.
– Cosa ti turba ancora? – Mi domandò ed io non risposi restai fermo pronto ad accogliere il sonno. Forse erano talmente tante le cose che mi turbavano da non far comprendere lui quale era la più importante in quel momento. Nemmeno io, a dire il vero, lo sapevo con precisione.
Chiusi gli occhi e la stanchezza mi colse completamente. Il fresco della notte invadeva il mio corpo e mi lasciava libero di accettare il riposo. Sapevo che il sole sarebbe sorto presto il giorno dopo, ma tale momento doveva essere profondamente inciso nella mia pelle tanto che al mattino non avrei sentito la mancanza delle stelle. Il mio padrone sapeva che qualcosa aveva ferito il mio cuore e, una volta preso sonno, lo compresi: Yorick non poteva ancora guardarmi negli occhi.
 
Mi svegliai il mattino dopo e guardai il viso di Nowell che ancora dormiva. Il mio animo era rinfrancato. La notte aveva calmato la mia tristezza e, sebbene il cielo diventasse sempre più nero, ero pulito e sereno. Non avevo paura e pensai che, come spesso avviene quando è la stanchezza a governare le menti degli uomini, i miei sentimenti si fossero ingranditi all'ombra di quel turbamento ed avessero ancor più provocato sconvolgimento. Il mio cuore, libero da quel buio, si rivelò essere limpido e fermo come uno specchio d'acqua che, calmo, lascia sedimentare la terra smossa inavvertitamente.
Sollevai lo sguardo al sole che accecava i miei occhi e lo osservai quieto in un cielo che sempre più diventava irriconoscibile e ciò non riuscì a rendermi turbato quel mattino. Presi un profondo respiro e mi alzai indolenzito dal mio giaciglio di terra ed erba. Guardai gli altri e tra tutti era sveglio solo Yorick. Pensai che qualcosa mi avesse destato apposta per poter parlare con lui. Forse quel mattino avrei visto i suoi occhi sinceri dritti nei miei e la cicatrice che mio zio gli aveva inflitto con crudeltà. Mi diressi verso di lui e le mie ossa si liberarono dal peso del sonno. L'erba fredda mi solleticava i piedi nudi. Il vento mi percorse le vesti e lo sentii frusciare lontano, andare verso le foglie degli alberi di casa mia. Mio padre si voltò e sollevò lo sguardo fino a vedere chi fosse quello che si era destato e che aveva interrotto i suoi pensieri. Presi posto accanto a lui e mi tirai indietro i capelli che spettinati mi cadevano sul viso. – Hai dormito bene? – Domandò stuzzicando il fuoco che scoppiettava felice. – Sono ancora tutti addormentati … avresti dovuto riposare ancora un po', ora che puoi.
– Sono riposato. – Risposi. – Ho già volato per molti giorni di fila e non mi stanco facilmente. – Continuai ma le parole uscivano veloci dalle mie labbra come se volessi liberarmi in fretta dei convenevoli per parlare davvero con Yorick.
– Desideri dirmi qualcosa immagino. – Disse voltandosi verso di me e sorridendo.
– No, non desidero necessariamente parlare. È passato molto tempo da quando siamo rimasti da soli. – Sospirai. – Desidererei che tra noi non ci fosse difficoltà. – Rise e ne venni così stupito che un brivido mi percorse la schiena e mi rilassai improvvisamente.
– Direi che è difficile che questo avvenga … – Mi guardò negli occhi. – Tu sei un adulto, un Re, ed hai tutto ciò di cui puoi avere bisogno. Nowell può sostituire qualsiasi mancanza che il tuo cuore può avere e, anche se non sono un Drago, lo so perfettamente … Naisse per me era questo. Tu non hai bisogno di Yorick lo Sfregiato, Lungo Sguardo, ma desideri fortemente la mia compagnia e questo è certamente buffo.
– Ma tu sei il padre di questo adulto, di questo Lungo Sguardo, di questo Re … sebbene tu non sia un Drago. – Ribattei e lui non seppe cosa rispondermi. Il suo sguardo divenne dolce e mi posò una mano sulla spalla.
– Sono grato per queste tue parole ed il mio cuore ti ama come tale, questo sentimento è continuato a crescere dal giorno in cui mi rividi in te. In ogni caso non credo che potrò mai essere affettuoso o dolce, non è da me e … e il passato lo rende quasi impossibile. – Confessò. – Mi perdonerai se non mi spreco in abbracci o in manifestazioni plateali del mio affetto per te, Nivek?
