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Autore: Emmastory    21/05/2017    1 recensioni
Dieci anni. Questo l'esatto lasso di tempo trascorso dall'ultima battaglia contro i famigerati Ladri, esseri ignobili che paiono aver preso di mira la bella e umile Aveiron, città ormai divenuta l'ombra di sè stessa poichè messa in ginocchio da fame, miseria, dolore e distruzione. Per pura fortuna, Rain e il suo gruppo hanno trovato rifugio nella vicina Ascantha, riuscendo a riprendere a vivere una vita nuova e regolare, anche se, secondo alcune indecisioni del suo intero gruppo, tutto ciò non durerà per sempre. Come tutti ben sanno, la guerra continua, e ora non ci sono che vittime e complici. (Seguito di: "Le cronache di Aveiron: La guerra continua)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-VI-mod
 
 
Capitolo XXIII

Aperta come un libro

In un veloce andirivieni scandito da battiti d’ali, cinguettii e svolazzi di piume color cenere, la mamma uccello che ho scorto da pochi giorni nel cielo per puro caso continua a far ritorno, avendo nidificato fra i rami della quercia nel nostro giardino. Il sole bacia giornalmente i suoi pulcini, e lei è costretta a quei continui viaggi per un solo motivo. Appena ieri, infatti, ho lasciato rientrare Chance in casa dopo averlo sentito abbaiare fuori dalla porta, e solo allora, me ne sono resa conto. Uno dei pochi gatti che ancora si vedevano in giro, teneva qualcosa in bocca, e avvicinandomi, ho scoperto la verità. Era il corpo senza vita di un povero uccello, o per meglio dire, il padre di quei poveri e ora in parte orfani uccellini. Da calmo cane qual era, Chance non lo aveva scacciato, ma al contrario, il gatto aveva deciso di girare sui tacchi da solo, lasciando quell’uccello ormai morto lì in mezzo all’erba. Per quanto inutile e sciocco potesse sembrare, scavai una piccola buca con l’aiuto di Chance stesso, e dopo aver raccolto da terra il corpo di quel povero animale, ve l’ho depositato, giungendo poi per poco le mani e sperando che potesse volare per l’ultima volta nello stesso cielo dove una volta viveva. Strano e forse esagerato, lo so, ma a mio dire anche umano, in quanto ogni vita su questo pianeta, da quella dei più evoluti umani a quella dei piccolissimi vermi, va protetta e rispettata, ma non certo distrutta. Ad ogni modo, il tempo ora passa, e quel semplice ricordo mi ha riportato alla mente mia sorella Alisia e mio nipote Lienard. Conosco bene la loro situazione, e proprio per questo, non c’è un giorno in cui io non pensi a loro, ma soprattutto a lei. Simile a me per quanto concerne l’età, è da lungo tempo vittima degli abusi e delle angherie del fidanzato, ma nonostante il profondo dolore fisico ed emotivo che lui continua ad infliggerle, lei non si decide a lasciarlo. Non è testarda, ma solo spaventata. Stando a ciò che mi ha raccontato, è rimasta al suo fianco unicamente per il bene del bambino, realizzando solo dopo di aver commesso un terribile errore. Per ora il piccolo sta bene, ma la stessa e benevola sorte non è toccata a lei. Non la vedo da qualche tempo, e sono sicura che pur facendo uso di una finta faccia d’angelo, quell’autentico mostro stia continuando a farle del male. L’ultima volta in cui le ho parlato, Alisia non è scesa nei dettagli, ma ha comunque detto che Ashton la picchia e tratta da schiava, arrivando a ferirla anche emotivamente. Al contrario di lei, ho la fortuna di avere un uomo come Stefan accanto, e non oso davvero immaginare cosa Ashton arrivi a farle ogni volta che sono da soli. Anche se da poco, ha dato alla luce mio nipote Lienard, e nonostante io non voglia pensarci, qualcosa nel modo in cui lei si comporta con lui, e il piccolo soprannome che gli ha dato, ovvero angelo, mi portano a pensare che lei sia stata ingannata e usata, per poi mettere al mondo un bambino amato da una sola persona nella loro coppia, ovvero lei. In altre parole, lui la odia e gode nel vederla soffrire, ma lei è ormai alle strette. Non sa come fare, ma sa di voler fuggire. Per pura sfortuna, un solo tentativo equivarrebbe a morte certa, ragion per cui si rassegna, e non ci prova nemmeno. “Potrebbe far del male al bambino, e non voglio che accada, ma neanche che vi coinvolga. State lontani, vi prego.”Mi rammenta spesso, mettendo anche me con le spalle al muro. “Vorrei aiutarla, ma ho le mani legate,e più passa il tempo, meno sostenibile si fa la situazione. La piaga della violenza domestica è lacerante, ma con gran gioia nel cuore, vedo che sta facendo di tutto per resistere e rimanere lucida. “Tutto per Lienard.” Mi ha detto una volta, poco prima che la lasciassi da sola nella sua stanza a casa dei miei genitori. Ad ogni modo, ora è controllata assiduamente da Ashton, tanto da non poter più uscire di casa se non accompagnata proprio da lui, che con quegli occhi di ghiaccio, le impedisce qualunque movimento o decisione. Sta male, malissimo, e ovviamente anche io, ma ho deciso. Basta. Basta dolore, basta sofferenza, basta catene. È incredibile, ma più ci penso e più grande è la rabbia che provo. Quello schifoso verme ha finto di amarla, e l’ha perfino messa incinta, ma per cosa? Per poi ripudiare il bambino che lei ha avuto, e che lui aveva anche finto di desiderare. Ora come ora, le mani mi prudono al solo pensiero, e con i nervi a fior di pelle, non penso ad altro se non a lei, a Lienard e Terra. Tutti con i loro problemi, e una che si rifiuta ancora di parlarne. Non mi azzardo a leggere nulla di ciò che scrive, ma proprio come la zia, lei è per me aperta come un libro.
   
 
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