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Autore: Emmastory    21/05/2017    1 recensioni
Dieci anni. Questo l'esatto lasso di tempo trascorso dall'ultima battaglia contro i famigerati Ladri, esseri ignobili che paiono aver preso di mira la bella e umile Aveiron, città ormai divenuta l'ombra di sè stessa poichè messa in ginocchio da fame, miseria, dolore e distruzione. Per pura fortuna, Rain e il suo gruppo hanno trovato rifugio nella vicina Ascantha, riuscendo a riprendere a vivere una vita nuova e regolare, anche se, secondo alcune indecisioni del suo intero gruppo, tutto ciò non durerà per sempre. Come tutti ben sanno, la guerra continua, e ora non ci sono che vittime e complici. (Seguito di: "Le cronache di Aveiron: La guerra continua)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-VI-mod


Capitolo XXIV

Inferno in primavera

È ancora mattina, e il sole è restio nel mostrare il suo volto. Ha smesso di piovere soltanto da poco, e Terra ha smesso di piangere. È seduta con me nel salotto di casa, impegnata a scrivere e intrecciar parole, e silenzioso, Chance la guarda. Dieci anni si fanno sentire, ma dentro è sempre il solito cucciolo pasticcione di sempre. Gli occhi grandi e scuri, il colore del suo pelo che ormai sta svanendo, la capacità di parlarti solo con i gesti e lo sguardo. Questo è Chance, che ora non stacca gli occhi da colei che gli ha salvato la vita. “No.” Continua a dirgli lei, spingendolo via ogni volta che si avvicina, ma lui, testardo come e più d’un mulo, non demorde. Solo allora, prende l’iniziativa, e afferrandole una manica del vestito, la costringe a smettere di scrivere. “Chance, no!” grida lei, indispettita, tentando in tutti i modi di divincolarsi dalla presa del cane, ora più forte che mai. Ringhiando leggermente, non obbedisce, e non appena il suo diario finisce sul pavimento, lui molla la presa, soddisfatto. Notando la chiara espressione di vergogna dipinta nel volto di mia figlia, non mi muovo, ed è proprio lei a farlo, raccogliendo il suo diario e porgendomelo con garbo e risentimento al tempo stesso. “È tutto scritto, ma non volevo che lo scoprissi così.” Mi disse, poco prima che le nostre mani si sfiorassero ed io lo afferrassi. Guardandola per un attimo, rimasi in silenzio, e con il suo muto permesso, iniziai a leggere. Stranamente, la pagina su cui avevo posato gli occhi non vantava la sua scrittura, e in altre parole, conteneva una lettera. “Terra, sono io, e mi dispiace. So cosa stai passando, e vorrei davvero fare qualcosa, esserci per te, ma non posso. I Ladri potrebbero arrivare da un momento all’altro, e dovrei fare del mio meglio per proteggerti, ma al momento l’unica cosa che posso fare è dirti che ti amo, e consigliarti, con queste ultime parole, di restare sempre vicina alla tua famiglia e ai tuoi cari. Io e mia madre ci stiamo nascondendo, Loro non sanno dove siamo, e se ci scoprissero per noi sarebbe finita. Non preoccuparti, io starò bene. Fa solo quello che ti ho chiesto, e ne usciremo insieme, va bene? Questo non è un addio, ma un arrivederci. Resta al sicuro, e perdonami, se puoi, Trace.” Queste le toccanti parole che lessi, e alle quali, una volta fatto, stentai davvero a credere. “Com’era possibile? Che stava succedendo? Come avevamo fatto a non accorgerci di nulla? E soprattutto, perché Terra non me l’aveva detto prima?” domande che mi risuonavano continuamente in testa, e che necessitavano di una risposta. In quel momento, il tempo parve davvero fermarsi, e tutto mi giungeva irreale. Ancora una volta, la profezia di Lady Fatima si rivelava corretta, e tutti avevamo paura. Un gesto del genere era alquanto lodevole da parte di Trace, ed io lo intesi come un chiaro monito a muoverci ed agire. Istintivamente, richiusi il diario di Terra, e  prendendola per mano, andai subito alla ricerca di Stefan. Dovevamo muoverci, e non c’era tempo. “Andiamo, ti spiegherò per strada.” Gli dissi non appena lo trovai, inducendolo a seguirmi. “Rain, ma che cosa… non capisco, fermati!” mi pregò, sforzandosi e faticando a stare al passo con la mia cadenzata e veloce andatura. “Ti spiegherò per strada.” Ripetei, a muso duro e con il tono di chi non è certo in vena di scherzi. In quel momento, Stefan divenne bianco come un lenzuolo, e in lontananza, sentii il latrato di Chance. Da sempre nostro fido compagno, non voleva essere lasciato indietro neanche ora, e nella corsa, mi voltai a  guardarlo per sorridergli. Arrancava anche lui, ma avevo fiducia. Per quanto ne so, i cani sono animali fedeli, e la sua presenza ci sarebbe stata di grande aiuto e conforto, specialmente ora e dopo quella lettera, che in qualche modo, assieme alla sempre veritiera profezia di Lady Fatima, preannunciava un vero e proprio inferno in primavera.
 
   
 
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