– Non è ciò che desidero da Yorick lo Sfregiato e nemmeno ciò che desidero da mio padre, ma sembra che tu ti trovi a disagio quando mi guardi, come se ancora ti sentissi estraneo a me. – Dissi liberandomi finalmente dal mio peso.
– Hai idea di quanto tu sia diverso da me? Di quanto tu sia maestoso e di quanta emozione incuti in chi ti osserva? Forse non te ne accorgi, forse nemmeno lo sai … Ci vuole coraggio per sostenere il tuo sguardo, Nivek, ed io, che mi sento così indegno di essere tuo padre, non ne sono più capace di altri. – Risi e lui ne venne rilassato così come era successo a me.
– È buffo pensare che tu incuti un fascino molto simile in coloro che ascoltano la tua voce e vedono la tua figura. – Dissi e lui sorrise liberato in egual modo dal peso che lo opprimeva.
– Forse entrambi non sappiamo come ci mostriamo al mondo. Forse entrambi siamo diversi da come i più ci vedono.
– Sei un nobile padre, non avrei potuto desiderare altri. Stimo profondamente le tue azioni ed il tuo coraggio. – Si voltò e mi guardò dritto negli occhi.
– Da colui che è più impavido e coraggioso di me è un gran complimento. – Sentimmo la voce di Wren che si svegliava ed anche altri cominciarono a muoversi dal sonno. Avrebbero interrotto la nostra chiacchierata e non volevo. Yorick colto dalla stessa delusione veloce si avvicinò e posò la sua fronte sulla mia mentre la sua mano si fermava solida sulla mia nuca. Chiuse gli occhi ed assaporò quel momento. Quel singolo contatto fu talmente intenso da non poter spiegare a parole la gioia immensa del mio cuore e la felicità profonda del mio animo. Le sue dita erano calde, bollenti. Il suo viso disteso era percorso da una pace che riluceva brillante dalla sua pelle chiara. Fu la prima dimostrazione d'affetto che fece nei miei confronti e forte a ripensarci mi batte ancora il cuore.
Si divise da me Yorick lo Sfregiato, mio padre. Mi guardò negli occhi e sorrise ancora. – Sei davvero un grande uomo, Nivek, sono fiero di te. – Mormorò. Così si alzò ed andò dall'amica che ormai stava per mettersi in piedi. Guardai con nostalgia le sue mani mente si allontanavano ed avrei voluto che mi abbracciasse ancora.
Un rumore mi fece voltare e Nowell si sedette accanto a me. – Ora sei più tranquillo? – Domandò avendo intuito ogni cosa senza che glielo dicessi. – Dovresti rassicurarti. un Domatore compie quel gesto solo con i propri figli, per noi vuol dire molto più che un semplice abbraccio o un bacio, è qualcosa di profondamente sacro ed indivisibile. Mi ha commosso vederlo. – Disse ed io compresi perché mi ero sentito così coinvolto e perché per Yorick era stato così importante quel momento.
Strinsi le mani tra di loro mentre ancora venivo percorso dall'emozione ricordando quel contatto: infine mi aveva davvero accettato come figlio. Sorrisi senza accorgermene e quel giorno avrei potuto volare tra le nuvole più alte senza sentire nemmeno un po' di fatica.
 
Stavamo sopra le nuvole e mi sembrò di volare più in alto di quanto avessimo mai fatto. Il vento soffiava placido tra le mie squame e lo sentivo proseguire fino alla folta chioma rossa del mio padrone. Era tranquillo sulla mia groppa, così come lo sarebbe stato se avesse avuto il pieno controllo. I nostri desideri erano così simili che non importava chi comandava.
Immerso in quell'immensa distesa di colore, mentre il mio corpo ondeggiava nel vento, mi sentii felice e realizzai nuovamente il miracolo di cui ero stato spettatore. Realizzai che Nowell era sceso su quella terra per esse il mio Domatore, entrambi eravamo in quel cielo per un preciso scopo e non avevo dubbi, non avevo dubbi che io fossi nel luogo in cui dovevo essere. Perfino vedendo la sagoma di mio nonno, quella di Elmer e ricordando coloro che mi avevano cresciuto con sospetto ed odio non potevo far altro che essere lieto di ciò che infine mi aveva portato in quel luogo. Perfino il dolore di mio padre era stato un mezzo per il grande scopo che il mio cuore avvertiva. Non era giusto, ma egoisticamente pensavo di meritarmelo.
Il sole batteva sulla mia pelle ed il freddo dell'aria lo contrastava con crudeltà dividendo il mio corpo caldo dal resto del mondo e lasciandomi isolato dalla realtà: dimenticavo ciò che sarebbe venuto, dimenticavo che io stesso ero solo un mezzo per uno scopo ancora più grande di quello che credevo infine realizzato. Buffo è pensare a come spesso si creda di essere giunti alla conclusione di qualcosa ed invece ci si dimentica di avere ancora moltissime altre cose da fare, moltissimi altri avvenimenti e cambiamenti e forse nemmeno essi saranno la fine, nemmeno essi saranno in grado di fermare il tempo e di evitare il loro decadimento in mezzi per altri scopi ancora più grandi, futuri e magnifici. Tanto che se ci si riflette attentamente passa quasi la voglia di prodigarsi.
Quel giorno però io volavo e non vi erano pensieri così chiusi nel mio animo, ero semplicemente contento della condizione raggiunta e la percepivo perfetta così come in quel momento doveva essere percepita. Non credo, e se permettete mostrerò in questa affermazione un po' di presunzione giustificata forse da una certa autorità, che non vi siano coincidenze nella vita e che nemmeno vi sia un destino preciso: sono sicuro che ogni azione sia certamente utile al proprio scopo e che noi spesso non lo comprendiamo o non riusciamo ad immaginarlo, tuttavia esso non è preciso, ma piuttosto viene scritto mano a mano che i mezzi si accumulano. Ogni avvenimento è pronto a diventare qualcosa di ancora più grande e spesso quello più insulso stravolge il mondo.
Perfino noi, che credevamo di essere reietti, rifiuti e soli, stavamo per scatenare uniti la forza dei nostri cuori.
Il silenzio avvolse il mio animo gioioso tutto d'un tratto e scrutando le nuvole sotto la mia pancia le vidi nere e vorticose, buie ed in cielo un lungo cono puntava verso terra proprio sotto di noi. Un brivido mi percorse la schiena e capii che doveva essere successo qualcosa … qualcosa per mano di colui che voleva ucciderci. Silenzioso placai il mio veloce volo e sempre più rallentai fino a fermarmi proprio sopra quell'oscuro occhio vuoto che si era creato sotto di noi. Sentii Nowell stendersi sulla mia schiena e spingere il capo oltre di me così da vedere con precisione cosa ci fosse ai nostri piedi e si fece muto di timore e preoccupazione. Serpeggiando mio nonno giunse accanto a me e, con fretta, mi intimò di proseguire il cammino, di allontanarmi da quel luogo e di non ritardare oltre poiché poteva esserci ancora pericolo. Le mie zampe però si strinsero e si riaprirono mentre riflettevo se compiere il gesto che il mio petto tremante suggeriva. Poi rivolsi le ali e mi tuffai in picchiata. Scendevo veloce tra i molti luoghi silenziosi e le nubi pesanti mi avvolsero. Cadevo nel vortice del Re Orrendo e, quando mi liberai di esso, una desolazione silenziosa si aprì davanti ai miei occhi. Volando basso percorsi il luogo dove nude pareti fissate nel terreno si ergevano immobili e di uomini e di Draghi non vi era traccia o suono.
La disperazione che provai fu assoluta. Il mio animo fu consapevole per la prima volta di cosa compiva: eccola la devastazione del mio nemico. Eccola. E fu come svegliarsi da un sogno. Fu davvero come vivere brutalmente di nuovo in un mondo che mi era negato. L'avevo immaginato quel giorno, la vita, il mondo che avevamo creato e mi accorsi poi che infine non era ancora. Non era ancora. Eccola la distruzione del mio nemico lì a dividermi dal sogno, dal mondo.
Mi posai a terra e Nowell, prima che potessi dirgli di no, scese dalla mia groppa. Lo vidi correre per un tratto per poi fermarsi nell'erba scura e secca. Davanti a lui un'alta torre vuota ed un cancello che non proteggeva più nessuno. Si disperò. Poi qualcosa balenò nei suoi occhi ed indietreggiò afferrandomi veloce una gamba. – Alzati in volo, mio adorato fratello, il pericolo potrebbe colpirci. Il pericolo potrebbe essere già sopra di noi. – E fulmineo mi alzai in volo mentre lui riprendeva posto sopra di me, ma come disse eravamo già in una trappola.
Un brusco rumore mi fece voltare, ma, prima ancora di vederlo, sapevo che dietro di noi un Drago ci seguiva. Non avrebbe potuto reggere il confronto con la mia velocità e così non mi curai di lui fino a quando, percorso il lungo cono nero che era calato in cielo, non mi trovai tra il chiarore del sole ed i miei compagni non furono avanti a me. Allora mi voltai e attesi il nostro inseguitore che si rivelò essere accompagnato da altri tre Draghi. Crudelmente ruggii ed il vento si rivolse loro contro fermandoli ed uno precipitò con un'ala spezzata. La mia guardia si affiancò a me ed insieme ad Elmer e mio nonno respingemmo coloro che ci attaccavano senza alcuna fatica. Di certo non si aspettavano di trovare me o il mio padrone che il Re Orrendo credeva morti. Forse era una trappola per altri, ma ancora non comprendevo poiché credevo di non conoscere quel luogo ed in effetti, sebbene ne avessi sentito parlare, non lo conoscevo.
Sorbendomi la predica di Murray tutti ci rimettemmo in viaggio e superammo di molto spazio quel luogo dov'eravamo stati attirati. Speravo che nessuno di coloro che ci era venuto addosso fosse sopravvissuto e che infine notizie di noi non arrivassero al nemico molto prima del tempo. Quando poi ci abbassammo e ci fermammo in un luogo più nascosto rispetto al giorno prima, fu allora che Nowell ci disse che quello era il villaggio dove lui inviava lettere e dove Wardell ed Ormond si corrispondevano. Quello era il villaggio del nord fedele ai Ribelli ed era stato distrutto e sorvegliato proprio per sorprendere futuri messaggeri. Sperava che nessuno dei nostri fosse stato attaccato o ucciso. Temeva soprattutto per Wardell che a volte ci si recava di persona con Ishmael. Tuttavia riuscì a rinfrancarsi senza che fosse necessario consolarlo poiché lui sapeva meglio di altri che molte vite sarebbero state richieste da quel nostro sforzo e che tutti coloro che amava potevano morire. Sebbene sperasse non così presto.
Seppi di aver rischiato molto quel giorno e mi ripromisi infine di spingermi solo verso il luogo dove c'erano i nostri compagni e di non lasciarmi condizionare da ciò che avrei visto sulla via. Terribili erano gli atti del Re Orrendo e troppo spesso me ne ero dimenticato. Troppo spesso non me ne ero ricordato.
Faticai ad addormentarmi e Nowell fece lo stesso. Vicini guardavamo il buio che ci sovrastava minaccioso senza scorgere stelle. Nella mia mente le immaginavo. Le vedevo senza che esse brillassero e mi rilassavo nel saperle davvero lì oltre quel buio. Mi dissi che esse non sarebbero scomparse per quanto il Re Orrendo si prodigasse e oscurasse il cielo. Ci sono cose su cui anche la persona più potente del mondo non ha alcun potere e ciò rende chi è piccolo capace di sperare, di credere che, sebbene impotente su molto, qualcosa infine può condizionare. Non fa paura un nemico che sembra simile.
– A cosa pensi, mio amato Drago? – Domandò Nowell.
– Alle stelle. – Risposi.
– Davvero un bel pensiero in una notte così buia. – Mi guardo in viso e sorrise. – Pensare a cose tanto chiare mi renderebbe felice … la mia mente è solo rivolta alla morte e credo che essa sia nel nostro destino.
– Essa è. – Dissi. – Come è nel destino di tutti. – Continuai e lui pensò che non avessi capito cosa tentasse di dirmi.
– La incontreremo sulla via verso il Re Orrendo. – Concluse inflessibile.
– Lì forse ora ci attende, mio amato padrone e compagno, ma chi può dire se ci verrà incontro o se invece si dirigerà verso il nostro avversario. Forse essa ci attende ben più in là, oltre il mondo che insieme abbiamo desiderato, oltre il destino di entrambi quando infine le stelle saranno ancora luminose.
– Il mio cuore non crede che sarà così come dici. Teme la buia ora e la vede vicina.
– Anche se così sarà che potere abbiamo noi per evitarlo? – Domandai e lui sospirò.
– Spero solo che non sarà tutto vano, anche a costo della vita.
– Anche sulla via del Re Orrendo la morte è in sosta ed egli, come noi, non ha nessun potere per evitarla. Se essa dovesse scegliere di averlo lui dovrà obbedire così come noi. Non temo un uomo che si può uccidere e non temo che la morte ci scelga entrambi. Sarebbe una buona amica se insieme ci portasse con lei. – Mi strinse la mano e poso la sua fronte sulla mia spalla chiudendo gli occhi.
– Le stelle sono luminose questa sera. – Disse.
– Mai le vidi così chiare. – Risposi.
– Spero che così esse saranno il giorno in cui la morte mi prenderà.
– Lo spero davvero visto che quello sarà il giorno in cui io lascerò questo mondo. 

Finalmente ormai sembra arrivato il momento che il Re del Cielo ed il suo seguito giungano dai Ribelli. Come saranno accolti?
Grazie per seguire questa storia che ormai giunge al termine!
Iwon Lyme
   
 
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